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Autore: WING    04/04/2012    5 recensioni
_Ma io ho Bisogno del Tuo Sorriso:
Non riuscivo a vederlo così giù, era più forte di me.
Ogni volta che pensavo alla sua espressione, avevo una voglia matta di aiutarlo. Ma come? Come?
Non avrebbe mai accettato un aiuto da una come me...
Anche se... una soluzione forse c’era...
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Ma io ho Bisogno del Tuo Sorriso


 A scuola.
<< Ma la finisci? >> guardai la mia amica divertita.
<< Emi, seriamente, dovresti metterti nei miei panni! È troppo bello! >> mi rispose Claire tra una risata e l’altra.
<< No! Ora mi spieghi cosa c’è di divertente nel torturare una povera anima come me che soffre il solletico!! >>
Claire scoppiò a ridere. << È che ogni volta ti raggomitoli in una posizione diversa! >>
La guardai torva e mentre lei stava per affondare le dita nel mio stomaco io mi girai per contrattaccare ma...
...Lui entrò nel mio campo visivo.
Camminava al centro del corridoio, la falcata decisa, i muscoli delle braccia tesi e nervosi, la mascella contratta; gli occhi ghiacciati in contrasto con lo sguardo scuro. Mi catturò. Improvvisamente non esisteva altro. Ogni suono diminuì, si fece ovattato, scomparve...
Nello stesso istante nel quale mi passò affianco e mi oltrepassò l’affondo di Claire andò a segno riportandomi alla realtà.
<< Eh! Eh! Mai distrarsi! >> sogghignò soffiando sul suo dito indice (quello che mi aveva colpita) come fosse una pistola.
<< Claire, ma almeno quando è in contemplazione potresti lasciarla stare!! >> la bacchettò Mara.
Claire corrugò la fronte poi, senza capire, si voltò dalla parte verso cui guardavo. E fu così che si accorse di... Chad.
<< Aah... >> disse alzando lo sguardo verso l’alto. << Capisco... >>
DRIIIINNNNN!!!!
L’assordante campanella sopra le nostre orecchie segnò la fine dell’intervallo.
<< No!! Un’altra ora di italiano no!! >> dissi facendo finta di piagnucolare.
<< Su, su Emi. So che sopravvivremo, non ti preoccupare. >> mi disse Mara facendomi “tap tap” sulla spalla.
Quando entrammo in classe i miei occhi, quasi come per un riflesso incondizionato, lo cercarono, ma tra i ragazzi ancora in piedi non c’era. lo trovai, invece, seduto al suo posto. Quel posto affianco al mio...
...i gomiti e le braccia appoggiati sul banco, tra le mani si stava rigirando una matita. Le sopracciglia ancora incurvate, il suo sguardo di ghiaccio era lontano... come poco prima tutto sparì e mi fermai a contemplarlo. Per quanto fosse malvagio e concentrato,quello sguardo gli conferiva un non so che di... proibito, di lontano. Qualcosa di oscuro...
Un mio compagno gli si avvicinò << Ehi Chad , tutto a posto? >>
Lui alzò lo sguardo, senza addolcirlo. << Lasciamo perdere va. >> disse lanciando via la matita << Con quelli non si può proprio ragionare. >> terminò scocciato, poi, alzandosi, andò dall’altra parte della classe.
Appena di sedette la professoressa entrò nell’aula.
<< Sedetevi ragazzi! L’intervallo è finito da un bel pezzo! >> disse accomodandosi alla cattedra.
Tirai fuori il libro di letteratura pronta per una delle solite lezioni soporifere.
<< Allora, oggi leggeremo la novella di Boccaccio: “Tancredi e Ghismunda”. >>
Aprii il libro alla pagina indicata, presi una matita poi appoggiai la testa sul banco rivolgendo lo sguardo verso Chad...
...aveva il mento appoggiato al braccio, lo sguardo rivolto verso l’armadio di fronte, mentre una penna, nella sua mano destra, scarabocchiava sul banco.
In quell’esatto attimo tutta la verità mi crollò addosso, schiacciandomi contro il legno del banco, incollandomi alla sedia, facendomi diventare le gambe pesantissime.
Ma chi volevo prendere in giro? Chi? Me stessa? Troppo semplice, ci casco sempre. Eppure non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso.
Quando arrivò la stavo attendendo; quella maledetta fitta al cuore.
Come avevo fatto ad illudermi di poter essere qualcosa per lui? Come? Mi ripassarono nella mente le volte in cui raccontava di quando, il sabato sera, tornava a casa alle 3 di notte. Di quello che beveva, di quanto. Mi ricordai dei commenti alle tipe, dei discorsi con gli amici. Lui, che ha un anno in meno di me all’improvviso mi sembrava così più grande... così lontano da me. Mi straziava talmente tanto quella consapevolezza che non sarei mai potuta essere sua... mai. MAI.
Iniziai a sentirmi piccola, piccola, piccola
- Non devi piangere, non devi piangere... - pensai fra me e me. Ma gli occhi iniziarono a pizzicare.
- Dannazione Emi! Sei così debole? - mi sgridai.
E poi, con violenza, il flusso di ricordi riprese. Tutte le volte che prendeva in giro qualcuno per il suo aspetto... per il suo fisico... per i suoi modi. Io riassumevo tutto quello, come potevo essermi illusa? Eppure avevo già messo in guardi me stessa da quel fatale errore...
Il suo sguardo ora si era abbassato verso quegli scarabocchi, le sopracciglia corrugate, l’espressione concentrata e dura. Mi era così vicino eppure così lontano...
La campanella suonò facendomi sobbalzare leggermente.
La professoressa uscì dalla classe, Chad tornò al suo posto, affianco a me, proprio quando l’altra prof entrò.
<< Buongiorno ragazzi. >>
<< Giorno prof. >>
<< Accomodatevi pure >>. Ci sedemmo.
 
