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Autore: _Fuck the system    01/04/2012    2 recensioni
Si voltò verso di me e mi guardò per qualche istante.
Fui come incatenata dal suo sguardo. Non potevo staccarmi, non potevo distogliermi. Quegli occhi verdastri mi tenevano attaccata a loro, incatenata.
Vidi ogni cosa dentro quegli occhi. Dolore, rabbia, malinconia. Erano talmente intense quelle emozioni, intrappolate nel suo sguardo, che si potevano vedere, sentire.
-Be'...ciao, Allie. Ci si vede.- furono le sue parole.
Poi uscì e mi lasciò lì, imbambolata.
Non avevo mai visto nessuno come lui. Nessuno con quello sguardo.

Allie Coleman è una giovane diciassettenne delle strade di Rodeo. La sua vita è una sofferenza continua per il passato e per il suo sentirsi completamente trascurata dai propri genitori. Ma un giorno, come il destino aveva premediato, incontra un ragazzetto dalle iridi verdastre che, pian piano, cambierà la sua vita.
La fine è malinconica e secondo le migliaia di idee immagazzinate nella mia mente contorta ci potrebbe essere, in futuro, anche un seguito di questa storia.
Ad ogni modo, buona lettura!
Genere: Commedia, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio, Tré Cool
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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"Svegliati, Allie. Sei una dormigliona."
Aprii gli occhi. La luce del sole mi arrivò violentemente sugli occhi e mi accecò, costringendomi a nascondere il viso con il braccio.
Sospirai. No, non c'era lui. Quella era la sua voce, ma non c'era lui. Era solo nella mia mente, un fastidioso ricordo da cancellare.
Strattonai il piumone uscendo dalle mie amate coperte e chiusi le tende, nascondendo la luce del sole che ora era meno accecante.
Spalancai la bocca in un enorme sbadiglio, mostrando allo specchio le mie papille gustative, e mi diedi un'occhiata. Capelli cesposi e arancioni, pieni di nodi, occhi scuri, anellino argenteo al naso e sguardo vitreo e spento mattutino.
Avrei seriamente dovuto darmi una sistemata.
Strascicando i lembi del pigiama sul pavimento, raggiunsi la cucina.
Mamma sorseggiava una tazza di caffè fumante e papà sembrava discutere con Frances sul suo nuovo tatuaggio sul polso destro.
-E' palesemente satanico!- esclamava, puntandole il dito contro -Non voglio che vada in giro conciata così! Tu devi essere una di quelle ragazze carine che si vestono vintage e ascoltano le band storiche degli anni '60...-
E continuava a blaterare, rammentando dei suoi tempi e delle miliardi di ragazze hippie che aveva avuto, mentre mamma lo guardava sottecchi stringendo i denti in un ringhio.
Mi sedetti a peso morto su una sedia, ignorando la discussione tra papà e la sua "figlia con un tatuaggio satanico".
-Non è satanico, pa'! E' un teschio, non ha niente a che fare con quello che dici tu! E poi smettila di parlarmi dell'hippie, del vintage, dei fiori...parlami del metal, piuttosto!-
Guardai i cereali galleggiare molli nel latte e girare in un vortice creato dal mio cucchiaino. Non avevo alcuna voglia di mangiarli. Guardai mamma, presa da un articolo del giornale, e poi papà e Frances presi dalle loro motivazioni.
Via libera. Mi alzai dalla sedia e mi rifugiai in bagno.
Lì mi spogliai e mi feci una doccia.
Quello era il primo giorno di scuola e considerato che odiavo la Pinole Valley High School e tutti i suoi professori e studenti non mi ero affrettata a svegliarmi.
Se avessi perso il bus scolastico, tanto meglio, era una scusa per non andare a scuola e bazzicare in città. Tanto mamma e papà erano troppo presi da loro stessi, non se ne sarebbero mai accorti.
E poi sapevo già che professore ci avrebbero appioppato alla prima ora. Campbell, quello di italiano, un intellettuale con i soldi che gli escono dal buco del culo e la faccia di chi disprezza chiunque non sia abbastanza di cultura. Un coglione, insomma.
