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Autore: _wayward    05/04/2012    2 recensioni
[Spoiler per la fine della sesta stagione, dalla 6x20 in poi.]
Una rana osserva un angelo piangere, piove sul latte che sta per essere versato, ogni respiro spezza la grazia a metà e Dio non è poi così lontano – forse.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Sesta stagione
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Autore: Kyoko.
Titolo: … and there were none ~
Fandom: Supernatural.
Rating: Verde.
Genere: Oneshot.
Personaggi/Pairing: Castiel(/Dean), Dio.
Avvertimenti: Probabile blasfemia, pre-pre-pre-slash (ok, la verità è che non ho ancora trovato un modo di scrivere di Castiel e Dean senza inserire dello slash, quindi...), spoiler! per la fine della sesta stagione (diciamo dalla 6x20 in poi).
Disclaimer: Se Supernatural mi appartenesse la vera Impala a quest'ora non sarebbe nascosta chissà dove ma parcheggiata nel mio garage e il ruolo di profeta del Signore sarebbe stato affidato a Becky.

Introduzione: Una rana osserva un angelo piangere, piove sul latte che sta per essere versato, ogni respiro spezza la grazia a metà e Dio non è poi così lontano – forse.



… and there were none ~



Castiel alza lo sguardo al cielo e chiede un segno – sul volto di solito imperturbabile un'ombra di troppa umana disperazione.
Passano i minuti e l'acqua scorre nel fiume, una rana lo osserva curiosa da sopra un sasso ed il cinguettio di due pettirossi accompagna le sue lacrime.
Al termine del terzo minuto Castiel se n'è già andato a fare ciò che deve – ad ignorare e seppellire quei sentimenti che scivolano veloci e corrosivi fra le piume delle proprie ali in favore di doveri celesti nemmeno così chiari.

Dio piange con lui, per lui, per il dolore che infliggerà a se stesso e al mondo lungo il percorso che deve ancora compiere per imparare – così tanto da imparare, così tanto dolore, così tanto da perdere e così tanto da combattere per riottenerlo.
La rana nel fiume spicca un salto verso la riva ed alza lo sguardo alle nuvole scure appena sopra le cime degli alberi.
Dio ha osservato per così tanto tempo gli uomini che si aspetta quasi di vederla sospirare e scuotere la testa ma questa, dopo una manciata di secondi, torna semplicemente a nuotare nel fango. Allora Dio sorride e dal cielo iniziano a cadere tiepide e luminose gocce di pioggia.
Castiel, da solo nel mare di emozioni e sentimenti che ancora non capisce, sta per aprire le porte del Purgatorio.

Quando le anime di migliaia di mostri entrano dentro di lui, Castiel sente la propria Grazia inclinarsi sotto il loro peso. Scricchiola, si crepa ed è quasi sicuro che esploderà portando buona parte del pianeta con sé nella distruzione quando quelle stesse anime si placano, immobili in un contenitore non adatto a contenerne nemmeno una – gli angeli non hanno un'anima, Dean.
A quel punto prova a parlare o a muoversi ma è bloccato in ginocchio davanti al portale e, non potendo fare altro, si mette in ascolto di quella parte di lui che urla e scalcia ed implora qualcuno – forse Dio – di liberarlo dal male che permea i mostri e di cacciarli fuori da lui, lontano dalla sua Grazia; prega di tornare da Dean, di chiedere scusa e di ammettere a se stesso di non volere quello, di non averlo mai voluto.
Si alza e riesce a fare un passo avanti, le anime hanno ripreso a muoversi ed ogni respiro è così pesante che Castiel capisce subito cosa sta per succedere – e che non può fare nulla per fermarlo.
Pensa al perdono, al fatto che il libero arbitrio è molto più difficile da comprendere di quanto abbia mai pensato e che, ancora una volta, ha dato la precedenza a ciò che doveva – credeva di dover fare – piuttosto che a quello che gli urlava una parte della sua anima – ma gli angeli non hanno un'anima.
Dean raccoglie le foglie secche in un giardino lontano, proprio davanti a lui, e l'ultima cosa che capisce prima che il potere delle anime lo soffochi totalmente è che, se avesse avuto il coraggio di chiedere, Dean non avrebbe mai esitato a spiegarglielo.

Dio è sulla riva di quel fiume, seduto sopra quella stessa panchina, quando Castiel smette di essere Cas e si proclama Dio – un Dio migliore, dice, e Lui vorrebbe credergli così tanto.
È distante, Dio, eppure percepisce chiaramente il rumore dell'anima di Dean Winchester che si rivolta su se stessa quando si rende conto che, davvero, Castiel non è lo stesso angelo con l'impermeabile stropicciato di prima.
Certe volte odia essere sempre così vicino a tutte le meraviglie da lui create – tutte le altre volte si sente fin troppo lontano.
Le anime dentro Castiel ringhiano e ridono come iene voraci, Dio sente anche questo e, sotto le urla di migliaia di mostri, riesce a scorgere i cocci della Grazia di un angelo caduto che chiede disperatamente di essere salvato (perdonato).
Alza gli occhi verso il cielo – le gocce di pioggia gli sfiorano a malapena il volto in una leggera carezza – e sorride di nuovo quando capisce che quelle preghiere non sono affatto rivolte a Lui.

Quando la pioggia cessa di cadere, in riva ad un fiume pieno di rimpianti, non c'è più nessuno.


~



Note: Scritta a scuola più per noia che per altro – quindi probabilmente è solo un'accozzaglia di nonsense vagante e semi-slash accennato.
Un po' per mitigare la (pessima) idea di Dio che accompagna la serie dalla quarta stagione, ecc. Non che la mia idea sia molto migliore, eh!, però... poverino. <3
Potete trovarla anche qui sul mio livejournal, in cui fan (COFFossessionati come meCOFF) sono sempre i benvenuti. ;D

Un grazie enorme a chi leggerà e/o commenterà – farete di me un aspirante Chuck molto felice.

  
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