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Autore: putoffia    27/03/2012    1 recensioni
A dire la verità, chiamarli dubbi era errato: era sicura di volere Rachel. Non sentiva niente per le altre ragazze, l’unica che le faceva desiderare cose proibite era proprio lei. E si stupiva al solo pensiero di volere Rachel in quel senso, ma non ne poteva fare assolutamente a meno. Starle accanto era come assumere eroina per un drogato, come bere vodka per un alcolizzato. Era semplicemente una dipendenza, che la corrodeva ogni giorno di più di dubbi su dubbi.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quinn Fabray | Coppie: Finn/Rachel, Quinn/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Sapete, non ho mai incontrato persone gay..."
"Oh, ti garantisco il contrario."
Quinn si morse il labbro dopo aver detto quella frase.
Dio, non poteva farsi beccare così palesemente.
E per giunta dal ragazzo appena arrivato al McKinley, membro della God Squad e figlio di un venditore di Bibbie.
Lo guardava, leggermente arrossita, sperando vivamente che non avesse capito.
Quanto sapeva essere impulsiva a volte.
Guardò Sam lanciare frecciatine a Mercedes, sentì ma non ascoltò: le parole le scivolarono addosso.
Era concentrata solo sulle proprie parole. E voleva promettere a se stessa che non avrebbe mai detto una cosa del genere di nuovo.
Nessuno si era chiesto perché erano passati mesi dall'ultimo ragazzo con cui aveva avuto una storia.
Nessuno si era chiesto perché non ci provasse con nessuno, o non si lamentasse mai di non avere un ragazzo.
Nessuno si era mai chiesto perché non avesse lottato più di tanto per riprendersi Sam, Puck o Finn.
La risposta era semplice: non gliene importava.
Era una situazione particolare. Non aveva mai pensato a una donna in quel modo, ma con lei tutto era diverso. Da mesi ormai.
Da quando avevano parlato nel bagno della scuola la sera del ballo, qualcosa si era trasformato.
Mentre Rachel la guardava attentamente, con premura e la rassicurava sul suo potenziale, sulla sua bellezza e sul suo carisma, Quinn la osservava e carpiva ogni dettaglio nell'altra e ascoltava attentamente le sue parole.
Nonostante tutto il male che le avesse fatto nel passato, Rachel era l'unica che riusciva ad instillarle un po' di sicurezza.
E di consapevolezza. Era proprio per quel loro rapporto così controverso che si fidava delle sue parole. Se fossero state grande amiche, probabilmente le sue parole dolci e rassicuranti sarebbero state solo di circostanza.
Ma il fatto che non si sopportavano ma al contempo si sentivano legate da qualcosa di speciale le rendeva spesso dolorosamente oneste l'una con l'altra.
Quel momento, in quel bagno, era onesto ma non doloroso. E Quinn aveva capito che quel cuore che pulsava nel suo petto così forte, quel brivido che le attraversò la schiena quando Rachel sfiorò la sua mano nel passarle un fazzoletto, quegli occhi magnetici che catturavano la sua attenzione, non erano dettagli trascurabili.
Per nessuno prima di quel momento aveva provato cose del genere. Un sentimento così strano, ma così appagante.
Avrebbe voluto che Rachel provasse tutte quelle cose, ma lei aveva Finn.
Lo stesso Finn che aveva desiderato fino a poco prima, era diventato improvvisamente un rivale.
Aveva capito per quale motivo ostacolava la relazione tra Finn e Rachel in qualsiasi modo: non voleva che loro due stessero insieme. Ma non perché voleva Finn per sé, semplicemente perché cercava disperatamente un ragazzo da amare ed era infastidita dal fatto che Rachel l'avesse trovato.
Non sapeva se invidiare Rachel per aver trovato qualcuno a cui consacrare i propri sentimenti, oppure se invidiare Finn per avere quella ragazza tutta per sé.
Quella sera in auditorium, un ricordo così lontano eppure così nitido.
Si dovevano ritrovare per scrivere una canzone insieme, e Quinn al solito aveva trattato in modo pessimo Rachel, facendola scappare in preda alle lacrime e sentendosi essa stessa un mostro.
Eppure non riusciva a farne a meno.
Lei era lì, dolce, vulnerabile, romantica.
Una preda troppo gustosa per una come Quinn.
Sapeva di averla ferita fin troppo, ma sapeva anche che i sentimenti provati per altre persone non erano vagamente simili a quelli che provava per la mora.
La osservava costantemente, la vedeva crescere, diventare matura, fare progetti di una grande carriera a Broadway.
Ed era quasi orgogliosa di lei.
Sapeva che avrebbe fatto un percorso illustre senza chiedere niente a nessuno.
Credeva nelle sue capacità, così come Rachel credeva in quelle di Quinn.
Si erano sempre aiutate reciprocamente, nei momenti di maggiore difficoltà.
Quando con le skanks si era trasformata in una ragazzina stupida, irragionevole e sfacciata, pensava che quello sarebbe stato un cambiamento radicale nella sua vita. Se non fosse stato per Rachel, non avrebbe mai aperto gli occhi sulla realtà. Non sarebbe mai tornata ad essere la brava ragazza di mesi prima. Non avrebbe compreso che la costruzione del suo futuro dipendeva solo da lei stessa, e non si sarebbe mai iscritta a Yale. Non avrebbe mai provato certi sentimenti.
E ora, quel turbinio di sentimenti la travolgeva ogni volta che la vedeva nella choir room appiccicata a Finn. Dio, non sapeva se sparare a lui per aver scelto proprio Rachel o sparare a lei per aver scelto un elemento del genere invece di lei.
