Regalo di
fidanzamento
“Lo avevi
promesso”
“Lo so, ma solo perché ero certo che non avresti
mai trovato un gatto parlante”
“L’ho trovato”
“Me ne sono accorto”
“Mi dai un bacio… con la lingua?”
“Sei un ragazzo piuttosto insistente e anche
petulante”
“Se mi baci anche tu ti innamorerai di me”
“Perché mi farai un maleficio?”
“No, non mi serve la magia, io bacio da dio”
“Da dio? Mi hai incuriosito, proviamo”
acconsentì Pane.
Massimo non aspettava altro, si fiondò addosso al fornaio
talmente
violentemente che in un istante si trovarono sdraiati sul pavimento.
Il ragazzo si impossessò della bocca del suo innamorato,
succhiando e mordendo
come se fosse la cosa più piacevole che avesse mai fatto, e
forse era proprio
così.
Quando finalmente Pane si convinse a lasciarsi andare e ad aprire la
bocca,
Massimo insinuò la sua lingua nella cavità del
partner quasi soffocandolo per
l’irruenza che ci aveva messo.
Dopo alcuni minuti si separarono e subito il giovane insegnate
domandò:
“Allora? Sono bravo?”
“Sì molto. Però la prossima volta
preferirei farlo senza che tu mi toccassi”
“Non so se si può fare”
“Bhè trova un modo di baciarmi con il minore
contatto fisico possibile, non mi
piace essere toccato”
“D’accordo vedrò di fare come
vuoi” rispose Massimo entusiasta e al settimo
cielo per la gioia.
“Dunque adesso che si fa?”
“Vuoi fare sesso. Sarebbe una bella cosa”
“No, il contatto fisico non mi piace”
“Capisco”
“Quindi adesso siamo fidanzati”
“Certo amore mio”
“Non chiamarmi così”
“Come desideri Panino”
“Non chiamarmi così”
“Ok, Pane va bene?”
“Pane è il mio nome, perciò suppongo
possa andare bene; però non usarlo troppo
che me lo sgualcisci”
“Ogni tuo desiderio è un ordine per me
amor… Pane”
“Dov’è il mio regalo?”
“Regalo?”
“Sì siamo fidanzati e sei stato tu a volermi
incastrare in questa idiozia
stratosferica, perciò mi devi un regalo di
fidanzamento”
“Ho perso il tappeto”
“Non voglio un tappeto”
“Meglio, perché l’ho perso. Anche se non
capisco come ho fatto era un tappeto
grande”
“Non voglio un tappeto”
“Cosa desideri?”
“Voglio uno spillo”
“Spillo?”
“Sì, sai quelle cose che servono per tenere fermi
i vestiti prima di cucirli”
“Ma… tua mamma non è una
sarta?”
“Sì”
“Perché non lo chiedi a lei?”
“Perché lei li usa per lavorare… Io non
darei mai la mia farina a mia madre,
non la darei a nessuno comunque”
“E cosa te ne fai di uno spillo?”
“Li colleziono”
“Ma non sono tutti uguali?”
Pane fissò il suo novello fidanzato con sguardo indignato e
l’altro capì subito
di averlo offeso.
“Scusami, Pane non volevo ferirti” tentò
di rimediare Massimo.
“Sei un fidanzato davvero ignorante. Chiunque sa che
collezionare spilli è un
lavoro da intenditori.”
“Certo” annuì il ragazzo riprendendo a
grattarsi il fianco.
“Hai le pulci”
“Non è vero”
“E’ da quando ti conosco che non fai altro che
grattarti”
“Mi gratto da quando tua madre mi ha fatto questo
vestito”
“Magari lei aveva le pulci e te le ha passate. E’
per questo che non mi
piacciono le persone, portano solo guai e fastidi”
Massimò accennò un accondiscendente e innamorato
sì con la testa mentre
infilava la mano sotto la veste per cercare finalmente di trovare il
motivo di
tutto quel fastidio.
“Forse ci sono” borbottò mentre
afferrava qualcosa di stretto e appuntito in un
angolo del vestito.
“Cos’è? Una pulce?”
“Non ho le pulci” e nell’affermare la il
concetto per l’ennesima volta Massimo
estrasse la mano, stringendo tra le dita un piccolo pezzo di ferro
appuntito.
“Ma è…” mormorò
Pane estasiato e quasi senza fiato.
“Uno spillo, tua madre deve averlo scordato”
Quasi non fece in tempo a finire la frase che Pane gli si
gettò addosso e
iniziò a baciarlo con trasporto senza curarsi di quanto
contatto fisico
indesiderato ci fosse tra loro.
“Amore mio, mio unico e splendido fidanzato”
balbettava il fornaio tra un bacio
e l’altro, “Ti amo, tu sei la mia anima
gemella”
A quelle ultime parole Massimo ricambiò con trasporto
baciandolo a sua volta.
Quando finalmente si staccarono il fornaio tese la mano:
“Cosa c’è?”
“Lo spillo, è mio giusto? E’ il mio
regalo di fidanzamento!” rispose entusiasta
Pane.
“Oh…sì certo ecco qui. Con tutto il mio
amore”
“Anche io ti amo! Non posso ancora crederci è uno
spillo fantastico, unico nel
suo genere. Guarda come la struttura è piegata, segno della
molta usura del
tempo… e guarda qui, ruggine!” il fornaio era
incontenibilmente entusiasta.
“Mi verrà il tetano” mugugnò
l’insegnante un po’ preoccupato.
“E’ un dono stupendo”
“Sono contento che ti piaccia”
“Bene direi che per ricambiare il tuo incredibile regalo di
fidanzamento dovrò
fare un gesto altrettanto nobile e disinteressato”
“Cosa pensi di regalarmi?”
“Ti farò assaggiare un pezzo del mio
pane” asserì orgoglioso Pane.
“Sul serio?”
A quella dichiarazione Massimo sentì nuovamente i morsi
della fame
attanagliargli lo stomaco; preso com’era dall’amore
si era scordato del suo
appetito, ma sentire menzionare il pane lo fece ritornare subito
consapevole.
“Ecco qui. Un pezzo per te e un pezzo per me”
“Grazie infinite, questa è la cosa più
bella che chiunque abbia mai fatto per
me”
“Ti amo”
“Ti amo anche io”
“Bene mangiamo, sono certo che ti innamorerai del mio
pane”
Senza più esitare, tenendosi per mano, addentarono entrambi
il pezzo di pane.
“Ummm, è buonissimo, una vera delizia”
dichiarò entusiasta l’insegnante.
“Te lo dicevo che era buon… Ehi un attimo ma che
fine ha fatto la mia bottega?”
I due erano seduti su una panchina nel cortile della scuola dove
insegnava
Massimo.
“Siamo tornati nel mio tempo”
“Dove siamo?”
“A casa mai”
“Che fine ha fatto la mia bottega e la mia farina e il mio
pane?”
“Non ti preoccupare, creeremo una nuova bottega qui, e ti
darò tutto quello che
ti serve; avrai farina, pane e potrai trattare male tutti quelli che
verranno
da te per comprare i tuoi prodotti”
“Lo giuri”
“Certo Pane, sarà tutto come nel tuo
tempo”
“Oh no! I miei spilli, i miei adorati spilli, come
farò senza di loro?”
“Tranquillo, in questo secolo gli spilli abbondano, nel giro
di pochi giorni
avrai una collezione splendida”
“Sul serio?!”
“Certo non ti mentirei mai amore”
“Allora credo che adorerò vivere qui”