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Autore: _hurricane    04/04/2012    27 recensioni
Quando Blaine viene assunto da un ricco signore per dare ripetizioni a suo figlio, non sa ancora che la sua vita cambierà.
Non sa ancora che conoscerà un ragazzo misterioso e bellissimo, la pelle bianca come la neve e troppo fragile per sopportare i raggi del sole. Non sa ancora che si innamorerà di tutti i segreti nascosti nell'abisso dei suoi occhi azzurri.
Questa è la storia di Kurt e Blaine, e di come si sono amati.
"Preoccuparsi della vita di Kurt, del dolore che si nascondeva dentro i suoi occhi, lo aveva fatto sentire per la prima volta come se avesse una missione, un motivo per cui svegliarsi ogni mattina. Ma allo stesso tempo, gli aveva fatto capire chiaramente che prima questo motivo non c’era, e non era un bene.
Non era forse un rischio, un rischio inutile, quando poteva benissimo vivere sereno tra le mura accoglienti della Dalton e lasciare quel ragazzo allergico al calore del sole ai suoi problemi, alla sua vita? Lasciare che passasse il resto dei suoi giorni nel buio, ma quello del cuore e dell’anima?"
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La canzone che troverete in questo capitolo è "A Thousand Years" di Christina Perri.

Soooo, here is the Klaine Wedding!

 


 

 

 

 

Se non puoi essere una via maestra, sii un sentiero.
Se non puoi essere il sole, sii una stella.
Sii sempre il meglio di ciò che sei.

- Martin Luther King

 


Il Blaine che Kurt aveva sempre sognato in quella particolare occasione gli sembrò una copia sbiadita, una pallida imitazione, in confronto a com’era in quel momento, davanti a lui, pronto a donargli la sua vita su un piatto d’argento. Era così bello che faceva fisicamente male, un male struggente e dolce insieme all’idea che era suo; che aveva deciso, tra tante persone al mondo, di amare proprio lui.

“Siamo riuniti qui oggi per celebrare l’unione tra Kurt Hummel e Blaine Anderson” esordì l'uomo in piedi davanti a loro, riportandolo improvvisamente alla realtà e facendogli distogliere lo sguardo da Blaine per un istante.

“Se c’è qualcuno che si oppone, parli ora o taccia per sempre.”

Gli ospiti ovviamente rimasero in silenzio, e l'uomo si schiarì la gola per continuare. Kurt era al corrente del fatto che la cerimonia in sé sarebbe durata poco: entrambi avevano concordato sul fatto che non c’era bisogno di fare le cose in grande, anche perché avevano poco tempo a disposizione per poi tornare a Lima.

Ma nonostante questo, nonostante sapesse che il funzionario stava già per porre le due fatidiche domande, pensò che non avrebbe potuto essere più perfetto di così. Semplice e naturale come il modo in cui si amavano, senza il bisogno di sbandierarlo ai quattro venti. Guardò Blaine e lesse nei suoi occhi quanto tutto fosse giusto, e il senso di completezza che si impossessò di lui lo sconvolse dall’interno, mentre lentamente realizzava cosa stava per accadere.

“Avete preparato delle promesse da scambiarvi?” chiese l'uomo, guardando prima uno e poi l’altro. Kurt scosse il capo, ma si fermò non appena vide Blaine fare l’esatto contrario, e sgranò gli occhi nella sua direzione domandandosi se lui avesse dato per scontato che il gesto sarebbe stato ricambiato, travolto da un’improvvisa ondata di vergogna. Ma Blaine gli stava rivolgendo un sorriso malizioso, l’angolo della bocca verso l’alto, e Kurt capì che sapeva benissimo che non aveva preparato nulla e che non voleva che lo facesse.

Blaine si ricompose, trasformando quel piccolo ghigno in un dolce sorriso, e sostenne il suo sguardo prima di schiarirsi la voce e parlare.

