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Autore: AnonimaKim    03/04/2012    2 recensioni
La ragazza,ha poco più di sei anni quando la sua famiglia viene brutalmente uccisa dalla Mafia. Rimasta sola,coltiva in se stessa il desiderio di vendetta verso i tre assassini e giura di trovarne uno ad uno,vuole ucciderli.
La giovane ragazza crescerà,imparando le sofferenze del mondo,e perdendo la donna che l'aveva tirata su come una figlia. A quattordici anni,Courtney è di nuovo da sola,ma non si da per vinta. La ragazza farà conoscenza con due ragazzi poco più grandi di lei,che la aiuteranno a scovare tutti gli assassini dei suoi genitori.
Ma non sono gli unici
Incontrerà qualcun'altro,qualcuno che farà capire a se stessa,di essere molto più di una assassina vendicatrice.
Una ragazza,capace di amare
Dall'ultimo capitolo:
[A quel punto mi bastò solamente lasciarmi trasportare da quella dolce tortura che forse,avevo sottovalutato troppo in quella mia vita.
Quella notte aveva scalato la vetta delle più belle dalla mia vita,anche solo quando lui aveva posato quelle sue labbra calde sulle mie.
Pazza,completamente pazza...
Completamente innamorata...]
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Courtney, Duncan, Heather | Coppie: Duncan/Courtney
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Mi dispiace per l'attesa,ma il fatto è che la scuola mi sta assillando,per esempio per domani (04/04) ho interrogazione di metà materie scolastiche XD! Ci stiamo lentamente avvicinando al secondo,aspettatevi la tortura nel prossimo capitolo....Ok,questo capitolo è un po' strano,perché era uno di passaggio e non avevo idea di cosa scrivere....

Saluti

AnonimaKim

 

 

La guerra è aperta

 

 

 

 

 

-”Vado nella bocca del lupo allora,a dopo belli!”- ci salutò lui non fare sfacciato. Non si era ovviamente dimenticato di lanciarmi uno dei suoi soliti sorrisi maliziosi,mi ero girata,seccata. Era inutile continuare,prima o poi l'avrebbe pagata per quello che aveva fatto. Questa era la mia vendetta,se voleva aiutarmi,se voleva essere presente anche lui,ben venga. Ma non si doveva immischiare,lui mi aveva ricattata!E questo non era giusto...

Lo vidi allontanarsi,come qualche giorno fa io e i due fratelli eravamo rimasti in macchina.

-”Grazie mille per avermi fatto compagnia questa mattina”- dissi ironica con voce pacata guardando fuori dal finestrino.

-”Scusa,dovevamo risolvere una cosa”- mi rispose Al dandomi una piccola pacca sul braccio. Sorrisi.

-”Bé,magari la prossima volta sto più attenta alla porta”- mi dissi roteando gli occhi. Poi mi venne in mente una cosa,una cosa a qui non avevo pensato.

-”Aspetta”- mormorai mentre i miei occhi si sgranavano.

-”Lui è entrato”- realizzai con un fil di voce guardando Heather -”Lui è entrato,in bagno!”-

-”Stai bene?”- mi chiese alzando un sopracciglio. In effetti avevo una faccia pallidina.

-”Heather,i vetri sono traslucidi anche da fuori vero?”- mi ricomposi velocemente.

-”Sì,perché?”- sospirai sollevata. Oh gliela avrei fatta pagare eccome! Mi appoggiai al sedile,chiusi gli occhi.

Avevo bisogno di rilassarmi,realizzai proprio tra i miei pensieri che il giorno seguente sarebbe stato il mio compleanno,e in regalo,avrei ottenuto la morte di John,già,un bel regalo....

 

 

Guardai per la decima volta l'orario sul cruscotto: le 23:46. Sbuffai mentre il mio capo ricadeva sul sedile.

-”Sono sicuro che sta andando tutto bene”- mi disse Al,quasi con conforto. Come se mi importasse qualcosa di lui.

