Caro Davíð,
marzo è alle porte e il sole comincia a filtrare, attraverso il vetro della cucina come nel reticolo di rami che oscura la selva del mio cuore. C’è un sorriso che non somiglia al tuo, un modo di muovere le mani che non mi ricorda te, una chioma bruna diversa al tatto, un altro autore preferito, un altro genere musicale, occhi diversi per scintilla e colore. C’è il desiderio di guardare – quello che, con te, era stato desiderio di essere guardata; c’è desiderio di accettare, e non più di essere accettata; ma questa volta, al posto del desiderio di amare, c’è quello dirompente di essere amata.
Avevo smesso da tempo di credere ad una possibile congiunzione di anime; pensavo, ormai, che l’unica fusione possibile fosse quella di due corpi nel reciproco desiderio. Il cuore aveva assunto un ruolo marginale, e ora, nel sentirlo battere, finalmente capisco come doveva sentirsi Galileo, guardando il cielo e scoprendo di aver gettato via tutta la sua fede in favole. Ma, vedi, io sono convinta che allo stesso tempo dovesse sentirsi estremamente sollevato: avere qualcosa di vero, toccarlo, rigirarselo fra le dita senza mai stancarsi di carpirne la meraviglia, è meglio di ascoltare – o inventare – semplici storie.
Lui non ha niente in più di te, né niente in meno di te. Quel che cambia è che mentre quando ti appartenevo volevo donarti tutto ciò che avevo, quel che mi interessa di lui è ciò che lui può darmi. È questo che lo mette su un piano differente: tu eri al centro dei miei pensieri, lui mi metterà al centro dei suoi; ma a stare al centro non si impara ad amare. Ciò che lui farà, e che tu non hai fatto, sarà combattere, per diventare il sole del mio sistema solare. E forse, forse, combatterà con un vigore tale da arrivare a meritarmi.
marzo è alle porte e il sole comincia a filtrare, attraverso il vetro della cucina come nel reticolo di rami che oscura la selva del mio cuore. C’è un sorriso che non somiglia al tuo, un modo di muovere le mani che non mi ricorda te, una chioma bruna diversa al tatto, un altro autore preferito, un altro genere musicale, occhi diversi per scintilla e colore. C’è il desiderio di guardare – quello che, con te, era stato desiderio di essere guardata; c’è desiderio di accettare, e non più di essere accettata; ma questa volta, al posto del desiderio di amare, c’è quello dirompente di essere amata.
Avevo smesso da tempo di credere ad una possibile congiunzione di anime; pensavo, ormai, che l’unica fusione possibile fosse quella di due corpi nel reciproco desiderio. Il cuore aveva assunto un ruolo marginale, e ora, nel sentirlo battere, finalmente capisco come doveva sentirsi Galileo, guardando il cielo e scoprendo di aver gettato via tutta la sua fede in favole. Ma, vedi, io sono convinta che allo stesso tempo dovesse sentirsi estremamente sollevato: avere qualcosa di vero, toccarlo, rigirarselo fra le dita senza mai stancarsi di carpirne la meraviglia, è meglio di ascoltare – o inventare – semplici storie.
Lui non ha niente in più di te, né niente in meno di te. Quel che cambia è che mentre quando ti appartenevo volevo donarti tutto ciò che avevo, quel che mi interessa di lui è ciò che lui può darmi. È questo che lo mette su un piano differente: tu eri al centro dei miei pensieri, lui mi metterà al centro dei suoi; ma a stare al centro non si impara ad amare. Ciò che lui farà, e che tu non hai fatto, sarà combattere, per diventare il sole del mio sistema solare. E forse, forse, combatterà con un vigore tale da arrivare a meritarmi.
Tua,
Iðunn
Iðunn