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Autore: The Mad Tinhatter    05/04/2012    1 recensioni
“Il giorno in cui il pericolo per Hanakira sarà imminente, un giovane, all'alba del suo ventiquattresimo anno, varcherà la soglia tra due mondi, e per Hanakira sarà l'unica speranza....”
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jun Matsumoto, Kazunari Ninomiya , Masaki Aiba, Satoshi Ohno, Sho Sakurai
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Mission to Hanakira

Cap. 1: Portals

Sho inspirò l'aria pungente di quella sera. Era appena uscito dal ristorante in cui lavorava come cameriere, e l'unica cosa che voleva in quel momento era tornare a casa e andare a dormire.
Non era mai stato entusiasta di quel lavoro, ma ne aveva bisogno per finanziare i suoi studi: in breve tempo si sarebbe preso la sua laurea in Giurisprudenza, e già vedeva davanti a sé una brillante carriera come avvocato.
Sorrise. Nonostante la stanchezza, dovette riconoscere che quella era una splendida nottata: il cielo era privo di nuvole, anche se faceva freddo.
Raggiunse a piedi la stazione della metropolitana, e attese l'arrivo del treno che l'avrebbe portato a casa.
Fu non appena si sedette su una delle panchine che si accorse di qualcosa di strano: il binario era completamente vuoto. La cosa non era affatto normale: si trovava nel centro di Tokyo, e non era nemmeno troppo tardi.
Qualche minuto dopo, sentì un rumore come di ferraglia, e si alzò: il treno stava per arrivare.
Poi, improvvisamente, sentì un urlo, e un brusco rumore di frenata.
- Per tutti gli Sgnork maledetti, qui non si usa guardare prima di passare? - disse una voce. Proveniva dal tunnel da cui sarebbe dovuto arrivare il treno.
Sho si avvicinò al binario. - Tutto a posto, laggiù?
Dal tunnel emerse una figura. Si trattava di un giovane uomo dai capelli neri, che indossava una lunga veste color viola brillante, trapuntata da grandi stelle blu; portava inoltre un lungo cappello a punta con la stessa fantasia.
Di certo ha un gusto strano nel vestire, pensò Sho.
- Certamente se quel treno mi avesse beccato in pieno non sarei qui a raccontarlo, non trovi? - disse.
- Cosa ci facevi, lì? - domandò Sho.
- Tutte le spiegazioni tra poco - disse lo strano tipo. - E devo fare anche in fretta, non ho molto tempo... sei tu Sho Sakurai?
A Sho per poco non venne un colpo. - Come fai a sapere come mi chiamo?
- Oh, perfetto - fece l'altro. - L'ho trovato al primo colpo. Bene, cercherò di fare in fretta. Mi spiace dirtelo così all'improvviso, ma tu sei un mago. O, meglio, lo diventerai.
Sho lo guardò con espressione stranita.
Certo che ce ne sono di svitati in giro... e questo sembra pure convinto!
- S-sì... certo... come no... e qui siamo a Paperopoli!
Il ragazzo scosse la testa. - Ok, ok - disse tra sé e sé. - Mi avevano avvertito che non sarebbe stato facile convincerlo. Bene - fece, tornando a rivolgersi verso Sho. - Io sono Kazunari Ninomiya, e sono il Capo dei Custodi dei Portali del regno da cui vengo, il Regno di Hanakira. Ci troviamo in una situazione di grave pericolo, e abbiamo bisogno del tuo aiuto.
Sho scoppiò a ridere. Di tutte le stranezze che gli erano potute capitare, avendo vissuto la sua intera vita a Tokyo, quella era di certo la più assurda. Che diamine s'era fumato quel tizio?
- Ascolta, io adesso devo andare a casa... non ho tempo per sciocchezze del genere!
- Ma no, non sono sciocchezze! Il regno ha davvero bisogno di te, lo dice anche la profezia! “Il giorno in cui il pericolo per Hanakira sarà imminente, un giovane, all'alba del suo ventiquattresimo anno, varcherà la soglia tra due mondi, e per Hanakira sarà l'unica speranza....”
- Alt, alt! Prima di tutto, io non ho nulla a che fare con tutte queste baggianate. Studio all'università, ho un lavoro e davvero, non c'è nulla di magico nella mia vita. Poi, mi sa che hai sbagliato persona: io compio ventiquattro anni domani, adesso ne ho ancora ventitré - rispose Sho.
- Ne sei sicuro? Dai un'occhiata all'orologio - disse Ninomiya-san.
Sho controllò il cellulare.
Mezzanotte e cinque.
- Beh, sì, ho ventiquattro anni, e allora? Non devi cercare per forza me, mica sono capace di fare magie!
Perché lo sto assecondando?
- Sei tu, ne sono sicuro. Sei l'unico che sono riuscito ad osservare, dal mio mondo. E per quanto riguarda la magia, beh, ci penseremo se mi seguirai.
Sho scosse la testa con energia. - Non seguirò il primo pazzo che me lo chiede in un tunnel della metropolitana, proprio no!
- Ho creato un cartello di lavori in corso per scoraggiare tutti a entrare tranne te, ho creato un portale appositamente per te... ho quasi utilizzato tutto il potere a mia disposizione, non puoi non seguirmi!
- E invece posso, eccome se posso! E anche tu, dovresti tornare a casa e smetterla di dire tutte queste cose!
- Non mi credi, è così? Beh, sappi soltanto che se non intervieni, non solo il nostro regno verrà devastato, ma gli Sgnork potrebbero raggiungere anche questo mondo, e allora... oh, maledizione! - disse Ninomiya-san, guardandosi fugacemente la mano. - Il mio tempo sta per scadere. Se non mi vorrai seguire adesso, io tornerò qui tutti i giorni, sempre a quest'ora... ti accorgerai ben presto di non poter rifiutare questa missione così su due piedi....
Subito dopo, Ninomiya-san corse nuovamente dentro il tunnel. Il treno ripartì, e così Sho poté tornare a casa.
