Entrò nella mia vita il 6 Agosto del 2011. La prima cosa che mi colpì di lei era la bellezza e l’umiltà: come poteva non sentirsi superiore, avendo quel fantastico viso accoppiato a quel perfetto corpo? Due giorni prima, mio fratello Francesco, era tornato a casa poco tempo prima di cena e era subito andato a parlare con mia nonna. - Nonna dopomani posso mangiare da Roxy Pizza che è la festa di una mia amica? - . Quella notizia attirò la mia attenzione: la conoscevo? Ero invitato anche io? A che ora doveva stare lì mio fratello? - Si, ma chi è? Ti dovrò dare dei soldi per comprare la pizza o no? - disse mia nonna. Era il solito spionaggio investigativo che mia nonna faceva quando non era presente mia madre. Mi intromisi appena potei. - Di chi è la festa? - Purtroppo mio fratello aveva già pronta la difensiva. - Non la conosci - . Insistetti. - E dai chi è? - . - Si chiama Giulia, una a cui piaccio - disse arrendendosi alle mie preghiere. La notte passò con fretta e furia. La mattina dopo verso le dieci e un quarto il campanello suonò e mi alzai dirigendomi verso il ricevitore del citofono. - Vado io – dissi, quasi arrivato davanti al ricevitore del citofono. - Chi è?- sapevo già chi era ma ogni mattina lo richiedevo come se mi venisse naturale. - Leo, sono io, Ale – era il mio migliore amico che ogni mattina veniva a chiamare me e mio fratello per andare in spiaggia. Gli aprì il cancello, poi andai in bagno a lavarmi i denti e la faccia. - Fra c’è Ale – dissi a mio fratello ancora assorto nei suoi sogni. Si alzò lentamente con i capelli scapigliati, venì in bagno e ci lavammo i denti insieme. Nel frattempo si sentirono dei passi arrivare dalle scale. Mi affacciai dalla porta e vidi Alessio sorridermi. - Ciao eh! – dissi. - Ciao – rispose. Di mattina non parlava molto. Lavati i denti ci infilammo i costumi e dopo essere saliti sulle nostre bici ci dirigemmo verso il mare. Il solito gruppo di maschi che giocavano a calcio, lo stavano facendo anche questa volta e l’unica cosa che ci dissero mentre camminavamo sulle piastrelle che sulla sabbia seguivano un percorso dritto fù ciao. Gli risposimo la stessa cosa senza mostrare interesse, che neanche avevamo verso i loro confronti. Arrivammo sotto l’ombrellone del nostro amico Riccardo, dove lo trovammo ad aspettarci. Dopo aver salutato tutta la sua numerosa famiglia posammo le magliette sulla sabbia, ci tolsimo le ciabatte infradito e le misimo accanto alle magliette, dopodichè ci dirigemmo verso la riva. L’acqua non era pulita come in alcuni giorni, ma fortunatamente le alghe e la spazzatura quel giorno non erano venuti a farci visita. Alessio si bagnò i piedi, poi si girò e disse – l’acqua oggi è gelata - . Dopo che io mio fratello e Riccardo sentimmo l’acqua, facemmo un patto: al tre saremmo corsi verso il mare e ci saremmo tuffati in quelle gelide acque. Il patto ebbe successo e dopo essere stati congelati dall’acqua ci misismo a cercare tra le persone che facevano il bagno le nostre amiche con cui, come tutti gli altri giorni, avremo giocato a schiaccia sette, un gioco che consisteva nel fare sei passaggi con le mani e dopodichè schiacciare contro qualsiasi giocatore. Consultammo diversi gruppi e alla fine decidemmo che molto probabilmente il gruppo delle ragazze doveva essere proprio quello che pensavo fosse io. Ci avvicinammo alle ragazze, e erano proprio loro! **RIVOLTO AI LETTORI: è meglio se continuo la storia in discorso indiretto e riscrivo questo pezzo senza discorso diretto?**