NOTE:
In
supermega e deplorevole ritardo, lo so. *si china per scansare i
pomodori marci*
Però alla fine sono tornata (con
un capitoletto breve, interlocutorio e
di passaggio che non mi soddisfa granché) ma più
di questo non son riuscita a
fare, tra le lezioni all’università, le altre
storie da plottare e l’uso razionato
del computer di mio papà. Che ci volete fare, talvolta tocca
accontentarsi!
Farò del mio meglio per aggiornare più
celermente, in futuro.
Comunque,
so che non vi interessa
ma lo dico per amor di precisione: questo capitolo partecipa al contest
di
Pasqua indetto dalla sottoscritta su Facebook, Let’s
ship again, con il prompt del Lunedì Colazione.
Buona
lettura e a risentirci a
fine capitolo!
Quando,
la mattina seguente, il
Principe Castiel venne svegliato da una affettuosa lappata da parte di
Aithusa,
egli non avvertì nulla di strano nell’aria. Rise,
dando il buongiorno alla
dragonessa che si divertiva un mondo a leccargli il viso con la sua
lingua
rasposa. Indossò un paio di semplici calzoni ed una casacca
di lana, si diede
una rinfrescata con l’acqua del catino e si diresse verso la
sala dei banchetti
per consumare la colazione insieme al resto della famiglia.
“Buongiorno”
esclamò raggiante,
correndo a dare un bacio ai genitori, già seduti a tavola.
“E felice Yule!”
“Felice
Yule a te, cucciolo mio”
lo salutò Merlin con altrettanto entusiasmo. “E
soprattutto, buon compleanno”.
“Tesoro,
Castiel è troppo
cresciuto perché tu continui a rifilargli simili
vezzeggiativi” Arthur prese
bonariamente in giro il marito. “Felice genetliaco anche da
parte mia,
figliolo” aggiunse poi, posando una mano sulla spalla del
ragazzo.
“Non
preoccuparti, babbo, non mi
imbarazza minimamente. E’ piuttosto raro che nelle famiglie
nobili o di sangue
reale genitori e figli abbiano un qualsivoglia legame affettivo, quindi
considero
un privilegio che
papà mi coccoli
spudoratamente” replicò Castiel, gli occhi di
zaffiro limpidi e sinceri.
“Sagge
parole, figlio mio: non a
caso sono stato io a partorirti” approvò Emrys.
“E comunque, Arthur, è inutile
che ti atteggi a padre stoico e distaccato. Come se l’intera
Camelot non
sapesse che con Elizabeth ti comporti anche peggio di me”.
Il
Re di Camelot, punto sul vivo,
ebbe la decenza di arrossire.
“A
proposito di Lizzie, dov’è?”
s’informò il fratello.
“Se
è davvero figlia di Arthur,
starà ancora dormendo nella grossa”
ridacchiò il mago.
“Mi
dispiace contraddirti, padre
mio. Ero sveglia ben prima che tutti voi vi alzaste” rispose
la voce argentina
della principessa, comparsa in quel momento sulla soglia.
Indossava
un abito molto accollato,
sfarzosamente ricamato con perle e rubini, leggero e vaporoso come
spuma. I suoi
capelli fulvi erano lasciati sciolti sulle spalle, in morbidi riccioli.
“Allora
perché hai deciso di
onorarci della tua presenza soltanto adesso?” la
punzecchiò Castiel, in parte
prevedendo quale sarebbe stata la risposta della sorella.
“Che
domande, Cas. Una signora
deve sempre apparire al meglio, e per infilarsi in codesto vestituccio
e dare
ai capelli un look costruito ma naturale ci vogliono almeno dieci giri
di clessidra”.
“Ma
tu non ne hai bisogno, Lizzie.
Sei sempre bellissima, anche senza belletto ed abiti principeschi e
acconciature elaborate” osservò candidamente il
Principe.
“E
tu sei indubbiamente il più
galante dei fratelli, nonché il più
spupazzabile” rise lusingata Elizabeth,
andandogli incontro per abbracciarlo. “Buon
compleanno” gli sussurrò
all’orecchio.
“Anche
a te, sorellona”.
“Liz,
tesoro! Non vieni a dare un
bacio a tua madre?” Arthur, che stava imbronciandosi per il
modo in cui veniva
trascurato, reclamò l’attenzione della figlia.
Merlin
per poco non si strozzò con
il sorso di tè che aveva appena ingerito.
“Amore,
tutto bene?” domandò
premuroso il sovrano al consorte, assestandogli qualche pacca sulla
schiena
sotto gli sguardi allarmati dei ragazzi.
Il
mago, una volta ripreso a
respirare normalmente, scoppiò a ridere a gola spiegata.
“E
così tu saresti la madre di
Lizzie?” ululò, reggendosi la pancia
con le mani. “Parola mia, se non sapessi cosa succede nella
nostra camera da
letto penserei che tu sia una donna mancata, mio caro”.
Castiel
ed Elizabeth si finsero
colti da un improvviso attacco di tosse e la carnagione chiara del
volto di
Arthur assunse un sfumatura tendente al violaceo.
“Idiota,
ci sono dei minorenni”
sibilò.
“Sei
tu che te le cerchi, Asino. O
dovrei chiamarti mamma chioccia, eh?”
ribatté l’altro con tono ilare, sporgendosi al
contempo verso il biondo per
baciarlo e impedendogli così di replicare in alcun modo.
“Babbo
Merlin è davvero un dritto.
Vorrei aver ereditato anche solo metà della sua
abilità nel manipolare papà
come gli pare e piace” sussurrò ammirata Liz,
nascondendo un risolino.
In
quel mentre la figura flessuosa
ed aggraziata di Morgana fece capolino.
“Maledetta
sveglia, non ha
suonato” disse a mo’ di scusa. “Sono
ancora in tempo per la colazione?”
“Bella
zia” la apostrofò
amabilmente Castiel. “Stavamo giusto per iniziare a
pasteggiare, siediti” e da
perfetto gentiluomo quale era le spostò la sedia per farla
accomodare.
“Delizioso
come sempre, cocco” lo
abbagliò lei con i suoi occhi smeraldini. “A
proposito, auguri ad entrambi” si
rivolse anche alla nipote. “Stanotte ho fatto un sogno
esaltante” aggiunse poi
con aria misteriosa.
“Gniegnte
di peicolofo, fpeo”
bofonchiò Arthur, masticando una fetta biscottata.
“Ovviamente
no, fratello adorato”
Morgana alzò gli occhi al cielo. “Solo buoni
presagi e vibrazioni positive:
nuovi amori, un certo numero di forestieri, un po’ di cagnara
e soprattutto
tanta gaiezza. Ho idea che questa sarà una festa di Yule
indimenticabile”.
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Jesus Christ Superstar, sono stremata. Quattro
e più ore davanti al computer, capitemi.
Vi
avevo avvertiti: in pratica non
succede una beneamata cippa, ma alcuni lati del carattere dei pischelli
vengono
fuori… E sì, Morgana trolla da morire. Lei SA, uh
uh.
Questa,
se vi interessa,
è la mia pagina autore su Facebook, per seguire in diretta i
miei scleri (http://www.facebook.com/pages/Il-Genio-del-Male-EFP/152349598213950).
Alla
prossima e un
bacio a tutti voi <3.