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Autore: damnhudson    28/03/2012    1 recensioni
Dal testo :" Ti amo, Kurt Hummel. Ogni giorno, ogni ora, ogni momento che passa qui. Ti amo e non vedo l’ora di entrare in quella dannata licenza per tornare da te e abbracciarti come non ho mai fatto e sfiorare le tue labbra così morbide. Ti amo, sì.. E ti auguro altri mille altri giorni come questo, da trascorrere assieme. "
***
AU, Dave parte per fare il militare e lascia a casa un triste e affranto Kurt Hummel.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Dave/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I've been waiting for someone new, to make me feel alive.


Quel pomeriggio, Kurt, se ne stava con le mani in mano. Era strano quello per la fatina. In genere aveva sempre qualcosa da fare, non stava mai fermo. Se non era cantare – perché i suoi vicini avevano avuto il coraggio di lamentarsi – era spolverare i miliardi di premi che aveva vinto durante la sua attuale carriera. Kurt Hummel era l’orgoglio di suo padre. Aveva realizzato i suoi sogni, ma molto più, per quanto questo importasse a Burt, era sempre rimasto se stesso. Tante persone avevano provato a buttarlo giù, a convincerlo che non andava bene. Tante persone avevano provato a mettergli i piedi in testa; lo avevano offeso, spintonato, picchiato, deriso, insultato. Respinto, illuso, deluso; Kurt Hummel nei suoi venticinque anni ne aveva passate tante, soprattutto al liceo, eppure per lui questo era un bagaglio culturale. Qualcosa da portare sempre con se, qualcosa che mai avrebbe dimenticato. Mai Kurt Hummel aveva mollato. Mai si era lamentato. Eppure, avrebbe potuto farlo tante volte, perché sì, la sua vita fino a Blaine Anderson non aveva senso. Blaine gli aveva cambiato e stravolto la vita. Aveva dato un sapore dolce a tutte le botte che, in precedenza, aveva preso. Blaine era la sua salvezza. Era lo sciroppo alla tosse canina, era la nocciola del suo cioccolato. Era una parte importante di se, e ancora oggi, ricordava come si erano conosciuti. David Karofsky, l’aveva spintonato quel pomeriggio a scuola. Era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Aveva chiesto, supplicato, implorato i suoi genitori di trasferirlo in una nuova scuola: la Dalton Accademy. Costava un occhio della testa, è vero, ma sapeva che suo padre non avrebbe mai più permesso che qualcuno gli alzasse le mani. Ricorda ancora come si sentì, quella sera, quando chiuso in camera sua con le gambe tirate sul petto, piangeva. Piangeva per se stesso, e un po’ per quel David Karofsky che lo stava maltrattando. Non capiva, Kurt Hummel cosa ci fosse di sbagliato in lui, o meglio, in quel ragazzo. E’ sempre stato molto orgoglioso di se stesso e non uno scimmione qualsiasi avrebbe buttato giù il suo muro di sicurezze. Eppure, si sentiva male. Soprattutto devastato. Come se qualcuno fosse entrato nella sua proprietà privata che era il suo animo; come se avessero scavato a fondo finché non ebbero trovato quello che cercavano. E David, anche se involontariamente, aveva trovato quello che più lo devastava: non essere abbastanza forte, non essere abbastanza. Davanti a Blaine, Kurt diventava totalmente insicuro. Si sentiva piccolo come una goccia nell’oceano, come se davanti a Blaine non esistesse. E forse, il ragazzo moro un po’ bassino, non aveva mai fatto niente per fargli credere il contrario. Blaine non era cattivo, non lo faceva apposta, ma era un animale da palcoscenico, e sul palco valeva la stessa regola che vigeva nella natura: il più forte vince. Blaine all’epoca era più forte. Aveva passato le stesse cose che Kurt aveva passato, anzi... forse ancora peggio. Era stato pestato a sangue e lasciato morente sul ciglio della strada, finché suo fratello Cooper non lo ebbe trovato, portato a casa e curato, come fosse un cucciolo. Ma Blaine, o forse Kurt, era stanco. Stanco di quella relazione, stanco di qualcuno che lo tenesse legato. Erano stanchi l’uno dell’altro. E l’amore era anche saper lasciarsi andare, lasciar andare una relazione che non funziona più. Saper dire ‘Basta, non funziona più, e per il nostro meglio, è meglio lasciarsi.’ E Blaine e Kurt, due persone per bene, conoscevano l’amore. Conoscevano ogni passo di una relazione e quando decisero che la loro era giunta al termine, si abbracciarono, come non avevano mai fatto. Come se la loro relazione iniziasse e si concludesse lì. E’ quel tipo di situazione che non ti aspetti, soprattutto, quando sei convinto che tutto vada per il verso giusto, succede. Qualcosa che inevitabilmente di rovina la giornata, la vita. Succede. Succede che ad un anno inoltrato, non si ami più una persona nello stesso modo. Erano passati sei mesi da, quando David Karofsky era tornato nella sua vita. Da quando Kurt l’aveva trovato in mezzo alla strada, col cuore spezzato. Sei mesi da quando Kurt si era preso il cuore del ragazzo e aveva provato a ripararlo, come se fosse un vaso rotto. Come se, i cocci di quel vaso taglienti, non potessero scalfirlo. In effetti, Kurt ne aveva passate di situazioni peggiori, e nessun vetro scheggiato avrebbe potuto rovinare il suo perfetto visino. Sei mesi da quando Kurt Hummel e David Karofsky avevano iniziato ad uscire allo scoperto, iniziando ad amare l’uno i difetti dell’altro. Non era facile per Dave accettare tutti i difetti del ragazzo un po’ più piccolo di lui. Era difficile, soprattutto perché i due erano molto diversi. I loro universi non si sarebbero mai incontrati, nemmeno tra un centinaio d’anni perché le differenze erano troppo abissali. Eppure, eccoli lì, una sera, seduti al bar della stazione mentre Kurt sorseggiava il suo succo al lampone e Dave bevevo quel caffè troppo caldo. Si era scottato la lingua, e Kurt aveva sorriso dolcemente. In quel frangente di secondo, Dave si ricordò perché al liceo, si era preso una cotta per quel ragazzo. La sua nobiltà d’animo, ad esempio. Il suo saper perdonare le persone. Dave non sapeva se ci sarebbe riuscito al suo posto. Perdonare una persona che ti ha pestato solo perché non accettava se stesso, ma Kurt c’era riuscito. Era riuscito a mettere apposto tutti i cocci del vaso rotto, di quel cuore che aveva ripreso a battere, se pur lentamente, per una persona. Al momento batteva per Kurt Hummel, e ne era orgoglioso.

