Five times Rush and Chloe meet
I.
Corre
lungo il corridoio, svolta un angolo e si scontra violentemente con Rush.
L’impatto li fa cadere a terra e Chloe finisce distesa su di lui. Il fiato le si spezza, la vista
le si annebbia e preme il viso sul suo petto.
Si sente debole, quasi malata, e non
riesce a respirare, boccheggia disperatamente in cerca d’aria, già
vicina all’iperventilazione.
Il peso improvviso della sua mano calda
sul collo è una distrazione gradita, e mentre il suo pollice comincia a
massaggiare avanti e indietro in un ritmo costante, lei si concentra su quello
finché il respiro torna normale.
“Meglio?”
Chloe annuisce ma non
si ritrae e neppure Rush fa alcuna mossa per alzarsi, continuando semplicemente
a strofinarle piano la pelle.
Per diversi minuti giacciono lì,
in un momento fuori dal tempo, finché la radio di Rush crepita e la voce
di Young li richiama alla realtà.
Si districano in silenzio e prendono
direzioni diverse, ma il calore della pelle di lui resta con lei per tutto il
giorno.
II.
“So
che c’entri tu,” le sibila, il suo caldo respiro che le investe la
pelle sensibile dietro l’orecchio, e lei rabbrividisce.
Quando Chloe
si è offerta di dare una mano a cercare Rush, non era questo che si
aspettava.
“Non sta succedendo niente. Sono quei pulsan–”
“Non mentirmi.” Si fa ancora più vicino, finché
tutto il corpo è premuto contro il suo, togliendole anche l’ultima
possibilità di liberarsi. “Ti ho vista.”
Le sue mani le stringono le braccia, lasciando
già dei lividi sulla pelle, ma lei non cede. Tira la testa più
indietro che può e i suoi occhi sono pugnali.
“Sto cercando di aiutarla.”
Il suo sguardo avvampa di furia e la
mano corre verso il collo di lei, ma prima di poterla toccare, gli occhi gli si
rovesciano e crolla.
Dritto tra le sue braccia.
III.
Le
luci tremano mentre la Destiny
viene colpita di nuovo. Gli scudi non reggeranno a lungo ma Rush sa che
c’è qualcosa che
potrà salvarli. Deve esserci.
La sua mente è fitta di calcoli che
scorre e riscorre, ancora e ancora, ma non arriva a niente.
Svoltando l’angolo per la prossima
stazione di controllo, si ferma di botto.
“Chloe?”
Nessuna reazione. Lei continua a
digitare, ignorando la sua presenza.
“Rush, risponda.”
Non staccando mai gli occhi da lei
mentre le si avvicina lentamente, obbedisce a Young. “Cosa
c’è, colonnello?”
“Abbiamo bisogno di lei sul ponte. Dove si trova in questo momento?”
“A pochi corridoi di distanza dal
terzo ponte. Sarò subito lì.”
“Bene, ma faccia attenzione. Chloe si è
liberata e ha ferito uno dei miei uomini nella fuga, quindi stia alla larga da
lei se la vede.”
“Sì, colonnello.
Chiudo.” Lo fa prima che Young possa replicare, e si concentra invece
sulla giovane donna. Quando le è accanto, è subito allarmato dalle
scritte che vede sullo schermo.
“Chloe!”
Spegnendo la radio, le afferra la mano,
chiudendole le dita con le sue, fermando il suo furioso digitare, e la volta.
“Che cosa diavolo stai
facendo?” La scuote e ignora il senso di terrore che avverte al sostenere
il suo sguardo vuoto. “Dannazione, Chloe!” Qualcosa nella sua
voce deve averla raggiunta: batte le palpebre una, due volte, e i suoi occhi
finalmente si rischiarano.
“Co-cosa?”
“Chloe,
che cosa hai fatto?”
IV.
“Oh,
ehi... Ah, Young ha indetto una riunione?”
“Sarà qui con gli altri
molto presto, quindi perché non...”
“... ti siedi e ci aiuti di nuovo
a risolvere queste equazioni?”
È ben più che strano. Un
solo Rush è già più che abbastanza, ma due?
“Avete davvero bisogno di me?
Voglio dire, Eli o Brody
sarebbero più adatti a...”
La voce le si spegne mentre entrambi
sorridono, due sorrisi identici fino all’ultima piccola piega delle
labbra. L’ha già detto che è strano?
“Per quanto le abilità del
signor Wallace e del signor Brody siano... utili in linea di massima...”
“... ora sei tu a sapere più cose sulla nave di chiunque altro.”
“Vogliamo te.”
No, Chloe
certamente non ha mai sognato di sentirselo dire da Rush. Specialmente in
formato doppio.
V.
Chloe lo sente prima
di vederlo.
L’ultimo gruppo è entrato
nelle capsule di stasi da un po’, ed è quasi ora che gli ultimi
otto si uniscano a loro.
Con la punta delle dita sta percorrendo
il metallo liscio della ringhiera, affidando ogni dettaglio alla memoria,
quando le arriva accanto.
“Tre anni.”
“Già.”
Si morde le labbra, l’angoscia
chiaramente scritta in faccia, mentre si volta verso Rush, ma prima che possa
parlare di nuovo, lui le preme un dito sulla bocca.
La sua pelle è ruvida ma calda,
profuma di segatura e metallo, e lei sente tutta la preoccupazione dissolversi.
“Ce la faremo.” Il dito
scivola sul viso, giù per la sua spalla, il braccio, finché le
raggiunge la mano e la prende gentilmente nella sua. “So che ce la
faremo.”
L’attira tra le braccia e lei lo
segue volentieri.
Non è la fine.
È il principio.