Non lo sopportavo. Poi non sarei andata come al solito alla mensa a mangiare ma a farmi qualche spinello in bagno, sarei tornata a lezione mezza fatta, e uscita da scuola, anzichè tornare a casa, avrei incontrato Sid e ci saremmo divertiti fino a sera.
Come rincominciava il periodo scolastico, rincominciava anche la routine e la monotonia.
Uscii dal bagno e mi vestii: jeans, felpa nera e converse, e delinai il contorno degli occhi con un po' di matita scura.
Presi la cartella ed uscii. In attesa del bus mi accesi una sigaretta e infilai le cuffiette, come sottofondo le note dell'album In Utero dei Nirvana.
L'autunno era arrivato ed i viali di casa erano cosparsi di foglie di colori autunnali, che ancora cadevano dai rami ormai spogli.
Il cielo era plumbeo e affollato di nuvole grigiastre che minacciavano pioggia, e un vento d'autunno oltrepassava il tessuto fino della mia felpa e mi gelava la pelle.
Se fossi stata solo una folata di vento, gelida, rapida, non avrei avuto problemi. La mia vita sarebbe stata un soffio, un rapido soffio che svanisce pian piano nell'orizzonte.
Sarebbe stato tutto talmente facile, anzichè complicato. Avrei certamente sofferto di meno.
I miei pensieri furono interrotti dall'arrivo con una sgommata del bus scolastico.
Le porte si aprirono con il solito sbuffo e salii.
-'Giorno Woody.- dissi all'autista.
Woody era l'autista del nostro bus scolastico e godeva della mia stima. Era bassetto, e aveva i capelli biondi, ricci e lunghi fino alle spalle, in memoria degli anni passati.
Era uno che ne aveva passate tante, tra manifestazioni, spinelli, eroina, botte dagli sbirri, periodi hippie e concerti memorabili di rock band. Un mito, insomma.
Lui alzò la mano e mi sorrise mostrandomi i suoi denti ingialliti dal fumo.
-'Giorno Allie. Dormito bene?- rispose.
-Più o meno. Qualche incubo.-
Lui annuì e mise in marcia il bus, concentrandosi sulla guida.
Percorsi con lo sguardo l'intero pulmino, nel quale volavano areoplanini di carta, palline zuppe di saliva e quant'altro, e finalmente trovai Raley che mi attendeva lì, con le cuffiette.
Lo raggiunsi. Sembrò non badare al mio arrivo, era fin troppo preso dalla musica che gli rimbombava nelle orecchie.
Sospirai. D'altronde, dovevo essere sempre io a iniziare una conversazione.
-Oggi ho sognato Will.- esordii, sentendo un tuffo al cuore al solo pronunciare il suo nome.
Lui sembrò svegliarsi. Sfilò le cuffiette e si voltò verso di me.
-Davvero?- rispose.
Annuii.
-Era seduto su una rosa nera e sorrideva. Io gli stavo andando incontro. Poi una mano scheletrica mi aveva afferrato le spalle...mi ero voltata, ed era Gillian. Aveva gli occhi accesi...sembravano luci, quasi. Mi ero voltata di nuovo. Ora dagli occhi di Will colavano lacrime nere.-
Feci una pausa.
-E poi?-
-Poi tutto si era come infiammato...ed io mi ero ritrovata a rotolarmi nel fuoco, come nelle fiamme dell'inferno, toccandomi la belle che bruciava e gridando. E poi è finito.-
Raley rimase in silenzio per qualche istante.
-Mi dispiace.- mormorò poi.
Strinsi le spalle. Sentii le sue braccia circondare con affetto il mio corpo e ricambiai, stringendolo con forza a me.
Troppi ricordi affollavano nella mia mente. Troppi rumori. Avevo una mente troppo rumorosa. C'erano troppi suoni, voci, canzoni.
Non c'era mai silenzio nella mia mente, era come se ci fosse un turbine che provocava un fracasso infernale, che rimbombava nella mia scatola cranica.
Ed era stato lui, a ridurmi così.
Ci staccammo.
-Hai sentito Sid ultimamente?- chiese poi.
