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Autore: Ronnie02    29/03/2012    4 recensioni
“Ragazzi miei, voglio presentarvi Lola Melody Leto, la vostra nuova sorellina”, ci disse sorridendo.
Sorellina? Lola Melody?
"LOL!"
una piccola One-Shot, dedicata a una ragazza superspeciale. La trama me l'ha consigliata lei e spero che vi piaccia :)
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve Echelon della notte :) Sono io, Ronnie, e qualcuno mi conosce per "One Day Maybe We'll Meet Again". Se non mi conoscete, bene, mi conoscete ora ahahahah
Questa FF è nata su Twitter, con una ragazza che mi ha chiesto una storia con questa trama. Ci ho pensato e visto che era un buono spunto ho creato questa OneShot.
Questa è per te, grazie per l'idea, dolcezza!



Light Me Up.
 Una vita in tre,come il numero perfetto

 


30.03.1979
 
“Mamma!”, urlai in cerca della mia mamma, che era entrata in una stanza senza permettermi di andare con lei. Una signora in bianco l’aveva portata via e un’altra, dietro ad un bancone con un vetro davanti a lei, ci fissava.
Io e mio fratello eravamo gli unici lì seduti e non stavamo fermi un attimo. Volevamo sapere dov’era mamma! Ero già stato in una situazione del genere, quando il mio piccolo fratellino Jared Joseph, da me soprannominato Jajo, era entrato in famiglia, ma ora non c’era papà con noi.
Lui, a detta di mamma, era andato via per lavoro con una signora che abitava al mare e che lo accoglieva da lui per il tempo necessario. Ma ancora non era tornato dopo oltre due anni. La cosa non mi piaceva per niente.
“Shan! Shan, dov’è mamma?”, mi chiese il piccolino di otto anni mentre faceva avanti e indietro con il suo pupazzo, per evitare di piangere. Lui odiava piangere. Anche quando papà non tornava a trovarci come promesso lui andava a fare quei pasticci che chiama disegni e fino a che non si calmava stringeva la matita colorata tra le mani.
“Jajo, arriverà tranquillo. Mamma non andrà via, tra poco arriverà”, lo tranquillizzai mentre lui faceva la faccia da cucciolo. Voleva vedere mamma, e non avrebbe smesso finchè non sarebbe riuscito a farlo. Il mio fratellino era un maledetto testardo!
“Magari le fa male la grossa pancia!”, disse con gli occhi tristi. Tradotto in Jaredese: oddio mamma potrebbe morire!
“Jay, stai tranquillo, sono sicuro che tra un po’ mamma tornerà qui, okay?”, lo abbracciai. Mi piaceva abbracciare mio fratello, mi dava la sensazione di poterlo aiutare, di dargli calore. Lui era meno coccoloso, dopo qualche secondo di affetto si stufava, ma non me ne importava niente.
Si mise seduto, da bravo, e notai che la signora vestita di bianco al balcone sorrideva. Passarono ancora due o tre ore, in cui Jared fece intervalli di pausa e tranquillità a paura e impazienza.
Alla fine ci chiamarono. Un signorina anche lei vestita di bianco – forse eravamo in quello che mamma chiamava Paradiso – si avvicinò a noi. “Voi siete Shannon Christopher e Jared Joseph?”.
Noi annuimmo veloci, convinti. Sapevamo che voleva parlarci di mamma. “Sì, siamo noi”, esultò il mio fratellino facendola scoppiare a ridere.
“Oh, benissimo. Allora, piccoli ometti, vi va di conoscere una persona molto speciale?”, ci chiese ancora. Noi facemmo di nuovo sì con la testa e la seguimmo dentro la porta dove prima non ci avevano fatto passare.
“Comunque io sono grande! Ho otto anni, sa?”, si vantò il piccolo Jared, mentre io me ne stavo zitto. La signora rise e io sorrisi. Jared era sempre stato bravo a farsi vedere. E non perché fosse vanitoso o ossessionato dalle attenzioni, ma solo perché ne aveva ricevute così poche da persone come papà che sentiva il bisogno di sentirsi accettato dagli altri.
Arrivammo davanti ad un’altra porta. Con calma, una lettera alla volta, visto che ancora non sapevo leggere velocemente, vidi la scritta   N U R S E R Y.
La signorina aprii la porta e vidi che qualche centimetro sopra la mia testa c’erano grandi finestre, ma no riuscivo a vedere dentro, ero troppo basso. Dopo aver camminato in quella specie di corridoio, trovammo delle camere con i numeri. Entrammo nella numero 12.
“Shan! Jay!”, sentimmo la nostra mamma esultare e corremmo verso di lei. Sembrava stanca, ma estremamente felice. Poi, quando ci ebbe salutato per bene, ci indicò una piccola culla di fianco al suo letto bianco.
Jared, curioso come al solito, volò a vederne il contenuto, facendo un piccolo urletto. Lo seguii e vidi che dentro c’era un piccolo fagotto di coperte da cui sbucavano due grandi occhi azzurro mare, come quelli di mia madre e mio fratello.
“Ragazzi miei, voglio presentarvi Lola Melody Leto, la vostra nuova sorellina”, ci disse sorridendo.
Sorellina? Lola Melody?
“Mi piace”, sorrise Jared, guardando la piccolina muovere le rosse labbra in un sorriso.
“Ciao LM!”, sintetizzai io salutandola con la mano, mentre mamma ci guardava sorridendo.
 
