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Autore: rospina    05/04/2012    9 recensioni
PARTECIPANTE AL CONTEST DI NATALE: CHRISTMAS TIME. Sole&Angelo. Ancora loro sono i protaginisti di questa one-shot natalizia. La magia del Natale coinvolgerà questi due giovani, troppo orgogliosi per leggere e capire ciò che è nascosto nei loro cuori ...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I grandi occhi neri, erano pieni di lacrime. Non poteva credere a ciò che gli avevano detto i suoi genitori qualche ora prima; arricciava velocemente il suo ciuffo castano scuro mentre singhiozzando parlava con il suo migliore amico:

“Capisci Giulio? Babbo Natale non esiste!” Angelo scuoteva la testa disperato; all’età di otto anni sapere che babbo Natale in realtà non porta nessun dono è davvero devastante, le parole esatte erano state queste:

“Tesoro ormai sei grande e non puoi continuare a credere che esista il paese dei balocchi. Vedi? I regali che tu chiedi nella  letterina, li compriamo io e il papà … Babbo Natale  è solo un’invenzione …”

Lui a quella rivelazione distruttiva non fece alcun commento e candidamente disse:

“Visto che sono grande posso dormire a casa di Giulio stanotte? Tanto domani verrete anche voi. Giusto?”

La mamma non poté obiettare; se era grande per sapere la verità su Santa Claus, era grande per dormire da solo a casa del suo migliore amico. E così si ritrovò  in quella stanzetta a piangere triste e desolato.

“Non preoccuparti –rispose l’amico scuotendo il suo caschetto biondo e allargando i  grandi occhi azzurri –secondo me i tuoi genitori ti hanno raccontato la più grande bugia della storia. Dai retta a me, ho un’idea strepitosa: stanotte rimarremo svegli fino all’alba di domani, così lo vedremo passare con le sue renne” assentì alla sua stessa idea e così tutto felice allargò la tenda della sua finestra e con le gambe incrociate si sedette di fronte con lo sguardo perso nella strada; anche Angelo fece lo stesso. Mentre la neve cadeva i due piccoli rimasero lì, intenti a scrutare il più piccolo movimento della notte.

Uno strano bagliore apparve nel cielo, e ad Angelo parve anche di udire un leggero scampanellio. Si ne era certo, non poteva essersi sbagliato. Scrutando la strada; strabuzzò i suoi grandi occhi neri … Non poteva credere ai suoi occhi: c’era un elfo di Babbo Natale; vestito tutto di verde, le calze a righe orizzontali, una giacca sulle spalle ed un cappello a punta sulla testa. Si avvicinò al vetro e vi schiacciò contro il naso che cosa strana l’elfo aveva due trecce!Allora  era un’elfa! Cercò ripetutamente di svegliare Giulio:

“Svegliati … guarda c’è un elfo!” Ma Giulio ormai era sprofondato nel mondo dei sogni. Non poteva perdere tempo a svegliare il suo amico, doveva incontrarla. Uscì in strada e l’aria gelida della notte gli fu addosso, affondò  i piedi nella neve, rabbrividì ma non gli importava  nulla, corse sulla coltre bianca e raggiunse il punto dove era certo di aver visto l’elfo. Ma non c’era più! Era scomparso nel nulla. Come era potuto accadere? Un attimo prima era lì e adesso non c’era più. Sconsolato chinò la testa; questo era davvero troppo, il suo sguardo cadde su  un luccichio, si abbassò e lo prese in mano, era una nastro verde con un campanellino attaccato. Angelo sorrise, era la prova che non aveva sognato. Quel piccolo aiutante di Babbo Natale lo aveva visto sul serio. Tornò a dormire con il sorriso sulle labbra, aveva ragione Giulio,i  suoi genitori gli avevano raccontato una bugia, quell’uomo con la folta barba bianca che veste di rosso tutti i venticinque dicembre per portare doni a tutti i bambini del mondo, esisteva sul serio.

VENT’ANNI DOPO

Dalla tasca del cappotto estrasse il suo cellulare e rispose:

“No, non sono in studio, sono tornato a casa per le vacanze di Natale”

Angelo non era più il bambino di vent’anni prima, adesso era un uomo. Si era laureato in architettura con il massimo dei voti, ed ora esercitava a pieno ritmo la sua professione in una città lontanissima dal suo paese: Torino; mentre la sua bellissima Amantea non era altro che una  piccola cittadina affacciata  sul mare; si guardava intorno ed ogni volta che tornava le sembrava sempre  più bella, sotto Natale poi si trasformava completamente, tutte le luci si fondevano fra loro, non vi era casa che non accendesse una luce colorata per festeggiare il compleanno di Gesù Bambino. All’entrata dei negozi vi era spesso  qualche babbo Natale finto con la canzoncina: jingle bells o qualche altra melodia Natalizia, e i bambini rimanevano incantati da tutto questo… Già, i bambini. Erano proprio loro a rendere il Natale magico, con tutti i suoi misteri e le sue attese; anche lui era stato uno di loro, e ricordava perfettamente il giorno in cui riuscì a vedere un elfo. La stessa sensazione ancora lo pervase e sorrise.

