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Autore: greenbird    31/03/2012    2 recensioni
FF ambientata durante il manga. Hisashi e Akiko sono amici d'infanzia. Ora che lui ha fatto pace con il basket, le cose tra loro potrebbero cambiare... La storia è raccontata dal punto di vista di Akiko e Hisashi.
E' la mia prima FF, i commenti (anche negativi) sono ben accetti!
Slam Dunk e i relativi personaggi sono copyright di Inoue Takehiko.
Io ho creato solo i personaggi originali.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hisashi Mitsui, Nuovo personaggio, Shinichi Maki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1.

Sto tornando a casa, sono dolorante e pieno di ferite, ma sto bene… all'incirca. Non so bene cosa pensare di tutta questa storia, ancora… Certo che ho fatto proprio una bella figura… Prima voglio fare in modo di distruggere il club di basket e adesso ne rifaccio parte… o quasi. Spero che il signor Anzai mi perdoni per quello che ho fatto a lui e alla sua squadra…Accidenti quanto fanno male ‘ste ferite… ma di buono c'è che almeno mi sento un po' più leggero, nell'animo… Ah… bene, sono arrivato… Stasera non passo dalla finestra, non riuscirei mai ad arrampicarmi fino a lassù. Spero solo che i suoi genitori o Atsuko non siano in casa… Do un'occhiata al garage: l'auto non c'è, ma la luce della sua camera è accesa.Busso alla porta e aspetto, ma niente. Busso più forte. – Akiko! – chiamo.
Sento un rumore di passi, poi compare lei. Solo a vederla sto già meglio. Sorrido leggermente, entro e crollo tra le sue braccia.

– Che hai fatto, Hisashi?!
Santo cielo, ma gli è passato sopra un treno?! E' una maschera di sangue, non l'ho mai visto così! E' stato dimesso dall'ospedale pochi giorni fa già e si è già rimesso a fare a botte?! Una volta si limitava a darle, non a prenderle!
– C'è qualcun altro? – chiede.
Scuoto la testa; lui lascia che io gli prenda un braccio e me lo passi intorno alle spalle. Lentamente, saliamo le scale e andiamo in camera mia.
– Siediti qui… – dico, accennando al letto. Aspetto che sia seduto, poi corro a prendere il kit di pronto soccorso. Torno in camera; Hisashi è seduto, i gomiti sulle gambe e la testa inclinata in avanti. Mi metto i guanti di lattice, prendo un elastico per legargli i capelli e comincio a raccoglierli. Lui non si muove. Finito questo, con due passi sono davanti a lui. Mi siedo per terra e gli alzo il viso. Con un asciugamano bagnato comincio a pulirgli il sangue dal viso.
– Che hai fatto? Ci hai provato con la tipa sbagliata? – chiedo sorridendo. Con Hisashi in queste condizioni non si sa mai come parlargli. Potrebbe mandarti a quel paese come risponderti gentilmente.Vedo che accenna ad un sorriso, ma lascia perdere: probabilmente non c'è un punto del viso che non gli faccia male.
– Mh… Dai, l'ultima volta ti è andata peggio…– dico tenendogli il mento tra due dita. Apro la bottiglia del disinfettante e ne metto un po' sull'ovatta. – Questa farà male, Hisashi…
Annuisce e io tampono la prima ferita. Sento la sua mascella che si contrae e chiude gli occhi. Ha i pugni stretti e le nocche livide. Dopo che ho tolto l'ovatta si rilassa un po', ma la scena si ripete quando disinfetto un'altra ferita con della nuova ovatta. Dopo che ho disinfettato tutto metto bende e cerotti. – Sei buffo così! – sorrido.
– Dove sono gli altri? – chiede.
– A cena fuori con della gente noiosa. Metto via questa roba.
Chiudo la busta in cui ho messo il cotone e i guanti macchiati di sangue; dopo uscirò per gettarla nel secchione; se mia madre vedesse tutto quel sangue capirebbe che Hisashi mi ha fatto visita e si preoccuperebbe.
– Akiko… tagliami i capelli.
– Come? – mi giro a guardarlo. Annuisce.
– Non so come si fa! – dico incredula. – Sul serio!
– Andiamo, lo so che li tagli tu ad Atsuko.
– Sì, ma glieli spunto! – rispondo alzandomi.
– Tagliare significa solo spuntare un po' di più.
Certo che stasera è proprio strano… – Va bene, – cedo. – Ma tu mi racconti tutto.

