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Autore: Inheritance    02/04/2012    1 recensioni
Kurt viene picchiato per la sua omosessualità, non ha mai pensato di farla finita, ha sempre creduto esistesse qualcosa per cui valesse la pena vivere, ma adesso comincia ad avere dubbi su quanto la vita possa essere giusta.
Blaine vive in una famiglia dilaniata, il padre urla, la madre piange e il fratello fugge. Ha pensato tante volte a come sarebbe stato morire. Sicuramente, meno doloroso che continuare a vivere.
Con Kurt, Blaine imparerà che non si ringrazia mai abbastanza per gli errori che non abbiamo commesso e le occasioni che non abbiamo perso.
Kurt, con Blaine, capirà che anche quando il mondo sembra invincibile, non ci si deve arrendere, non c'è bisogno di dargliela vinta.
Sapranno andare avanti, insieme, e affrontare mostri più reali di quelli nascosti un tempo nei loro armadi, ma non per questo più difficili da sconfiggere.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cose imbarazzanti su di me:
-Posto storie a mezzanotte :D
-La banalità dei miei titoli è a dir poco deprimente D:
-Le mie note d’autrice sono chilometriche (vedrete più giù ù_ù)
 
In realtà non ho niente da dire, scrivo questa nota senza alcun apparente motivo, quindi ne approfitto per dirvi che vi adoro perché io AMO tutti i fan di Glee indifferentemente e odio le liti all’interno di uno stesso fandom e boh… Questo è uno di quei momenti di amore e idolatrazione comune per il caro e adorato e fighissimo caruccio Cooper Anderson e quindi sono felice :’)
 
Non posseggo Glee, obviously. (sennò da mo che Matt era nel cast ù_ù) xD
 
Enjoy!
 

Life’s too short to even care at all…

 
 
Blaine camminava per strada, i piedi ormai doloranti, la vista piuttosto abituata all’oscurità intorno a lui. Era tardi, anche un po’ troppo per un diciassettenne fuori casa che percorreva i freddi marciapiedi di una cittadina come Lima, in Ohio.
 
Il ragazzo sembrava non preoccuparsi di tutto ciò, probabilmente un ladro o un assassino non sarebbe neppure riuscito a vederlo in quel buio e con addosso  un lungo cappotto nero. Sospirò profondamente e per un attimo pensò che, in fondo, avrebbero anche potuto trovarlo, prenderlo e ucciderlo. Non sarebbe cambiato poi molto dal destino che più volte aveva progettato per se stesso, che più volte aveva contemplato mentre, sdraiato sul proprio letto, sentiva il padre gridare e la madre piangere e suo fratello sbattere violentemente la porta della stanza, pur di non vedere, e alzare il volume dello stereo, pur di non sentire.
 
In quei momenti Blaine chiudeva gli occhi, si portava un cuscino sulla faccia e piangeva. Piangeva fino a che le lacrime non si prosciugavano, fino a che il suo corpo iniziava ad implorare altro che non fosse quel senso di vuoto infinito. E in quei momenti Blaine pensava a come sarebbe stato bello morire. Lì, su quel letto, nel silenzio della sua stanza  rotto soltanto da quelle inutili grida e singhiozzi e sospiri. Semplicemente, morire.
 
Camminava e le sue gambe imploravano pietà, le palpebre si facevano pesanti sugli occhi assonnati. Non sapeva più cosa pensare, se avesse incontrato qualcuno in quel momento dubitava perfino che sarebbe riuscito a dire qualche parola. Lo avrebbero preso per muto, pazzo o forse scemo. Non trovò la forza di preoccuparsi neppure di quello.
 
E sarebbe stato comunque impossibile incontrare qualcuno lì fuori, con quel freddo, poi. Chi poteva essere tanto idiota da uscire per strada? A parte lui, ovvio.
 
D’un tratto sentì un lamento strozzato provenire da un vicolo apparentemente deserto.
 