 
03.09.1998
 
“LoL!”, urlai arrabbiato. Che cazzo ci faceva un reggiseno tigrato di mia sorella nella mia stanza?!
La vidi arrivare con il fiatone, vestita nel suo solito stile con pantaloncini di jeans e canottiera. Abitavamo a Los Angeles ora, insieme a Shannon, mentre mamma era ancora a Bossier City. Ci eravamo messi d’accordo e avevamo messo su una band: io cantavo, Shan suonava la batteria e Lola ci faceva da manager per gli ingaggi.
Era brava in questo. Era una bomba sociale: riusciva a far ridere tutti e non c’era un solo essere umano al mondo che odiasse LoL. La chiamavamo così per questo, come l’abbreviazione di Laugh Out Loud.
“Sì, lo so, mi dispiace! Davvero fratellone, non so come ci sia finito quaggiù e…”, cercò di avvicinarsi con la sua vocina tenera piena di scuse. Ma alzai il reggiseno e lei cominciò a saltare per prenderlo.
“Che hai fatto ieri sera, LoL?”, chiesi io guardandola storto. Lei smise di saltare, facendo la sua solita faccia da cucciolo bastonato, che riusciva sempre a fregare tutti.
“Io? Niente, non dire stupidaggini! Sono uscita un po’ con Claire…”, vagheggiò senza dirmi nulla. Non ero ancora convinto: anche perché appena avessi preso lo stronzo ce l’avesse toccata l’avrei fatto a pezzettini. O l’avrei castrato, lasciandolo vivere con il suo dolore.
“Ah sì? Proprio Claire, LoL?”, chiesi alzando di più il braccio. Lei si fermò dal saltellare, sapendo di essere simile a Shannon nella loro bassezza da un metro e quasi settanta, perché tanto non mi avrebbe raggiunto. Sospirò e incrociò le braccia.
“Sì, solo con Claire, Jared, puoi chiamarla se vuoi! Lo sai che sono disordinata, mi sarà caduto mentre mettevo qui la tua roba pulita”, optò. Sì, in effetti aveva ragione. Tolta mamma, quella casa sarebbe diventata uno schifo senza Lola che ci aiutava nelle pulizie. “E comunque non farmi il discorso: alla mia età, la tua prima volta era già un ricordo lontano!”.
“Questo… è vero, ma io posso!”, mi difesi mentre le passavo il reggiseno. Lei lo prese al volo e mi guardò strana.
“Perché? Perché tu hai l’uccello e io no?”, ribatté lasciandomi spiazzato. “Oh oh, ora rispondi a questa, fratellone!”. Scoppiò a ridere, mentre io facevo andare il cervello a velocità  della luce per darle una risposta.
“Innanzitutto modera i termini”, incominciai sentendomi parecchio ridicolo, visto che io e Shannon eravamo i primi che comunicavamo solo a parolacce. Infatti lei alzò un sopracciglio, facendomi capire che avevo ragione. “Va bene, va bene, hai ragione. Ma tu sei LoL, la mia sorellina, è sinceramente saperti nuda, come quando mamma ti faceva il bagnetto, in un letto di un ragazzo… no,  non ci voglio pensare!”.