Una volta a letto, si ritrovò a rimuginare su quello che Ninomiya-san gli aveva detto. Aveva parlato di un altro mondo, di un regno e di portali... fantasticare su cose del genere poteva anche andare bene, ma il fatto che esistessero realmente....
Dai, non sono più un bambino. È meglio che mi faccia una bella dormita e scordi tutto quanto, domani ho lezione, si disse Sho.
Riuscì ad addormentarsi, ma solo per vedere quel ragazzo che, di nuovo, gli ripeteva che doveva seguirlo, che c'era bisogno di lui....
Si svegliò di soprassalto. L'orologio sul comodino segnava le cinque e mezzo.
Non era da lui svegliarsi così presto. Di solito apriva gli occhi esattamente al suono della sveglia, e l'unica cosa che desiderava in quei momenti era il poter tornare a dormire.
Si coricò di nuovo, e cercò di riaddormentarsi, ma invano. Sentiva qualcosa nell'aria, come se ci fosse qualcuno che lo stava osservando.
Era una sensazione opprimente, e Sho non poté far altro che rigirarsi nel letto, aspettando che sparisse. Al contrario, la sensazione si acutizzò ulteriormente.
Sho si sedette sul letto, e sobbalzò: nell'oscurità, proprio davanti a lui, brillavano un paio di occhi, puntati dritti su di lui.
- Ma che diavolo...?
Il secondo dopo, gli occhi sparirono così come erano arrivati.
Che stupido. Sicuramente mi sono lasciato suggestionare troppo.
Si alzò, e si preparò ad affrontare la giornata. Doveva andare in facoltà, e non poteva permettersi di pensare a magia e cose varie.
Le prime ore della mattina trascorsero nella più totale normalità: incontrò i suoi amici e assieme a loro ascoltò le prime lezioni.
Durante l'intervallo, uscì a prendere una boccata d'aria. Mentre camminava, una ragazza gli passò accanto con passo veloce. Tra le braccia portava un mucchio di fogli e un libro, e quando fu poco più avanti a lui le cadde tutto per terra.
Sho le si avvicinò. - Hai bisogno di una mano?
La ragazza sollevò lo sguardo, e gli sorrise. - Sì, grazie - rispose.
Lui sapeva di avere un certo effetto sulle ragazze: nonostante questo, sembrava che nessuna di quelle con cui era uscito fosse quella giusta.
Non appena si abbassò per raccogliere i fogli, si portò le mani alle tempie: come se qualcuno avesse improvvisamente alzato il volume di uno stereo, delle voci cominciarono a risuonare nella sua mente. Il loro tono era acuto ed infantile, ma questo non le rendeva meno agghiaccianti.
- Perché la stai aiutando? Perché non aiuti noi, invece? Aiutaci, o moriremo tutti quanti!
- Va tutto bene? - fece la ragazza.
Esattamente come avevano fatto gli occhi nell'oscurità, anche le voci sparirono.
- S-sì... è tutto a posto - disse Sho, scuotendo la testa.
Dopo aver aiutato la ragazza, ritornò nell'aula. Non riuscì più a concentrarsi sulla lezione: era troppo preso a rimuginare su quello che aveva appena sentito.
Per quanto incredibile potesse essere, era certo di non essersi immaginato quelle voci, erano troppo alte per poterle confondere con qualsiasi altro rumore. Si chiese se per caso quello che Ninomiya-san gli aveva detto non fosse vero, ma anche in quel caso, che cosa aveva lui di speciale per essere destinato a salvare un intero regno? Nulla, assolutamente nulla. Non era forte, e nemmeno coraggioso; certamente non aveva la stoffa dell'eroe, e la situazione non era destinata a cambiare da un momento all'altro.
No, decisamente hanno sbagliato persona. Chissà quante altre persone che compiono gli anni oggi sono più adatte di me a questo ruolo.
Anche nell'eventualità che esistesse un altro mondo, l'idea di dover andare a salvarlo lo spaventava a morte.
Tornò a casa soltanto quella sera, e dopo cena si preparò per una nottata di studio. Approfittava di ogni momento libero che aveva per buttarsi sui libri: non poteva permettersi di sprecare tempo e soldi.
Dopo aver bevuto una tazza di caffè, tirò fuori il libro di diritto tributario e si mise al lavoro.
Passate un paio d'ore, decise di prendersi una pausa, e andò in cucina a prendere un bicchiere d'acqua.
Bevve un sorso, ma lo sputò via quasi subito dopo: sulla superficie si era materializzato il volto di Ninomiya-san. Sho lasciò andare il bicchiere, e immediatamente le parole del Capo dei Custodi risuonarono nella sua mente: “Ti accorgerai ben presto di non poter rifiutare questa missione così su due piedi....”
Non appena Ninomiya-san finì di parlare, il bicchiere esplose in mille schegge, e tutto il suo contenuto finì sul pavimento.
Spaventato, Sho ritornò in camera sua, e si lasciò andare sulla sedia della scrivania.
Poteva aver immaginato le voci, ma il bicchiere esplosivo no, proprio no.
Chiuse gli occhi, e fece un bel respiro profondo.
Il silenzio della stanza fu rotto da un fruscio.
Il libro... il libro!
Le pagine scorrevano velocemente, dotate di vita propria e fermandosi solo quasi alla fine del tomo.
I caratteri delle pagine si spostarono, lasciando spazio ad un disegno. Sho urlò: si trattava della riproduzione fedele di una coppia di rotaie, e sopra di esse c'erano i resti di quella che doveva essere una persona che era stata investita dal treno.
I caratteri si riordinarono nelle pagine, formando una frase:

Vuoi che tutti finiscano così?

- No, no, no! - urlò Sho, chiudendo il libro di scatto.
Immediatamente dopo Sho sobbalzò: la televisione si era accesa da sola.
- Notizia dell'ultim'ora - fece l'annunciatrice del telegiornale. - Nella stazione sud di Shibuya si è appena verificato un episodio di suicidio di massa. Come testimoniato dalle telecamere di sicurezza, tutte le persone presenti sul binario inspiegabilmente si sono buttate sotto il treno in arrivo. La stazione in questo momento è chiusa al pubblico, e....