 In quel momento mentre lui  perso nei suoi ricordi vagava il suo sguardo nel vuoto, passò Sole.

Era sempre uguale. I suoi grandi occhi castani erano malinconici e profondi, i suoi capelli sciolti sulle spalle emanavano un dolce profumo di zagara. La vide passare e prima di vederla sparire la chiamò:

“Sole!”

La giovane si voltò di scatto e secca disse:

“Dimmi!”

Tacque un attimo, poi rispose:

“Volevo solo salutarti, sono appena tornato, è da tanto che non ti vedo”

“Beh ora mi vedi! Ciao!” Sole subito si pentì di quella risposta. Era felice di rivederlo, ed era felice del fatto che lui l’avesse cercata per salutarla non appena tornato, eppure ogni volta che lui le rivolgeva la parola non poteva fare a meno di essere scostante con lui. Forse lei si era creata una barriera per non correre il rischio di soffrire, lui pareva sempre così distante; non sapeva spiegarsi cosa la portava a lui, Angelo era sempre serio, raramente sorrideva e spesso pareva la persona più cinica del mondo, ma in fondo al suo cuore sapeva o almeno sperava, che in lui vi fosse molto di più. La giovane sentì le guance avvampare, se le toccò, fu sul punto di dire qualcosa ma lui la stroncò:

“Allora ci vediamo …” e si allontanò.

“Angelo! Finalmente sei qui!” era Giulio, il suo amico di sempre, che aveva appena assistito alla scenata del suo amico e lo ammonì:

“Attento Angelo, se vai avanti così Sole scoprirà cosa provi per lei …” e rise stirandosi il suo maglione di lana rossa con una renna disegnata sopra.

“Ma che dici … e poi ti assicuro che anche se mi piacesse un po’, il suo caratterino è davvero odioso” rispose secco

“Ma non lo vedi che ti adora? È per questo che ti tratta in questo modo!”Angelo lo guardò con sguardo interrogativo e l’amico proseguì “So cosa ti stai chiedendo : come fai ad esserne certo? Semplice! Ti ricordo che sono sposato con Celeste: sua sorella” ridendo aprì il portone di casa che dava proprio davanti casa di Sole ma l’amico rifiutò l’invito ad entrare:

“No aspetta, devo ancora fare un paio di cose e poi torno!”

“Va bene, ma non fare tardi per cena!” e canticchiando Tu scendi dalle stelle entrò in casa.

Angelo entrò in posta, anche li si potevano udire le canzoni natalizie dagli altoparlanti, e la gente non faceva altro che scambiarsi auguri e offrirsi sorrisi. Si avviò verso lo sportello postale; poté riconoscere la stessa impiegata di sempre, era li da quando era bambino, e non appena porse la lettera la donna le disse:

“Angelo, ancora la lettera per Babbo Natale?”

Lui fece un sorriso malinconico e rispose:

“Credo proprio che sarà l’ultimo anno!”. Da quando aveva sei anni non aveva mai smesso di scrivere a Santa Claus; ormai per lui era divenuta un’abitudine. Non passava Natale alla quale non pensava all’elfo. Tutto vestito di verde, con il suo volto angelico. Ma questa volta non avrebbe più scritto all’abitante più famoso del polo nord. Per anni gli aveva chiesto di fargli rivedere, anche solo per attimo il suo aiutante: ma nulla. nessuna risposta. E adesso lo salutava; gli diceva addio per sempre, era giunto il momento di separarsi da quel ricordo e da quella illusione che lo aveva accompagnato fino ad ora. E così gli aveva scritto poche righe.

Il vento tagliente e gelido si schiantava contro di lui, il suo sguardo fu attirato da un foglio svolazzante. Angelo lo raccolse. Pareva una mappa tutta stropicciata, l’arrotolò nuovamente e fece per buttarla via, quando una voce familiare lo chiamò:

“Ciao Angelo” era Sole, le si accostò e le chiese:

“Stasera ci sarai anche a tu a cena da Giulio e tua sorella?”

“No, stasera sarò alla casa famiglia, sai ho iniziato a lavorare li da qualche tempo, finalmente sto realizzando il mio sogno, lavorare con i bambini …” mentre parlava il suo sguardo era perso nel vuoto, scintillante di felicità, amava i bambini e da sempre aveva desiderato poter lavorare con loro e per loro, ed ora tutto questo era possibile. Angelo la guardava ammaliato, pareva pendere dalle sue labbra e senza spiegarsene la ragione provò invidia per quei bambini, avrebbe voluto che il suo sogno fosse lui. Si risvegliò dai suoi pensieri al contatto della pelle di lei, le stava sfiorando le mani per salutarlo:

“Angelo, io ora devo andare, ti faccio i miei più cari auguri di buon Natale …” si sollevò sulle punte dei piedi per dargli due baci sulle guance. La giovane donna si sentì avvampare da capo a piedi e corse via velocemente.

Sole.

Sole.

Sole.

