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Autore: Shee    25/10/2006    2 recensioni
Tra brioche, missioni segrete, colpi di scena, battibecchi, sbronze inaspettate, calci e sorrisi un nuovo amore sta nascendo...
Capitolo 7: La festa, Il fiore e il "fu quasi bacio"
Dal nulla, davanti al viso, si ritrovò un piccolo fiore a cinque petali bianco, Miyu sorrise e lo prese per il gambo, facendo un mezzo inchino a Kanata.
- grazie…- disse giocherellando con il fino stelo, Kanata si appoggiò alla sua destra, girato verso di lei, che fece un passo avanti avvicinandosi.
- come mai questa…romanticheria?- domandò maliziosamente, tenendo il fiore di fronte al suo naso.
- beh…c’era quella bella pianta lì dentro…e mi è capitato fra le mani questo fiore e…-
- hai pensato di darmelo…- sussurrò avvicinandosi di più...
Genere: Romantico, Malinconico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kanata Saiyonji, Miyu Kouzuki
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Grazie ragazze! Posto subito questo capitolo perché personalmente questo capitolo non mi piace affatto, diciamo che fondamentalmente è stato anche uno dei più difficili da scrivere per me, non sono abituata a scrivere pezzi così, di solito ci sono i piccioncini e basta xDxD, un'altra cosa le armi che usano sono surreali me le sono inventate di sana pianta, quindi non vi stupite, inoltre anche tutti i pezzi "d'azione", per così dire, sono banali,molto banali, ma proprio non è il mio genere^^'

Non vi ci abituate perché dal prossimo pubblicherò più lentamente perché non è una ff lunghissima e comunque non l’ho ancora finita quindi non voglio rimanere senza nulla da pubblicare xD…

Adesso pubblico e vado a scrivere la fine del 13 capitolo ;) …ihihih

 

Ok, basta vi lascio alla fanfiction, commentate raga che voglio sapere cosa ne pensate (visto quanto è innaturale per me scrivere cose dove i due protagonisti non tubano o litigano xD)

 

Capitolo 2: missioni di verifica

 

- ciao ragazzi, cosa mi date per questa?-chiese Kanata entrando nel “laboratorio” e porgendo dei fogli ad un ragazzo di una ventina d’anni con le maniche della camicia tirate su, lui li scrutò per un attimo e rispose asciutto –seguimi- quello aprì una porta parlando-allora, che piano hai in mente? Credo che sarebbe meglio entrare dalla finestra, per cogliere di sorpresa i ladri, basterà evitare qualche pallottola…- spiegò indicando prima un affarino tondo dentro al quale scintillava una lama e poi un giubbotto blu scuro – e buttarli giù, non so se saranno soli… ma non credo che sarà un vero e proprio problema, l’importante è che tu sia veloce…-

- so già tutto questo Ralph, dammi quello che mi serve e non preoccuparti- Ralph gli porse alcune cose poi gli rivolse ancora lo sguardo.

- vai solo?-

- come al solito-

- come al solito- annuì il ragazzo –vai ora?-

- si, si, spero di tornare a casa per la cena-

- spera, spera- Kanata lo guardò storto poi uscì dalla stanza seguito da Ralph, che lo salutò augurandogli buona fortuna.

 

Nel frattempo nello spogliatoio femminile…

- ma ti pare possibile? Mi hanno detto che tra meno di un’ora dovrò essere all’aeroporto, che sarà una specie di verifica e che dovrò accompagnare la scatolina di quella stupida spilla dentro il furgone, capito? Io! Io che non entro neanche nell’ascensore! – concluse indignata la bionda finendo di allacciarsi le scarpe, si era appena cambiata con i pantaloni, sempre larghi, di una tuta verde scura, con bande laterali bianche, e aveva lasciato la maglia bianca di poco prima, così sarebbe stata più comoda. La ragazza di fronte a lei, Sumomo, scosse i lunghi capelli neri ridacchiando

- lo hanno fatto anche con me, quella cosa della verifica, deve essere necessariamente ostica, altrimenti non sarebbe una verifica, no?-

- a proposito di verifiche…domani ne abbiamo una di latino…- roteò gli occhi –come diamine farò a studiare?!- Sumomo rise apertamente poi le fece la linguaccia –io invece potrò studiare! Ho solo due ore di allenamento!-

Miyu sbuffò e ancheggiando in modo eccessivo, con le mani posate sui fianchi, uscì mentre Sumomo rideva come una pazza, là dentro, sapeva bene che Miyu non era tipo da sculettare.