Akiko mi porta in bagno e mi aiuta a sedermi sullo sgabello, poi mi inclina indietro la testa, verso il lavandino. Sento che mormora – Guarda pure qui, quanto sangue… – e si mette un altro paio di guanti di lattice. Chiudo gli occhi mentre lei comincia a bagnarmi i capelli con l'acqua. – Troppo calda? – mi chiede, e scuoto la testa.
– Mitsui, che è successo?
Apro gli occhi. Quando mi chiama Mitchi è sulla strada giusta per arrabbiarsi con me, oppure devo fare quello che mi dice nel giro di poco tempo, ma quando mi chiama Mitsui è proprio arrabbiata o sono troppo in ritardo per i suoi gusti. Così comincio a raccontarle della rissa che ho scatenato in palestra e mi sento molto stupido a raccontarlo a lei, dato che frequenta lo Shohoku e conosce tutti quelli coinvolti. Ogni tanto vedo che scuote la testa con disapprovazione. Ma probabilmente ha capito che c'è qualcosa nell'aria ed è per questo che non mi sta facendo la sua solita ramanzina urlando che devo smetterla di rovinare la mia vita e quella degli altri.
– Ho fatto, – dice mettendomi un asciugamani attorno ai capelli. Mi giro verso lo specchio.
– Come li vuoi? – chiede, aprendo l'asciugamano e pettinando i capelli con delicatezza. Mi fisso allo specchio.
– Corti… da sportivo.
Akiko dà una prima sforbiciata e io mi sento già più leggero di un pezzo di passato. Ogni sforbiciata che mi toglie centimetri di capelli mi fa sentire meglio, una persona che vuole rimediare ai casini che ha fatto finora… Guardo Akiko dallo specchio. E' concentrata sul suo lavoro, ma ricomincio a raccontare. Quando parlo di Anzai, vedo che sorride appena: probabilmente ho appena confermato la sua ipotesi sul perché mi sto facendo tagliare i capelli dopo aver scatenato una rissa nel mio ex club di basket. Finisce di dare gli ultimi ritocchi con le dita. – Ecco… – dice. – Spero ti piacciano… Anche perché altrimenti non saprei come rimediare! – aggiunge ridendo.
Mi guardo, guardo il nuovo Hisashi Mitsui. Sento che la mia nuova vita è già cominciata.
– Perfetto, – rispondo. – Assolutamente perfetto.

– Vuoi restare a dormire qui? Tua madre si spaventerà se ti vede così…no?
– No, tranquilla. A quest'ora già dorme, e la mattina va via prima lei. Inventerò una scusa!
Annuisco. Santo cielo, ma è davvero l'Hisashi Mitsui che conosco io?! Cioè, l' ”involucro” sì, capelli tagliati a parte, ma l'interno è cambiato… o perlomeno sta cambiando…
– Comunque ‘sti capelli sono venuti benissimo! – gli dico, allungando una mano per toccarglieli. – Mettici un po' di gel domattina e vedi che spettacolo!
Annuisce e sorride.
– Promesso, allora?
– Cosa?
– Che non frequenterai più Tetsuo, Hatta e quella gentaglia lì? – chiedo seria.
–  Promesso.
– Perché, Hisashi, se solo torni a sgarrare su quella strada io non ci sarò più. Chiaro?– Non sto scherzando e spero che lo capisca. – Non voglio più curarti ferite da rissa o venire a trovarti per mesi in ospedale.
Hisashi mi mette le mani sulle spalle. – Promesso, – ripete, guardandomi negli occhi. – Mi spiace per tutto quello che ti ho fatto passare in questi ultimi due anni. Se non c'eri tu…
– Non farmici pensare, – lo interrompo. Almeno una cosa buona in questi ultimi due anni la faceva: parlava con me. Siamo stati ore a parlare, dopo che gli ho medicato ferite anche peggiori di quelle di stasera. Finanche quand'era in ospedale in stato di incoscienza parlavo con lui.
Hisashi sorride e mi bacia la fronte. – Buonanotte, Akiko… E grazie di tutto. – Resta un attimo in silenzio, poi dice: – Domani… se vuoi, possiamo andare a scuola insieme.
Sorrido. – Sì, mi farebbe piacere.

