CAPITOLO 1

Ero a casa di Genio quel giorno, ricordo ancora la bellissima giornata di sole, il vento tiepido che stava spazzando via quelle ultime temperature rigide dello scorso inverno, mancava davvero poco all'estate. Ho sempre amato questa stagione, il caldo e soprattutto il mare, i tramonti in spiaggia e le lunghe passeggiate a chiacchierare con gli amici. Quell'anno pero' cambiò tutto, proprio tutto...

Ricordo come se fosse ieri il viso di Genio e la mia reazione a quella frase:

“L'aura di Goku e' scomparsa, non riesco più a sentirla”

La mia incredulità, mista alla paura che la storia si fosse ripetuta, di aver perso di nuovo un amico caro, un amico dal cuore nobile con cui trascorsi i giorni più belli della mia vita, rincorrendo il sogno di raccogliere tutte le sfere del drago.

Sembrava ieri quando, raggiunto il campo di battaglia, abbracciavo e consolavo il piccolo Gohan, per aver perso il caro padre che si era sacrificato per il bene di tutti noi, uccidendo Radish con l'aiuto di Junior. All'epoca eravamo in attesa di un nemico comune, Vegeta, colui che sarebbe diventato il mio amante, il padre del piccolo che ho ora tra le mie braccia. Mi resi conto pero', che non era tempo di pensare a lui, avrei potuto pensarci in seguito; dovevo accertarmi che la sensazione che Genio aveva avuto fosse veritiera.

Una tremenda paura mi assali' in un secondo... pensai a Trunks, non quello che piangeva tra le mie braccia, ma all'eroe che era venuto dal futuro a salvarci tutti dall'imminente arrivo dei cyborg. Non percepivo aure, non ne ero mai stata capace, e tutt'ora non lo sono ancora, ma qualcosa mi diceva che il mio ragazzo, il mio bambino, era in serio pericolo. Ora lo chiamerei istinto materno, e forse e' stato proprio cosi!

Mi girai vedendo il viso imbarazzato e preoccupato del maestro e fu allora che riuscii a capire tutto, dall'inizio alla fine... le mie paure erano fondate; Goku ci aveva lasciato, non solo, mio figlio era in serio pericolo, cosi mi disse Genio, solo per non farmi preoccupare, in realtà era morto anche lui, ma questo venni a saperlo solo qualche ora più tardi.

In preda al panico, lasciai il mio piccolo tra le sue braccia muscolose ma segnate dal tempo, e mettendomi la mano in tasca presi una delle mie capsule per poi catapultarmi fuori con una velocità tale da fare invidia a chiunque.

“Ti prego Bulma, resta qui, potrebbe essere pericoloso; purtroppo l'aura di Cell e' tornata, l'incubo non ha ancora avuto fine”.

Non m'importava... ero stata su Namecc, sapevo cosa fosse la sofferenza e la paura, ma davanti al dolore di un figlio che se ne va per sempre, quella era stata una sciocchezza, un'inezia... le lacrime già mi inondavano il viso, pensavo al peggio. Poco mi importava di morire, anzi... sarebbe stato un sollievo andarmene con mio figlio e con il mio migliore amico, due tra le persone che più amavo al mondo. Mio figlio smise di piangere, mi guardava con quegli occhi blu mare, ma con quello sguardo che aveva ereditato dal padre, e non fiato', non emise nemmeno un piccolo vagito. Mi osservava serio allontanarmi con il mio elicottero e niente più... mi piace pensare che avesse capito che sua madre doveva andare via di li', che non avrebbe aspettato un momento di più inerme su quell'isola aspettando chissà quale notizia funesta.