Scossi il capo e strinsi le spalle.
-No, è un po' di giorni che non mi chiama.-
Il pulmino finalmente giunse a scuola e mi immischiai nella massa di studenti che tentava sgomitandosi di uscire. Finalmente uscii incolume dall'autobus e, salutando Woody, mi incamminai con Raley verso l'entrata.
-Questa scuola fa schifo.- sibilai, guardando i muri con l'intonaco grigiastro scorticato e gli sguardi spenti e annoiati dei bidelli -Certo, ha sempre fatto schifo. Non è mica una novità.-
-Quest'anno fa ancora più schifo.- rispose Raley.
Raggiungemmo la nostra classe e, come previsto, trovai Campbell tutto preso da un mattone di libro scritto in caratteri minuscoli, con i suoi occhialini e i suoi gilet di colori imbarazzanti. Ridicolo.
Mi sedetti in fondo accanto a Raley.
Campbell distolse l'attenzione dal suo libro e si alzò, battendo le mani per farci stare in silenzio. Metodo infallibile, secondo lui.
-Bene, ragazzi. Questo è un anno nuovo, e abbiamo molte nuove cose da imparare, libri da leggere, dozzine di pagine da studiare, migliaia di appunti.-
-Iniziamo bene.- sibilai.
-Spero vivamente che molti di voi quest'anno migliorino, altrimenti, si sà, non riusciranno a passare e verranno bocciati.- continuò, e percorse alcuni sguardi nella classe per poi fermarsi su di me ed arricciare il naso -Questo sarà un anno molto difficile e voglio che vi impegnate, sia chiaro. Soprattutto lei, signorina Coleman.-
Alzai lo sguardo dal mio quaderno, già pieno di scarabocchi, e lo guardai sprezzante.
Credeva davvero che gli avrei dato ascolto? Che sarei diventata una brava ragazza per lui?
-Se si aspetta che io migliori per lei, sbaglia.- risposi.
Povero illuso.
Lui assottigliò gli occhi e continuò il suo discorso, ancora scosso dalla mia risposta.
-Ignorando il carattere del tutto acido della Coleman, spero che tutti voi quest'anno miglioriate. Ricordate, la scuola è un'opportunità, non va sprecata. Lo studio è cibo per la mente!- alzò solennemente l'indice verso l'alto -Ricordate, senza una buona istruzione non raggiungerete mai nulla.-
Poi fece una pausa e gonfiò il petto.
-Ed ora, torniamo allo studio.-
Sprofondai nella sedia. Mi attendevano due ore strazianti con quell'idiota di Campbell.
Mi tornò subito in mente Sid.
Il mio fidanzato, per chi non lo sapesse.
Ricordo la prima volta che lo incontrai...alla ferrovia abbandonata. Ero lì, a fumare una sigaretta e a deprimermi. Era l'anniversario del mio fidanzamento con Will. Un anno.
Lui era arrivato e aveva calciato una panchina.
Mi ero chiesta che cosa ci facesse un ragazzetto con i capelli verde sedano in una ferrovia abbandonata a calciare panchine.
Ma d'altronde lui si sarebbe potuto chiedere la stessa cosa. Che cosa ci faceva una ragazzetta con i capelli arancioni tutta sola a fumare una sigaretta alla ferrovia abbandonata di Berkeley?
-Che ti prende?- gli avevo chiesto, pur non conoscendolo.
-Va tutto male in questa fottuta vita.- aveva risposto, sedendosi con furia accanto a me.
-Non dirlo a me.- fu la mia risposta.
Avevamo iniziato a conoscerci. Apprendei che era un delinquente, non aveva abbastanza soldi. Non era uno molto profondo, ma mi capiva.
Quella sera lo portai a casa mia. Divenemmo amici, e dopo due settimane ci ritrovammo a fare l'amore al 7-11.
Era incredibile quanto il fato potesse essere puntuale. Proprio quando avevo bisogno di qualcuno accanto a me, era arrivato.
Finalmente la campanella suonò e anzichè seguire la massa di gente, compreso Raley, che andava a mensa a mangiare, mi svincolai e mi diressi verso il bagno.