Il primo ‘ti amo’ arrivò un mese più tardi, in un bar in centro. Erano passati dalla stazione al centro, e Dave non aveva mai mostrato nessun segno di pentimento, anche se, fino a quel momento non aveva mai avuto un ragazzo del suo stesso sesso. Appariva dunque senza paura agli occhini blu del ragazzo con cui ormai stava già due mesi. Quando il gorilla gli disse queste parole, Kurt gli strinse la mano, anche se il suo cuore balzò all’altra parte del petto. Nemmeno l’ombra di un ricordo di Blaine Anderson. Nemmeno uno. Dave l’aveva sostituito radicalmente. Ogni tanto, Kurt, si chiedeva se Blaine so fosse rifatto una vita, con un’altra persona che non fosse lui, ma non ricevette mai una risposta. O forse non volle mai cercarla.

Erano passati tre mesi da, quando Dave si era presentato a casa Hudson – Hummel con una lettera. Gliela sventolava in mano, come se da una parte ne fosse orgoglioso, ma in cuor suo, Dave voleva solo abbracciare il ragazzo e piangere. Era una lettera da parte dello stato. Ci fu un momento nella vita di Dave, quando ancora non era illuminato dalla presenza di Kurt, in cui non vide un futuro diverso per lui dalle armi. Le armi lo avrebbero fatto sentire importante, perché stava difendendo il suo paese. Le armi gli avrebbero dato quella gloria che cercava da un tempo, una qualche medaglia che riconoscesse il suo coraggio. Peccato, perché col passare del tempo aveva imparato a fare a meno di tutte quelle cose, col tempo aveva ottenuto Kurt, e proprio ora che la sua vita andava a gonfie vele era arrivata quella lettera. Quella lettera gli annunciava che le Armi Americane erano liete di averlo a bordo di quello che era un grande esercito, destinato da sempre a fare grandi cose. Kurt lo intimò con un cenno del capo a sedersi, aspettando che l’omone – il suo ragazzo – gli spiegasse cos’era quella lettera, ma lui lo sapeva, lo sapeva bene. Erano passati tre mesi da, quando era partito, da, quando la vita aveva smesso di essere così dannatamente facile, si era fatta complicata, brutta senza Dave. E per quando detestasse ammetterlo, dipendeva da quel ragazzo. Si sentivano costantemente, sì. Per quanto potessero. Restavano circa una decina di minuti al telefono, minuti nel quale Kurt si stava zitto e ascoltava quello che Dave aveva da raccontargli. Fuori c’era un altro mondo, completamente diverso dal suo, completamente diverso da quello in cui Kurt stava vivendo, e Dave, senza mai lamentarsi, con un fucile in mano ed un casco in testa, andava lì fuori e combatteva anche per lui. Non poté fare a meno, la fatina, si sentirsi orgoglioso del suo uomo.