Avrebbe dovuto gridare, questo lo sapeva, avrebbe dovuto correre via da qualunque cosa o persona o più probabilmente animale si trovasse nascosto in quell’angolo, ma gli arti non rispondevano ai suoi comandi e tutte le sue membra sembravano completamente paralizzate, forse per il freddo, forse per la paura che non provava, ma della quale il suo corpo mostrava tutti i sintomi, essendosi reso conto di quanto fosse strano restare impassibile in un momento simile.
 
Un altro lamento, un po’ più flebile stavolta, come se avesse timore di essere sentito, come se non vedesse l’ora di sparire del tutto, perso nel silenzio della notte.
 
Blaine si spostò sul lato della strada e affinò l’udito, promettendo a se stesso che se avesse sentito anche un solo altro segno di vita provenire da quel vicolo sarebbe andato a controllare. Avrebbe potuto mettere in pericolo se stesso, o forse il suo intervento sarebbe stato completamente inutile, trattandosi di un senzatetto ubriaco, ma forse avrebbe salvato qualcun altro, forse avrebbe trovato qualcuno bisognoso di aiuto, e in quel momento non pensò neppure per un istante alla possibilità di ignorare qualsiasi cosa fosse e andarsene. Neanche per un attimo dei suoi pochi anni aveva mai pensato che la sua vita potesse valere più di quella di un'altra persona.
 
“Non hai per niente stima di te”, gli dicevano, “è ovvio che alla fine tu non ottenga mai alcun risultato soddisfacente.”
 
Odiava quei litigi con suo padre, aveva provato per anni a combattere contro la scarsa opinione che aveva di lui, ma col tempo aveva iniziato a credergli, anche se involontariamente, finché il suo stesso cervello non aveva iniziato a ferirlo, ripetendogli in continuazione che avrebbe dovuto fare di più, che era soltanto una nullità, che il mondo avrebbe fatto a meno di lui molto volentieri.
 
Un pesante sospiro lo riscosse dai suoi pensieri, neanche più un lamento, come se chiunque stesse soffrendo in quel modo avesse perso anche l’uso della voce.
Annullò i pochi metri di distanza fra sé e quella voce, sebbene sembrasse molto più lontana, e la scoprì provenire da dietro un cassonetto nel punto più buio della stradina.
 
-C’è qualcuno?
 
Un lamento. Qualcosa di molto lontano da una richiesta d’aiuto, un brontolio appena accennato che Blaine interpretò come un “Vai via” pronunciato a denti stretti.
 
Si avvicinò un poco e notò una figura rannicchiata a terra sull’asfalto freddo e sudicio del vicolo, tra rifiuti e topi. I primi distinguibili dal forte tanfo, i secondi dagli squittii che sembravano provenire da ogni dove. Non vedeva nulla e iniziò a cercare a tentoni qualcosa nelle tasche del cappotto, qualsiasi cosa gli avrebbe permesso di fare luce.
 
Trovò il suo mazzo di chiavi con attaccata una piccola torcia che suo fratello gli aveva regalato qualche anno prima. Intercettò nel buio il tasto per accenderla e una luce bianca invase il vicolo in cui si trovava insieme alla figura ai suoi piedi che respirava lentamente e con evidente difficoltà, il viso coperto con le braccia. Dalla corporatura esile sarebbe sembrata una ragazza, ma la lunghezza delle gambe e i capelli corti fecero supporre a Blaine si trattasse di un ragazzo.
 
Si abbassò e allungò la mano a toccargli la spalla, ma questo cercò in tutti i modi di allontanarsi nel disperato tentativo di proteggersi da chissà quale mostro. 
 
-C-Cosa è successo?  Hai bisogno di aiuto, di un ospedale!
 
A quella parola il ragazzo si voltò verso di lui e Blaine si trovò a fissare un paio di grandi occhi dal colore indefinibile, simile all’azzurro, ma con riflessi più scuri e tendenti al verde. Per un istante nella sua testa qualcosa gli fece credere che avrebbe potuto perdersi in quel mare di colori e avrebbe potuto continuare a studiarli per ore senza mai arrivare ad un termine preciso che potesse definirli, senza mai arrivare a niente che fosse possibile paragonarvi .
 