“Bel paragone, Jared”, scoppiò di nuovo a ridere. Ecco perché la chiamavamo LoL, era fatta così. Penso che la sua prima parola sia stata ah ah ah. “Mamma avrebbe dovuto evitare che tu mi guardassi da piccola, ti ha fatto venire i complessi”.
“Prova ad andare da Shannon per dirgli che vuoi fare sesso, voglio vedere come la prende, LoL”, la presi in giro mentre lei arricciò le labbra, come a darmi ragione.
“Infatti ho aperto questo discorso con te e non con lui”, convenne. “Buona fortuna alle vostre figlie, se mai ne avrete, fratelloni”.
“Oh, ma come sei simpatica”, la presi in giro. “Rimane il fatto che se ti scopro gli faccio male, molto male. E se ti fa soffrire… bè, sai già quale destino lo attende”.
“Castrazione con conseguente dolore per i primi dieci anni, mentre se si ripresenta martellata in testa che destabilizza, per poi finire in bellezza tirandogli un tamburo di Christine addosso”, ripeté a memoria quello che le dicevamo sempre. Scoppiai a ridere. “Sì, Jared, conosco le procedure”.
“Brava, ti conviene riferirle anche, in caso Claire non sia davvero Claire”, consigliai.
“Infatti hai ragione, dietro di lei c’è un mostro che desidera violentarmi e che mi farà soffrire per il resto della  mia vita. Non lo sai? La mia migliore amica soffre di personalità multipla”, mi rispose ridendo e abbracciandomi. Quando ebbe finito si diresse verso la porta.
“Ah, e sappi che domani avete un concerto. Ho chiamato un amico di Joan, che ci sa fare con la videocamera. Se esce bene posso inviare il video a qualche manager”, mi informò facendomi sorridere. Ero così contento sapendo che forse saremmo potuti arrivare in alto!
“Sei favolosa! Ma tu che farai a quel punto? Noi ti vogliamo, sai?”, chiesi io. Non ci avevo mai pensato, prima. Se un vero manager organizzava per noi, LoL che avrebbe fatto?
“Troverò qualcosa”, rispose semplicemente.
“Ho detto che ti vogliamo, quindi resti nella band”, sottolineai mentre lei mi sorrideva. “Come faremmo senza di te, LoL, scusa?”.
“Oh, come sei dannatamente tragico!”, mi prese in giro. “Boh, potrei farvi da segretaria, che so io! Ci penseremo quando avrete davvero un vero manager. E comunque hai ragione: qualcuno dovrà pur farvi venire un esaurimento nervoso durante il tour!”.
“Forse hai ragione, staremmo meglio senza di te”, dissi facendole venire il broncio.
“Stupido”, uscì dalla porta della mia stanza.
“Ti voglio bene anche io, LoL!”, urlai e la sentii ridere.
 