“Oggi è il giorno in cui la mia vita comincia” esordì con voce incredibilmente decisa, il miele dei suoi occhi scintillante nella notte. “Per tutta la vita sono sempre stato solo io, un ragazzino che parla troppo. Oggi divento un uomo, oggi divento un marito. Da oggi dovrò rendere conto ad un'altra persona oltre che a me. Da oggi divento responsabile di te e del nostro futuro e di tutte le possibilità che il nostro matrimonio ha da offrire. Insieme, qualunque cosa accada, io sarò pronto. Per qualsiasi cosa, per tutto. Per affrontare la vita, per affrontare l'amore, per affrontare le possibilità e le responsabilità. Oggi, Kurt Hummel, comincia la nostra vita insieme, e ad essere sincero non vedo l'ora.”

In quel momento, forse per la prima volta nella sua vita, Kurt si sentì come tutti gli altri. La sua malattia sembrò un ricordo lontano, una specie di incubo dal quale entrambi si erano svegliati, e il fatto che Blaine non vi avesse neanche accennato lo rese ancora più lampante. Non aveva più a che fare con quello, con il fatto che avesse troppo poco tempo a disposizione per prendere le cose con calma come potevano fare le altre persone. Non aveva più a che fare con la fretta di Blaine, con la sua disperata corsa contro il tempo.

Forse, in circostanze normali, avrebbero aspettato molto di più per farlo. Ma paradossalmente, Kurt si rese conto che fu proprio la loro situazione a rendere chiaro ai loro occhi cosa era veramente importante, insegnando loro che la vita, in generale, era troppo breve per non essere folli e imprudenti, per non fare ciò che desideravano, per non cogliere le opportunità e fare in modo di poter stringere per sempre tra le braccia la persona a cui tenevano.

Avrebbero pagato a caro prezzo quella lezione, ma Kurt non riuscì neanche a pensarci mentre Blaine lo guardava in quel modo, e i suoi occhi e il suo sorriso erano tutto ciò che contava, tutto ciò che gli bastava conoscere per sapere che era lì che doveva essere, che tutto finalmente stava tornando al suo posto.

Ricacciando indietro le lacrime, mimò a Blaine un “Ti amo” con le labbra prima che il funzionario riprendesse a parlare.

“Blaine Anderson, vuoi tu prendere Kurt Hummel come tuo legittimo sposo?”

 


“Pensi che potrai mai perdonarmi?” chiese Kurt, disteso sul letto a pancia in giù con la testa appoggiata al gomito, le braccia incrociate sotto il mento.

“Per cosa?” rispose Blaine confuso, sdraiato accanto a lui ma di schiena, il petto nudo che si alzava e abbassava per il respiro ormai tornato alla normalità.

“Per averti lasciato solo. Pensi che potrai perdonarmi quando non ci sarò?”

Blaine si voltò quasi del tutto per guardarlo, mettendosi su un fianco e sostenendosi la testa con la mano, il gomito incavato nel cuscino sotto di lui.

“Non c’è niente da perdonare” disse a bassa voce, e Kurt alzò il mento dal suo gomito e lo fissò, gli occhi così chiari da sembrare vetro come succedeva sempre quando sbatteva a lungo le palpebre nel tentativo di capire qualcosa che gli sfuggiva, come un bambino piccolo e spaventato che poneva una domanda in modo innocente, fremendo in attesa della risposta.

“E se poi mi odiassi?”

“Non potrei mai odiarti, Kurt” disse Blaine, quasi commosso dall’ingenuità che vide dipinta sui suoi lineamenti. Kurt sembrò rilassarsi, inclinando la testa per appoggiare la guancia sul suo braccio e osservare con aria assente la linea di quello di Blaine. Il silenzio riempì la stanza per un attimo, prima di essere squarciato da un sussurro quasi tremante.

“E se mi dimenticassi?”

“Questo è impossibile” disse Blaine, sorridendo tra sé e sé e strisciando sul letto per essere ancora più vicino a Kurt, in modo da potersi abbassare e baciargli una guancia. Kurt chiuse gli occhi a quel contatto, ma quando li riaprì sembrava ancora incerto e spaventato.

“Non dimenticarmi” sussurrò con voce spezzata, il tono stesso che sembrava una disperata supplica. “Anche quando andrai avanti e avrai una famiglia e sarai felice… non dimenticarmi, Blaine. Almeno un pezzo, un pezzetto del tuo cuore, anche il più piccolo e insignificante, conservalo per me.”