I corridoi della Pinole Valley High School erano più che deprimenti. Pareti scorticate, armadietti ammaccati dai pugni dei bulli e pavimenti pieni di sporcizie.
Tutto fu ancora più deprimente quando giunsi alla porta del bagno, e trovai il bagno delle ragazze sbarrato con incollato un foglietto che diceva che si era rotto e che avremmo dovuto usare quello dei ragazzi.
Magnifico.
Feci leva sulla maniglia del bagno dei ragazzi, già bagnata per qualche strano motivo -ed ero sicura che non fosse acqua, perchè nessuno usava lavarsi le mani- e mi ritrovai in un luogo con il pavimento pieno zeppo di sigarette, bagnato, le pareti piene di scritte e quant'altro. Sentii di dover vomitare al pensiero che mi sarei dovuta sedere su uno dei loro water a fumarmi qualche spinello.
Decisi così che li avrei fumati seduta su un lavandino, pur correndo il rischio di spaccarlo data la loro scarsità.
Mi sedetti e sfilai uno spinello dalla tasca della felpa. Lo avevo rollato il pomeriggio precedente e non era venuto un granchè, ma era pur sempre decente.
Feci per portarlo alle labbra, quando una porta dei bagni si aprì e uscì un ragazzetto.
Era piuttosto basso; i capelli lunghi e ricci erano schiacciati da un cappellino da baseball ed era vestito piuttosto alla buona. Ma quello che mi colpì di più di lui furono i suoi occhi.
Verdi, intensi, profondi. Lo guardai immobilizzata per qualche istante.
-Cazzo guardi?- disse, infastidito.
Poi portò lo sguardo sul mio spinello e fece un sorrisetto divertito.
-E quello chi te l'ha rollato, tua madre?-
Guardai lo spinello che aveva un aspetto terribilmente sbilenco.
-L'ho rollato io, e non credo si possa fare di meglio.- risposi, acida.
Lui frugò nelle enormi tasche dei suoi pantaloni e ne sfilò circa tre perfettamente rollati.
-Guarda qua.- disse -Se ne vuoi uno sono due dollari.-
Frugai nella mia tasca. Avevo i soldi del pranzo. Sfilai due dollari e glieli tesi, afferrando uno dei suoi spinelli.
-E comunque, io sono Billie. Ma mi chiamano Two dollar Bill.-
Sorrisi. Probabilmente era per i suoi spinelli.
-Io sono Allie.-
Lui se ne accese uno e si appoggiò al muro.
Lo imitai, poggiandomi accanto a lui.
Rimanemmo in silenzio a fumare per tutto il tempo. Iniziai ad avere un forte mal di testa, ma non sofrii la fame. Non avevo e non ne avrei mai avuta.
Rimasi lì inalando il suo odore. Un misto di fumo e alcol, qualcosa di buono, insomma.
Ero ancora rimasta abbagliata dai suoi occhi, talmente verdi e accesi.
Forse mi inquietavano, ma erano meravigliosi.
Lui terminò il suo spinello e lo acciaccò sul pavimento. Questo spiegava tutte le sigarette al terreno. Si voltò verso di me e mi guardò per qualche istante.
Fui come incatenata dal suo sguardo. Non potevo staccarmi, non potevo distogliermi. Quegli occhi verdastri mi tenevano attaccata a loro, incatenata.
Vidi ogni cosa dentro quegli occhi. Dolore, rabbia, malinconia. Erano talmente intense quelle emozioni, intrappolate nel suo sguardo, che si potevano vedere, sentire.
-Be'...ciao, Allie. Ci si vede.- furono le sue parole.
Poi uscì e mi lasciò lì, imbambolata.
Non avevo mai visto nessuno come lui. Nessuno con quello sguardo.

Quando uscii da scuola il sole stava per tramontare e tingeva il cielo di arancione e rossastro. Il vento autunnale mi gelava la pelle.
Raley era accanto a me e fumava una sigaretta. Ci stavamo incamminando verso casa.
Le foglie secche al terreno scricchiolavano ad ogni nostro passo.
-Raley, ti posso chiedere una cosa?- chiesi.