– AKIKO! Dai, sbrigati! Guarda che vengo io a tirarti fuori da quel bagno! Ti muovi?!
– Non ci provare, Hisashi! Ho fatto, arrivo!
Io e Hisashi siamo vicini di casa da sempre, siamo cresciuti assieme, io, lui e mia sorella Atsuko, che è sua coetanea. Da quando è stato dimesso, questa è la prima volta che vado a scuola con lui. Fino ad ora, mi sono limitata ad avere contatti con lui al di fuori della scuola. Non sono mai andata d'accordo con Hatta, e men che meno avrei voluto avere a che fare con il resto della banda. D'altronde, quando Hisashi era con i suoi ragazzi, si comportava in modo completamente diverso da quando eravamo soli, quindi sapevo bene che era il caso di tenermi alla larga. Chissà se di sotto hanno già visto il nuovo Hisashi… I miei probabilmente sì. Ma chissà Atsuko come ci rimarrà? Scendo in fretta le scale ed entro in cucina. – Buongiorno!
– Ciao, Akiko!
–Sei uscita, finalmente!
 – Ehi, Mr. Carta Vetrata, un minimo di gentilezza almeno al mattino no, eh? – dico, facendo la finta arrabbiata. – Mamma, hai visto che bel ragazzo ho tirato fuori ieri sera? – chiedo poi, addentando il toast.
–  Ho visto! Hisashi mi ha raccontato dell'incidente con quella macchina. Meno male che se l'è cavata con poco!
–  Eh già, meno male! – rispondo, gettando un'occhiata a Hisashi.
–  Mamma, è pronta la colazione? – chiede Atsuko, entrando. Poi nota Hisashi. – Che hai fatto?! I capelli… La faccia… Che…?!
–  I capelli sono opera di Akiko, – dice lui, dandomi una pacca sulla mano. – E le ferite… beh, è lunga da spiegare e siamo già in ritardo perché a tua sorella ci è voluto un secolo per restaurarsi…
–  Senti chi parla… – sorrido. Hisashi sorride in risposta, continuando a parlare con Atsuko.
–  … quindi fattelo spiegare da tua madre, lei sa tutto, ok?
Si alza e va a salutare mio padre, che sta uscendo per andare al lavor. Atsuko è rimasta a bocca aperta.
–  E' un alieno, vero?! – chiede stravolta. – Non è Hisashi Mitsui, quello! I capelli… e l'aria da teppista… dove sono?!
–  I capelli ricrescono e l'aria da teppista non è totalmente sparita… Si è solo… modificata un po'!
A parte che con me Hisashi, anche negli ultimi due anni, si è sempre comportato più che bene. Sì, ogni tanto me li sono beccati pure io dei “và a quel paese”, ma erano di circostanza, non sentiti. Fatta eccezione per Sakuragi e la sua armata, e parte della squadra di basket, in tutto lo Shohoku ero e sono l'unica che può dire di non aver paura di Hisashi Mitsui.

A scuola non ci credono che sono io. Uno dei professori ha addirittura chiesto se ero un nuovo studente. Da come gli ho risposto ha capito che ero sempre io; d'altronde non si può pretendere che io cambi radicalmente in una sola notte look e modi…
–  Allora ciao, Hisashi! Non addormentarti in classe, eh! – sorride Akiko.
–  Farò del mio meglio per far finta di ascoltare cercando di tenere gli occhi aperti.
–  Beh, magari qualcosa ti resta comunque in testa.
–  Spero per me di no! – rido. Akiko mi saluta e si avvia verso la sua classe, e io verso la mia.
Ho sempre saputo quanto quella ragazza sia importante per me, ma stanotte ne ho avuto l'assoluta certezza. Stanotte avrei messo la mano sul fuoco che io e lei saremo amici per tutta la vita… nella buona e nella cattiva sorte. Lo siamo già stati e questi ultimi due anni sono stati il nostro banco di prova.
Ti voglio bene, Akiko. Da matti.

Sono finite le ore di lezione, sto andando al club per il mio primo allenamento da due anni. All'improvviso sento un urlo. – HISASHI!
Mi giro e Akiko mi salta al collo.
–  Che succede?! Qualche problema?!
–  No! Volevo solo farti un grosso in bocca al lupo per l'allenamento! – sorride.
Sospiro, sollevato. – Mi hai spaventato, piccola scema! Credevo fosse nei casini! – dico mettendola giù.
–  Ti pare?! Io non mi chiamo mica Hisashi Mitsui! – ride.
–  Ehi ehi ehi! Hai un bel coraggio a parlarmi così!
Sorride. – Fatti valere, Hisashi, ok?
–  Non resti a vedermi?
–  Appena ho finito il turno di pulizie. Sono fuggita due secondi quando ti ho visto andare verso la palestra. Annuisco. Akiko si alza sulle punte e mi bacia sulla guancia, quella senza bende.
–  Sei grande, Hisashi. Non dimenticartelo, – sussurra. Si gira e corre via. La seguo con gli occhi finché non scompare dalla mia vista.
Mi rendo sempre più conto di quanto quella ragazza sia un fattore determinante della mia vita.

 

 

 

  
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