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Autore: _wayward    05/04/2012    0 recensioni
Il gatto Boogie sta miagolando e Jonathan la nota solo in quel momento, la macchia sul tappeto.
Genere: Angst, Drammatico, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: kyo';
Titolo: La macchia sul tappeto ~
Fandom: Originale.
Rating: Arancione.
Genere: Horror? Malinconico? Triste? NONSENSE.
Personaggi/Pairing: Jonathan/Alexander, la signora Mapley, Julius, Mary Anne.
Avvertimenti: Vagamente slash, poco horror e molto da tagliarsi le vene.
Disclaimer: Sfortunatamente, questa volta è tutto © mio.

Introduzione: Il gatto Boogie sta miagolando e Jonathan la nota solo in quel momento, la macchia sul tappeto.



 

~ La macchia sul tappeto



Stanno guardando un film quando il miagolio del gatto li distrae dalla battuta della protagonista.
« Sono di troppo, per te? » sta dicendo lei, acida e sensuale allo stesso tempo, in piedi sulla porta della camera da letto.
Alec si alza e apre la finestra.
Il gatto, spelacchiato e sporco come sempre, si fionda all'interno dell'appartamento e va a nascondersi sotto il divano.
« Boogie » si lamenta Alec sottovoce, cercando di non distrarre l'altro dalla voce suadente di donna che esce dalla televisione. « così sporcherai il tappeto »
Jonathan scrolla le spalle senza farsi vedere e lascia cadere una mano vicino alla testa che il gatto, con molta cautela, sta facendo uscire dal suo nascondiglio.
« Stupido gatto » mormora Alec prima di sedersi di nuovo accanto a lui, riportando la sua attenzione al film.
Solo pochi minuti dopo, quando Jonathan riesce a prendere in braccio Boogie, Alec si accorge che è completamente imbrattato di sangue.

Scoprono il giorno dopo che il sangue era della signora Mapley.
« Era una brava vicina » dice Jonathan ai poliziotti che trovano il suo cadavere. « Ci portava dolci fatti in casa ogni martedì e curava il nostro gatto quando sia io che il mio coinquilino dovevamo stare fuori casa. Era una brava persona »
Il coinquilino lo osserva con Boogie in braccio e gli occhi stranamente lucidi – Jonathan si ricorda solo in quel momento di quella volta in cui, dopo un pranzo passato con la signora Mapley, Alec gli aveva confessato quanto quella gli ricordasse sua nonna.
Era proprio una brava vicina.
Quando Alec torna nel loro appartamento, lui ne approfitta per chiedere al poliziotto che ha davanti la causa della morte di una così simpatica ed in buona salute signora.
« È stata accoltellata » risponde spiccio l'agente. « Dodici volte »
Jonathan non riesce a fare a meno di pensare che chiunque venga ucciso con dodici coltellate al petto non può affatto essere una così brava persona.

« Un ladro qualunque? » Alec sembra esterrefatto e Jonathan annuisce.
« L'hanno arrestato ieri sera » continua nel suo resoconto affettando le carote in piccole striscioline. Anche se Alec odia qualsiasi tipo di verdura lui non riesce a smettere di preparargliene qualcuna – così come faceva sua madre quando era piccolo. « Stava in uno squallido motel di periferia, completamente ubriaco. Completamente fatto. Aveva ancora il coltello insanguinato nella tasca interna dell'impermeabile, accanto alla collana di perle della signora Mapley »
Alec incrocia le braccia sul tavolo e vi appoggia sopra la testa.
Il funerale della signora Mapley si era svolto qualche giorno prima ma lui non aveva voluto partecipare così Jonathan aveva finito con l'andarci da solo. Aveva incontrato il nipote della donna – che si chiamava Julio, abitava vicino Las Vegas, faceva l'avvocato e non visitava la nonna da più di un anno – e la figlia – Mary Anne, ricoverata d'urgenza tre mesi prima per un cancro al cervello di cui non aveva mai avvisato la madre.
Mentre si allontanava dal cimitero, con ancora i singhiozzi di Mary Anne nelle orecchie, Jonathan aveva ringraziato Dio per la decisione di Alec di non seguirlo a quel maledetto funerale.