-Dimmi.-
-Conosci Two dollar Bill?- sputai.
Lui rise, quasi strozzandosi con il fumo.
-Ma certo! Chiunque fumi spinelli in questa scuola lo conosce.- rispose, come se la mia fosse una domanda totalmente idiota.
Mi sentii un'incapace. Io, che avevo sempre fumato spinelli in bagno, non ero ancora a conoscenza di Two dollar Bill?
-E perchè non me lo hai mai raccontato?- chiesi.
-Probabilmente te ne avrò raccontato ma non ci hai fatto caso.-
Strinsi le spalle e tornai a guardare l'orizzonte.
Ora il sole era quasi scomparso. Ne vedevo solo un piccolo spicchio, che illuminava debolmente Berkeley.
La strada per casa era lunga e avrei dovuto accellerare il passo, altrimenti mi sarei ritrovata congelata al buio con la mia felpa super fina.
-Io devo girare strada...ci vediamo domani.- disse Raley.
-Ci si vede.- risposi.
Lui girò strada e mi ritrovai sola a percorrere i viali di Rodeo.
I miei pensieri non riuscivano a fare altro che arrivare a Two dollar Bill.
Quegli occhi...verdi. Pieni di emozioni. Tante, troppe, incontenibili emozioni.
Aveva lo sguardo di chi ne aveva passate tante, di chi sapeva cosa faceva.
Sembrava diverso. Speciale, a modo suo.
Ma perchè continuavo a pensare a lui? Era solo un ragazzo, dannazione.
Eppure non riuscivo a distogliere la mente dal suo sguardo, dalla sua voce, da tutto ciò che gli apparteneva. Ogni cosa sua.
I miei pensieri furono interrotti dall'arrivo di una macchina accanto a me, che fece sollevare ogni foglia cosparsa sul terreno.
Da essa scese Sid, con sguardo fiero, ma un occhio violaceo e il labbro spaccato.
Che diavolo ci faceva ridotto così? E, soprattutto, dove aveva preso quell'auto?
-Sid! Ma come sei ridotto?- esclamai, correndogli incontro.
Lui mi schioccò un rapido bacio sulle labbra.
-Mi sono immischiato in una rissa, niente di chè- mi rispose, tranquillo -Probabilmente ti starai chiedendo dove ho preso questo pezzo di auto.-
Storsi il naso. Non era un granchè.
Era di un color verde militare sbiadito, ammaccata e a giudicare dall'odore che c'era nell'aria c'era qualche problema con il tubo dello scarico.
-Non l'hai rubata, vero?- chiesi.
Lui scosse il capo.
Fui sollevata. Se l'avesse rubata si sarebbe ritrovato nei guai, e già ne aveva abbastanza.
-Era di mio padre. Ormai ha detto che non la guida più da quando mamma è morta e me l'ha ceduto. Non è fantastico?- rispose, entusiasta.
-Sì...fantastico.-
Onestamente l'idea che Sid mi portasse di qua e di là con quello scarroccio che probabilmente avrebbe subito fatto cilecca non mi entusiasmava, ma in ogni caso ero contenta per lui.
-E poi ho un'altra sorpresa per te.- continuò -Riguarda la mia band, i Disturbed.-
Ora ero estremamente curiosa.
-E quale?-
Lui gonfiò il petto e, tenendomi sulle spine per qualche istante, annunciò:
-Stasera suoneremo al Gilman.-
Lo abbracciai d'impulso. Era meraviglioso.
Sapevo che sarebbero piaciuti. Avevano talento, li avevo spesso ascoltati durante le prove ed erano davvero forti.
Finalmente avrebbero suonato al Gilman.
-E' meraviglioso.- mormorai al suo orecchio, schioccandogli un bacio sulla guancia.
Ci staccammo.
Ci fu silenzio per qualche istante. Entrambi eravamo entusiasti.
Probabilmente lui di più, dato che sarebbe stato lui a suonare e cantare, ma l'idea di andare a vedere il mio ragazzo esibirsi al Gilman mi eccitava come non mai.
