Corsi fuori di casa allacciandomi la giacca e mettendomi il cappuccio sopra la testa a causa della pioggia.

Ero davvero nervosa.

Mio padre era tornato a casa sbronzo dalla sera prima, perchè ormai bere era diventato il suo modo per continuare a vivere, e l’unica cosa che potevo fare io era stare seduta su una sedia a chiedermi di continuo perchè mia madre se ne era dovuta andare così.

 

 

Quella mattina del 27 Maggio 2007 era una mattina come le altre, che sarebbe cambiata in meno di 3 ore.

Mi sveglia per andare a scuola come ogni mattina e feci una colazione in fretta e furia senza neanche guardare ciò che avevo nel piatto.

‘Maggie, la prossima volta ti sveglio prima perchè non puoi mangiare così in fretta; non fa bene.’, mi disse mia madre allacciandomi la felpa e aiutandomi a mettere il cappotto.

‘Mamma, oggi ho la verifica di scienze.’; odiavo la seconda media.

‘Beh, tu stai tranquilla. Andrà tutto bene’, e fece un sorriso che mi calmò immediatamente.

Mi accompagnò a scuola con la macchina e mi salutò con un abbraccio; il nostro ultimo,lungo abbraccio.

La scuola delle medie era tutta colorata di un giallo ocra che di mattina mi dava sempre fastidio, ma la cosa peggiore era il gruppo di 5 ragazzine che mi squadravano ogni volta che varcavo la porta di ingresso. Ma non ero sola, fortunatamente avevo un’amica di nome Amanda con la quale passavo tanto tempo; era come la luce in una stanza buia.

Alla terza ora feci la mia verifica di scienze con tranquillità ed ero soddisfatta del foglio davanti a me; era pieno di scritte e scarabocchi. Guardai Amanda e mimai con le labbra un ‘è andata bene?’ e lei annuì con la testa.

Ad un tratto entrò la segretaria, che si affrettò ad andare vicino alla mia professoressa; lo sguardo della mia prof passò da contenta a.. senza emozioni. Si voltò di scatto verso di me con uno sguardo sconvolto e mi disse di venire da lei.

‘Mag..Maggie tuo fratello è fuori dalla scuola. Ti aspetta, devi andare con lui’.

Non stavo capendo nulla e,passando di fianco alla finestra della classe, guardai Amanda perplessa.

Fuori dalla scuola vidi mio fratello al telefono che parlava a bassa voce e capì che stava parlando con papà; piangeva.

‘John, che succede?’, e mi abbracciò appena mi vide. Singhiozzava tra i miei capelli e respirava a fondo, ma io non capivo cosa stava succedendo; non ancora.

 

 

Corsi a scuola con ancora il cappuccio sulla testa e i capelli quasi bagnati.

‘Piove?’, mi chiese Savannah ridendo; risi anche io, dandole un piccolo spintone.

Savannah era una seconda Amanda, solo che ora avevo 17 anni e non c’era piu una luce.

Mentre ci dirigemmo verso gli armadietti sentì un ‘LAARGO’ e non feci in tempo a spostarmi che mi ritrovai per terra, insieme ad un ragazzo.

‘Oh merda’ dissi mentre tutti quanti ridevano ancora.

‘Santo cielo, scusa. Mi dispiace, davvero. Stai bene?, mi continuò a chiedere lo stesso ragazzo che mi aveva buttato per terra; era un ragazzo moro, alto poco più di me, occhi azzurri come il mare e un sorriso.. davvero carino.

‘Ascoltami, la prossima volta invece che fare il bambino che corre insieme ai suoi amici, fai più attenzione’, risposi fredda mentre raccoglievo lo zaino per terra.

‘Ah, mi dispiace ancora. Comunque sono Logan’, mi porse la mano e fece un sorriso da ebete. Lo guardai per un secondo e me ne andai insieme a Savannah.