Stava girovagando per tutta Amantea chiamando quel piccolo nome tanto caro al suo cuore, ma lei lo pensava?

“Angelo hai visto? Sta nevicando!” la voce di Giulio lo riportò alla realtà e guardando fuori dalla finestra ripose:

“Già, saranno vent’anni che non nevica!”

“L’ultima volta che è caduta la neve tu sostenevi di aver visto un elfo di Babbo Natale, lo ricordi?”

I due amici risero e Angelo concluse:

“E chi se lo scorda!”.

La notte era scesa, mille luci festanti brillavano nel paese a far da cornice alle stelle, Sole carica di pacchetti stava rientrando a casa. Indossava un vestitino verde e sui capelli vi aveva poggiato un buffo cappello rosso. I bimbi che accudiva tutti i giorni le avevano fatto un sacco di regalini artigianali. Mentre camminava sopra la coltre bianca pensava a ciò che il suo bimbo preferito gli aveva chiesto:

“Cosa hai chiesto a Babbo Natale?”

Senza esitazione lei rispose:

“Angelo!” si sentì ancora avvampare. Cosa le era saltato in mente? Per quanto si sforzasse i suoi pensieri erano sempre tutti per lui. Lo amava infinitamente. Ma sapeva bene che lui mai si sarebbe accorto di lei, e con lenta malinconia proseguì la sua marcia.

Era affacciato alla finestra, e non poté credere ai suoi occhi. Angelo si protese di più verso il vetro e sbatté la fronte. Non aveva dubbi, era lo stesso elfo che aveva visto quando aveva solo otto anni, lo stesso vestito verde e lo stesso cappello. Infilò le mani nelle tasche e trovò quella strana mappa. La riconobbe: era la stessa che aveva disegnato da bambino, proprio quella volta in cui avevano spezzato il suo sogno più grande: “Babbo Natale non esiste!”. Ma non poteva arrendersi a quella triste  realtà. Con la mente ripercorse quel giorno, e ricordò perfettamente di aver rubato la piantina del suo paese dalla macchina del padre mentre lo portavano a casa di Giulio,cerchiò la sua casa di rosso cosicché quell’uomo vestito di rosso lo trovasse e dimostrasse una volta per tutte la prova della sua esistenza. L’aveva messa fuori dalla finestra e al mattino non c’era più!

 Così, ricordò cosa aveva chiesto:

 Un regalo che lo rendesse felice per la vita.

La guardò meglio e a lato vide un piccolo sole. Si precipitò fuori e la trovò li. Bella come sempre e forse anche di più; le guance arrossate per il freddo e i lunghi capelli a ricoprirle la schiena.

Era Sole.

Lei lo guardò esterrefatta e chiese:

“Che ci fai qui a quest’ora?” il suo cuore batteva violentemente in attesa della risposta e lui le disse:

ho rubato una mappa tutta stropicciata, ho chiamato per te ovunque. Ti ho trovata?

La ragazza non capì il senso di quelle parole e lo guardò stranita. Pensò addirittura che avesse bevuto. Gli voltò le spalle e fece per andarsene.

“No aspetta …” lui la fermò e frugando nelle tasche tirò fuori un nastrino colorato con un piccolo campanellino e il pezzo di carta trovato quella mattina. Glieli porse:

“Come fai ad avere il mio nastrino? L’ho perso quando avevo più o meno otto anni”

“Sei sempre stata tu! Il mio elfo di babbo Natale, lo sapevo che mi avrebbe ascoltato, ha sempre cercato di farmi capire che eri tu, ma io non l’avevo capito … proprio ora che mi ero rassegnato a non trovarti più …”

Sole lo guardò triste e rispose:

“Mi hai trovata!  Sono il tuo elfo, ora visto che sono solo questo vado a casa, sono stanca, ho freddo e vorrei risposare” una lunga lacrima le aveva percorso il dolce ovale del viso. A lei non l’aveva ascoltata nessuno, si disse che forse non meritava di essere amata! Era giunto il momento di lasciare perdere tutto, di smettere di vivere di dolci illusioni, Angelo, il suo Angelo non avrebbe mai provato per lei l’amore. Mentre il cuore pareva spezzarsi per il dolore le caddero dalle mani tutti quei sacchetti, fu in quel momento che l’uomo si avvicinò a lei. Udì più forte il suo dolce profumo di zagara e prendendole il volto con le mani l’attirò a sé:

“Tu per me sei tu! Tu sei tu! È tutta la vita che ti rincorro solo per dirti: ti amo”

La baciò. Con dolcezza la tenne stretta a lui. Felice come mai lo era stato in vita sua.

“Anche io ti amo da tutta la vita, mio Angelo” le rispose lei adagiandosi fra le sue braccia. I loro cuori ora battevano all’unisono, erano divenuti una cosa sola. La magia del Natale non li aveva traditi. E così stretti l’uno all’altra videro spuntare l’alba, e giurarono di aver sentito un lieve scampanellio nel silenzio della notte e una lunga scia di luce invadere il cielo. Forse quel vecchietto dalla folta barba bianca stava andando a portare altra felicità in tutto il mondo.

   
 
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