Sho spense la televisione prima che il servizio finisse.
La stazione sud... quella da cui prendo il treno per tornare a casa.
Prima il sentirsi osservato e le voci, poi il bicchiere e il disegno, e infine questo... non poteva essere tutta una coincidenza.
Oltretutto, il legame tra il disegno e l'incidente aveva dell'inquietante.
C'è davvero bisogno di tutto questo per convincermi?
In ogni caso, aveva bisogno di spiegazioni, e l'unico che avrebbe potuto dargliele era Ninomiya-san.
Controllò l'orario. Erano quasi le undici, dunque per mezzanotte sarebbe riuscito ad arrivare al loro punto d'incontro. Prese le chiavi della macchina, e uscì.
Quasi come se il destino volesse favorire il suo incontro con Ninomiya-san, il traffico non era nemmeno eccessivo, e ben presto Sho si trovò davanti alla stazione. Naturalmente l'accesso era proibito a chiunque tranne che alla polizia, quindi dovette restare fuori ad attendere.
Poco dopo, vide Ninomiya-san spuntare fuori da un vicolo. Probabilmente si era reso conto che l'abbigliamento del giorno prima era troppo appariscente, perché ora indossava una semplice veste nera. Sicuramente aveva letto l'espressione spaventata negli occhi di Sho, perché disse: - Hai avuto una giornata estenuante, immagino.
- C'era bisogno di fare tutto questo? - disse Sho, disperato. - C'era bisogno di far morire tutta quella gente innocente, solo per convincermi a salvare il vostro stupido regno?
- Zitto! - fece Ninomiya-san, trascinandolo nel vicolo. - Sei matto? Vuoi per caso che ci sentano tutti quanti? E comunque, io ho fatto solo quel giochetto con le voci e col bicchiere, con quest'incidente non c'entro nulla!
- Quindi cosa...?
- Gli Sgnork. Credo che uno sia riuscito ad entrare dal portale che ho aperto ieri, ma non ne sono sicuro. Comunque, non può essere altro che colpa loro. Adesso stanno cercando di attirarti nel nostro mondo, dato che è sia l'unico modo in cui tu potrai sconfiggerli, sia l'unico modo in cui loro potranno eliminarti... dannazione, la situazione è peggiore di come ci aspettavamo....
- In che senso? E cosa sono gli Sgnork?
- Tutto a tempo debito. Ora, se tutto quello che è successo è stato sufficiente a convincerti, dobbiamo muoverci ad attraversare il portale... non riuscirò a tenerlo su ancora per molto!
Sho annuì. - Va... va bene.
Ninomiya-san lo condusse fino alla fine del vicolo, poi schioccò le dita. Davanti a loro apparve un varco luminoso.
- Devo... devo attraversare quello? - fece Sho.
- Sì! Muoviti! - rispose Ninomiya-san, spingendo il ragazzo dentro.
Sho chiuse gli occhi, la luce era troppo forte....

*

Non appena la luce si fece meno intensa, Sho osò riaprire gli occhi.
Quello che vide fu sorprendente. Si trovava in una specie di caverna sconfinata, illuminata soltanto da degli enormi fiori blu fluorescenti che fluttuavano molto sopra di loro. Pilastri di roccia e di quello che sembrava essere ghiaccio impedivano alla volta di crollare, oltre a riflettere la luce dei fiori. L'erba attorno a loro doveva essere verde, ma i fiori le donavano una sfumatura bluastra. Sho poteva vedere degli alberi e dei cespugli in lontananza, ma non riuscì a distinguerne i particolari. Lontano, inerpicata su una montagna, stava una grande piramide a gradoni, circondata da case che si estendevano anche nella pianura davanti.
- Wow - fece Sho, a bocca aperta. Quello spettacolo era semplicemente incredibile, sulla Terra non esisteva nulla di simile.
- Oh, per fortuna ho beccato il punto giusto... su, forza, non possiamo restare qui ad ammirare il panorama - disse Ninomiya-san. Sembrava molto preoccupato. - Dobbiamo raggiungere Kiraya il prima possibile!
Sho lo seguì, finché non raggiunsero una strada lastricata. Lì, ad attenderli, c'era un carretto, trainato da due strani cavalli. Nella forma, erano simili in tutto e per tutto a cavalli normali, solo che sembravano essere composti da un qualche liquido blu. Sho allungò una mano per toccarli: non si bagnò, ma la sensazione era comunque quella.
Ninomiya-san era già salito sul carro, e aveva preso in mano le redini; Sho lo seguì subito dopo.
Si misero in viaggio, e Ninomiya-san spronò i cavalli affinché andassero il più velocemente possibile.
- Come mai tutta questa fretta? - disse Sho, terrorizzato, aggrappandosi al bordo del carro. Non gli piaceva per niente quella situazione, no. Anche sulla Terra, sin da piccolo non aveva mai amato andare nei luna park: la velocità e le altezze non facevano proprio per lui.
- Vado così in fretta perché se non raggiungeremo la città il prima possibile gli Sgnork potrebbero beccarci, e allora sarebbero dolori per entrambi!
- Che cosa... che cosa diavolo sono questi Sgnork che continui a nominare?
- Gli Sgnork sono le creature maligne che ci stanno attaccando in questi ultimi tempi. Non ne ho mai visto uno in carne ed ossa: anche ora che si stanno facendo notare di più sono molto veloci e possono agire da distanze molto elevate. Il loro capo e creatore è un mago molto potente che un tempo viveva qui ad Hanakira... in passato veniva chiamato Kazuya, ma ora si fa chiamare “L'Uomo Tartaruga”. Piuttosto ridicolo, se devo dire la mia, ma non per questo è da sottovalutare.
Sho annuì. Non osava aprir bocca, dato che sentiva di poter vomitare da un momento all'altro.