Prima che potesse fermarlo gli sfuggì dalle  labbra un sorriso, che svanì quasi istantaneamente quando con lo sguardo iniziò a vagare libero per i tratti del suo volto. La pelle era tagliata in più punti, a diversi centimetri di distanza gli uni dagli altri. In altri contesti avrebbe considerato una pelle così bianca e liscia porcellana malamente intagliata, ma era chiaro in quel momento cosa fosse accaduto a quel ragazzo e come quelle ferite avessero segnato tutto il suo viso in un’opera d’arte maldestramente lavorata.
 
Rimase completamente paralizzato, osservando la bellezza sfregiata di quel volto, ancora visibile sotto lo strato di sangue sporco che ne ricopriva metà, la sua espressione era di dolore misto ad angoscia e terrore.
 
Terrore. Paura cieca negli occhi, nata probabilmente dall’aver sentito Blaine nominare l’ospedale. D’altronde era chiaro che il ragazzo fosse restio ad accettare qualsiasi tipo di aiuto, di conforto. Sembrava voler morire lì, rannicchiato in quella posizione fetale tra l’odore misto e nauseante dei rifiuti e del sangue rappreso.
Blaine sorrise appena, come cercando di essere di conforto, forse più a se stesso che all’altro.
 
-Senti, non so cosa ti sia successo, ma non credo tu sia un barbone.- Disse, lasciando scivolare lo sguardo sull’elegante pelliccia che adornava il cappuccio del suo giubbotto e che non era stata intaccata dal sangue.- Quindi non ti lascerò qui a morire.
 
Così dicendo fece forza contro le resistenze dell'altro e lo tirò su per le braccia con cautela, cercando di non premere sulle parti che sembravano ferite. Fu difficile, certo, le macchie di sangue sparse sul suo corpo erano davvero moltissime, ma alla fine riuscì a rimettere in piedi il ragazzo senza provocargli dolore.
 
-Ehi.- Si voltò per vedere gli occhi del giovane chiudersi come fosse sul punto di svenire e si trovò suo malgrado a colpirlo alla guancia con la mano aperta. -Guardami! Guardami, ho detto!
 
Il ragazzo aprì le palpebre di scatto e spostò lo sguardo su di lui, sembrava fissare nel vuoto.
 
-Non devi chiudere gli occhi, ok? Io adesso chiamo l'ambulanza, ma tu non devi assolutamente addormentarti.
 
Fece appoggiare il ragazzo sul muro accanto a loro e sfilò il cellulare dalla tasca, componendo poi il 118 sul piccolo schermo.
Dopo il primo squillo una voce di donna piuttosto annoiata rispose:
 
-Buonasera, qual è l'emergenza?
 
Blaine chiuse gli occhi e inspirò profondamente, non era sicuro di voler entrare di nuovo in un ospedale, non era sicuro di volere che i suoi lo rintracciassero, perchè certo un diciassettenne non può andarsene da solo in giro di notte, avrebbero sicuramente chiamato i genitori per informarli e lui avrebbe evitato volentieri tutto quello, poi però guardò il ragazzo al suo fianco e vide i suoi grandi occhi abbassati sulle mani intrecciate, anch’esse ricoperte di piccoli tagli e una quantità indefinibile di sangue.
 
-Mi scusi..?
 
La voce della donna proveniente dal telefono scacciò i suoi pensieri.
 
-Mi-mi perdoni. Io...volevo...Ho trovato un ragazzo, per strada. Non sta affatto bene, ha dei tagli sulla faccia e-e altre ferite su tutto il corpo, credo.
 
Lasciò vagare gli occhi sulla figura slanciata accanto a sé e scoprì di non riuscire neppure a contare tutte le macchie scure che gli coprivano gli indumenti.
 
-Mi dica dove si trova.
 
La voce dall'altro capo si fece mano mano più interessata mentre le indicava la via in cui si trovavano e le descriveva più dettagliatamente le condizioni del ragazzo.  La donna iniziò a fornirgli informazioni su come tenerlo sveglio, su come farlo sopravvivere, almeno fino all'arrivo dell'ambulanza.
 
