Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: manicrank    04/04/2012    2 recensioni
Cosa avrà pensato Sherlock ad un passo dalla fine? Con davanti solo il vuoto e Londra. E gli occhi di John. Il suo unico addio.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una piccola introspezione nell'animo più complicato della serie.
Perchè anche se a volte ce ne dimentichiamo, anche Sherlock ha un cuore.
Solo, che si dimentica di usarlo. 

Goodbye John.
 

Quegli occhi di ghiaccio, limpidi, ma misteriosi. Erano un turbine di pensieri. Erano la porta per la mente sempre attiva, la mente che mai conosce riposo.

Quegli occhi studiavano tutto, notavano tutto, non potevano lasciarsi scappare nemmeno un dettaglio. Era la sua punizione. L'aveva accettata.

Non poteva credere che quegli stessi occhi stessero ora versando lacrime. Era freddo, non provava emozioni, eppure piangeva. Il liquido salato gli stava imbrattando la camicia.

Lo sguardo vagava sui tetti, disperato, cercando un appiglio. Un misero appiglio.

Una speranza.

Non si posò nemmeno per un istante su John, che da sotto, gli gridava di non farlo.

Non avrebbe avuto il coraggio di buttarsi se avesse osservato il viso del suo coinquilino mentre si avvicinava alla fine.

Aveva paura. Paura perché era sempre stato troppo sicuro.

Paura di non sopravvivere come aveva creduto.

E cosa sarebbe successo se avesse sbagliato per una volta?

Però qualcosa gli stava dando la forza di buttare via il BlackBerry, dando l'ultimo saluto a John, al suo John.

Qualcosa gli stava facendo spalancare le braccia, come fosse un corvo pronto a spiccare il volo.

Cadere è proprio come volare, solo, che ha una destinazione.

Sherlock non sapeva di avere così tanto coraggio. Non aveva mai creduto di riuscire a sacrificare se stesso per salvare qualcun altro.

Lestrade, Mrs.Houdson, John.

I legami lo stavano uccidendo. Lui lo sapeva, che crearli avrebbe segnato la sua fine.

Era sempre stato solo. Perché adesso aveva bisogno di loro a tal punto da uccidersi pur di non vederli morti?

Possibile che il suo narcisismo fosse svanito?

La risposta era semplice, c'era sempre stata, chiara nella mente del genio.

Ma lui l'aveva scacciata, come si scaccerebbe un malato di peste.

L'aveva messa in quarantena, voleva ucciderla.

Non si può uccidere un idea, una volta che essa ha preso posto nella tua mente.

Aveva sempre vantato di essere sociopatico, di non aver bisogno di nessuno. Ma forse, la verità era che lui aveva bisogno di qualcuno molto più di altri.

Voleva legare con la gente, voleva avere amici, voleva essere capace di amare.

Aveva bisogno delle mani sicure di John a sostenerlo.

Aveva sempre vissuto da solo, ostentando sicurezza. Aveva sempre negato di aver bisogno di amore.

Si era rifugiato dietro un muro di vetro.

Per paura di rimanere ferito e deluso.

Ed ora, che finalmente aveva una parvenza di vita, doveva morire.

Tornò il dubbio a tormentarlo, cosa sarebbe successo se avesse fallito per la prima volta nella sua vita? Cosa sarebbe accaduto?

Sarebbe morto davvero.

Quel marciapiede, e gli occhi di John fissi su di lui, sarebbero stati il suo unico addio.

Gli andava bene.

Per la prima volta nella sua vita Sherlock capì che era una bella cosa, morire per salvare qualcuno che si ama. Sorrise.

Si buttò, e l'aria non gli era mai sembrata così fredda, e così malinconica.


 

Un bacio. MR

   
 
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