Blaine trattenne il fiato, colto di sorpresa da quell’improvviso fiume di parole, ma senza esitazione lo prese per un braccio e lo trascinò silenziosamente su di lui, cingendogli i fianchi.

“Lo giuro.”

Quando Kurt sorrise, Blaine si innamorò di lui. Di nuovo.

 


“Sì, lo voglio” rispose Blaine senza esitare, sorridendo nonostante fosse sul punto di piangere per l’ennesima volta nella sua vita. Ma erano lacrime di gioia, e le accolse senza provare a trattenerle a differenza di come aveva dovuto fare in tante altre occasioni. Guardò Kurt e si accorse che anche lui si era finalmente arreso, una piccola lacrima lucente che gli percorse la guancia per poi disperdersi lungo la linea della sua mascella. Aveva occhi di vetro, ancora una volta, e Blaine non potè fare a meno di pensare a come fossero stati quando lo aveva conosciuto: così oscuri e misteriosi, animati da mille segreti che a poco a poco gli si erano rivelati come tesori nascosti nel profondo di un abisso.

Gemme e pietre preziose che Kurt gli aveva silenziosamente regalato, fino ad arrivare a quelle più belle e scintillanti, il suo amore e il suo sorriso. Gioielli che in qualche modo appartenevano a Blaine, perché soltanto lui era riuscito a trovare la combinazione, la chiave per aprire quel forziere accuratamente sigillato che era il suo cuore. Si ritrovò a domandarsi come avesse fatto, perché non lo sapeva, non c’era una ricetta per amare e farsi amare.

Il funzionario fece una pausa, come se volesse rispettare la solennità del momento e dello sguardo che si scambiarono, un silenzioso incontro di immagini, momenti e parole che conoscevano soltanto loro. Tutte le volte in cui non erano stati sinceri e quelle in cui lo erano stati, tutto l’inchiostro sulle pagine e la tempera sulle tele, tutte le note e le parole disperse nell’aria e nel vento, era tutto lì ed era così tanto.

Era come se si fossero fermati ad un certo punto di un viaggio e si fossero voltati per la prima volta per guardarsi indietro, rendendosi conto solo in quel momento di tutta la strada che avevano fatto, di tutti gli ostacoli, le deviazioni, le fermate. E poi tornarono a guardare avanti, verso ciò che ancora non sapevano, verso il futuro.

Verso un orizzonte da cui il sole non sarebbe mai sorto, soltanto perché ce n’era già uno, e quello non sarebbe mai tramontato.

“Kurt Hummel, vuoi tu prendere Blaine Anderson come tuo legittimo sposo?”

 


“E questa sarà la cucina” disse Kurt, entrando in una stanza della loro casa ancora in costruzione che conteneva soltanto un lungo e spoglio bancone, per poi voltarsi e aspettare che anche Blaine varcasse la soglia. Lo vide esitare per un attimo, le sopracciglia corrugate e le labbra serrate, come se stesse pensando intensamente a qualcosa.

“Blaine?”

“Mmm, ma che buon odorino, Kurt! Che cosa hai preparato? Sto morendo di fame!” esordì finalmente Blaine, oltrepassando lo stipite della porta per dirigersi verso il bancone e appoggiarvisi sopra con i gomiti, arricciando il naso nel finto tentativo di capire cosa bollisse in pentola. Kurt roteò gli occhi e si incrociò le braccia al petto, appoggiandosi alla parete con la schiena come per godersi uno strano e curioso spettacolo.

“Non me lo vuoi dire? Volevi fare una sorpresa al tuo affascinante maritino?” incalzò Blaine, rivolgendogli un sorrisetto.

“E chi ha mai detto che sei affascinante?” rispose Kurt, trattenendo una risata quando Blaine ritrasse lievemente la testa e spalancò la bocca con aria offesa e ferita.

“Pensi davvero questo di me?!” chiese, portandosi una mano al petto. Kurt scosse il capo con aria rassegnata e si spostò dalla parete per raggiungerlo, facendo il giro del bancone per abbracciarlo da dietro e appoggiare il mento all’incavo della sua spalla.