 
01.12.2010
 
“Tu. Non. Ce. La. Puoi. Fare!”, dissi seria guardando mio fratello con la sua nuova pettinatura… blu. Blu puffo. Completamente blu puffo!
“Oh, ma dai, sono stupendi!”, disse guardandosi egoisticamente allo specchio ancora una volta. “Voglio dire, gli Echelon l’ameranno, no? Non sono bellissimi?!”.
Scoppiai a ridere. Davvero, come aveva potuto pensare che qualcuno avrebbe accolto con piacere uno stile così… drastico?
Forse Harry Potter aveva sbagliato incantesimo e aveva irreparabilmente rovinato i capelli di mio fratello. Lo sperai, perché non riuscivo a comprendere il perché di quello che aveva fatto.
“No”.
“Sei sempre la solita LoL! Io mi faccio il mazzo e tu rovini tutto! Un po’ di fantasia in quel cervellino deve esserci: sei una Leto!”, mi disse scompigliandomi i capelli. Adesso lo uccidevo.
“No, sono una Leto e quindi sono pazza, è diverso”, lo presi in giro facendogli la linguaccia.
“Sì, va bene. Ho capito che è meglio che vada a prepararmi. Vedrai che figurone  farò con gli Echelon!”, disse abbracciandomi e poi uscendo dal camerino.
“Eh, Jared!”, lo richiamai. Si voltò un secondo. “Noi puffi siam così!”.
“Oh, ma fottiti!”, mi mandò al diavolo teneramente mentre io soffocavo nelle  mie stesse risate.
“Toc Toc”, bussò fintamente Tomo mentre io mi sdraiavo sul letto di mio fratello, non smettendo di ridere. Mi chiamavano LoL per una ragione: ridere senza controllo.
“Oh, ciao Uomo Nero”, lo presi in giro mentre si legava i capelli in un codino. Quei capelli che molte Echelon ritenevano sacri, ma mai glielo avevo riferito.
Controllavo molto ciò che quelle ragazze scrivevano alla mia famiglia, e in un certo senso anche a Tomo, un altro fratello per me, e dicevano cose pazzesche. Stupende, divertenti, irreali…. Ma pur sempre pazzesche!
“Hai visto Jared?”, mi chiese. Domanda stupida: cominciai a ridere di nuovo. Aspettate… ma quando avevo smesso?
“No, guarda! Sto ridendo come una pazza perché in realtà ho beccato Shannon con Emma!”, inventai. Lui sbiancò.
“Shannon con Emma?!”, urlò come una vecchietta amante di gossip. Bè, dovevo ammetterlo, lui era molto simile ad una vecchietta amante di gossip in certe occasioni. Questa era una di quelle.
“Tomo, stavo scherzando!”, gli diedi un pugnetto sul braccio e lui mise su il broncio. Non era tanto diverso dai miei fratelli, in fondo. “E sì: ho visto Jared. Non so che abbia in testa”.
“In testa?”, mi fece notare.
Ci misi un po’ a capire la mia stessa battuta ma alla fine la reazione fu prevedibile. Scoppiai a ridere sul letto e Tomo mi seguì a ruota.
“Stanotte la ricorderemo come la Notte dei Puffi”, dissi senza respiro.
“Oh sì. Non farglielo più dimenticare”, ridacchiò lui.
“Mai! Non sarei una brava sorellina se non lo facessi”.
 
