Ero una persona molto strana, con certe persone ero completamente estroversa, con altre invece, molto introversa e timida. Alle medie andavo molto bene a scuola, infatti decisi di andare al liceo classico. Nessuna delle mie compagne avevano scelto il mio indirizzo così mi toccò andarci da sola, senza conoscere nessuno e da qui iniziò tutto…
Era il 19 settembre 2012, la scuola stava per incominciare e io, ero molto agitata: era il mio primo giorno delle superiori e, non avevo nemmeno un’amica nella mia stessa classe, ero tesa, molto tesa.
Alle medie andavo a scuola in autobus, ma da casa mia a scuola non c’era molta distanza. Così decisi di andare a scuola in bici. Presi la bici, controllai che avesse le gomme gonfie e mi indirizzai verso la futura scuola, la scuola che avrei dovuto frequentare per ben cinque anni, ce la potevo fare.
Arrivai, misi la catena alla bici, presi lo zaino e entrai. Feci alla bidella: “Scusi, sono nuova di qui, mi potrebbe dire dove si trova la classe 1°A?”
Bidella: “Si, avanti per questo corridoio la terza porta a sinistra.”
“Ok, grazie” le dissi con tono deciso.
Proseguii per il corridoio, come mi aveva indicato, cercai la porta con la scritta “1A” e vi entrai. Subito rimasi scioccata, non riuscivo a capire niente, c’era fogli che volavano, gente che correva per la classe, ragazze che si presumeva parlassero di ragazzi e una ragazza castana e occhi azzurri, lì, da sola. Accennai un sorriso a tutti quelle “scimmie scalmanate” ma appena mi videro, si fermarono, mi fissarono per qualche minuto e come se niente fosse ripresero a giocare come degli scemi. Pensai: wow, bella gente, nemmeno un saluto. Decisi di entrare forse qualche ragazza mi sarebbe venuta incontro, ma niente. Come se non bastasse inciampai su dei fogli che erano caduti per terra e, ovviamente, si misero tutti a ridere. La giornata andava di male in peggio, anzi, “peggissimo”. Accanto a quella ragazza dai capelli castani, c’era una posto libero così decisi di sedermi lì, così, senza chiedere.
Senza nemmeno girare lo sguardo fisso sul banco, mi sussurrò un ‘ciao’. Io le risposi: “Ciao, come ti chiami?”
“Jessica” mi rispose timidamente.
“Io sono Jasmine, ma mi puoi chiamare Jas se ti va”
Non mi rispose più, allora decisi di farle altre domande.
Gli feci: “Quanti anni hai? Io 15”
“Io 16 a dicembre” mi sussurrò.
Dopo questa risposta, suonò la campana dell’intervallo e lei corse subito via, senza nemmeno darmi in tempo di guardarla in faccia. Mi chiesi perché fosse scappata così velocemente via e dove sarebbe andata. Non avevo proprio idea di dove stesse andando, così senza farmi vedere la seguii.
…