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Autore: mizuki95    01/04/2012    2 recensioni
[TorixChiaki]
"Quando erano piccoli, lui e Hatori si incontravano tutti i pomeriggi sotto un grande albero dal largo tronco poco distante da casa loro. Aveva così tanti rami e così tante foglie che quando ci stavi sotto sembrava che occupassero quasi tutto il cielo. [...] Il giorno dopo, però, scoprirono che l’albero era stato bruciato da dei ragazzi di un liceo vicino, sotto effetto dell’alcool."
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Gente, come siete stati\e in mia assenza? La storia che vi propongo oggi è un po’ diversa dal mio classico genere di storie, ma spero che l’apprezzerete comunque. L’idea mi è venuta guardando dal finestrino dell’autobus un gigantesco albero di sequoia o uno simile, non me ne intendo, e un pensiero tira l’altro che è nata questa one-shot. In origine i due protagonisti dovevano essere Takano e Ritsu liceali, ma poi la storia evolveva in modo piuttosto brutto e deprimente, e alla fine Ritsu si suicidava davanti a Takano sotto l’albero, perché se avesse continuato a vivere poi sarebbe cresciuto e aveva paura che ciò rovinasse la sua relazione con il senpai. O qualcosa del genere, solitamente l’idea di base è sempre piuttosto confusa e prende una forma definitiva solo quando scrivo. Comunque sia, ho cambiato rotta ed ho cambiato personaggi e quasi tutto della trama di partenza perché, come vi ho già detto in “Telefono salva-vita”, un’altra mia one-shot TorixChiaki, odio da morire, per quanto nella mia mente certe scene appaiano così allettanti e sadiche, quando uno dei due (o entrambi) della coppia muoiono. Poi, riflettendo sul fatto che ho scritto diverse one-shot sulla TorixChiaki sia da bambini che da adulti, non potevo non scriverne una sul periodo del liceo, vi pareva? Tanto per informarvi di una cosa inutile, comunque, in origine Satsuki era il personaggio che avevo ideato per la mia vera prima fic al liceo dei due sopracitati, ma poi avevo cestinato l’idea perché sentivo che mancava qualcosa. E quel qualcosa l’ho trovato grazie all’albero, e da lì è nata questa storia.
 
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Quando erano piccoli, lui e Hatori si incontravano tutti i pomeriggi sotto un grande albero dal largo tronco poco distante da casa loro. Aveva così tanti rami e così tante foglie che quando ci stavi sotto sembrava che occupassero quasi tutto il cielo.

 Alle volte vi si arrampicavano, altre invece giocavano a pallone sotto di esso; ma quando la stanchezza incombeva, si sdraiavano entrambi sull’erba verde sottostante all’albero, e osservavano estasiati i giochi di luce prodotti dai raggi del sole che attraversava gli spazi vuoti tra le foglie.

 «Sembrano dei cristalli!» esclamò una volta Hatori allungando le mani verso i rami, leggermente smossi da un venticello fresco che preannunciava il ritorno dell’autunno «Allora te ne prenderò un po’!» disse sicuro l’altro, ma il sole stava già tramontando e dovevano tornare a casa, come gli fece notare subito l’amico.

« Domani ti porterò quei cristalli, così potrai ammirarli anche nella tua stanza!» esclamò il moro, il cui proposito non era minimamente stato smorzato dal ritardo di quella “missione”. In risposta Hatori gli sorrise, e sul tragitto che portava alle loro case discussero di tante cose tipiche di bambini.

 Il giorno dopo, però, scoprirono che l’albero era stato bruciato da dei ragazzi di un liceo vicino, sotto effetto dell’alcool. 



Erano passati sette anni da quel giorno, e i due erano dei normali liceali, alle prese con le vicissitudini, i problemi e le gioie che caratterizzavano tutti quella della loro età.

 Per esempio, Hatori stava con una ragazza, una certa Satsuki della classe accanto, mentre Chiaki era appena stato lasciato dalla sua ultima ragazza. Ovviamente, non perse l’occasione di parlarne fino all’esasperazione con l’amico d’infanzia, che però non lo zittiva e lo lasciava parlare a ruota libera.

