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Autore: Meramadia94    31/03/2012    3 recensioni
In quel preciso istante suonò il telefono sulla scrivania-:''Gregory Lestrade.''- rispose prontamente il DI. Divenne pallido come un cencio quando il suo interlocutore iniziò a parlare e lasciò cadere la cornetta a peso morto sulla scrivania.
''Problemi? E' morto qualcuno?''- fece Sherlock speranzoso.
Lestrade sospirò: non sapeva come dirlo.
''Sherlock... John...''
Io metto il rating giallo, mi pare il più appropriato ma se ci sono problemi non eisterò a cambiarlo
Rating modificato da giallo a arancione
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jim Moriarty , John Watson , Lestrade , Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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''Sherlock''- urlò John mentre si abbottonava la giacca davanti allo specchio per andare al lavoro-:'' non torno a pranzo, nel frigorifero ci sono pollo e carote. Tornando mi fermo a fare la spesa, preferenze per la cena?''

Nessuna risposta.

''Ti consiglio di sputare il rospo adesso, perchè non ci penso minimamente a mollare il posto alla cassa per andare a prendere chissà quali ordinazioni tramite SMS e affrontare di nuovo le casse automatiche!!!''

Nessun segno di vita, nemmeno questa volta.

Erano ormai tre ore che il suo amico si era chiuso nel bagno, e il povero John era stato costretto ad usare quello di Mrs Hudson.

Non si sarà mica sentito male?, fu il pensiero che piano piano s'impossessò della sua mente e che gli stringeva lo stomaco come una morsa d'acciaio.

Iniziò a bussare alla porta della stanza da bagno, una, due, tre volte, ma nessuno rispondeva. Provò ad aprire la porta.

''Sherlock, perchè ti sei chiuso?''

A quel punto John perse la pazienza e decise di sfondare la porta.

Però nel bagno non c'era anima viva. Guardandosi allo specchie vide che alla sua giacca mancava un bottone. Strano, perchè se l'era abbottonata giusto ventotto secondi fa e i bottoni c'erano tutti.

Unica spiegazione a tutti gli indizi: era caduto mentre sfondava la porta.

''Accidenti... prima Sherlock che sparisce, ora perdo i bottoni... qui finisce che faccio tardi al lavoro.''- sospirò accucciandosi e a gattonare alla ricerca dell'oggetto perduto.

La sua ricerca lo portò fino alla vasca da bagno, infilò una mano sotto di essa e lo trovò.

''Trovato.''

''Che cosa?''

''AHHHHH.... MA SEI SCEMO?!?''- urlò John portandosi una mano sul cuore e respirando affannosamente. Si, perchè nell'esatto momento in cui il medico aveva trovato il bottone, dalla vasca riempita fino all'orlo era uscito uno Sherlock grondante d'acqua e completamente vestito.

''Se va avanti così mi costerà di più il cardiologo che le spese per l'affitto...''- pensò John-'' Ma sei matto ad entrare nella vasca completamente vestito? Ora va bene, lavarsi e lavare i vestiti, ma non era questo quello che intendevo.''

Sherlock riprese lentamente fiato-:''Due minuti...esperimento riuscito. Dovevo assolutatamente sapere quanto ci mette una persona ad annegare sott'acqua.''

''Si, e a momenti ti ammazzavi per una cosa che potevi benissimo chiedere a me, sono un medico, certe cose le saprò, non credi?''- sbuffò John.

''Mi conosci, quando mai ho preso la via più semplice?''- fu la pronta risposta.

John giunse le mani e iniziò ad agitarle avanti e indietro-:'' E poi queste prove non puoi andare a farle in piscina come tutti, invece che nella vasca di casa?''

Anche se entrambi non avevano dei grand bei ricordi di quel luogo pubblico...

John tese una mano all'amico per aiutarlo a uscire dalla vasca senza scivolare e poi lo coprì con il proprio accappatoio per evitare che prendesse troppo freddo.

'' Asciugati e mettiti dei vestiti, o prevedo che presto in ospedale ci sarai anche tu, per una brutta polmonite.''- gli consigliò caldamente John.

E non aveva sbagliato a dire ospedale invece di ambulatorio. Da qualche giorno all'ospedale vicino all'ambulatorio dove lavoravano lui e Sarah c'era una notevole carenza di medici, e lui, l'ex fidanzata e i medici più qualificati lavoravano li, e non avevano un minuto di pace con tutto il lavoro arretratoche c'era.

La sera quando rientrava a casa era talmente a pezzi che non aveva nemmeno la forza di arrabbiarsi con Sherlock se trovava i cuscini o il materasso sventrati, lingue nei vasetti di marmellata o segni evidenti di esplosione.

''Allora, che vuoi stasera per cena?''- richiese John.

''Senti, a proposito di cena...''- iniziò Sherlock-:'' Ieri mi ha chiamato Angelo dicendo che è un po' che non ci vede... ti va se stasera andiamo a cena da lui?''

''Ok... ti va bene alle sette sotto l'ospedale?''- chiese John. Sherlock annuì, e poco dopo fece un violento starnuto che fece trasalire lo stesso John.