L’ora passò senza che io e Chad ci parlassimo, ogni tanto alzavo gli occhi dai miei appunti per posarli sul suo profilo perfetto, ma lo trovavo sempre intento nella sottolineatura del libro anche se la mente era altrove.
Poco prima della fine mi chiamò.
<< Emilia? >>
<< Dimmi. >> risposi
<< Quanto manca? >> la sua voce così stanca.
<< Due minuti, circa. >> dissi guardandomi l’orologio.
<< Grazie. >> sussurrò appena tornano al libro.
...Che voce meravigliosa...
DRIIIINNNNN!!!!
La campanella segnò la fine della quinta ora e anche la fine della nostra giornata scolastica.
Si alzò in silenzio e uscì dalla classe.
<< Allora Emi, quale ardua strategia hai adottato per sopravvivere all'ora di italiano? >> sopraggiunse Claire.
<< Oh. Emm... >> mi ripresi. << Ho cercato di ascoltare il meno possibile la sua voce... >>
<< Ottima! Anche io uso sempre una tecnica simile! >> intervenne Mara.
Uscimmo insieme da scuola.
<< E dimmi, che fonte di distrazione usi per non starla a sentire? >> chiese Claire.
Io alzi un sopracciglio.
<< Ah. Giusto. >> commento la ragazza scuotendo la testa.
<< Anche tu, ma che domande fai! Te le vai a cercare! >> Mara la spintonò.
 
A casa.
Finito di liberare il tavolo in cucina mi sedetti pensierosa.
Non riuscivo a vederlo così giù, era più forte di me.
Ogni volta che pensavo alla sua espressione, avevo una voglia matta di aiutarlo. Ma come? Come?
Non avrebbe mai accettato un aiuto da una come me...
Anche se... una soluzione forse c’era...
 
A scuola, il giorno seguente.
<< Giorno >> mi salutò Chad appena mi sedetti.
<< Ciao Chad. >> risposi. << Ieri ti ho visto triste... e... >>
<< “E” cosa? >> il tono improvvisamente duro, un solo sopracciglio alzato.
<< Niente volevo solo cercare di risollevarti una attimo... di aiutarti per quanto mi è possibile... >>
<< Io non ho bisogno del tuo aiuto. >> sputò quel “tuo” come fosse veleno.
Esitai.
<< ...Ma io ho bisogno del tuo sorriso. >> immediatamente dette queste parole chinai lo sguardo  imbarazzatissima per quella confessione, lui invece si irrigidirsi un attimo rimanendo interdetto.
...era vero, per quanto diventasse un Deo quando era incazzato, per quanto mi attirasse e mi piacesse scorgere in lui quel lato proibito non potevo far a meno del suo sorriso, lo faceva apparire così bimbo e ragazzo maturo al tempo stesso, sembrava così candido quando sorrideva...
Presi la cartelletta dalla cartella e ne tirai fuori un disegno che avevo iniziato l’estate precedente. Rappresentava Biancaneve e i sette nati versione “dark” coni nani al guinzaglio e una mela marcia nella mano della ragazza – zombie. Ero molto soddisfatta della perfetta riproduzione dell’originale che avevo fatto.
<< Tieni, l’ho finito per te. >> non so dove trovai la forza per parlargli ancora.
Tese titubante la mano verso il foglio mantenendo comunque un atteggiamento duro e distaccato.
Poggiò gli occhi sul disegno e il suo volto si illuminò del sorriso più bello che mai.
<< È... WOW! >>  disse rimanendo a bocca aperta.
<< Lieta che ti piaccia >> dissi con un mezzo sorriso. << Visto? >> aggiunsi.
<< Visto cosa? >> chiese senza capire.
<< Ti ho fatto sorridere e per un attimo ti sei scordato quello che è accaduto ieri. >>
<< Già... >> rispose con un tono sorpreso e malinconico al tempo stesso. Sorrisi sollevata, poi mi chinai per mettere via la cartelletta.
Una mano afferrò il mio braccio. << Emi? >>
Mi voltai.
<< Grazie, davvero. >> disse scompigliandomi affettuosamente i capelli.
E per quel momento fui in pace.
 
 
 
 
Spazio delle confessioni...
scusate se le mie storie sono sempre lunghe chilometri, grazie mille se siete riusciti ad arrivare fin qui, se vi va recensite, a me farebbe molto piacere qualsiasi vostro commento, positivo o non!
   
 
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