Jonathan appoggia la tazza piena di tè bollente sul comodino. Nel letto, il corpo caldo di Alec è avvolto dalle coperte.
« Hai ancora la febbre? » gli chiede e fa per scostare una ciocca di capelli chiari dalla sua fronte ma ritrae la mano appena prima di essere riuscito a sfiorarlo.
Alec tiene gli occhi chiusi e schiude le labbra solo per rispondere. « Non ce l'ho più da ieri sera » ammette per poi lasciarsi scappare un sospiro.
« Forse dovresti tornare a lavoro » dice l'altro, sedendosi accanto a lui. « È più di una settimana che non ci vai »
Alec non risponde.
Sospirando a sua volta, Jonathan si stende sul letto, senza il coraggio di toccarlo o di parlargli. Senza nemmeno il coraggio di chiudere gli occhi.

Quel martedì la signora Mapley suona di nuovo il loro campanello.
È Jonathan che le apre la porta.
« Questa volta vi ho portato una crostata » dice lei, facendosi spazio nel soggiorno. « Volevo farla con le mele, all'inizio, ma poi mi sono ricordata che ad Alexander non piacciono »
Jonathan annuisce distrattamente e si chiude la porta alle spalle.
« Così l'ho fatta con le albicocche che mi ha portato mia figlia » la signora Mapley appoggia la torta sul tavolo della cucina e, muovendosi come se fosse nella propria casa, inizia a tagliarla in piccoli spicchi. « La conosci mia figlia, no? Sì, Mary Anne » continua, all'occhiata di Jonathan. « È una brava ragazza – e non lo dico solo perchè sono sua madre. È venuta a trovarmi ieri e mi ha portato un sacco di albicocche. Oh, e anche delle pesche con cui pensavo di fare un'altra torta. A proposito, dov'è Alexander? »
Ha appena il coraggio di balbettare che è stato poco bene prima che questi esca dalla camera ed inizi ad indietreggiare, terrorizzato.
La signora Mapley lo guarda stralunata. « Cosa succede? » domanda, un poco spaventata a sua volta.
Jonathan osserva il sangue che scorre copioso dalle dodici ferite appena sotto i seni e si chiede se quel sangue sporcherà il tappeto.

Il giorno dopo, Jonathan chiama il numero di telefono di Mary Anne, quello che lei gli aveva passato al funerale. Scopre così che è morta appena due notti prima.
Alec non parla più né esce dalla camera dall'apparizione della signora Mapley: è convinto di aver avuto un'allucinazione. Jonathan siede sulla poltrona nel soggiorno – quella in cui di solito si sedeva Alec per guardare i documentari della domenica mattina – e non sa cosa pensare.
Quando chiude gli occhi per rilassarsi gli rimbomba nelle orecchie la voce di Alec. Stavano guardando un film, Boogie miagolava alla finestra ed era sporco di sangue. Jonathan corruccia le sopracciglia.
Perchè Boogie era sporco di sangue?
Alec. La televisione. Il tappeto. Alec stava dicendo a Boogie che avrebbe sporcato il tappeto.
Riapre gli occhi e li punta sul tappeto con una velocità che sorprende perfino lui. Apre la bocca per dire qualcosa – anche se non sa nemmeno cosa potrebbe dire – e sente un forte bruciore agli angoli dei propri occhi.
C'è una macchia sul tappeto, grande e rossa, che prosegue fino a salire sopra il divano, dove la chiazza di sangue è ormai diventata scura e ricopre perfino i cuscini.
Jonathan fa per andare a controllare, perchè è sicuro che quelle macchie non c'erano, quando la signora Mapley era sparita nel nulla il giorno prima, ma poi ricade sulla poltrona, incapace di alzarsi o di muoversi in alcun modo.
Gli viene in mente che era stato Alec ad insistere per comprare quell'orribile tappeto.

