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Autore: A g n e    03/04/2012    4 recensioni
L'ultimo incontro tra Tim e Novecento.
Rating solo per sicurezza e qualche parolaccia qua e là.
Sento le sue mani sul mio viso, sulle spalle, sotto la giacca, le sue mani che su di me si muovono come facevano sul pianoforte -lo suoni ancora il pianoforte, Novecento, o se l'é mangiato il tempo e tu lo immagini e basta, muovi le mani sull'aria ed é come averlo lo stesso?- e realizzo che a bordo del Virginian é più facile scegliere.
Voglio tornare indietro.
Lasciatemi tornare indietro.
Genere: Angst, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Non ho scuse per tutto ciò se non:
1. l'ha betata questa meravigliosa creatura e disse che andava bene;
2. costei mi ha traviato;
3. Baricco. Però Baricco è figo e quindi nulla. HAIL for Baricco.
Sparse in giro trovate citazioni di Novecento, citazioni everywhere, ma conto che le ritroviate.
E sì, Tim e Novecento stanno insieme. Ma proprio insieme insieme. Passate al lato oscuro, abbiamo i biscottini Tim Roth


 

-Congedo-

 

A Liv, just because.
Grazie e non smettere mai di scrivere. MAI.
O accadranno cose terribili.


 

Novecento, lui, mica é sceso.

E io non sapevo cosa fare.
Non per dire, eh, come quando uno ha due alternative e non sa cosa scegliere.
Io l'alternativa non l'avevo.

Difatti, qualche giorno dopo, prendo e torno sul Virginian.
Pensavo di averlo abbandonato più di dieci anni fa, invece eccolo che torna. O ecco me che torno da lui, dopo un po' i riferimenti te li perdi per strada e non é che importa più di tanto.

E c'è lui, seduto tra le casse di dinamite e le macchine arrugginite.

C'è lui che non é cambiato, invecchiato forse, ma come una fotografia incrostata di salsedine, che quando si bagna di acqua di mare diventa un po' più chiara e si arriccia sui bordi.
C'é lui che ha una storia, come sempre, e un mazzetto di parole giuste -perché Novecento ha sempre le parole giuste, chissà da dove le prende-, e non puoi fare altro che ascoltare fino alla fine, aprendo la bocca ogni tanto per poi non dire nulla.
C'é lui con quell'espressione che non riesci a decifrare neanche a morire, un po' come le figure delle carte da gioco, e in quegli occhi tutto, un mondo intero a duemila persone per volta.

E poi ci sono io, come al solito a fare la figura del cretino, a frignare come un marmocchio perché sto per perderlo ed é l'ultima cosa che voglio.
Non so neppure più cosa sperare (che scenda con me? Che dica qualcosa? Che mi sveli che é solo un brutto sogno e che ci risveglieremo sul Virginian,
l'uno nelle braccia dell'altro, come quindici anni prima?), perché con Novecento non sai mai cosa cazzo può succedere e puoi permetterti di sperare così tante cose che non sai più quale scegliere.

Chi la sceglie più una strada, adesso, Novecento?
Chi?

Sento dei passi, la sua mano sul mio viso, e penso che se fosse solo un libro o una canzone forse potrebbe anche piacermi, ma invece è tutto vero, così fottutamente vero, che posso solo tirarlo verso di me e baciarlo per l'ultima volta, chi se ne frega se non é un romanzo e sembra solo patetico.
Poi sento le sue labbra sulle mie e la sua lingua dentro la mia bocca, dentro di me, l'odore di muffa e sale e ruggine sulla sua giacca e il profumo del mare della sua pelle.
Sento le sue mani sul mio viso, sulle spalle, sotto la giacca, le sue mani che su di me si muovono come facevano sul pianoforte -lo suoni ancora il pianoforte, Novecento, o se l'é mangiato il tempo e tu lo immagini e basta, muovi le mani sull'aria ed é come averlo lo stesso?- e realizzo che a bordo del Virginian é più facile scegliere.

Voglio tornare indietro.

Lasciatemi tornare indietro.

Invece l'unica cosa che indietreggia é Novecento, che mi guarda con quella faccia tra il malinconico e l'incerto -cosa vuoi dirmi, Novecento? “Vattene via”, “Mi mancherai”, “Ti amo ancora” o qualche cazzata del genere?- e io voglio solo morire, perché fa male, troppo male, come quando c'è tempesta sul mare e tu puoi solo implorare Dio che finisca, perché non ce la fai più.

È dinamite quella che hai sotto il culo, fratello. Alzati da lì e vattene. È finita. Questa volta è  finita davvero

   
 
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