-”Lo spero,non può fallire”- aggiunse Heather. Poi mi guardò -”Senti,lo so che non è un ragazzo che si fa...bé volere bene”- alzo un sopracciglio incrociando le braccia,sapevo dove voleva andare a parare. -”Però,per favore,cercate di andare d'accordo”- sembrava quasi stanca di tutte quelle occhiatacce.

-”Non mi piace ok?Non voglio andarci d'accordo. Mi serve solo per arrivare a John,e poi ognuno per la sua strada”- dichiarai girandomi su un fianco.

-”Questo è un Dejavu o sbaglio?”- chiese Al con tono ironico -”Lo avevi detto anche a noi eppure siamo ancora qui,e non lo facciamo solo per te,quella gente deve pagare”- continuò serio. Aveva perfettamente ragione,ma non capivo cosa c'entrasse Duncan con questa faccenda. Con lui era diverso,non avremo mai potuto formare una squadra,oh no,sarebbe stato come passare la vita presa di mira da due occhi di ghiaccio,così inespressivi eppure così profondi che ogni volta attiravano la mia attenzione il mio interesse. Per quanto fosse un ragazzo assolutamente insopportabile e che meritasse il mio disprezzo non potevo negare,anche se mi seccava,che i suoi occhi avessero un non so che di interessante. Mi scappò un sorriso,ma mi morì sulle labbra non appena un sorrisetto compiaciuto di Al e Heather mi trafisse il volto,quasi come se avessero colto i miei pensieri. Feci una smorfia e continua a guardare fuori dal finestrino. Chiusi gli occhi,nel tentativo di dormire un po'.

 

 

 

-”sei tu quello che mi trova noiosa”- mi svegliai con la voce di Heather,probabilmente parlava con Al.

-”Non ti trovo noiosa,ti trovo molto intransigente”- rispose lui. Non mi sembrava un litigio,né una chiacchierata tra fratelli,il loro tono di voce era basso,sembravano una coppia che si stava chiarendo dopo una brutta litigata. Pensai che fosse il caso di fare finta di dormire.

-”Come se fosse una novità”- Borbottò lei con una strana acidità.

-”Non essere arrabbiata con me,per favore”-

-”Non sono arrabbiata con te”- disse ancora lei -”Solo che preferirei essere trattata.....”- le sue parole vennero interrotte da un rumore che mi fece girare di scatto. La radiolina aveva emesso un suono,quasi come se si fosse rotta. Sotto gli sguardi stupiti di Heather e Al presi in mano la radiolina nera esaminandola nervosa. Ancora più nervosa diventai quando capì che il problema proveniva dalla connessione con l'altra radio. Era successo qualcosa. Non ebbi il tempo di ragionare,dovevo fare qualcosa. Aprì la portiera e schizzai fuori dalla macchina mentre la pioggia cominciava a venir giù.

-”Dove pensi di andare?!”- Mi sentì afferrare per un braccio,mi girai. Era Al. Mi scollai per liberarmi.

