Dean Winchester aveva
perso tutto ciò che aveva a cui attribuisse un valore. Prima Castiel, poi Bobby
e ora anche Sam.
Chiuse gli occhi
dolorosamente, suo fratello, no, Lucifer lo aveva picchiato quasi fino alla
morte. Nell’oscurità rivide tutto quello che era successo nell’arco di meno di
5 minuti; Lucifer aveva ucciso il suo angelo con uno schiocco di dita, senza
battere ciglio. Bobby lo aveva seguito pochi secondi dopo. Fortuna –
ironicamente – volle che Sam riuscisse a riprendere il controllo di sé, cosa
che Dean, nonostante le botte, aveva sperato tanto non accadesse.
Era consapevole che ciò
avrebbe significato la vittoria del diavolo, ma non si sentiva in alcun modo in
colpa, o egoista. Semplicemente non aveva più voglia di fermare l’apocalissi,
non voleva perdere quel poco che era rimasto del suo fratellino. Perché non
accettava che Lucifer fosse riuscito a prendere il completo controllo del suo
corpo, quello che il cacciatore poteva solo riconoscere come quello del sangue
del suo sangue. Una parte di lui, tutto sommato.
Erano importanti tutte le
stronzate che aveva commesso accogliendo Ruby e drogandosi del suo sangue
demoniaco? No, assolutamente. Per quanto il prezzo delle sue stupide azioni
fosse alto, Dean non poteva odiare Sam.
Si ricordò del motivo che
lo aveva costretto a non rinunciare: Castiel. Castiel che aveva dato tutto
quello che aveva, pure i suoi poteri, alla sua causa. Colui che aveva
rinunciato ai propri valori. L’ultima cosa a cui probabilmente aveva pensato fu
che fidarsi di Dean fosse stato un errore mortalmente grave, e avrebbe avuto
ragione. Il cacciatore lo aveva deluso e ora l’angelo aveva dato la propria
vita per niente.
Si era promesso che il
futuro predetto da Zachariah non si sarebbe mai avverato, che avrebbe reso
giustizia a Castiel a costo di perdere per sempre Sam, e anche se stesso, se
mai fosse stato possibile.
Nel momento in cui il
terreno collassò dinnanzi al fratello più giovane i ricordi fecero ancora più
male, come se su ogni ematoma che si andava formando fossero premute delle dita
invisibili. Nella mente era ancora ben nitida l’immagine della trappola che si
chiudeva con al suo interno tutto quello che era stata la sua famiglia. Va
tutto bene Dean. Andrà tutto bene.
Poi, dopo una frazione di
secondo lunga un’eternità, i ricordi si interruppero. Non c’era più niente da
ricordare, ma al suo posto era subentrato il dolore. Rimase in ginocchio
sull’erba secca del cimitero, lo sguardo rivolto al terreno, solo, come sarebbe
rimasto per sempre. Svuotato di tutte le energie e della voglia di tirarsi su e
andare avanti.
Quando una timida mano si
posò sulla sua spalla, credette fosse solo un riflesso incondizionato del
proprio subconscio. Si girò comunque, aspettandosi di non imbattersi in
nessuno, e davanti a sé trovò Castiel: meraviglioso e celestiale come soltanto
lui poteva essere. Tutt’intorno, si poteva avvertire il suo potere e la sua
grazia colmare l’atmosfera di un’aura immacolata e incorruttibile.
Mai come in quel momento
Dean fu felice di vedere il suo angelo, vivo e reale.
Cass, sei tu Dio?
Il sorriso di Castiel fu
dolce e inebriante, come quello indirizzato ad un amante. È un bel
complimento. Però no.
Sentire la sua voce gli
bastò. Dean capì che non era più solo.
Fine.