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Autore: Silphyl    31/03/2012    0 recensioni
Inserire accenno alla trama della storia (breve riassunto o anticipazione) e/o citazione dal testo. No linguaggio SMS, No tutto maiuscolo, No Spoiler! NON C'E' BISOGNO DELL'HTML PER ANDARE A CAPO IN QUESTA INTRODUZIONE.
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Katherine Pierce
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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My Tourniquet

Osservava con occhi sgomenti la figura apparentemente eterea di fronte a lei con reverenziale timore. L'atmosfera che si respirava era così densa, così pesante, che si sentiva priva d'aria. Ma la stanchezza che provava non era di natura fisica comprendendo solo allora chi aveva di fronte.
La aveva aspettata per troppo tempo; non credeva piùsarebbe giunta...
In fondo quell'entità conosceva i suoi più intimi segreti.
Non aveva senso nascondere le sue paura di fronte a chi sapeva tutto di lei.
Tutto.
Anche se non aveva proferito parola bastava che quegli occhi, colmi di disprezzo, la trapassassero per fare in modo che morisse.
Di nuovo.
 
 
Giorni seguenti aver preso possesso della sontuosa villa Katherine, rincasando, avvistò da lontano una sagoma che, con una valigetta stretta fra le dita, usciva dalla porticina secondaria del cancello caricando quest'ultima su di un carro.
Osservò per qualche istante in pieno disappunto la scena che, come al rallentatore, si sviluppava di fronte al suo vigile sguardo. Con suo immenso rammarico non riuscì a raggiungerla prima che partisse e rimase alquanto sbigottita nell'osservare la sagoma scomparire al di là della folta nebbia che quel giorno aveva deciso di comparire.
Non perdendosi d'animo sellò il suo cavallo inseguendola.
Cosa diavolo aveva rubato dalla sua sontuosa dimora?
Con tutte le forza spronava l'animale a dare il massimo rendendosi conto che la distanza tra di loro non diminuiva ma neppure avanzava.
 
Ma perché aveva la sensazione che gli avvenimenti le stessero scorrendo fra le dita come sabbia del deserto...?
 
E il carro fece una lunga strada, fino alla periferia della città, fermandosi sul ciglio di un bosco. Katherine scese con un balzo, tenendosi con le mani il lungo vestito, iniziando a correre dietro al ladro a grandi falcate.
Sapeva perfettamente che a quell'ora non avrebbe dovuto trovarsi lì. L'ombra lunga dei sassi sul sentiero e vaste chiazze di penombra, sparse lungo il versante, traducevano ormai chiaramente il linguaggio della sera, che in quella stagione calava all'improvviso.
Senza via d'uscita.
Talvolta le sembrava di intuire il tenue frastuono di un ruscello subito sopraffatto da suoni secchi, intermittenti, del suo respiro sempre più affannato.
E infine, dopo un tempo non determinato, riuscì a liberarsi della prigione alberata nella quale, da sola, era rimasta intrappolata, scoprendo finalmente un cielo privo di nubi e la luna disegnare netta l'orizzonte.
E là vide la sagoma, in piedi, a pochi passi da un burrone.
Aveva corso tanto per poterla raggiungere ed ora non l'avrebbe fatta scappare tanto facilmente.
Quest'ultima con ancora la valigetta stretta fra le dita, fatti pochi passi, la scaraventò nel baratro che si scoprì ingombro di migliaia di simili valigette di pelle...
Katherine si avvicinò alla sagoma incappucciata, tuonando:
"Ti ho visto portar fuori quella valigetta da casa mia. Cosa c'era dentro? E cosa sono tutte queste valigette?"
Quella si girò sorridendole gelida; il suo viso completamente oscurato da un nero cappuccio che mostrava solo le labbra rischiarate alla tenue luce dell'astro notturno.
"Ne ho ancora sul carro da buttare. Non ti ricordi?"
Ad un'espressione di Katherine, tra l'adirato e l'interrogativo, quella continuò indicando con un dito:
"Le vedi tutte quelle valige. Rappresentano i tuoi giorni i tuoi momenti felici."
La giovane vampira se ne stava muta, la fronte corrucciata e le labbra aperte, mute, senza che alcun suono riuscisse ad uscire.
Stava iniziando a ricordare.
"Anni addietro ti è stata data la possibilità di scegliere e tu lo hai fatto. Hai scelto quello che desideravi e ora io sto venendo a portarti via tutto il resto."
Katherine guardò in basso, nel baratro; quelle valigette formavano un mucchio immenso. Scossa da un forte impulso scese in fretta e furia giù per la scarpata aprendone una.
C'era dentro una misera casa e sullo sfondo una bambina, la sua bambina, che girandosi se ne andava via per sempre. E Katherine neppure la chiamava, chiedendole di tornare con lei.
La gettò lontano con rabbia.
Ne aprì una seconda.
C'era un letto di un sanatorio e sul letto sua madre che stava male e aspettava speranzosa una sua visita. Ma lei era troppo impegnata con le sue smanie di potere per poter accorgersene.
Tremante di rabbia la buttò con forza contro un albero.
Ne aprì una terza.
Sulla porta della residenza dei Salvatore si trovava Stephan, il suo Stephan, che l'attendeva ormai da anni mentre il suo sguardo, triste e spento, non emanava più la luce che anni prima l'aveva fatta innamorare. Sperava ancora che Katherine ritornasse si ricordasse di lui, di loro... ma la mente della vampira era annebbiata da pensieri, per lei, più importanti.  
Si sentì prendere da una certa cosa qui alla bocca dello stomaco.
La sagoma stava diritta sul ciglio del burrone immobile come un giustiziere di morte che brandiva la sua invisibile falce.
"Signore!" gridò Katherine. "Lasci che mi porti via almeno questi tre ricordi. La prego. Le darò tutto ciò che vuole."
Con occhi supplichevoli indicò le valigette che agognava tenere con sè, gli unici ricordi che desiderava salvare dall'eterna dannazione. Anche se probabilmente era l'esistenza che stava vivendo la vera maledizione...
Solo in quel momento la sagoma, con movimenti lenti e calcolati, abbassò il nero cappuccio rivelando una sua perfetta copia, identica sotto ogni aspetto di vista.
"L'unica cosa che avrai è questa." disse indicando il suo corpo. "Mi hai venduta tanto tempo fa e ora sono tornata a prendere ciò che mi spetta."
L'anima fece un gesto con la mano indicando un punto irraggiungibile come per affermare che ormai era troppo tardi e che nessun rimedio era più fattibile.
E infine svanì nel nulla, nello stesso modo in cui era comparsa poco prima, portando via con sè l'enorme cumulo di valige.
Con un tonfo suono Katherine cadde sul sudicio suolo, infangandosi i lindi abiti, lasciandosi andare ad un pianto che poco aveva di liberatorio.
Sapeva che la sua anima avrebbe urlato per quella sua ennesima scelta.
Già, se avesse avuto un anima...
Sorrise cinica tra le lacrime carminie che infangavano il suo viso da eterna bambola.
Infine aveva ottenuto ciò che voleva.
Giovane era e giovane sarebbe sempre stata.
 

The End

   
 
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