Blaine avrebbe voluto gridarle in faccia che niente di tutto ciò era necessario, che non aveva bisogno di quelle informazioni perché sapeva già tutto, ma sarebbe stato costretto a spiegare come ne fosse a conoscenza e non aveva assolutamente voglia di ricordare in quali circostanze aveva avuto l'occasione di impararle.
Ascoltò per svariati minuti la voce della donna farsi sempre più concitata mentre elencava diversi metodi per aiutare la circolazione del sangue, soprattutto quando in corpo ce n’era ben poco, ma perse ben presto interesse, lasciandola dilungarsi attraverso la cornetta su diversi particolari, mentre lui tornava ad analizzare il ragazzo al suo fianco. Portò un braccio dietro la sua schiena, afferrandolo da sotto le ascelle e lo condusse delicatamente all’inizio del vicolo, dove si apriva uno stradone dai lampioni spenti, ma meglio illuminato dalla luce della luna di quanto non fosse quella stradina. Lì l’ambulanza li avrebbe visti più facilmente, grazie anche alla sua torcia,  li avrebbe caricati e portati all’ospedale, dove avrebbero avvisato i loro genitori….
 
Ignorò la vocina nella sua testa che gli imponeva di fuggire e lasciare lì quel giovane, che tanto lo avrebbero trovato e salvato e tutto sarebbe finito bene, ma soprattutto i suoi genitori non lo avrebbero mai rintracciato, ma non ebbe la forza di muoversi di un millimetro. Avrebbe aiutato quel ragazzo fino alla fine, a costo di essere riportato a casa di peso da suo padre.
 
Si voltò verso il volto angelico dell’altro, non riuscendo a reprimere una smorfia di fronte all’ennesima visione di quella miriade di tagli che ricopriva la pelle delicata.
 
-Eh, riesci a capirmi?
 
Quello spostò gli occhi grandi e vacui verso di lui, sembrava non capire una sola parola, sembrava non riuscisse neppure a sentirlo, ma con sua sorpresa, annuì. Era per lo più un cenno debole del capo, ma Blaine la prese come un’affermazione e sorrise piano, cercando di infondere fiducia nell’altro.
 
-Come….come ti chiami?
 
Non voleva sembrare invadente ed era ovviamente conscio che quello non fosse il momento adatto per mettersi a fare conoscenza, ma doveva tenere viva la sua attenzione perché non cedesse all’istinto di addormentarsi col rischio, poi, di non svegliarsi mai più.
 
Quello lo guardò con evidente disapprovazione e aveva negli occhi la ferma intenzione di non rispondere alla sua domanda, così Blaine si affrettò a cercare una scusa per cui avrebbe dovuto dare obbligatoriamente le sue generalità.
 
-All’ospedale vorranno chiamare i tuoi genitori, quindi pensavo, ecco…
 
Si pentì quasi subito di quell’affermazione, già da prima il ragazzo aveva dimostrato di essere particolarmente contrario al’idea dell’ospedale e magari nominarlo ora non era stata proprio una mossa azzeccata. Grande ispiratore di fiducia, Blaine Anderson, complimenti!
 
Tuttavia, contro ogni sua aspettativa, dopo una breve espressione di malcontento quello sembrò rassegnarsi e tra un sospiro e un soffio mozzato mormorò:
 
-Hummel.
 
Ovviamente, quello era il cognome. Blaine si ritrovò a chiedersi se fosse stato abbastanza lucido da rendersi conto che fosse importante solo quello in  certe situazioni, o se si fosse ostinato semplicemente a non dire a lui il proprio nome. Doveva stargli davvero antipatico!
 