-”E se l'avessero scoperto?Devo andare a controllare”-

-”Non vai da nessuna parte da sola”- mi riprese lui serio -”Vengo con te”-

-”No”- ribadì io quasi urlando -”Vado da sola,so badare a me stessa”- Sentivo la rabbia invadermi,sapevo che era questione di secondi. Mi guardò con durezza,quasi come se volesse incenerirmi con lo sguardo. Indietreggiai e non appena vidi che non aveva più intenzione di seguirmi,corsi via nella pioggia. Mi sentivo zuppa,da capo a piedi,ma non mi fermai fin quando al grande edificio. Capì che irrompere lì dentro a fare casino non era una delle soluzioni migliori,come avevo già pensato,preferì cercare una migliore via di fuga da quella situazione. Mi guardai attorno,osservando attentamente. Il mio sguardo ricadde sul condotto dell'aria esterno e il mio cervello partorì una strana idea folle. Infilarmi nel condotto dell'aria era una di quelle idee che potevano venire in mente solo a una pazza,e io lo ero di sicuro. Estrassi il cacciavite e mi imbucai nel freddo piccolo cunicolo di ferro. Ero sicura che avrebbe portato alle varie stanze dell'edificio,dovevo solo tappezzarle una per volta,e per mia fortuna io non ero claustrofobica. Sgomitando e tirandomi avanti avevo già ispezionato alcune stanze,nelle quali avevo o colto delle discussioni o non c'era nessuno. Arrivata ad un incrocio mi domandai che strada dovessi prendere. Sentì le voci,ma era un leggero brusio di fondo e non colsi le voci,fino a quando ovviamente ne sentì una famigliare. Era l'unica che potevo conoscere,quindi mi fiondai a destra senza troppe esitazioni,trattenni il respiro e mi ritrovai a guardare dalla piccola ringhiera in alto a sinistra della stanza. Tirai un silenzioso sospiro di sollievo a notare che era tutto apposto,che forse era solo un malfunzionamento della radiolina,ma mi chiesi perché non restare a questo punto. Cercai di non fare troppo caso alla domanda che mi assillava la mente: come avrei fatto a tornare indietro?

-”Tuo padre sarà fiero di te,lo avviserò del tuo arrivo”- disse l'uomo biondo,strizzai gli occhi per poterlo guardare meglio.

-”Grazie,sono sicuro che non avrà niente da ridire”- rispose beffardo lui. Sembrava che la piccola “conferenza” fosse finita,quando sentì scricchiolare sotto di me. Mentre il soffitto cedeva,trasalii,ritrovandomi per terra dolorante. Ora ero veramente nei casini,e tutto perché un stupida radio aveva avuto un disturbo. Delle mani mi tirarono su da terra,mi sentì strattonare per un secondo,mi divincolai ancora intontita dalla caduta. Dei tizzi vestiti di nero mi tenevano ferma,era veramente difficile contrastarli ma ero sicura che ci sarei riuscita se avessi voluto,ma sapevo che poi ne sarebbero arrivati altri,meglio stare buona per il momento.

-”Ma tu guarda!”- commentò L'uomo biondo vicino a Duncan,mentre mi si avvicinava,continuavo a guardarlo con un certo astio

-”Chi sei tu ragazzina?!”- mi chiese con fare arrogante. Aprì bocca per poter rispondere al mio solito modo sfacciato,ma una voce mi precedette.

-”Jessika ancora non ha capito che non deve immischiarsi negli affari miei”- disse Duncan sorprendendomi e lasciandomi perplessa per un secondo. Poi i suoi occhi incontrarono i miei,sembrava che stesse fingendo o qualcosa del genere.

-”Scusa Carl,ma la mia ragazza è una tipa un po' troppo invasiva”- mi fece un occhiolino. Faceva fin troppo bene la sua parte. Mi trattenni dall'impulso di tirare fuori la lingua come i bambini piccoli. Due cose mi avevano dato fastidio di quella frase: La prima,aveva parlato di me in terza persona,come se io non fossi neppure presente,come se fosse la mia balia. La seconda,mi aveva fatto incazzare. Lo faceva apposta a provocarmi quello stronzo! Il biondo guardò me e poi lui con un sorrisetto sghembo.

-”Cerca di domarla,questa bella ragazza potrebbe correre dei rischi”- e io sapevo fin troppo bene a cosa si riferiva -”Ti do il consiglio di tenertela stretta”- Ormai,il sorriso compiaciuto di Duncan era molto più intenso di quello dell'uomo,e ciò mi causò una specie di terribile fastidio. L'uomo biondo fece cenno agli altri di lasciare la presa e io mi liberai con uno strattone. Duncan mi si avvicinò,afferrandomi per un braccio,dovetti ricorrere a tutte le mie forse per non sferrargli un pugno in quel momento.