Addirittura, come se non bastasse il fatto di dover scoprire a fatica il proprio orientamento, Rachel si allontanava sempre di più per il matrimonio. Perché sì, si sarebbe sposata con quel tontolone.
E avevano parlato al riguardo, e Quinn come al solito era stata secca e decisa. Riteneva inopportuno sposarsi a quell'età, e disse che sarebbe stato meglio aspettare qualche mese (se non anni) per avere il tempo di focalizzarsi sui grandi e ambiziosi progetti di Rachel.
Ma sapeva che la mora era caparbia, e che non l'avrebbe ascoltata. Tutto ciò che le rimaneva per avere un briciolo di possibilità di starle accanto era supportarla nelle sue scelte. Era difficile, Dio se lo era, perché provava sentimenti troppo forti per lei, e non riusciva a negarli. Specialmente quando riuscirono a diventare amiche, buone amiche, e quando Rachel aveva fatto così tanto per lei.
"Ho deciso che voglio essere la tua damigella d'onore."
No, lei non poteva accontentarsi di questo ruolo, lei avrebbe dovuto essere al posto di Finn, lei avrebbe dovuto essere la ragione del sorriso di Rachel e di quegli occhi perdutamente innamorati.
Piuttosto di perderla, però, era costretta ad accettare compromessi onerosi, ma che le avrebbero permesso di ottenere un sorriso, uno sguardo, un abbraccio.
Questa situazione l'aveva trasformata: si accontentava di starle accanto come semplice amica, e vedere Rachel realizzare i propri sogni d'amore. Facendole da damigella, supportandola moralmente e fisicamente.
Le speranze erano ormai del tutto perse.
Quella sera, nei corridoi deserti del McKinley, Rachel e Quinn si fermarono a parlare dopo la competizione delle Regionali.
La bionda prese un respiro profondo, si calmò e si avvicinò pericolosamente. Dio, anche se non erano molto vicine riusciva a percepire ogni vibrazione o movimento delle sue labbra, e le rendeva così appetibili che era difficile opporre resistenza. Ma doveva farlo, per rispetto. Anche se...
"La canzone che hai appena cantato... Era rivolta solo a Finn, vero?"
"Ovviamente, solo a lui."
Qualcosa dentro la bionda si spezzò, ma cercò di non manifestare il dolore di fronte a tali parole. Comprese che l'unica cosa da fare era starle vicino, non importa come.
Si erano abbracciate, Quinn le aveva garantito di essere damigella d'onore, e i tasselli del puzzle sembravano essere perfettamente compatibili.
Però i sentimenti che nascondeva erano fin troppi. La sua fragilità e la sua insicurezza la portavano spesso a trasudare emozioni, debolezze e incertezze.
Avrebbe voluto stringerle la mano in quel modo, baciarla sulle labbra, sentirla sua... E provava tanti di quei sentimenti, che a volte lasciava trapelare fin troppo.
Il giorno del matrimonio arrivò in un batter d'occhio. Avrebbe voluto essere lei a sposare Rachel, ma in realtà quel tonto di Finn sembrava avere qualcosa in più rispetto a lei. Ma cosa? Era stolto, incapace di formare una frase di senso compiuto, aveva i riflessi pronti come un gibbone di 75 anni, era in sovrappeso e terribilmente alto. Quinn era così... Perfetta per Rachel. Avrebbe potuto baciarla senza farla salire su uno scalino, le avrebbe potuto cingere i fianchi con il braccio senza contorcersi, le avrebbe regalato brividi indimenticabili facendo l'amore.
Quindi, cosa aveva Finn che Quinn non aveva? Era il dilemma che più attanagliava la bionda.
Avrebbe voluto solo che gli occhi della mora brillassero per lei… Niente di più. Che quella scintilla che scoppiava nel suo cuore, scoppiasse anche nel cuore di Rachel.
Cercava di persuadersi che un giorno sarebbero state insieme. Ma Rachel era maledettamente, assolutamente, inequivocabilmente etero. Era passata da Puck, a Finn, a Jesse, tutti ragazzi. Anche lei l’aveva fatto, ma aveva dubbi che molto probabilmente la mora non aveva mai avuto in vita sua.
A dire la verità, chiamarli dubbi era errato: era sicura di volere Rachel. Non sentiva niente per le altre ragazze, l’unica che le faceva desiderare cose proibite era proprio lei. E si stupiva al solo pensiero di volere Rachel in quel senso, ma non ne poteva fare assolutamente a meno. Starle accanto era come assumere eroina per un drogato, come bere vodka per un alcolizzato. Era semplicemente una dipendenza, che la corrodeva ogni giorno di più di dubbi su dubbi.
E arrivò il giorno. Dio, se era in ritardo. Odiava essere in ritardo in qualsiasi occasione, e specialmente al matrimonio della ragazza di cui era irrimediabilmente innamorata.
Il cellulare vibrò, e fece finta di niente: sarebbe arrivata di lì a cinque minuti, e si sarebbe distratta inutilmente.
Brll, brll.  Un altro messaggio.
Brll, brll. Terzo messaggio in cinque minuti.
Afferrò il telefono per leggere il messaggio.
Sbrigati, stiamo per iniziare. Dove sei????
I soliti punti interrogativi ripetuti che scriveva quando era allarmata. La conosceva troppo bene.
Digitò una risposta velocemente, cercando di mantenere lo sguardo sulla strada.
Invano.
Sto arrivando.
   
 
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