Mano a mano che andavano avanti, Sho iniziò a notare qualcosa di strano nel paesaggio: incontravano molto spesso piccoli gruppi di case, ma nessuno di essi sembrava essere abitato; nei recinti per gli animali non vi era nemmeno una bestia. Erano dei piccoli paesi fantasma.
Naturalmente avrebbe voluto chiedere informazioni a Ninomiya-san, ma ritenne più saggio attendere che perlomeno rallentasse un po'.
Questo non accadde: Ninomiya-san continuò ad andare velocissimo, anche quando giunsero ai piedi della montagna e, come Sho notò, l'ambiente cominciò ad essere popolato da persone e animali.
Durante tutta la salita della montagna nessuno di loro proferì parola, anche se Ninomiya-san fu costretto a rallentare. Sho fece un paio di respiri profondi: probabilmente poco tempo dopo avrebbe dovuto affrontare un incontro col capo di quel posto, e non poteva presentarsi in cattive condizioni.
Osservò la gente che camminava attorno a loro: tutti, dal primo all'ultimo, lo degnavano almeno di un'occhiata. Ai loro occhi, vestito come un comune terrestre, doveva sembrare strano quanto Ninomiya-san lo era sembrato per lui.
In pochi minuti si trovavano davanti alla piramide.
Era ancora più maestosa di come sembrasse da lontano: la pietra di cui era fatta rifletteva la luce come se fosse stata mista a brillantini, mentre sottili decorazioni di oro puro adornavano i bordi dei gradini. Non ebbe tempo di ammirarla a dovere, però: il carro non si fermò, ma attraversò un arco scavato nella pietra.
Erano dentro alla piramide, e Sho notò che, anche rispetto alla città, il viavai di gente era aumentato: evidentemente quella non era solo la reggia, ma era proprio il cuore della città.
Entrarono in uno spiazzo dove erano parcheggiati altri carri, e si fermarono.
Sho scese dal carro, ma dovette tenersi al bordo per qualche secondo: sentiva tutto quello che aveva accanto vorticare attorno a sé.
- Non sei abituato a queste cose, eh? - fece Ninomiya-san. - Cerca di riprenderti presto, tra poco dovrai incontrare il re Satoshi e il tuo maestro.
- Maestro? Ma....
- Hai bisogno di essere istruito, se vorrai concludere qualcosa.
Sho osservò Ninomiya-san. C'era qualcosa di diverso in lui rispetto al momento in cui l'aveva incontrato: una specie di tatuaggio color blu scuro partiva dall'angolo esterno del suo occhio sinistro, e si diramava lungo la sua fronte e la sua guancia, un po' come un albero. Sopra alcuni dei rami c'erano anche quelli che, dalla forma, sembravano fiori di ciliegio.
- Che cos'è che hai in faccia? - domandò Sho.
- Tutto a tempo debito - disse Ninomiya-san. - E poi, non è nemmeno mio compito spiegartelo.
Sho sbuffò. Tutto a tempo debito. Sembra la sua frase preferita.
Ninomiya-san lo condusse lungo un ampio corridoio, che terminava con un portone.
Così come all'esterno, anche all'interno le pietre brillavano, illuminate però dalla calda luce gialla di alcune lanterne appese al soffitto.
Il portone era ornato da decorazioni rosse, verdi e dorate; le linee colorate si univano a formare la splendida immagine di un cavallo al galoppo.
Ninomiya-san lo aprì, e fece strada.
Erano appena entrati nella sala principale del palazzo: davanti a loro stava una replica ridotta della piramide, e in cima, seduto su un trono che pareva essere fatto d'oro massiccio, c'era il re.
- Ousama - fece Ninomiya-san, inchinandosi profondamente.
Sho lo imitò, per rispetto.
Si era aspettato come re uno di quei tizi barbuti che si vedevano nei film fantasy, ma non era per niente così.
Re Satoshi sembrava piuttosto giovane, solo di qualche anno più anziano rispetto a lui; la sua pelle era piuttosto abbronzata, e gli occhi scuri erano ornati da trucco nero e dorato. Indossava un mantello blu scuro, e un'armatura dorata. Sulla testa aveva un alto copricapo blu, mentre in una mano reggeva un lungo scettro. A differenza di Ninomiya-san, sul suo volto non c'era traccia di tatuaggi.
- Ninomiya-kun, non c'è bisogno di tutta questa formalità, davvero... piuttosto, è lui? - fece il re.
Ninomiya-san annuì. - Sì, altezza....
Il re scosse la testa, e scese dal trono.
- Benvenuto nel mio regno, Sho Sakurai-san - disse. - Mi dispiace di averti dovuto chiamare così in fretta, ma c'è davvero bisogno del tuo aiuto, dato che senza di te saremo senza alcun dubbio spacciati.
- Come mai io sono così importante? - domandò Sho. - E come mai mi avete chiamato proprio in questo momento?
- Sei importante perché, se la profezia è stata interpretata bene, tu saresti l'unica persona abbastanza forte da essere completamente immune al potere degli Sgnork. Durante la tua permanenza qui, sicuramente avrai modo di vedere cosa sono capaci di fare le creature di Kazuya, purtroppo. Ti abbiamo chiamato ora semplicemente perché la tua presenza si sta rivelando necessaria solo in questo momento. Fino ad oggi il regno di Hanakira è sempre stato un luogo sicuro, ma di recente si è verificato un piccolo incidente... anche se credo che Ninomiya-kun ne sappia qualcosa di più al riguardo, dato che è in parte coinvolto. Spiegagli tutto - disse il re, rivolgendosi all'altro giovane. Il suo tono di voce, sia con lui che con Ninomiya-san, era amichevole, ma allo stesso tempo autoritario.
Ninomiya-san sembrò piuttosto seccato: era evidente che la faccenda dell'incidente non gli piaceva per niente.