“Certamente” disse annuendo, sfoggiando un sorriso compiaciuto. “Non sei per niente affascinante.”

Blaine si voltò, ancora stretto nel suo abbraccio, appoggiandosi così al bancone con la schiena. Aveva uno sguardo curioso, interrogativo e vagamente infantile, come se il suo cervello stesse smaniando per capire se diceva sul serio o se era soltanto uno scherzo.

“Affascinante non rende l’idea. Tu sei perfetto.”

Quando Blaine sorrise, Kurt si innamorò di lui. Di nuovo.

 


“Sì, lo voglio” disse Kurt, tenendo gli occhi fissi su Blaine e sorridendogli, sperando che sapesse, che capisse quanto lo amava in quel momento. A volte si chiedeva se ci fosse un modo reale per esprimerlo con le parole o con i gesti, perché sembrava troppo grande. Qualcosa di inconsistente eppure terribilmente definito allo stesso tempo, una forza superiore che lo animava anche nel sonno, quando sognava Blaine felice e sorridente e sotto le stelle, dove lui poteva stargli accanto.

Sperò che capisse quanto gli fosse grato, quante cose gli doveva e quante cose sarebbe stato disposto a fare per lui. Sperò che quel voto, per quanto potesse sembrare semplice e comune, bastasse a fargli capire che ogni fibra del suo essere, ogni suo pensiero, ogni attimo, era per lui.

Per un secondo, uno soltanto, rimpianse di averne così pochi da regalare. Rimpianse di non avere una vita intera per dimostrarglielo, rimpianse tutti quegli anni che non avrebbero mai vissuto.

Ma fu soltanto uno, scivolò via come l’acqua, quando Blaine gli sorrise di nuovo. Perché era un sorriso consapevole, come se gli volesse far sapere che capiva, che andava bene così, che non doveva tormentarsi oltre. Così Kurt non lo fece.

Si rese conto con aria quasi distante che Rachel si era posizionata tra loro e che gli stava porgendo l’anello da mettere al dito di Blaine, dopo aver fatto lo stesso con il fratello. La ragazza gli sorrise teneramente, e Kurt ringraziò anche per quello, perché forse, chissà, aveva anche trovato un'amica. Poi lei tornò al suo posto e Kurt e Blaine rimasero a fissarsi.

Si scambiarono gli anelli come se fossero in una specie di trance, come se qualcuno con in mano una telecamera li stesse riprendendo al rallentatore.

“Con il potere conferitomi dallo Stato di New York, vi dichiaro marito e marito. Potete bac-“

Prima ancora che l'uomo potesse concludere, Blaine cinse la vita di Kurt con un braccio e lo tirò a sé per unire le loro labbra, generando applausi e qualche fischio – sicuramente da uno degli ex-Warbler, pensò Kurt distrattamente – e lasciandolo boccheggiante un secondo dopo.

“Ti amo” sussurrò a pochi centimetri di distanza dal suo viso, e Kurt gli sorrise prima di voltarsi per guardare gli invitati. C’erano sorrisi, qualche lacrima – la madre di Blaine aveva in mano un fazzoletto bianco – e non potè fare a meno di scorgere Sebastian che lo stava guardando con intensità, un piccolo sorriso sul volto. Kurt ricambiò e annuì per un attimo nella sua direzione, prima che il contatto visivo fosse interrotto da Harry che sussurrava qualcosa all’orecchio di Sebastian per poi baciarlo dolcemente sulla guancia.

A quel punto, iniziò la parte di cui Kurt era ancora una volta totalmente ignaro: il ricevimento. Pensava che sarebbero tornati subito in aeroporto, invece vide spuntare dal nulla degli addetti al catering che spingevano verso di loro lunghi carrelli bianchi con sopra aperitivi e bevande di tutti i tipi, prima di disporli a qualche metro di distanza dall’arco, uno accanto all’altro.

Durante il piccolo rinfresco, Blaine tenne Kurt per mano e gli fece conoscere i suoi ex compagni di scuola, presentandoglieli ad uno ad uno anche se Kurt probabilmente ricordò solo la metà dei loro nomi. Finn e Rachel stavano confabulando tra di loro a pochi passi di distanza dai genitori di Blaine, Rachel in particolare che si guardava intorno con aria furtiva e rimproverava Finn di tanto in tanto dicendogli di abbassare la voce.

