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Autore: visbs88    01/04/2012    3 recensioni
La vendetta ha il sapore del sangue, e un po’ anche quello del cioccolato. Ha il colore del fuoco, il suono delle grida di dolore. La vendetta, alla fin fine, non è altro che un adorabile, dolce, crudele capriccio.
[Rin/Sesshomaru]
[Scritta per la Cioccolato Challenge di Fanworld.it, set Praline di cioccolato]
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rin, Sesshoumaru
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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LUSTFUL, BLOODY WHIMS

 
Iniziativa: Cioccolato Challenge (Fanworld.it).
Prompt: Praline di cioccolato – Campo di grano, 16+, piumone.
Titolo: Lustful, bloody whims.
Introduzione: La vendetta ha il sapore del sangue, e un po’ anche quello del cioccolato. Ha il colore del fuoco, il suono delle grida di dolore. La vendetta, alla fin fine, non è altro che un adorabile, dolce, crudele capriccio.
Personaggi: Rin, Sesshomaru.
Rating: Arancione/16+.
Generi: Drammatico, Erotico, Introspettivo.
Avvertimenti: AU, Contenuti Forti/Non per stomaci delicati, OOC, One-shot, Violenza.
Pairing: Rin/Sesshomaru.
Numero parole (Contatore Word): 1.279.
Disclaimer: i personaggi non sono miei, ma dell’autrice del manga Rumiko Takahashi. Non scrivo a scopo di lucro, ma per puro divertimento personale. Occorre il mio permesso per citare pezzi della storia, tradurla, riprodurla altrove o trarne ispirazione.
 

Buona lettura.
 