- Vedi, Sho-san, fino a qualche giorno fa siamo riusciti a tenere lontani gli Sgnork e i loro poteri grazie a delle barriere magiche. Una volta compreso che Kazuya e le sue creature sarebbero diventate una minaccia, noi maghi ci siamo riuniti e abbiamo progettato un sistema permanente di difesa, oltre ad un sistema di portali verso il vostro mondo, utilizzabili sia per viaggi di piacere, sia come via di fuga durante le emergenze.
Ovviamente per mantenere tutto questo occorre energia, e nessuno di noi sarebbe mai potuto restare costantemente a fornire potere alle barriere, così abbiamo unito le nostre forze, e abbiamo costruito un oggetto che potesse controllare tutto: il Bastone della Protezione. La parte importante di quest'oggetto era il cristallo incastonato in esso: oltre ad essere la fonte del potere, è anche l'unico modo per controllarlo e per creare nuovi portali. Essendo io il Capo dei Custodi, a me spettava il compito di sorvegliare il Bastone. Tutto questo fino all'incidente.
Di recente, sono stati assunti alcuni nuovi servitori, e ad uno di questi era stato dato il compito di sistemare i miei alloggi. Mentre adempieva ai suoi compiti è riuscito a trovare il Bastone. E che cos'ha fatto, quel cretino? Non ha certo pensato, come una persona normale farebbe, che quello poteva essere un oggetto importante, e l'ha lasciato stare, no! Si è messo a giocarci e l'ha fatto cadere, quell'idiota! E il cristallo si è rotto! L'ho trovato in lacrime mentre cercava di ripararlo, ma era troppo tardi, ormai!
Da allora, la barriera contro gli Sgnork ha iniziato gradualmente a ritirarsi, lasciando la popolazione vulnerabile. Non appena ci siamo accorti di questo, abbiamo dato l'allarme, ed è per questo motivo che c'è così tanta gente qui a Kiraya e soprattutto nella reggia: fino all'ultimo, questo sarà il posto più sicuro dell'intero regno.
Quanto ai portali... beh, quelli che avevamo già creato sono improvvisamente diventati inutilizzabili. Sono riuscito a recuperare un frammento del cristallo e l'ho utilizzato per creare i portali che mi hanno condotto da te, ma si trattava di varchi molto instabili, e mi ci è voluta una quantità di potere molto superiore al normale per mantenerli.
- Quindi, insomma, hai rischiato grosso per potermi portare qui - fece Sho.
- Beh, sì - fece Ninomiya-san. - Quindi adesso impegnati e cerca di essere utile, o anche tu ci rimetterai le penne!
Quindi, davvero il destino del regno era nelle sue mani, e lui non aveva la più pallida idea di come agire. Fantastico, no?
- Ora dobbiamo solo attendere l'arcimago - disse re Satoshi. - Ninomiya-kun... vai a cercare Aiba-san. Credo di aver trovato un modo per consentirgli di riparare al suo errore.
- Va bene, ousama - disse Ninomiya-san, non nascondendo il suo disappunto. Poi fece un piccolo inchino, e uscì dalla stanza.
- Adesso comprendi il tuo ruolo? - disse il re.
- Più... più o meno. È assurdo, io non sono niente di speciale, non è possibile....
- è per questo che il tuo maestro sarà il mago più potente del regno - disse Satoshi.
Subito dopo, il portone si aprì, e Sho si voltò per vedere chi fosse il nuovo arrivato.
Si trattava di un giovane uomo dai lineamenti delicati. I capelli neri gli arrivavano fino al mento, incorniciandogli il volto. Indossava una semplice tunica bianca, e nessuna decorazione. Aveva un tatuaggio simile a quello di Ninomiya-san, ma il suo era rosso scarlatto, ed era decisamente più intricato di quello di Ninomiya-san.
Furono gli occhi a colpirlo. Erano scuri e penetranti, e lo stavano osservando. Sho ebbe la stranissima sensazione di sentirsi quasi nudo davanti a quegli occhi, come se quel ragazzo stesse cercando di scrutare dentro la sua anima.
Osservandolo meglio, si ritrovò a formulare un pensiero che mai avrebbe immaginato.
È bellissimo....
- Sho-san, lui è Matsumoto-san, e sarà il tuo maestro nelle arti magiche - disse il re.
Sho scrollò la testa, e si inchinò. Non capiva bene cosa gli fosse successo solo qualche secondo prima. Lo sguardo di Matsumoto-san, e quel pensiero....
- Quindi, tu saresti il ragazzo della profezia... - disse Matsumoto-san, avvicinandosi.
- S-sì... sono io - fece Sho, un po' imbarazzato.
Calma, calma, calma. Non era da lui comportarsi in quel modo, che diamine gli stava succedendo?
L'arrivo di quel ragazzo l'aveva messo a disagio. Solo allora realizzò che mentre tutti attorno a lui indossavano tuniche o altre cose del genere, lui era vestito solo coi suoi jeans e il suo maglione.
- Io sono Jun Matsumoto - disse il ragazzo. La sua voce era calma. - Nel poco tempo che abbiamo, cercherò di renderti adatto ad uno scontro con Kazuya. Anche se prima - continuò, squadrandolo dalla testa ai piedi - dovremo effettuare alcune... modifiche.
- Che... che genere di modifiche? - fece Sho. Il tono che aveva usato Matsumoto-san nel pronunciare quella frase lo affascinava, ma allo stesso tempo lo spaventava.
Il ragazzo accennò un sorriso, e Sho smise per un secondo di respirare.
Ma che diavolo...?
- Oh, no, nulla di pericoloso, stai tranquillo. Ora attenderemo il tuo servitore, poi ci trasferiremo nei miei appartamenti, dove alloggerai, e discuteremo tutto con più tranquillità.
Sho annuì.
Il servitore non tardò ad arrivare. Era vestito con abiti semplici, da popolano, e guardava tutti davanti a lui con aria spaventatissima.
- Ve lo giuro, ve lo giuro, non volevo combinare niente! - disse, praticamente buttandosi ai piedi di Sho.
- Rialzati - disse re Satoshi.
Il ragazzo obbedì. - Ousama....