 
20.09. 2016
 
“Sei… bellissima”, balbettai guardandola allo specchio. Non c’era papà, così l’avrei dovuta portare io quel giorno.
Ero in crisi. Quando mi aveva annunciato la cosa sono svenuto: lei era LoL, la mia piccola e dolce sorellina.
Ma ormai aveva 37 anni, doveva farsi una vita sua e… no, non riuscivo a staccarla da me.
Certo, non ci avrebbe abbandonato, lei sarebbe rimasta ad aiutarci con la band. Ma non era la stessa cosa.
Aveva promesso che se sarebbero arrivati dei nanerottoli li avrebbe portati con sé ai nostri concerti ma sapevo che era impossibile. Lei non doveva avere tutto questo peso, anche se era determinata a tenerselo stretto.
“Mi sento strana, sai?”, mi disse girando su se stesso. Swishhhhhhh, fece la stoffa del suo vestito mentre piroettava.
“Preoccupata?”.
“Non voglio cambiare niente della mia vita”, disse evitando di guardarsi ancora e scivolando con i tacchi verso il divanetto. Ovviamente bianco. “Insomma non vedo l’ora di sposare Derek, era quello che sogno da quattro anni a questa parte, no? E lui accetta il mio viaggiare, anzi non vede l’ora di venire con me, per esplorare il mondo…”.
“Ma?”, chiesi. Mio fratello diceva sempre c’è un ma ovunque, in ogni cosa. Qual era il ma di LoL?
“Ma non saremmo più i 3 pazzi Leto. Saremo LoL e Derek con i Leto Bros”, piagnucolò. No, se avesse pianto Vicky mi avrebbe ammazzato. Lei aiutava LoL con i preparativi e aveva passato il pomeriggio a sistemarle il viso per un matrimonio serale da urlo.
“Tu resterai sempre nostra sorella, LoL, ovunque tu sia e con chiunque ti sia accanto”, la abbracciai mentre si aggrappava al mio smoking.
“Siete i migliori, Shannon. Non so che farei senza di voi”, mi disse. Poi la lasciai andare. Derek la aspettava.
La presi per mano e la portai verso l’uscita della stanza, per attraversare il corridoio che portava alla chiesa. Dove, quando arrivammo, tutti contemplarono il suo vestito.
Lungo, senza spalline, con uno stretto corpetto brillante. Sulla gonna tante balze bianche, stropicciate apposta, che, al movimento delle gambe, le donavano quell’eleganza quasi regale che su LoL aveva un effetto devastante.
Non fossi stato suo fratello avrei lottato con la forza per sposarmela io stesso!
Arrivammo di fianco a Derek, un biondino cenere tutto sorridente come mia sorella che la guardava ammirato. Era completamente cotto.
Mi stanziai da loro e  andai a sedermi accanto a Jared e a mamma, che già era in lacrime. Poi, quando quei due dissero , anche io e Jared andammo in crisi, con gli occhi lucidi al sorriso di LoL.
La nostra sorellina.
 
 
15.08. 2019
 
“Caroline! No! Torna qui!”, gridò LoL inseguendo una pazza ragazzina con i capelli simili a quelli di mia sorella, ma con gli occhi di Derek. Era una peste, ma in fondo aveva nel sangue il dna Leto.
“Caroline, fa la brava”, la accolsi tra le mie braccia quando ci si buttò dentro, ridendo. Aveva quasi tre anni e già era scalmanata quanto una di cinque. E quella santa donna mia sorella riusciva a badare a lei, a noi, ai nostri concerti, a suo marito e anche al piccolo Dawson tra le sue braccia.
“Oh, ma io non capisco”, si lamentò ridendo mentre Derek prendeva suo figlio dalle braccia di LoL.
“Cosa?”, chiesi stupito, mentre lei si avvicinava a sua figlia, tra le mie braccia.
“Perché con lo zio Jared fai la brava? Eh?”, disse con voce infantile mentre Caroline le faceva la linguaccia. LoL si finse offesa e cominciò a farle il solletico.
“Ok, ok, basta voi due”, le divisi portandomi via la bimba e parlando a lei. “Ehy, ti va di venire con me sul palco?”.
“Sì, tio Jay, tio Jay!”, rise lei scendendo dalle mie braccia e cominciando a ballare e cantare. “I’m cloe to ti ege!”. Sì, Caroline, proprio quella!
LoL sbuffò, mentre arrivava anche Shannon a scherzare con la nostra nipotina. “Ehy, che c’è?”.
“Sono stanchissima. Ho bisogno di dormire da non so quanto tempo”, chiuse gli occhi per un minuto ed ebbi paura che svenisse addormentata sul colpo. Ma poi li riaprì, un po’ più sveglia. “Ma non posso, non ora. Devo farcela. E quindi vedi di fare un bello spettacolo”.
“Lo faremo solo per te”, le fece l’occhiolino.
“Light Me Up, bro!”, dissi abbracciandolo. Dopo un po’ arrivo anche Shannon e si unì.
Ed eccoci lì, i tre Leto, di nuovo insieme. Per sempre.
Una vita in tre, come il numero perfetto: Jared, Shannon e LoL.


...
Note dell'Autrice: per il nome l'ho rubacchiato dal nuovo film di Miley Cyrus e Ashley Greene, LoL. La protagonista si chiama appunto Lola e visto che è una pazza amante delle feste.. bè, poteva essere una perfetta sorella Leto xD
Spero vi piaccia e grazie per aver letto.

*se volete recensite xD*



 

   
 
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