-Be'...dove pensi di portarmi con quell'auto?- chiesi, spezzando il silenzio.
Lui fece un sorrisetto malizioso e mi afferrò per i fianchi, portandomi a pochi centimetri dalle sue labbra.
-Casa mia è libera, ora.- mormorò.
Inziò a baciarmi lentamente il collo.
-Potremmo andare lì e divertirci...-
Si staccò dal mio collo, facendomi sussultare.
Non avrei potuto resistere.
-Mi sembra una buona idea.- risposi.
Lui sorrise e mi fece salire sull'auto, che partì con una sgommata.

Sentivo i vestiti di Sid strusciare sulle sue gambe, il suo respiro galleggiare nell'aria.
Aprii lentamente le palpebre per vedere l'ora. Le otto e un quarto di sera.
Sarebbe dovuto partire. Alle nove avrebbero dovuto esibirsi e non poteva ritardare.
Immaginai il calore della folla, Sid cantare e suonare sul palco.
Sarebbe stato magnifico.
Sentii Sid schioccare un bacio sulla mia fronte ed infine il chiudersi della porta con uno scatto. Strattonai il piumone ed uscii dalle coperte.
Decisi di farmi una doccia e di vestirmi, per raggiungere in tempo Sid al Gilman.
Probabilmente se avrei ritardato non l'avrebbe presa molto bene.
Mi spogliai ed entrai rapida in bagno, facendomi una doccia calda. Quando uscii mi vestii: jeans attillati di pelle neri, corpetto nero senza spalline, anfibi e giacchetto di pelle. Infine un lieve strato di matita scura.
Fui interrotta dal suono del campanello. Era casa di Sid, sarebbe potuto essere chiunque.
Scesi le scale e corsi ad aprire.
-Raley! Che ci fai qui?- esclamai.
-Sono venuto a darti un passaggio. Ho l'auto di mio padre...- rispose, indicando un auto parcheggiata dietro la staccionata sbilenca di casa di Sid.
Di certo era mille volte meglio dell'auto di Sid regalata da suo padre.
-Oh...grazie. Arrivo subito.- risposi.
Salii le scale, spensi la luce e mi precipitai di nuovo giù.
-Attenta, se fai così prima o poi cadi.- disse Raley, divertito.
Ridacchiai. Lui mi fece salire sull'auto e partimmo.
Nell'auto la musica rimbombava al massimo e c'era una terribile puzza di fumo, probabilmente dovuta al fatto che io e Raley stavamo fumando sigarette a go-go.
-Eccitata?- chiese Raley.
-Molto. Mi farà strano...sono anni che vado al Gilman, e vedere il mio ragazzo che si esibisce sarà esilarante.- risposi.
Era vero. Avevo conosciuto tanti musicisti, ma vedere Sid che si esibiva con la sua band sarebbe stato fantastico.
-Per me è la stessa cosa...solo che si tratta del mio migliore amico, e non del mio ragazzo.-
Ridemmo. Finalmente giungemmo al Gilman e ci immischiammo nella folla.
Sgomitandoci arrivammo più o meno vicino al palco, dove un ragazzo rapato con una cresta rossa tentava di attirare l'attenzione della folla.
-Oggi si esibiranno gli Sweet Children- esordì -I Quiet Scream, i Fools ed infine dei nuovi arrivati...i Disturbed!-
Ci fu un urlare della folla.
-Ed ora sul palco chiamiamo gli Sweet Children...Billie Joe Armstrong, Mike Dirnt e Al Sobrante!-
Al nome Billie ebbi un sussulto.
Non si poteva trattare di lui...era del tutto assurdo, d'altronde.
Ci sarebbero potuti essere centinaia di Billie a Berkely...
Eppure, quando salì sul palco, lo riconobbi. Gli occhi verdastri, i capelli ricci, corvini, lunghi fino alle spalle ed una camicia a scacchi estremamente larga per lui e scura.
Lui mi vide e sorrise. Sorrisi anch'io.
Raley mi notò e sorrise, dandomi una lieve gomitata sul braccio.
-Non è che ti piace Two dollar Bill, no?- chiese, ridacchiando.