- Hai commesso un errore, ed è stato così grave che potrei condannarti a morte per questo, ma non lo farò - disse il re.
- Grazie, maestà - fece l'altro, inchinandosi profondamente e quasi piangendo per la felicità.
- In ogni caso - continuò il sovrano - dovrai almeno in parte rimediare per quello che hai fatto, e ho in mente un modo per riscattarti. Dovrai seguire Sho-san, ed essere il suo servitore per tutto il tempo in cui rimarrà qua. Qualsiasi cosa ti chieda di fare, tu dovrai obbedire ai suoi ordini. Intesi?
- Sì... sì, maestà!
E così, quel ragazzo era il motivo per cui Sho si trovava lì: era lui quello che aveva rotto il cristallo del Bastone. Gli rivolse uno sguardo d'incoraggiamento: anche se aveva combinato un bel disastro, non l'aveva certo fatto apposta.
- Bene, ora dobbiamo recarci nei nostri alloggi, è quasi ora di coricarci - disse Matsumoto-san, facendo cenno a Sho e a Aiba-san di seguirlo.
Gli alloggi dell'arcimago si trovavano qualche piano più sopra rispetto alla sala del trono. Per quello che vide Sho mentre Matsumoto-san li conduceva alle loro stanze, il piano era interamente dedicato all'arcimago: superato l'ingresso, vi erano una piccola sala da pranzo, un bagno, una sala dedicata allo studio, una biblioteca e una sala dedicata agli allenamenti; infine, c'erano alcune camere da letto.
- Questa è la tua stanza - disse Matsumoto-san, aprendo una delle porte. - è comunicante con quella di Aiba-san, in modo tale che possa sempre essere ai tuoi ordini. Nell'armadio ci sono alcuni indumenti che ho messo a tua disposizione: indossali e poi raggiungimi nella sala studio.
Il mago poi si allontanò, lasciandoli soli nella stanza.
Era una normalissima camera, ma Aiba si guardava intorno come se non avesse mai visto un letto.
- Avanti, è solo una stanza da letto - disse Sho, avvicinandosi all'armadio.
- è... è fantastico! In casa mia c'è solo una camera per noi ragazzi, ed è anche più piccola di questa! - esclamò Aiba, mentre entusiasta si dirigeva verso la sua stanza.
Sho lo sentì poi strillare mentre saltellava sul letto.
Di certo non si può dire che non mi abbiano dato un compagno allegro, pensò, ridendo.
Aprì l'armadio. Appese in alto c'erano alcune tuniche, bianche come quella di Matsumoto-san. Sul fondo, perfettamente piegati, c'erano dei pantaloni, mentre in un cassetto c'era la biancheria.
Sho tirò fuori una tunica e un paio di pantaloni, e fece per cambiarsi.
- Serve una mano? - disse Aiba-san, che aveva smesso di saltare sul suo letto.
- No, grazie, riesco a vestirmi da solo - rispose Sho.
A dire il vero non sapeva nemmeno cosa farsene di un servitore: era abituato a cavarsela sempre da solo.
Finì di vestirsi, e raggiunse la sala studio.
Matsumoto-san era seduto ad un tavolino al centro della sala, e gli stava facendo cenno di sedersi davanti a lui.
Sho continuava a sentirsi un po' a disagio accanto al suo futuro maestro, e la cosa non gli piaceva per niente.
- Sembri già un mago, con quella tunica - disse Matsumoto-san.
- Grazie... - rispose Sho. Non sapeva bene cosa dirgli.
- Stasera ti lascerò un po' di tempo per riprenderti dal viaggio. Immagino che attraversare un portale instabile non sia una cosa da nulla, vero?
- Non... non hai mai viaggiato, Matsumoto-san?
Il giovane mago si rabbuiò. - No, non ne ho mai avuto la possibilità. Comunque - fece, affrettandosi a cambiare argomento - domani inizieremo il tuo addestramento. Ma prima, dovremo effettuare una procedura che servirà a sbloccare la magia che è in te.
- Che sarebbe?
- Dovrò farti un tatuaggio simile al mio e a quello di Ninomiya-san sul volto, e un altro come questo sul braccio - disse, alzandosi la manica della tunica. Nell'incavo del braccio si diramava un altro tatuaggio, dello stesso colore di quello sul volto e che ugualmente sembrava riprodurre i rami di un albero.
- A cosa servono? - domandò Sho.
- Il primo tatuaggio, quello sul volto, serve a mostrare quanta sia la nostra forza. Quando un bambino comincia a manifestare dei poteri, viene tracciato il primo ramo del tatuaggio. Negli attimi successivi l'inchiostro si espande, stabilendo le future capacità magiche dell'individuo. Si tratta di un qualcosa di prefissato, che non varia significativamente con l'esercizio.
Sho annuì. Voleva saperne di più.
- Il tatuaggio sul braccio, invece, rappresenta la nostra riserva di energia giornaliera, ed è uguale per tutti. Svanisce mano a mano che si utilizza la magia, e si ricarica durante il riposo notturno. In pratica, quello che ci rende maghi potenti o maghi mediocri non è la quantità di energia a nostra disposizione, ma bensì quello che riusciamo a fare con l'energia che abbiamo. Capito?
- Sì, anche se non ho ancora compreso come mai io sono così importante. Non potete semplicemente prendere un mago potentissimo, fornirgli una qualche protezione e mandarlo ad uccidere questo Kazuya?
Matsumoto-san scosse la testa. - Sospettiamo che i poteri di un normale mago non siano sufficienti a sconfiggerlo. Kazuya è andato oltre qualsiasi limite che ci siamo posti. Nessuno di noi sarebbe capace di resistergli. Tu, invece... ho qualcosa in mente, ma dovrò aspettare a domani per sapere se ho avuto ragione o meno.
Non proferì più parola, ma lo fissò con sguardo intenso, ancora più rispetto a prima nella sala del trono: era quasi come se stesse cercando di vedere la risposta dentro di lui.