“Che stanno complottando quei due?” disse Kurt a Blaine, facendo un cenno nella loro direzione con un sopracciglio alzato. Lo sguardo innocente che Blaine gli rivolse non l’avrebbe data a bere a nessuno.

“Non ne ho idea” rispose alzando le spalle, e Kurt dovette trattenersi dal replicare, optando per fingere di credergli visto che tanto non avrebbe ottenuto una risposta.

Molto presto, comunque, questa gli si presentò da sola. Rachel attirò l’attenzione di Blaine alzando la mano nella sua direzione e poi gli fece un occhiolino, prima di scomparire per un attimo al di là della fila di sedie e tirar fuori un piccolo stereo rosa da sotto, insieme a due microfoni abbinati. Kurt la squadrò mentre tornava verso lo spiazzo dedicato al ricevimento e guardò ancora una volta Blaine, che distolse appositamente lo sguardo, tradito da un sorriso più che consapevole.

Quando Rachel poggiò lo stereo sul prato a pochi passi da lei e diede a Finn l’altro microfono, anche gli invitati se ne accorsero e smisero momentaneamente di mangiare per voltarsi e guardare la scena.

“Posso avere l’onore di questo ballo?” disse Blaine, prendendo una tartina dalla mano di Kurt per posarla su un fazzoletto e conducendolo verso lo spazio più o meno circolare che avevano davanti.

“Sei incredibile” sussurrò Kurt scuotendo il capo, stringendogli la mano e seguendolo fino a posizionarsi davanti a lui. Scorse per un attimo suo padre con un bicchiere di aperitivo alla frutta in mano, un grande sorriso diretto verso di lui.

Rachel si sistemò brevemente le pieghe della gonna, si abbassò per premere un tasto dello stereo, e la musica iniziò.

 

Heart beats fast, colors and promises

How to be brave, how can I love when I'm afraid to fall?

 

Kurt si concentrò sul significato delle parole mentre lentamente faceva aderire il corpo a quello di Blaine, stringendogli le braccia al collo e facendo sfiorare le loro tempie, gli occhi che si chiusero quasi in automatico mentre iniziavano a girare insieme lentamente.

 

But watching you stand alone

 All of my doubt suddenly goes away somehow 

One step closer

Finn si unì a Rachel nel ritornello, la sua voce sovrastata da quella più acuta della ragazza in modo da creare una specie di intenso sottofondo con il suo tono più profondo.

 

I have died everyday waiting for you

Darlin' don't be afraid

I have loved you for a thousand years

I’ll love you for a thousand more” intonò inaspettatamente Blaine, sfiorandogli l’orecchio con le labbra e facendogli alzare la testa. Kurt lo guardò negli occhi e lo baciò mentre continuavano a girare.

 

Time stands still, beauty I know he is

I will be brave, I will not let anything take away

What's standing in front of me

Every breath, every hour has come to this

One step closer

“Sei felice?” gli chiese Blaine, aumentando leggermente la presa intorno ai suoi fianchi e sfiorandogli il naso con il suo. Kurt non potè fare a meno di sorridere a quel gesto.

“Sì” disse, giocando distrattamente con i ricci alla base del collo di Blaine. Lui chiuse gli occhi e appoggiò la fronte alla sua, il suo respiro regolare che danzava sulle labbra di Kurt mentre Finn iniziava a cantare con Rachel ancora una volta.

 

I have died everyday waiting for you

Darlin' don't be afraid

I have loved you for a thousand years

I'll love you for a thousand more


And all along I believed I would find you

Time has brought your heart to me

I have loved you for a thousand years

I'll love you for a thousand more

La musica sfumò verso la sua fine, finchè non furono obbligati a fermarsi dal silenzio solenne che piombò intorno a loro. Avevano tutti gli occhi addosso, ma era come se fossero completamente soli in quel momento.

“Restiamo così” disse Blaine, aprendo gli occhi per guardarlo senza accennare minimamente a lasciarlo andare.