Lo spintonai, quasi facendogli perdere l'equilibrio.
-Zitto, idiota!- esclamai.
Dietro Billie c'era il bassista, probabilmente Mike Dirnt. I capelli biondi tinti gli ricadevano selvaggiamente sulla fronte ed aveva una canottiera bianca, che risaltava il suo gran fisico.
Più dietro, nascosto dalla batteria, c'era il batterista, Al Sobrante. Non aveva la maglia e si vedevano i suoi addominali. Aveva i capelli corvini, corti e scompigliati e lo sguardo concentrato sulla sua amata batteria.
Billie Joe si fece avanti, afferrando il microfono e annunciando:
-Iniziamo con At the library.-
La musica partì ed io rimasi lì imbambolata ad ascoltarla.
Non c'era nulla, in quel momento, che potesse farmi distogliere l'attenzione da Billie Joe.

Quando terminarono gli Sweet Children, entrarono prima i Quiet Scream ed infine i Fools, che dovevo ammettere erano notevoli. Ma in quell'istante nessuno aveva superato gli Sweet Children. Avevano talento, quei tre.
Finalmente entrarono i Disturbed. Vidi Sid con a tracolla la sua chitarra afferrare immediatamente il microfono.
Dietro di lui Cole, capelli rosso fuoco e basso a tracolla, Kurt, capelli biondi e chitarra a tracolla ed infine Jimmy, rasta e nascosto dietro la batteria.
-Noi siamo i Disturbed- annunciò Sid -Iniziamo con Take me away.-
Partirono gli accordi di Take me away. Quella era una delle mie canzoni preferite che aveva scritto Sid. Parlava di un ragazzo che odiava il posto dove abitava, odiava sua madre e voleva essere portato via.
Mi immedesimavo completamente in quella canzone. Odiavo Rodeo, le sue strade abbandonate e lo stato generale di Berkeley. In decadenza.
Sid percorreva gli sguardi della folla e quando si fermava su di me sorrideva e sembrava avere più carica. Dolcissimo.
Quando terminarono anche i Disturbed -che suonarono Take me away, Long year, Nature sniffin', scritte da Sid e My Sharona dei Ramones- Sid e la sua band ci condussero nei camerini. C'erano tutte le band che avevano suonato quella sera.
Compresi gli Sweet Children, che stavano bevendo birra e fumando quelle che probabilmente non erano sigarette.
Quando Billie Joe mi vide si alzò, abbandonando la bottiglia di birra a terra e mi indicò.
-Tu sei quella che mi ha comprato gli spinelli- disse, sorridendo.
-S...sì- risposi, balbettando -Siete forti, tu e la tua band.-
Billie sorrise, e fiero mi indicò i membri.
-Lui è Mike Dirnt, bassista- disse, indicando il ragazzetto biondo, per poi spostare l'indice su quello senza maglia -E lui Al Sobrante, batterista.-
Ci avevo azzeccato, a quanto pare. Alzai la mano in segno di saluto e loro ricambiarono.
-Tu sei quella con i capelli color carota che non si sa rollare gli spinelli, giusto?- chiese Mike, alzandosi dalla sua sedia.
Arrossii e abbozzai un sorrisetto. Perciò Billie gli aveva parlato di me...
-Con chi sei?- chiese Billie Joe.
-Con i Disturbed...il cantante e chitarrista è il mio ragazzo.- risposi.
Lui annuì e sprofondò su una sedia, attaccandosi ad una bottiglia di birra.
Sapevo che mi stava guardando. Sentivo il suo sguardo fisso su di me.
Lui staccò la bocca dalla bottiglia e mi fissò intensamente.
Proprio come aveva fatto quella mattina.
Non riuscii a distogliere lo sguardo da lui. Perchè forse avevo ragione.
Lui era diverso.





Bene, lettori!
Spero che questo capitolo inziale sia piaciuto.
Per chi non lo sa, Billie nell'89 aveva i capelli lunghi e ricci, perciò l'ho descritto così (:
Mi raccomando recensite e se trovate qualsiasi errore mi raccomando fatemelo presente, provvederò subito.
Grazie!
  
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