 Però a Satsuki la cosa non piaceva molto, soprattutto quando notava di come Hatori sembrasse più felice in compagnia del ragazzo che con lei. Allora una volta, appena capitatele l’occasione, prese da parte Chiaki e parlò chiaramente del suo problema «Insomma, tu sei di troppo!» riassunse in cinque parole l’intero concetto, lasciando l’altro a metà tra lo stupore e il dispiacere«Non credevo di averti procurato simili fastidi, ma vedi…Tori è un mio carissimo amico d’infanzia, e visto che siamo nella stessa scuola mi pare normale parlargli quando voglio dirgli qualcosa…»

 «”Qualcosa”?! Ma se gli stai praticamente appiccicato! Trovati una ragazza o quel che ti pare, ma smettila di importunare la mia relazione con Yoshiyuki-kun!» e così dicendo non gli diede neanche il tempo di ribattere, che se ne andò indispettita. Chiaki rimase impalato dov’era per un buon quarto d’ora, praticamente per tutta la pausa dalle lezioni, rimuginando su quello che gli aveva detto la bruna.

Davvero stava così tanto appiccicato ad Hatori? Eppure, nonostante avesse diversi amici nella classe e tra i kouhai, non gli sembrava così strano parlare con Hatori, che conosceva da quasi dieci anni…

Concluse quel tipo di pensieri con la convinzione di smetter d’essere così dipendente dal ragazzo. Con simili pensieri per la mente, quando passò dal parco vicino casa sua per una breve deviazione al supermarket, si accorse con stupore del grande albero posto al centro dello parco.

 Senza che lui né Hatori se ne accorgessero, l’albero era ricresciuto! Non grande come una volta, ma era ricresciuto molto, tanto da superarlo in altezza!

 Felice ed eccitato da questa bella notizia, corse fino alla casa di Hatori per dirglielo, ma si bloccò con la mano a mezz’aria davanti al citofono.

Non aveva deciso quello stesso pomeriggio, per evitare che Hatori avesse problemi con la sua nuova ragazza, che avrebbe dovuto parlargli di meno e dipendere altrettanto da lui? Ripensando a questo, con passo lento e la mente piena di pensieri tornò a casa sua, triste come poche volte in vita sua.

 Il giorno dopo, nonostante i pensieri del pomeriggio prima, decise di riferire all’amico della ricrescita dell’albero e tutto contento al pensiero di questo si diresse nella classe del ragazzo. Non lo trovò lì, per cui chiese ai suoi compagni di classe se sapessero dove si trovasse, e questi gli risposero dicendo che Satsuki era entrata improvvisamente nell’aula e lo aveva praticamente trascinato via.

 Ringraziò ed uscì dalla classe, con l’umore in subbuglio ed una gran voglia di sfogarsi con qualcuno: ma quel qualcuno ormai apparteneva ad un’altra persona, e non gli rimaneva nessun altro. Ormai, con la comprensione del fatto di essere troppo dipendente dal ragazzo, iniziò lentamente a prendere le distanze da lui, come non dilungarsi nei suoi monologhi in sua presenza o rispondere evasivamente a qualsiasi cosa gli chiedesse, pur di non protrarre troppo quella conversazione.

Anche quando dovevano fare lo stesso tragitto per tornare alle rispettive case, non apriva bocca se non fosse strettamente necessario, e cercava il più possibile di non guardarlo in faccia; perché, conoscendolo, sarebbe riuscito a fargli sputare il rospo solo fissandolo negli occhi per più di venti secondi.

 E così passarono due settimane, con l’amicizia che andava via via sgretolandosi, e la vegetazione che prendeva vita grazie all’avvento della primavera.

Un giorno, però, Hatori sul proprio banco trovò un rametto d’albero pieno di foglie. La prima idea che gli venne in mente era che dalla finestra fosse entrato nell’aula e casualmente finito sopra il suo banco, ma guardando fuori dalle finestre si vedeva chiaramente che da quell’ala della scuola non c’erano ancora molte foglie sugli alberi, mentre quello che aveva davanti ne era pieno zeppo.

Satsuki, che gli stava parlando di un programma televisivo che aveva visto la sera prima, prese in mano il rametto e con la finestra aperta si divertì a far brillare le foglie sotto i raggi mattutini del sole «Guarda Yoshiyuki-kun, sembrano diamanti!» esclamò sorridendo la ragazza voltandosi verso di lui, che ora la fissava sbalordito.