''Mettiti qualcosa di asciutto prima di raffraddarti o peggio.''- ripetè il medico usciendo di casa, deciso come non mai a fare presto e bene il suo lavoro quel giorno, pensando che alla sera si sarebbe ritrovato seduto a un tavolo vicino alla finestra al lume di candela a mangiare uno dei manicaretti di Angelo con il suo migliore amico.

''... fagli fare un check-up ( si scrive così vero?) completo e assicurati che stia a riposo.''- John dette queste disposizioni a Sarah e le porse la cartella clinica del paziente appena ricoverato.

Un ragazzo di circa diciassette anni, che stava tornando a casa da scuola in moto assieme alla ragazza, e avevano sbattuto violentemente contro un camion.

Fortunatamente la ragazza ne era uscita illesa, mentre lui se l'era cavata con parecchie escoriazioni e qualche osso rotto.

''Agli ordini.''- sorrise Sarah. Dopodichè guardò l'orologio-:'' abbiamo fatto l'una e mezzo... di nuovo. Che ne diresti di scendere alla caffetteria qui sotto e prenderci un panino o qualcosa di commestibile?''

A John non parve una cattiva idea, non toccava cibo dalla sera prima, e con lo spavento che gli aveva fatto prendere Sherlock la mattina, ovvero giocare al piccolo sommozatore nella vasca di casa, si era completamente dimenticato di fare un salto al bar sotto casa per prendere almeno un cornetto da sgranocchiare. Quindi diede l'ok alla collega e insieme si avviarono.

''Stasera hai voglia di uscire e di vedere un film?''- chiese Sarah speranzosa.

''Mi piacerebbe, ma stasera non posso: ho gia un altro impegno.''- si scusò John. Sarah capì al volo e sorrise complice.

''Ah, così hai un appuntamento con Sherlock''- John arrossì e fece per ribattere di non essere gay, e che Sherlock non era il suo fidanzato, ma ci rinunciò.

Ormai lo sapevano tutti all'infuori di lui.

In quel momento arrivò la caposala, una donna sui trent'anni con i capelli biondo-ramato e con qualcosa in mano che sembrava una cartellina.

''Dottor Watson, mi scusi potrebbe andare in archivio a cercare l'originale di questa cartella clinica?''- chiese la donna porgendo al medico le fotocopie.

Sarah ebbe da ribattere-:''Mi scusi, ma questo non è compito degli infermieri di solito?''

La donna l'apostrofò acidamente-:''Gli sto chiedendo una cortesia, dottoressa Sawyer.''- detto questo si allontanò e sparì dietro il corridoio.

John iniziò ad avviarsi per compiere il proprio compito quando Sarah gli domandò-:'' Vuoi che t'accompagni?''

John sorrise e rifiutò cortesemente-:''Non preoccuparti. Vado e torno, ci vediamo al bar.''

Detto questo sparì anche lui.

Nel frattempo, alla centrale di New Scotland Yard tutto procedeva come al solito: un via vai di agenti che smanettavano al computer, che controllavano carte e registri e gente che veniva per le solite denunce.

Lestrade era talmente rilassato che ne approfittò per mangiare una scatoletta di spaghetti confezionati e per telefonare al fioraio per chiedergli di mettere da parte un mazzo di rose rosse per Molly. La patologa e l'ispettore in quel momento erano un pettegolezzo sulla bocca di tutti, ma non gliene importava nulla, anche perchè era vero.

Stavano assieme da sei mesi, oramai e fra due mesi la ragazza avebbe abbandonato il buco di stanza che aveva in affitto vicino alla postazione di lavoro e si sarebbe trasferita a casa del suo fidanzato.

Era un momento felice per entrambi, soprattutto per Molly che aveva finalmente trovato qualcuno che le voleva sinceramente bene, l'amava e la faceva sentire la ragazza più speciale del mondo.

A distruggere le sue fantasticherie ci pensò Sherlock che entrò nel suo ufficio senza nemmeno bussare.

''DIsturbo?''- chiese con voce rauca. Senza nemmeno aspettare la risposta del DI domandò a bruciapelo-:'' nessun caso interessante?''

Lestrade s'affrettò a rispondere-:''No, stranamente oggi è stata una giornata tranquilla, abbiamo fatto solo un sacco di multe per i divieti di sosta... ma ti è venuto il mal di gola?''

Sherlock fece cenno di no con la testa-:''E' un esperimento.''

In quel preciso istante suonò il telefono sulla scrivania-:''Gregory Lestrade.''- rispose prontamente il DI. Divenne pallido come un cencio quando il suo interlocutore iniziò a parlare e lasciò cadere la cornetta a peso morto sulla scrivania.

''Problemi? E' morto qualcuno?''- fece Sherlock speranzoso.

Lestrade sospirò: non sapeva come dirlo.

''Sherlock... John....''

Il CI sentiva che c'era qualcosa che non andava, che voleva e non voleva sapere allo stesso momento.

''è stato rapito.''- concluse Lestrade. 

  
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