Di nuovo, Sho provò quella strana sensazione di vulnerabilità, accentuata dal fatto che, ancora una volta, stava pensando a quanto attraente fosse il ragazzo davanti a lui.
Basta, disse a se stesso. Non è divertente.
Non gli era mai capitata una cosa del genere. In passato aveva avuto qualche ragazza, ma mai aveva trovato attraente un ragazzo.
Fece un bel respiro profondo. Forse era soltanto stanco.
- Direi che forse è meglio che tu vada a letto - disse Matsumoto-san, dopo qualche secondo. Sho non poté che concordare.
Una volta nella sua stanza, si stese sul letto. Poteva sentire Aiba che già ronfava nell'altra stanza.
Erano successe così tante cose soltanto in quegli ultimi due giorni... aveva incontrato dei maghi, varcato un portale e scoperto di avere una missione che prima avrebbe fatto fatica anche solo ad immaginare. Per non parlare delle sensazioni che Matsumoto-san aveva suscitato in lui, ma si trattava di qualcosa a cui non voleva pensare in quel momento.
Si spogliò, e si mise sotto le coperte. Crollò pochi secondi dopo aver posato la testa sul cuscino.

*

- Buongiooooooorno!
Sho aprì gli occhi. Era stato svegliato da qualcuno con una voce squillante e allegra.
In piedi davanti al letto, Aiba-san reggeva un vassoio colmo di roba da mangiare, e sorrideva come se fosse stato il giorno migliore della sua vita.
- Buongiorno anche a te, Aiba-san - fece Sho, stiracchiandosi.
- L'arcimago ci ha lasciato questa roba da mangiare a colazione, e ha detto che non sarà così disponibile se da domani non ti presenterai in tempo nella sala da pranzo - disse Aiba-san.
- Che ore sono? - domandò Sho.
- Sono quasi le undici... in orario terrestre, ovviamente!
- E a che ora mi sarei dovuto svegliare?
- Alle sette, credo... o almeno, l'arcimago dice che fa sempre colazione a quell'ora....
- Suppongo che ci toccherà farci dare una sveglia - disse Sho.
Aiba-san annuì. - Ora però mangiamo?
Il brontolio della pancia di Sho lo convinse che era una buona idea.
La colazione sembrava quella tipica terrestre: vi erano un cornetto, del latte e un frutto, il tutto in doppia dose, per lui e Aiba-san.
- Si mangia così anche qui da voi? - domandò Sho.
- Sì! Che io sappia, hanno portato qualcosa i viaggiatori - rispose l'altro, riempendosi la bocca.
Sho cominciò a mangiare, e si rese conto che tutto era buono esattamente come lo era a casa.
Subito dopo, indossò la tunica e i pantaloni, e andò nella sala da pranzo.
Matsumoto-san lo attendeva, seduto ad uno dei capi del tavolo. Non lo guardava con rimprovero, piuttosto sembrava divertito.
- Suppongo che tu abbia bisogno di una sveglia - disse.
- è... è difficile svegliarsi in tempo, senza la luce del sole, Matsumoto-san.
Il giovane si alzò, e gli si avvicinò. Sho sentì tutti i suoi sensi allertarsi.
- Avanti, sono anche più giovane di te, credo. Puoi chiamarmi Jun-san, se non ti dispiace - disse.
- Va... va bene.
Accidenti. Rispetto a ieri non è cambiato proprio nulla.
- Ora seguimi. Lo strumento per tatuare è nella stanza degli allenamenti.
Entrarono in una stanza piuttosto grande e spaziosa. Dentro non c'era quasi niente, a parte per alcuni bersagli e per due sedie con un tavolino, sopra al quale c'era uno strano strumento. Fu verso quell'area che si diresse Jun-san.
- Siediti qui - disse il mago - e rilassati. Non è nulla di che, davvero.
È così evidente il mio nervosismo?
Sho obbedì. Jun-san allora si sedette davanti a lui, e prese l'oggetto sul tavolino. Si trattava di una specie di penna, solo un po' più grossa di quelle normali.
Jun-san prese la mano di Sho, e sollevò la manica della tunica. Poi, sfiorò l'incavo del suo braccio con le dita.
Sho rabbrividì a quel contatto: le dita di Jun-san erano così lunghe, e fredde... anche se decisamente non si trattava di brividi di freddo.
- Ora stai fermo... - disse il mago, e accese lo strumento. Con una mano gli teneva fermo il braccio, mentre con l'altra usava lo strumento per disegnare il ramo.
Non era nemmeno così tanto doloroso, non sapeva se fosse per la particolare tecnologia dello strumento o se fosse per la presenza di Jun-san.
A lavoro finito, Sho si guardò il braccio: il suo ramo era di color viola brillante.
Jun-san poi passò al volto: Sho si sentì ancora più agitato nell'immaginare lo sguardo del ragazzo così vicino a lui.
- Tranquillo, tranquillo - disse il giovane, poggiandogli una mano sulla spalla. Poteva immaginare quanto si stesse divertendo. Poi, cominciò ad utilizzare lo strumento accanto al suo occhio.
Sho era teso come un elastico. Percepiva quasi il respiro del ragazzo....
A differenza del tatuaggio sul braccio, Jun-san non disegnò tutto il ramo sul suo volto, ma dopo pochi attimi spense lo strumento. Poi, avvicinò le labbra alle orecchie di Sho, e mormorò qualcosa, una specie di cantilena in una lingua sconosciuta....
Sho smise di respirare. Che cosa gli stava succedendo? Quella voce lo stava facendo impazzire....
Era soltanto per colpa dell'incantesimo, o perché effettivamente trovava quella voce... sensuale?
Basta, basta, finiscila, ti prego....
Dopo qualche secondo, Jun-san smise di sussurrare.
- Come immaginavo - disse.
- Che cosa? - domandò Sho.
- Il tuo tatuaggio non si è espanso - rispose Jun-san.
- Quindi, non ho nessun potere?