Perché gli era appena tornato alla memoria il grande albero sotto cui passava i pomeriggi a giocare con Chiaki, e la frase che al tempo pronunciò per commentare i giochi di luce fatti dai raggi e dalle foglie dell’albero.

 Quello stesso giorno, all’uscita da scuola, prese per un polso Chiaki e lo trascinò sotto l’albero, ignorando i suo tentativi di fermare il suo passo e le sue domande. Appena furono nel parco, la prima cosa che fece dopo averlo lasciato andare fu quello di picchettargli ripetutamente la fronte con l’indice della mano destra e rimproverarlo «Perché hai staccato un ramo dall’albero e me lo hai sul banco? La prossima volta che devi dirmi qualcosa, vieni da me e dilla invece di fare giochi d’intuizione come questi!»

«Ahia! Scusa, scusa!» si pentì l’altro indietreggiando di un passo ad ogni punzecchiata dell’indice dell’amico, che smise sospirando e si diresse sotto l’albero, sedendosi sull’erba fresca. Chiaki, dopo un’iniziale esitazione, fece come il bruno e si sedette sotto l’albero, ma un po’ distante da lui, che per ricambio circondandogli il collo con il braccio destro e aiutandosi con quello sinistro lo chiuse in una morsa che se avesse messo un po’ più di energia lo avrebbe strangolato «Si può sapere perché mi stai evitando, ultimamente?» gli domandò il bruno andando dritto al nocciolo del problema, ma Chiaki rimase in silenzio, con lo sguardo rivolto ai rami dell’albero.

« Allora?»

«E-ecco…» disse a bassa voce il moro, tirando fuori quello che lo angustiava «Satsuki-chan mi ha fatto “gentilmente” notare che ti sto troppo vicino…insomma, siamo sì amici d’infanzia, ma forse dovrei evitare…ecco, di…rivolgermi a te per ogni cosa, o qualcosa del genere…»

 «E a te la cosa sta bene?» gli chiese Hatori «Ti va bene rovinare un’amicizia per un motivo del genere? Ammetto che sei appiccicoso, ridi sempre, sei un ingenuo, un imbranato, un chiacchierone, non riesco a contare nemmeno tutte quelle ore della mia vita che ho trascorso ascoltando tutto quello che avevi da dirti…»

 «Eh?! Ti diverti a prendermi in giro?!»

 «Ma…» e qui la presa intorno sul collo scomparve, mentre la mano del braccio libero si appoggiò delicatamente sui capelli arruffati del più basso «Se non ti sopportassi o mi fossi stancato del tuo carattere non avrei perso, né continuerei a perdere tempo con te. Da quanti anni mi conosci, eh?»

 «T-Tori…» esclamò stupito ed un po’ imbarazzato Chiaki, mentre Hatori aggiunse, osservando le foglie dell’albero «Oggi io e Satsuki ci siamo lasciati»

 «Eh? Perché?! Stavi così bene con lei!»

«Lo credevo anch’io, ma poi si è mostrata diversa da come mi era apparsa all’inizio. Siamo arrivati al punto che ormai non ci comprendevamo più a vicenda…»

«Capisco…e mi dispiace…» disse l’altro abbassando lo sguardo, seriamente dispiaciuto per l’amico.

 Ma poi gli venne in mente un’idea, e alzandosi gli indicò i rami dell’albero «Tori, li vuoi un po’ di “cristalli”? Ti risolleveranno il morale!» e così dicendo allungò la mano destra per prendere uno dei rami più in basso, quando l’amico lo abbracciò da dietro con un braccio, mentre con l’altro gli bloccò il braccio a mezz’aria.

 «Non ce n’è bisogno, me ne hai già regalati»

 «Ma se ne prendo altri appassiranno più tardi di quelli!»

 «Fa lo stesso, Yoshino» disse con un sorriso sulle labbra Hatori, abbracciandolo con entrambe le braccia dopo aver riportato il braccio dell’altro lungo il fianco «Il pensiero mi basta e mi avanza» «Va bene…».

 Dopo aver ricevuto quella risposta Hatori trasportò a sul terreno l’amico, ed insieme, sdraiati vicini, si misero ad osservare in silenzio le foglie ed i raggi di luce che le attraversavano, fino a quando non calò il buio e furono costretti a tornare a casa.

THE END

  
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