“Così? Qui in piedi sull’erba di Central Park?” chiese Kurt vagamente divertito, prima che l’espressione di Blaine si facesse leggermente più seria e il suo sguardo vacillasse, la presa ancora più salda intorno a lui come se avesse improvvisamente paura di qualcosa.

“Ehi, no, no” lo ammonì con dolcezza Kurt quando Blaine ruotò la testa per non far vedere che stava piangendo, districando le braccia da dietro il suo collo per prendere il suo viso tra le mani e costringerlo a guardarlo.

“Cosa c’è?” gli sussurrò, e la sua voce gli sembrò incredibilmente alta a causa dell’assenza di suoni intorno a loro, al di là di clacson e automobili lontane per le strade che circondavano il parco. Sentì le dita di Blaine quasi conficcate nei suoi fianchi, e prima di potersene rendere pienamente conto e preoccuparsi ancora, Blaine gli rispose.

“Vorrei non doverti dire mai addio.”

Kurt abbassò lo sguardo con aria leggermente sconfitta, facendo scontrare le loro fronti. Odiava il modo in cui la tristezza poteva fare capolino nelle loro vite così, senza avvisare. Chissà quale pensiero era passato nella mente di Blaine per farglielo ricordare, ma non importava, perché ora Blaine era lì, tra le sue braccia, ed era triste. E non stava sorridendo.

Anche Blaine si odiò in quel momento per non essere abbastanza forte com’era stato fino a quel punto, e non aveva neanche idea di come quel pensiero avesse fatto a formarsi nella sua mente e poi lasciare le sue labbra, ma si sentì così debole e vulnerabile che non potè far altro che stringere Kurt ancora, inspirare con forza e dire a se stesso di tornare nel presente, di sorridere per suo marito, suo marito, che meritava il mondo intero e lui non poteva rovinare il loro giorno, non così. Aveva giurato a se stesso che non avrebbe rovinato nessuno dei loro giorni, non poteva arrendersi. Non lo avrebbe fatto.

E’ solo che Kurt era così vicino, così caldo tra le sue braccia, così bello, che Blaine non potè fare a meno di immaginare di vederlo svanire in quel preciso istante, come una nuvola di fumo, lasciandolo solo. Come avrebbe fatto?

E quasi come se Kurt gli stesse leggendo nel pensiero, seguendo il suo ragionamento fino a trovare una falla e porvi rimedio, alzò improvvisamente il viso, lo guardò negli occhi, e gli disse come fare.

“Non dovrai farlo” gli disse, stringendogli il viso tra le mani. Sorrise. “Ti basterà guardare il cielo di notte e mi vedrai.”

Blaine rilasciò una risata mista ad un singhiozzo, senza capire neanche lui cosa fosse realmente, ma si sentì un po’ più leggero. Sorrise.

In fondo, quel giorno iniziava la sua vita.

 

 

 

 

 


 

 

 

Se il discorso di Blaine vi è suonato vagamente familiare, è perchè non l'ho scritto io. E' la promessa del matrimonio di Alex e Izzie (Grey's Anatomy), che potete vedere qui se ne avete voglia. Ve lo consiglio, perchè è una delle scene più belle che esistano nell'intero mondo.

Ebbene si, il prossimo è l'epilogo, dio, mi viene troppo da piangere.

Ma è ufficiale: ho scritto una raccolta di 7 missing moments sulla vita matrimoniale di Kurt e Blaine, compresi tra questo capitolo e il prossimo, che non ho voluto aggiungere alla long perchè la trovo 'completa' così e perchè penso che stiano bene separati. Spero che mi seguirete anche lì :)

Spero che il matrimonio abbia soddisfatto le aspettative!


Niente anticipazioni per l'epilogo, altrimenti scoprireste troppe cose! Cosa posso dirvi? Che si piange - ahah, scontato - e che secondo me rimarrete, uhm, sconvolti? Diciamo sorpresi. Si, molto. Non vedo l'ora di sapere cosa ne penserete!

Aggiornerò o sabato o domenica (devo decidere :/), baci a tutti e grazie grazie GRAZIE, come sempre, a chi legge e recensisce. Vi amo.

 

 


   
 
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