Se ne stava nel divano, con le mani in mano, il giorno del suo compleanno, Kurt. Aveva poggiato il suo portatile sul tavolino davanti al divano. Non lo degnava di uno sguardo. Aveva rifiutato ogni sorta d’invito da parte dei suoi amici, per uscire quella sera, per concedersi una sorta di riposo da quella che sembrava una vita infernale. Non voleva vedere nessuno. Voleva solo stare con Dave, ma lui non c’era, tanto valeva stare solo. Quando lo schermo del computer si illuminò, il ragazzo si voltò di scatto. Rachel doveva smetterla di confondere il suo indirizzo e-mail con quello di Finn, tutte quelle foto erano imbarazzanti. Quando però, lampeggiò il nome di Dave, una stretta si impossessò del suo cuore. Iniziò a provare un senso di beatitudine, come se, ogni cosa che stesse turbando il suo animo in quel momento fosse svanito. Era un video, e Kurt lo aprì di corsa, strinse a se il cuscino giallo e mise play. In quel momento le parole di Dave partirono, lui in quella divisa mimetica. Gli seccava ammetterlo, ma quei colori così scialbi gli stavano bene, lo facevano più bello di quanto in realtà era. Un senso d’orgoglio, di nuovo, lo pervase. Comunque, smise di pensare, e rimase in silenzio, proprio come quelle chiamate che si facevano durante la settimana.

