Quella mattina, Sora se ne stava seduto sulla tiepida spiaggia. Il cielo lievemente coperto di nuvole vantava di un sole splendente che si rispecchiava sull’acqua calma. Prese con una mano una manciata di sabbia e iniziò a giocarci per passare il tempo. Guardava, senza vero interesse, i granellini fluire leggeri dalle sue dita come una piccola cascata. Sbuffò. L’attesa non era mai di buona compagnia. Girò gli occhi per controllarsi intorno ma ancora niente. La persona che stava aspettando non era ancora lì. Posò quindi lo sguardo sul mare. I suoi occhi si fecero tristi. Gli mancava davvero tanto quella persona. Quanto tempo era passato ormai? Mesi. Sei, per la precisione. Il giorno prima gli era arrivata una lettera e non poteva immaginare di poter provare una simile emozione solo per un foglio di carta. Un misto di gioia, sollievo e entusiasmo. Riku in quella lettera gli aveva semplicemente scritto “Domani aspettami sulla spiaggia” e ciò non poteva che significare una cosa: sarebbe tornato finalmente a casa.
Strinse a sé le gambe, chiuse gli occhi e cercò di immaginarselo lì. Magari sbucando da dietro una palma gli avrebbe sorriso e lo avrebbe salutato. Poi però lui che cosa avrebbe fatto? Aveva davvero paura che in quel momento non avrebbe saputo che cosa fare. Era passato troppo tempo... Come si sarebbe dovuto comportare? Sospirò, pensando che in certi casi era meglio non farsi certi problemi. Riaprì gli occhi e si mise a giocare stavolta con la punta delle scarpe. Il tempo sembrava essersi fermato, ormai non passava più.
Dopo qualche secondo però un abbraccio da dietro la schiena lo sorprese. Non fece in tempo a realizzare il gesto che una flebile voce gli sussurrò all’orecchio: «Ti sono mancato?»
Il battito del cuore del piccolo castano iniziò ad accelerare e con esso gli occhi si spalancarono. Velocemente si girò per guardare finalmente quel viso che non vedeva da troppi mesi. Riku. Era davvero Riku. Non era cambiato di una virgola, solo i capelli gli erano cresciuti di qualche centimetro. Senza pensarci un attimo si buttò su di lui facendolo cadere sulla sabbia.
«Riku!» Disse come se quel nome fosse la cosa più bella al mondo. Dagli occhi scesero piccole lacrime di gioia. Non poteva dire quanto in quel momento fosse felice. Gli strinse le braccia al collo come per non lasciarlo andare mai più via. Non poteva permetterglielo.
«Ciao Sora.» disse dolcemente il ragazzo accarezzandogli i capelli.
«Non hai idea di quanto tu mi sia mancato... Non lasciarmi più. Mai più...»
«Anche tu mi sei mancato Sora»
E così dicendo gli sollevò il mento per potergli donare finalmente un bacio. Lento e saporito. «Tranquillo, non ti lascerò più solo.»
Quando si staccò dalle labbra del castano, Riku gli accarezzò le guance asciugandogli le lacrime. «Ma guardati. Mi vedi e piangi? Non dovresti essere felice?» Scherzò.
Sora imitò un broncio. «Appunto per questo piango, stupido!»
Riku si lasciò andare a una breve risata. «Non sei cambiato affatto.»
Senza abbandonare il broncio, Sora rispose: «Se per questo nemmeno tu.» Poi sorrise e quella brillante felicità contagiò pure Riku. Ecco la cosa che più gli era mancata di quel ragazzino: il suo sorriso.
Sora si alzò pulendosi dalla sabbia poi allungò una mano all’altro.
«Allora... Bentornato Riku»
Riku abbozzò un nuovo sorriso, prese la mano e si alzò. «Già.»
 
Ovunque tu sarai,
quella sarà la mia casa.


____

Che bello! Ho avuto un attimo di ispirazione çwç Purtroppo era giusto un pizzico per cui non ho potuto fare granchè... ma è pur sempre qualcosa, no?! çwç 
Spero che vi sia piaciuta! Alla prossima!