-”Ci si vede Carl,ora è meglio che riporti la principessina nella carrozza”- poi mi guardo con uno sguardo malizioso -”Non si sa mai cos'altro potrebbe combinare”- aggiunse con tono più basso. Ridussi gli occhi a una fessura,strinsi i pugni per non dargli veramente un pugno.

-”Ci si vede ragazzo”- salutò lui. Duncan mi portò fuori dalla stanza e poi richiuse la porta alle sue spalle,il corridoio era deserto,non volava neppure una mosca. Cercai di liberarmi ma lui mi strinse il braccio ancora più forte così dedussi che era più sicuro che facessimo la finta fino a quando non saremmo usciti da lì. Strinsi le mascelle dall'irritazione,possibile che le donne erano considerate così insignificanti?Non so perché ma arrivai ad augurarmi che anche lui non fosse così,non perché me ne importasse qualcosa ma sentivo una strana....OH NO! No,di lui no!Non potevo davvero provare,neanche un leggerissimo,affetto per lui,no,non esisteva! Era un elemento insopportabile,menefreghista,egoista,rivoltante e aveva un quoziente intellettivo pari a 0,00000000000000001(forse)

Quando fummo sotto la pioggia allentò la presa e mi liberai senza fare pressione.

-”Tu sei pazza!Cosa stavi facendo?!”- la sua espressione si era fatta quasi severa,era evidentemente arrabbiato.

-”Pensavo che l'operazione potesse avere avuto qualche negativo visto che ho captato un disturbo”- spiegai io quasi rossa di rabbia.

-”Bé mi sembra che il tuo intervento sia stato del tutto inutile e soprattutto hai rischiato di far saltare tutto!”- mi urlò lui in contrattacco. Camminavamo a passo veloce verso l'auto.

-”Oh mi dispiace,la prossima volta non prenderò con tanto riguardo una cosa di cui io sono l'artefice!”- ero io a dirigere qua,era la mia vendetta. Mi rivolse un'occhiata agghiacciante.

-”Qui non si tratta solo di te!Quando smetterai di vederla così collaborerò con te,fino ad allora potrei decidere di continuare da solo piuttosto che sentenziare a una ragazzina viziata”- mi accorsi che ci eravamo fermati,eravamo uno davanti all'altro.

-”Senza di me tu saresti ancora al Riformatorio!”-

-”Senza di me tu non sapresti neanche dove andare a parare!”- contrattaccò lui quasi infuriato. E con quella mi sentì zittita,odiavo quando non sapevo che dire.

-”Pensi di essere più in gamba di me?!”- ribattei senza più ragionare lucidamente

-”Cos'è?Credi forse che la tua “Jessika” si troppo debole senza di te?!”-

-”Ho detto quella cosa per toglierti dai casini!”- ribatté lui,quasi come per difendersi dalla mia accusa.

-”Potevo farcela anche da sola!”- questa sembrò farlo arrabbiare più di quanto già fosse.

-”Allora le nostre strade si separano qui!”- Il fatto che non si fosse mosso mi aveva fatto capire che poteva suonare di più come una minaccia.

-”Bene!”- ribadì girandomi di spalle

-”Bene!”- lo sentì allontanarsi. No,non poteva essersene andato veramente. Quando mi girai non c'era più,scomparso tra la pioggia fitta. Non so per quanto restai lì,a chiedermi cosa avrei fatto adesso. Mi aveva appena dichiarato guerra,non poteva arrivare al padre prima di me. Dovevo essere io ad ucciderlo...

La guerra era aperta

Tornai alla macchina,aprì lo sportello ed entrai nella macchina ancora bagnata fradicia. Prima ancora che Al e Heather potessero dire qualcosa fui io a parlare.

-”Hai registrato tutto?”- chiesi pungente ad Al.

-”Sì”- rispose -”Abita in una residenza poco fuori Miami”- continuò poi. Sorrisi malignamente.

-”Dobbiamo arrivare lì per primi,troviamo il primo aereo”-


 

  
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