Ciao, Kurt. Sono molto emozionato, oggi è il tuo ventiseiesimo compleanno, d’accordo? Stai invecchiando ogni giorno di più. Kurt storse quasi impercettibilmente le labbra, quando Dave pronunciò queste parole. “Scommetto che ora, proprio in questo preciso istante, ti si stanno formando delle piccole rughe d’espressione sopra le sopracciglia. Fortunatamente, sono riuscito ad ottenere un momento da solo per poter registrare questo messaggio. Ti dirò la verità, Kurt. Stare qui è così difficile, in ogni posto in cui ti giri è pieno di sofferenza, pieno di gente che invoca la tua pietà. Non possiamo provare pietà, Kurt. Non possiamo provare quel sentimento. Abbiamo tutti paura di perdere la nostra umanità, e forse, pian piano la mia mi sta scivolando dalle mani, come fosse un po’ di sabbia. Oltre questo, Kurt, è difficile stare lontano da te. E’ difficile sentire la tua mancanza ed è difficile dover vivere con una tua fotografia. E’ una di quelle che avevo strappato dall’annuario, quelle che ti raffigurano ancora senza rughe, dolci diciassette anni.” Kurt rise in quel preciso momento, sentì le lacrime calde scendere dai suoi occhioni blu, incapace di fermarle. Non era vecchio, lui lo era. “Mi manca sentire la tua testa appoggiarsi al mio petto, mi manca quella sensazione di volerti stringere per sempre tra le mie forti braccia. Non parlo con nessuno di noi, o di me. Non riesco a confidarmi con nessuno, perché questo mi ricorda le grandi chiacchierate che facevamo io e te, e nessuno è in grado di prendere il tuo posto. A volte, non sento nemmeno il bisogno di parlare di me, perché nessuno capirebbe come mi sento. No, non è vero. Anche loro provano l’amore, provano quel senso di lontananza dalle persone che amano. Ma nessuno conosce il nostro amore, nessuno ne ha mai vissuto uno così intenso. Oggi sono ventisei, no? Sono anche sette mesi Kurt. M’immagino tutte le sere, quando sto per andare nella mia scomoda brandina, che tu sia vicino a me. Mi piace immaginare il tuo sorriso che mi consola, soprattutto quando l’unica cosa che vorrei fare è piangere. Allora, sento la tua calda voce implorarmi di non farlo, che devo avere fede, che tutto andrà per il verso giusto. Stavo pensando, l’altra notte, quando i bombardamenti nel campo affianco erano troppo rumorosi affinché prendessi sonno, a come sarebbe stato se io non fossi partito, se io non ti avessi lasciato. L’amore vero dura per sempre, no? Solo gli amori impossibili durano per sempre, però.” E detto questo, alzò le braccia al cielo, lo faceva sempre quando sentiva di aver detto una cosa con senso e intelligente. Kurt scoppiò a ridere, mentre si passava una mano sulla guancia rossa, dove una lacrima stava scivolando via.  Quindi siamo destinati a non vivere per sempre assieme perché il nostro è un amore fattibile? Mi sono convinto a pensare un’altra cosa allora : il nostro è solo amore. Siamo due persone che si amano. Vedo qui, attorno a me, persone che non credono in niente, come se non avessero niente a cui attaccarsi quando la nostalgia è troppa. Credo che quelle siano le persone più tristi. Non hanno passione in cuor loro, non hanno voglia, nemmeno di terminare questa dannata esperienza. Vanno lì fuori come se fosse l’ultima volta, come se non gli importasse di morire, mentre io, prima di andare lì fuori imbracciando il mio fucile prego, prego per rivederti. Ho conosciuto un ragazzo qui alla base. Ha una figlia, si chiama Grace e una moglie, si chiama Allie. Non mi ha detto il suo nome intero, lui si chiama Arnold, ma si fa chiamare Harry. Capisco ora, cosa sia la vera amicizia, ci guardiamo le spalle l’uno con l’altro prima di uscire lì fuori. La mia vita dipende da lui, la sua da me. E’ un concetto di fiducia. Una volta mi ha detto che sentiva la sua famiglia così vicina da provare tristezza ogni volta che ci pensava. In quel momento avrei avuto voglia di abbracciarlo, e così feci. Lui mi sorrise sincero. Comunque, scusa.. Mi sono lasciato trasportare troppo.” Si grattò, con fare imbarazzato, il collo, come faceva di solito, quando Kurt gli parlava dei musical che avrebbe dovuto riprodurre a teatro, quando sapeva benissimo che lui non li conosceva. Kurt sorrise e sfiorò lo schermo del computer come se questo potesse avvicinarlo di più a quell’amore così lontano da lui. “Avrei voluto chiedere almeno tre giorni, per starti vicino oggi. Oggi è il tuo compleanno, oggi sono ventisei anni, fatina. Stare con Harry non è brutto, abbiamo un sacco di cose in comune, ma non è come stare con te. E’ interessante stare con lui, ma non mi sento mai pienamente a mio agio. E’ come se mi mancasse qualcosa. Poi, ad un tratto, ho aperto il mio portafoglio e ho guardato la tua foto.. Ho capito, improvvisamente, che l’unica cosa che mi mancava era stare con te, l’unica cosa che mi mancava eri tu Kurt Hummel. Spero che il tuo amore, in questo periodo non sia diminuito, perché il mio si è solo fortificato. Ti amo, Kurt Hummel. Ogni giorno, ogni ora, ogni momento che passa qui. Ti amo e non vedo l’ora di entrare in quella dannata licenza per tornare da te e abbracciarti come non ho mai fatto e sfiorare le tue labbra così morbide. Ti amo, sì.. E ti auguro altri mille altri giorni come questo, da trascorrere assieme. Ah, comun –” Ma il messaggio si interruppe. Kurt non sapeva cosa avesse voluto dirgli Dave in quel momento e solo ora si rendeva conto di quanto stesse singhiozzando silenziosamente. Quelli erano stati gli auguri più belli di sempre. Stringeva a se quel cuscino, come se potesse essere la mano destra di Dave, come se il militare in quel  momento fosse lì con lui a guardarlo con quella tenerezza che solo lui aveva. E ora, Kurt, dopo aver ascoltato quel messaggio si sentiva vivo. Vivo come non era mai stato in quet'arco di tempo senza Dave.

   
 
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