- a che dobbiamo questa entrata di scena così spettacolare, piccola?- chiese un ragazzo dai capelli rossi parecchio ingellati, in camice che sorrideva ammiccante, Miyu cercando di non ridere replicò -- a cuccia Seto…- lui assunse un’espressione da cane bastonato e lei gli sorrise, poi si accostò a Ralph.

- Ralph…devo protegge una spilla, cosa mi dai?-

- allora…ti faccio provare questa nuova arma, non è letale, tranquilla, emette un raggio particolare, un po’ come un laser…-spiegò sollevando una specie di tubicino di metallo delle dimensioni di un dito mignolo - schiacciando qui esce questa luce, che fa addormentare…l’unico problema è che bisogna puntarlo sugli occhi-

- non ti preoccupare, non è un problema, altro?-

- vabbè la solita pistola…- Miyu lo guardò male –lo so…Miyu, lo so che non la userai, ma in casi estremi serve, non fare quella faccia- Miyu sospirò e annuì.

- se servirà davvero la userò, promesso-

- poi ti do questo spray… non è niente di speciale, acqua e sapone e un ingrediente segreto, ma ti assicuro che se spruzzato sugli occhi ha grandi effetti!-

- ci credo! Semplice ma efficace…-

- okay… credo che potrebbe essere tutto-

- esiste qualcosa per contrastare la mia fobia degli spazi chiusi?-

- verifica?-

- eh già… mi tocca… come faccio?-

- oh beh… tecnicamente non ti posso dare niente, e non ti darò niente, ma ti posso dare un consiglio, fai finta di non esserci, davvero, non so quanto possa aiutare ma con il dolore funziona-

- ci proverò, grazie Ralph…-

- di niente piccola-

- ancora con questa storia, quando smetterete di chiamarmi piccola?-

- mai!-

In effetti quello era il suo soprannome lì, era nato quasi dal nulla, era tra le più basse, questo è vero, infatti lì erano tutte parecchio alte, poi il fatto che fosse un po’infantile, a volte, e anche perché aveva scoperto che a quasi 18 anni ancora ad occhio le davano quattordici anni… così era la piccola di casa.

Sbuffò –beh io vado, sono già in ritardo- uscì nel corridoio, incontrando Sumomo che camminava verso la palestra, la saluto di sfuggita correndo verso l’uscita.

- elastico per i capelli in arrivo sul volo 412- le disse Sumomo lanciandole un elastico per capelli, Miyu lo afferrò e ribatté –atterrato, grazie, sono davvero sbadata!-

- e di cosa piccola? Lo sanno tutti che sei sbadata- Miyu si piantò le mani nei fianchi con aria di sfida – io sarei sbadata? E poi smetti di chiamarmi piccola-

- vai che fai tardi-

- ah già!- rispose riprendendo a correre verso l’uscita, raggiunse in fretta il garage e aprì il proprio armadietto, afferrò un casco blu elettrico con delle saette gialle disegnate sopra e lo indossò, poi si diresse verso la moto.

Era la sua moto, gliela avevano comprata i genitori qualche tempo prima, e lei l’aveva usata prima di trasferirsi in Giappone, poi alla fine se l’era fatta spedire, ormai era molto affezionata ad essa.

Montò a cavalcioni e mise in moto, nel giro di qualche minuto era all’aeroporto, accanto al furgone blindato.

-ma guarda tu che casino per una stupida spilla…- pensò dentro di sé mentre guardava l’aereo atterrare.

 

Una figura silenziosa stava camminando sul retro di quella casa, apparentemente abbandonata, se la ricordava, quella fattoria, era di un vecchio senza figli, non sapeva cosa fosse successo quando lui era morto, fatto sta che nessuno sapeva di chi era, e ora dei delinquenti ne stavano approfittando.

Strinse i denti e sbirciò dentro la casa da una finestra, vide due uomini seduti ad un tavolo a giocare a carte, dietro di loro qualcosa di rettangolare, un 30x50, coperto da un telo sporco.

I due uomini sbuffavano, - quanto ancora dovremo badare a questo coso inutile? È pure brutto, non so cosa ce ne facciamo- l’altro lo guardò come se guardasse una formica piuttosto stupida parlare –lo dobbiamo rivendere a farci i soldi, molti soldi, che ci divideremo. Ci sono collezionisti ovunque, questa sera lo porteremo a qualcuno che ci pagherà parecchio-