Scacciò immediatamente quei pensieri e strinse la presa sul corpo dell’altro che sembrava sempre più debole.
Quello gemette e liberò nell’aria un gridolino acuto che squarciò, nel silenzio, il timpano sinistro di Blaine. Diavolo, che voce. Pensò che in un’altra occasione l’avrebbe considerata quasi magica, meravigliosa, senza dubbio, ma in quell’occasione gli venne solo da gemere anche lui per l’inadeguatezza di certi pensieri in un contesto simile. Eppure... chissà se cantava…
 
Si colpì la testa con la mano chiusa a pugno e fece in tempo a vedere il volto intriso di confusione del ragazzo voltarsi verso di lui, prima di sentire un suono di sirena avvicinarsi e una luce forte inondargli il campo visivo, togliendogli dalla vista quegli occhi stupendi e restituendogli in cambio un panorama completamente bianco e ovattato che comprendeva l’interno dell’ambulanza e i camici degli infermieri e del dottore che erano scesi correndo dal veicolo trasportando una barella. Poi qualcuno lo prese con forza per le spalle e lo fece salire, trascinandolo su un sedile accanto al quale venne posizionata la barella e il ragazzo steso su essa.
 
 Ebbe per un attimo una fugace visione di quella pelle più bianca di quanto avesse creduto, di quegli occhi più brillanti di quanto gli fossero sembrati e del rosso più acceso e intenso di come era apparso alla luce fioca della torcia elettrica.
 
Gli sembrò poi di scorgere una lacrima su una guancia, a rigare via una porzione minima di sangue dalla pelle del viso, prima che un lungo ago gli provocasse un gridolino sorpreso e un pesante intorpidimento calasse sulle sue palpebre.
 
Il buio lo avvolse e una sensazione di compressione si librò dal suo stomaco, in cui si era rannicchiata per un lasso di tempo non indifferente, lasciandolo con un’espressione quasi rilassata mentre si abbandonava tra le braccia possessive di Morfeo.
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nda.
 
Ma beeeeene, complimenti Her, davvero! Hai una long in corso che non aggiorni manco in tempo e ne inizi un’altra? Quanto fai schifo?!
 
La risposti, signori miei, è…troppo!
 
Fatto sta che la mia prof. Di Italiano non molto tempo fa ci ha assegnato di scrivere un racconto a piacimento e io avevo ideato questa cosa, ma dal momento che veniva eccessivamente lunga (Infatti è una long xD *Capitan Ovvio*)  ho deciso di non portarla, ma, essendo già scritta per metà, di postarla comunque qui.
 
Se le mie motivazioni non sono affatto soddisfacenti, rassegnatevi, perché non ne avrete di migliori ù_ù  xD
 
 
A parte questo, passando magari alla storia…. Che dire?
 
Il raiting arancione è per la violenza, che se diventerà troppa, lo renderà rosso, ancora non lo so.
 
Per il resto…Sarà triste, abbastanza introspettiva, per Kurt e Blaine sarà tutto un conoscersi, imparare a vicenda l'uno dall' altro, capire i propri limiti e come non oltrepassarli, e sperò sarà di qualche insegnamento un po’ per tutti, me compresa :3
 
E’ soprattutto, però, almeno per quel che mi riguarda un “inno” alla vita e a tutte le piccole cose che dovrebbero ricordarci quanto possa essere bella. Fra queste, ovviamente, l’amore, seguito a ruota dall’amicizia, la comprensione, la solidarietà, la sincerità, l’onestà, la Klaine…
 
*Per ottenere recensioni vi sfida a continuare l’elenco ù_ù* xD
 
No, davvero, se vi va o se non avete niente di meglio da fare o se magari vi annoiate o dovete studiare e cercate un modo per evitarlo o se vi serve una scusa per non uscire con qualcuno che vi assilla, potreste dire, che so: “Devo recensire la ff di Inheritance, acciderbolina!” o qualcosa di simile, il concetto resta, ed annullare così qualsiasi impegno.
 
Se invece siete persone sane di mente e avete impegni seri, leggete pure di fretta e silenziosamente e andate a divertirvi, io non vi biasimo mica :D
 
 
Baci a tutti, vi adoro comunque,
 
Her.
 
Ps. -10 *_* Voi non siete entusiasti?! Amate gli Anderbros con me almeno un po’! ç_ç
 Ok, basta, mi ritiro ù_ù 
  
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