- Non è così, altrimenti non saresti stato scelto. C'è la possibilità, però, che il tuo potere cresca con la pratica, a differenza di ciò che capita normalmente. Tutto sta nel provare, e adesso dovresti essere pronto - disse Jun-san, alzandosi.
Sho fece lo stesso, e lo seguì fino all'area con i bersagli.
- Possiamo iniziare con i primi incantesimi - disse il mago. - Senza dubbio, le palle di magia sono tra gli incantesimi più pratici ed efficaci. Ne esistono di tre tipi: fuoco, gelo ed aria. Il fuoco serve a danneggiare i nemici, il gelo a rallentarli e bloccarli, mentre l'aria serve a respingerli. È tutto chiaro?
Sho annuì. Era curioso di vedere cosa Jun-san fosse capace di fare.
- Per la palla di fuoco, devi assumere questa posizione - Jun-san estese il braccio davanti a sé, chiudendo il pugno. - Poi, devi concentrare tutta la tua energia sulla mano, e aprirla estendendo il braccio, così.
Jun-san eseguì l'azione, e scagliò nell'aria una sfera di fuoco, che andò a bruciare uno dei bersagli. Il mago poi lo spense con uno schiocco di dita.
- Ora tocca a te - disse.
Sho si mise in posizione, ma subito Jun-san gli si avvicinò, scuotendo la testa.
- Devi tenere il braccio più basso... aspetta, ti guido io - fece, mettendosi dietro di lui e tenendogli il braccio.
Sho avvampò, e sentì il cuore battergli forte.
Piantala di comportarti come un cretino.
- Ecco - fece Jun-san, a bassa voce. - Ora concentrati....
Sho lasciò andare l'incantesimo, e una palla di fuoco scaturì dalla sua mano, seppur molto piccola.
- Non male come inizio, ma concentrandoti di più potresti migliorare - disse Jun-san.
Come faccio a concentrarmi se lui mi sta appiccicato?
Allo stesso tempo, però, era rimasto sorpreso da ciò che era riuscito a fare... chi altro tra i suoi conoscenti terrestri poteva dire di essere capace di lanciare palle di fuoco?
Immediatamente dopo subentrò la stanchezza: dato il suo ancora scarso potere, sicuramente aveva quasi esaurito la sua riserva.
Si abbassò, cercando di prendere fiato, e si guardò il braccio: buona parte del tatuaggio era sparita.
- Va tutto bene? - domandò Jun-san.
- Sì, sì, tutto a posto - fece Sho.
- Forse è meglio se smettiamo con gli incantesimi, per oggi - disse Jun-san. - Possiamo studiare un po'.
- Sì, forse è meglio - disse Sho.
Uscirono dalla sala degli allenamenti, e andarono nella biblioteca.
Si trattava di una sala enorme e colma di librerie, ma la cosa non stupì Sho più di tanto: del resto, tutto quel piano era dedicato all'arcimago.
Jun-san si addentrò subito tra le librerie, e tornò poco dopo con un tomo.
- Imparerai molti incantesimi da questo libro - disse, porgendoglielo.
Sho lo sfogliò. C'erano incantesimi per tutte le occasioni: per attaccare, difendersi, curarsi... persino per rendersi invisibili e respirare sott'acqua; ciascun incantesimo era inoltre corredato da immagini dettagliate su come eseguirlo.
- è... interessante - disse Sho.
- Passeremo il resto della giornata a studiarli, e magari domani potremmo provarne qualcuno - disse Jun-san.
E fu così che Sho, già studente sulla Terra, anche in quel nuovo mondo si mise sui libri.
Poco dopo, il silenzio che si era creato nella stanza fu rotto dal rumore di qualcosa che cadeva e si frantumava.
Sia lui che Jun-san si diressero verso la fonte del rumore, che era la camera dell'arcimago.
- Scusaaaate - piagnucolò Aiba-san, che era inginocchiato per terra e stava cercando di raccogliere i frammenti di una provetta.
- Non ci stavo giocando, non l'ho fatto apposta!
Jun-san lo guardò con rimprovero, Sho invece gli si avvicinò e lo aiutò a raccogliere i pezzi.
- Stai tranquillo, Aiba-san, non era nulla di importante... vero, Jun-san?
Lo sguardo del giovane arcimago si addolcì. - No, non era niente.
Aiba-san fece un largo sorriso. - Grazie, Sho-san, grazie, Matsumoto-sama!
Sho passò il resto della giornata a studiare. Ci era abituato, quindi per lui non era un problema. La sera cenarono assieme ad Aiba-san, dopo che un altro servo aveva portato loro il cibo.
Aiba-san era tutto il contrario rispetto a Jun-san: mentre quest'ultimo era taciturno e misterioso, Aiba-san era allegro e chiacchierone; nonostante il guaio che aveva combinato riusciva comunque a sorridere e, cosa ancora migliore, gli stava evitando l'imbarazzo di cenare da solo con Jun-san.
Dopo cena si trasferirono nella sala studio, e continuarono a parlare.
- Matsumoto-sama, sei anche un alchimista? - domandò Aiba-san.
Jun-san scosse la testa. - Quel compito spetta al Capo Alchimista Yamashita-san e ai suoi allievi, ma ammetto che la materia mi affascina - disse. - Sho-san, se vuoi saperne di più, ci sono dei libri in biblioteca....
Basta che tenga Aiba-san lontano da essi, completò mentalmente Sho.
La serata trascorse piacevolmente, e si congedarono solo quando videro Aiba-san quasi addormentarsi sulla sedia.
- Aiba-san - disse Jun-san, prima che entrassero nelle loro stanze - da domani, se vuoi potrai utilizzare la serata per passare del tempo con la tua famiglia. Sono certo che io e Sho-san riusciremo a sopravvivere un paio d'ore senza di te....
- Davvero? Grazie, Matsumoto-sama!
Sho cominciò a sentirsi un nodo allo stomaco. Il fatto che Aiba-san non sarebbe stato presente per la cena e per il resto della serata significava solo una cosa: avrebbe passato tutto quel tempo solo con Jun-san....
 
 
 
   
 
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