- no che non lo farete-rise tra sé e sé Kanata, ghignò poi si mise ad aspettare il momento migliore, che si presentò dopo una mezz’oretta, quando uno dei due andò in bagno e l’altro era girato verso la porta, dando le spalle alla finestra, Kanata fece aderire la ventosa dell’apparecchiatura che gli aveva fornito Ralph al vetro e pigiò un tasto, poi cominciò girare l’oggetto rotondo, la lama tagliò il vetro e la ventosa evitò che si schiantasse a terra dall’altra parte, lui lo tirò indietro e lo posò a terra, infilò una mano, ma sentì dei rumori provenire dall’interno, ritirò velocemente la mano e sbirciò al di sopra del davanzale. L’uomo aveva russato, si era addormentato, Kanata si stupì per un attimo poi continuò velocemente nel suo intento, infilò la mano nel buco e aprì la finestra, questa cigolò piano e come risposta il ladro si agitò un po’ sulla sedia. Kanata, aspettò qualche secondo poi si decise ad entrare, scavalcò la finestra e facendo meno rumore possibile si acquattò dietro un po’ di cassette per la frutta e vario ciarpame mezzo distrutto e si guardò intorno,  si avvicinò da dietro al quadro e scosto leggermente un lembo del telo, non voleva prendere qualcos’altro che somigliava al quadro, vide una cornice semplice, dorata, e i colori caldi del dipinto, sì, si ricordava dei colori che viravano dal rosso all’arancione in tutto il quadro. Adesso cominciava la parte difficile, era già in vista, se il malfattore si fosse girato l’avrebbe visto chiaramente. Prese un bel respiro e ritornò indietro, nascondendosi, da una stanza adiacente sentì lo sciacquone e il rubinetto che veniva aperto.

Allora si avvicinò da dietro al ladro e gli coprì la faccia con un fazzoletto umido, a dirla tutta adorava mettere KO gli avversari con quel metodo, si risparmiava sudore e confusione. Il ladro rimase così com’era, addormentato, ma più profondamente, non poteva rischiare. Allora sentì la porta del bagno chiudersi e dei passi avvicinarsi. Corse verso il dipinto, tolse il telo e ci mise una cassetta della frutta piuttosto grande, appoggiò il quadro fuori e si apprestò ad uscire quando udì una sparo passargli vicino alla tempia sinistra.

- cosa c***o stai facendo?- gridò l’uomo, allora lui gli sorrise beffardamente.

- voleva farvi un salutino- l’uomo lo guardò poi lanciò lo sguardo alla cassetta di frutta coperta che lui credeva essere il prezioso quadro.

- ma vedo che sono tornato appena in tempo per accoglierti- disse avvicinandosi con la pistola puntata –salutami pure- disse ghignando, Kanata sollevò un sopracciglio dubbioso poi abbassandosi fece scattare un piede sulle caviglie del ladro, che cadde a terra mentre uno sparo partiva dalla pistola.

- accontentato: ciao, ciao…- disse puntando una luce violetta proveniente da un tubicino metallizzato sugli occhi dell’avversario, che chiuse le palpebre e si addormentò.

Allora senza stare a pensarci un minuto di più uscì dalla finestra, agguantò il quadro e corse verso la moto, ma dalla cascina era appena uscito un altro uomo, che cercava di prendere la mira e sparargli.

Kanata si fece scudo con il quadro, dopotutto, che senso avrebbe avuto distruggerlo per uccidere lui? Non avrebbero più potuto venderlo e non sarebbe servito a nulla, se non ad avere una vita sulla fedina penale. Di volata entrò nella macchina nera con il quadro, non si sa come, lo posò nei sedili posteriori e mise in moto, l’auto sfrecciò via seguita dalle urla del ladro, che presa l’auto che sostava nel retro della casa cercava di stargli dietro. Un paio di curve e Kanata lo aveva seminato, dopotutto la sua era una macchina piuttosto veloce.

Il ragazzo riprese a respirare e puntò velocemente verso la sede della Mek, dove lo attendeva il suo capo per fargli i complimenti, o almeno sperava.

 

Il ragazzo dal cappellino buffo, così l’aveva nominato nella sua mente, chiuse la porta lasciandola al buio in quello spazio angusto. Anzi no, no… lei si trovava in un ampio spazio, un giardino, lì c’era luce e aria, il cielo era nitido e il sole sfolgorava sopra la sua testa. Chiuse gli occhi e respirò un’aria un po’ rarefatta, cercando di convincersi che fosse quella pulita della montagna.

Aprì gli occhi e lanciò uno sguardo a quella scatolina dall’aspetto insignificante, deglutì rumorosamente e alzò gli occhi su quel piccolo condotto che lasciava passare quel po’ d’aria che serviva a farla sopravvivere.

-mannaggia…- vabbè che era piccola, ma chiuderla lì dentro…a tutto c’era un limite… pensava stressata la bionda. Si rese conto di star sudando, lì dentro era davvero molto caldo e la sua paura di stare in luoghi piccoli non l’aiutava. Cercando di calmare il respiro, che era diventato un po’ affannoso, chiuse gli occhi e posò la fronte sulle proprie ginocchia, posandosi i palmi delle mani sulla tempie.