Le fiamme erano alte. Lambivano il cielo nero come la pece, illuminando la notte in modo tanto vivido che non si scorgevano più le stelle brillare: erano state sostituite da scintille incandescenti che danzavano nell’aria per poi ricadere al suolo, alimentando quel fuoco vorace che rapidamente distruggeva il campo di grano. L’oro delle spighe scompariva, inghiottito dall’inesorabile avanzare del rosso delle fiamme. Ben presto esse avrebbero raggiunto il limitare del bosco del villaggio, incendiando gli alberi, uccidendo le innocue bestie che si celavano in mezzo ad essi, distruggendo ogni cosa. Il sole il mattino seguente avrebbe visto solo nera cenere sul suolo di quello che era stato un territorio colmo di vita fino a quella notte. Nulla si sarebbe salvato, tranne forse un piccolo fazzoletto di terra al centro del campo: da lì, una ragazza ammirava quello spettacolo terribile ed incantevole allo stesso tempo con aria assorta.
Il fuoco formava un cerchio attorno a lei senza riuscire ad avvicinarsi, come se fosse stato tracciato nel terreno un confine invisibile ed invalicabile per le fiamme. La giovane aveva disteso in quel piccolo spazio un soffice piumone grigio, piuttosto largo, sopra il quale era seduta come una sirena. Era nuda, e la luce delle fiamme accarezzava quel corpo snello e sottile, i seni piccoli e proporzionati, la pelle chiara, il volto dai lineamenti dolci. Lunghi capelli castani le scendevano fino alla vita, e solo un piccolo ciuffo di essi era raccolto sulla sua fronte con un elastico sottile. Gli occhi erano grandi, scuri, intensi.
Di tanto in tanto la giovane tendeva una mano dalle dita sottili e prendeva da una scatola una pralina al cioccolato, portandola alle labbra senza mai abbassare lo sguardo. Il calore delle fiamme scioglieva quei cioccolatini, ormai molli ed informi, ma lei non pareva curarsene: erano solo un vezzo fra tutti gli altri. Il piumone era stato un capriccio, esattamente come voler dar fuoco ai campi del villaggio.
La ragazza si chiamava Rin, ma odiava il suo nome. Troppe volte i bambini di quel villaggio sperduto nella campagna ed isolato dal mondo l’avevano picchiata e avevano urlato con aria di scherno quella breve parola, e questo perché Rin viveva sola in una capanna del villaggio, ma soprattutto perché era troppo piccola e troppo spaventata per usare la forza. Non era diventata un demone da un giorno all’altro, lo era sempre stata, ma non se ne era nemmeno più ricordata fino a quando non era cresciuta. Aveva, in fondo, un aspetto molto umano. Malmenata e maltrattata aveva finito per soffocare la propria natura; ma dopo essere scappata di casa un mondo nuovo le si era aperto di fronte: un mondo meraviglioso, colorato, divertente. Un mondo in cui lei uccideva e gli altri gridavano.
Aveva scoperto di essere forte, abbastanza forte da riuscire a combattere, vincere e sottomettere un demone maschio ed adulto e renderlo suo servo, schiavo, giocattolo. Era lui che stava facendo tutto, in quel momento. Lei aveva scoperto di non avere voglia di agire direttamente, una volta arrivata a quelle casette bianche impresse in modo spiacevole nella sua memoria. Per capriccio, aveva preferito restare a guardare.
Accarezzò i capelli di una testa di donna mozzata appoggiata sopra al bel piumone. Non sapeva bene che senso avesse avuto ordinare al suo servo di decapitare chiunque avesse ucciso, cioè tutti gli abitanti del paese; sapeva solo che lo aveva trovato divertente e che lei non rinunciava mai ai divertimenti.
Mangiò un altro cioccolatino, e con le dita sporche afferrò la testa. Lasciò che il sangue colasse sul suo corpo, deliziata. Dal villaggio le arrivavano ancora alle orecchie grida di terrore e di atroce dolore, e un sorriso dolce si dipinse sul suo volto mentre immaginava la disperazione di chi le aveva fatto tanto male molto tempo prima. Non si chiese nemmeno per un istante se non stesse esagerando. Sapeva già di star andando oltre ogni limite, e ne era terribilmente felice ed orgogliosa. Guardò il proprio seno ormai tinto di rosso, lanciò la testa lontano e rimase ad osservare le gocce di sangue che scendevano lente lungo il suo addome.
Attorno al suo bellissimo e morbido piumone macchiato di liquido scuro, c’erano molte, molte decine di teste. Alcune erano finite fra le fiamme, purtroppo, e stavano bruciando, ma ce n’erano tante altre, quindi Rin non se ne preoccupava.
Era tutto troppo divertente. Si sentì anche eccitata quando un rivolo di sangue arrivò alla sua femminilità nuda. Divorò altri tre cioccolatini insieme e si leccò le dita, scoprendo con un certo piacere che cioccolato e sangue erano due sapori molto buoni insieme. Si sentì di nuovo bambina mentre si sedeva a braccia incrociate e iniziava a giocare coi capelli di un’altra testa, pettinandoli e acconciandoli come aveva fatto tanto tempo prima alle poche bambole che aveva avuto durante la sua infanzia. Brutte bambole trovate fra i rifiuti che le altre bambine prendevano in giro, brutte bambole che lei detestava proprio perché erano brutte. Finiva per sentirsi sgradevole come loro, anche se era sempre stata una bambina graziosa. E nessuno l’aveva mai aiutata o consolata. Solo gli uomini e i bambini le parlavano: gli uomini per mandarla a lavorare i campi e darle qualche soldo per mangiare, i bambini per insultarla. Ma ora… ora i bambini dovevano essere uomini e gli uomini dovevano essere vecchi, e il suo servo li stava uccidendo uno per uno, mentre lei attendeva paziente che finisse e guardava quei campi su cui aveva sudato e pianto venire divorati dalle fiamme.
Si distese, un po’ annoiata. Rimase a lungo a rimirare lo spettacolo del fuoco proteso verso il cielo, ma dopo un po’ anche quella visione perse il suo fascino. Le praline finirono. Ma per fortuna, una sagoma scura stava avanzando in quel momento fra le fiamme, con in spalla un grosso sacco. Non pareva che il fuoco la infastidisse, e quando ne uscì per avvicinarsi a Rin era indenne.
Appoggiò senza grazia il sacco sul terreno, e diverse teste ne rotolarono fuori. Era un demone molto bello, con capelli lunghi ed argentei e occhi dorati. Era alto e portava solo lunghi pantaloni chiari ormai zuppi di sangue: l’ampio petto muscoloso era scoperto ed i piedi scalzi.
- Ho finito, mia signora - disse con voce fredda, ma senza staccare per un attimo lo sguardo dal corpo nudo e insanguinato di Rin. Lei si era messa a sedere.
- Sicuro, Sesshomaru? - rispose dolcemente - Nessuno è scappato?
- No.
Il fuoco era più ardente che mai. Zampillava come alimentato da mille uomini, e il calore cominciava a farsi sentire anche per Rin, che guardò ciò che Sesshomaru le aveva portato. Sorrise compiaciuta, pronta a soddisfare anche l’ultimo capriccio di quella notte.
- Bene, mio adorato. Adesso… vieni qui. C’è un premio tutto per te - ridacchiò maliziosa tornando a distendersi e allargando le gambe.
Sesshomaru la fissò un istante negli occhi. Poi si liberò dei vestiti e salì sopra di lei, gli occhi d’oro che riflettevano la luce delle fiamme in un gioco magnificamente seducente.
Lei era felice, alla follia. Aveva scoperto che la vendetta aveva il gusto del sangue e del cioccolato insieme, il colore intenso del fuoco, il suono delle grida e lo stupendo aspetto del suo servo, di quel demone che ardeva di passione e amore per lei. Non era sicura di ricambiarne i sentimenti, non era certa di possedere un cuore abbastanza grande per ospitare un simile affetto. Ma aveva un corpo abbastanza bello per far sì che Sesshomaru la bramasse, e occhi abbastanza acuti da vedere la bellezza del suo amante.
E lui non esitò un istante di più a prendersi quella ricompensa che tanto lo faceva fremere di desiderio.
 
 
 

Spazio autrice:
Ammettete che mi volete bene (?) proprio perché sono terribilmente incorreggibile: pure quando tratto pairing canon o talmente fanon da essere chiamati canon devo inserire qualche elemento crack, tipo che so, un rovesciamento di ruoli. Sì, è un esempio molto a caso. Ma questa Rin terribile, infantile e capricciosa mi piaceva troppo *_* ero indecisa se mettere l’avvertimento OOC, per il momento l’ho inserito, pur avendo qualche dubbio x° sarà che siamo in una AU x° (a chi servisse un chiarimento: la storia è ambientata ai giorni nostri, sìsì. In uno di quei villaggi sparsi in Cina, dove ancora si vive seguendo le vecchie tradizioni e si coltiva a mano. C’è nel mio libro di geografia, questa). Ammettiamo anche che sarei stata molto tentata di scivolare nel rating rosso, ma per esigenze di prompt non ho potuto farlo ç-ç mi domando cosa ne sarebbe venuto fuori… vabbè, comunque sia spero vi sia piaciuta e che commentiate, sono curiosa nel vero senso della parola di sapere cosa ne pensante in negativo o in positivo, dico sul serio.
Un bacione, visbs88.
   
 
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