Continuando a fissare il sangue sul tappeto, a Jonathan vengono in mente altre cose – e lui che nemmeno sapeva di averle dimenticate!
Gli tornano in mente le parole della ragazza sensuale appoggiata allo stipite della porta, in televisione. « Sono di troppo, per te? » stava dicendo, nel momento esatto in cui lui aveva aperto la porta di casa. Jonathan non riesce a muoversi, altrimenti inclinerebbe sicuramente la testa. Non aveva aperto nessuna porta. Stava guardando quel film con Alec appoggiato contro la sua spalla. Non era tornato tardi dal lavoro. I capelli ricci di Alec gli solleticavano il collo quando Boogie aveva iniziato a miagolare.
Nessuna porta spalancata con fretta, nessun corridio sporco di sangue.
Perchè diamine non riusciva a ricordare l'inizio di quel maledetto film?

Jonathan sposta lo sguardo sui cuscini.
Gli scorrono davanti agli occhi le immagini di uomini in divisa che entrano nell'appartamento. Nessun poliziotto è mai entrato in quell'appartamento: ad Alec piacciono troppo le divise così lui non li avrebbe mai fatti entrare.
« Mi dispiace per il suo coinquilino » sta dicendo il poliziotto con cui aveva parlato della signora Mapley. Non ha affatto l'aria spiccia di chi vuole andarsene il prima possibile.
Perchè dovrebbe dispiacersi per Alec?
Jonathan vorrebbe chiudere gli occhi ed affogare nel sonno ma non riesce a smettere di ricordare.
Si vede chiedere a quello stesso poliziotto come è morta la signora Mapley. Quello fa un sorriso stanco, triste ed estremamente comprensivo. « Dodici coltellate » risponde il poliziotto e si allontana impercettibilmente. Jonathan ha paura di quello che sta per dire. « Anche lei »
E vorrebbe non capire mai il significato di quelle parole.

Si ricorda in quello stesso momento della fede di sua madre nella tasca interna di un impermeabile. Era un impermeabile grigio, pensa, dove l'aveva visto?
Le parole di Alec gli risuonano nella mente: un ladro qualunque. La collana di perle nella tasca dell'impermeabile. E la fede di sua madre.
L'aveva affidata ad Alec quando lui gli aveva preparato quella torta alle verdure che non mangiava da ché era piccolo. Alec odia le verdure eppure, quella torta, l'aveva cucinata per lui.
Anche lui da piccolo odiava le carote. A Jonathan viene da ridere: era stata sua madre che, con pazienza, era riuscita a fargliele apprezzare.
Inizia a piangere senza nemmeno rendersene conto, perchè sua madre è morta da tempo e probabilmente non avrebbe mai voluto che la sua fede finisse al collo di un ragazzo invece che al dito di una qualsiasi donna truccata ed elegante.
Eppure se, con pazienza, era riuscito a far mangiare quelle benedette carote ad Alec, allora aveva qualche speranza di far apprezzare Alec a sua madre.
Jonathan riavvolge il proprio ultimo pensiero ed inizia a ridere più forte.
Non è mai riuscito a far mangiare ad Alec alcuna verdura.

Qualche minuto dopo – ma è probabile che in realtà siano passati giorni – Jonathan ricomincia a muoversi.
Si alza, senza nemmeno capire se stia ridendo o piangendo, e comincia a correre. Passa oltre la macchia di sangue sul tappeto e scavalca il divano.
Arriva in camera senza vedere la porta chiusa e rischia quasi di sbatterci contro.
Quando la apre, lentamente e nel silenzio più totale, non c'è nessuno ad attenderlo.
Nennemo si accorge di aver camminato fino al grande letto matrimoniale che riempie la stanza, di aver scostato le coperte e di essercisi infilato dentro. Tutto quello che sente è un freddo lancinante che avvolge qualsiasi cosa, a partire dalle lenzuola gelide fino ad un punto all'altezza del cuore – o forse è proprio il cuore – che sembra immerso in una lastra di ghiaccio.
Jonathan non riesce a capire molto bene ciò che sta facendo e si mette a pensare che forse dovrebbe lavare quell'orribile tappeto.

Boogie, fuori dalla finestra, miagola senza che nessuno gli apra.


 

~




Note: Ahm, che dire di questa cosa? Non so bene come commentarla quindi la lascio semplicemente a voi - se ne sta lavando le mani, sì.
Probabilmente ero solo depressa ed avevo bisogno di nonsense #let'slovenonsense.
Quì su livejournal.

Full stop, sweethearts.

 

  
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