-calma Miyu…calma… finirà presto…qualche minuto e sarai fuori… calma Miyu… calma…- si ripeteva come un litania, sperando che fosse la verità. All’improvviso il furgoncino si fermò, e la voce gentile dell’autista la avvertì che erano arrivati.

-oh grazie al cielo…- l’autista aprì gli sportelli dietro, lasciandola scendere, lei aveva in tasca la spilla, per sicurezza. Appena fuori capì che c’era qualcosa che non andava, non erano in città, e quell’edifico che aveva davanti non era la gioielleria. Due mani la afferrarono e la scaraventarono a terra.

-tieni giù le mani, idiota!- gridò istintivamente una volta a terra, lui si avvicinò ma lei fu più rapida, si aggrappò al suo piede e lo fece franare a terra, lui le sferrò un calcio nello stomaco, Miyu tossì poi si alzò barcollante da terra mentre l’altro faceva lo stesso. La bionda sollevò lo sguardo con rabbia.

- mi hai lasciato la tua orma sulla maglia!- gridò irata mentre con una mossa imparata dall’allenatore di recente gli stampava la suola della scarpa sul mento, mandandolo a terra, tirò fuori da una tasca il piccolo spray e il tubicino metallico, puntò agli occhi ma senza rendersene conto si trovò ancora a terra, rotolò un po’, fece per rialzarsi quando ricevette un altro calcio in pieno stomaco. Sentì i passi dell’autista allontanarsi mentre cercava di riprendere il controllo, quel calcio le aveva mozzato il fiato. Rimase per qualche secondo distesa a pancia insù mentre con la mano sinistra tastava la tasca interna dei pantaloni per controllare di avere ancora con sé la scatolina, la scosse un po’ e si tranquillizzò, la spilla era ancora intera stando al rumore che faceva.

- dove c***o l’hai messa?- disse l’autista alterato raggiungendola e spingendola ancora distesa, e rendendo vani i suoi tentativi di rimettersi in piedi, l’uomo si sistemò a cavalcioni su di lei, per tenerla ferma e mentre la minacciava con la pistola le chiedeva dove fosse spilla.

- dov’è? Dov’è? – lei esibì un’espressione stupita.

- ma come? Non è nel furgone?-

- no che non c’è! Ce l’hai tu…- disse cercando un rilievo sul corpo di Miyu con la mano sinistra, quella che non teneva la pistola.

- si, ce l’ho io-                                             

- dammela- la incalzò premendo la pistola sulla sua tempia, lei lo guardò spaventata.

- d’accordo ma tieni quella pistola un po’ più lontana- Miyu con una mano si avvicinò alla tasca dove teneva nascosta la bomboletta, mentre, senza farsi vedere con l’altra impugnava il tubicino.

Schiacciò il pulsante di questo e lo puntò sulla faccia del presunto autista e che allentò la presa, frastornato, allora lei gli spruzzò il contenuto dello spray sugli occhi, lui si alzò gridando.

Miyu gli puntò, stavolta prendendo la mira per bene, il raggio viola e l’uomo cadde addormentato.

Solo allora Miyu si guardò attorno, erano poco fuori dalla città, per fortuna, o non avrebbe saputo come tornare indietro, annuì tra sé e sé, poi si guardò ancora attorno in cerca di qualcosa per tenere fermo l’ex-autista per un po’. Vide che dentro l’abitacolo per l’autista, del furgone, c’erano delle corde. Molto probabilmente le avrebbe usate per lei se ne avesse avuta la possibilità.

La bionda sorrise, vendicativa, e le usò per legare l’aspirante ladro, con non poca fatica lo caricò dietro al furgone e lei si sedette davanti, assieme alla spilla.

-molto bene Miyu, e ora? Non potevo avere la moto? Io non so guidare molto bene…- girò la chiave che era già infilata e la macchina si mise in moto, si spremette le meningi, ricordava che suo padre aveva iniziato a insegnarle a guidare quindi qualcosa doveva ricordare…

 

Continua…

 

Già, è un cap di assestamento… qualche spoilerino? Allora nel prossimo ci sarà una litigatine, qualche lacrima, un accenno a qualcosa che si renderà chiaro nel capitolo 11 (m che si comincia a capire bene, penso), il primo accenno alla crema e al cioccolato e si intitolerà: “spille da sceriffo e brioche” ^^

 

Vi ho detto troppo O_O !!!

 

Commentate^^

 

Vostra Carillon

XxX

  
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