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Autore: Hao49    06/04/2012    3 recensioni
« I sogni son desideri
di felicità.
Nel sonno non hai pensieri
Ti esprimi con sincerità. »
(da: Cenerentola di Walt Disney)
Questa fic mi puzza abbastanza di OOC, siete avvertiti.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Coppie: Izaya/Shizuo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Shizuo era rimasto lì, immobile in quell’incrocio, fermo sul marciapiede come se fosse di pietra. In effetti era così che era rimasto ricevendo quel messaggio, non se lo aspettava. Non si aspettava né il mittente né il contenuto e tanto più non si aspettava di non avergli ancora risposto. Perciò era rimasto lì, fermo, sotto i raggi di un sole che andava scendendo oltre l’orizzonte e i rintocchi dell’orologio che cominciavano il countdown per la fine di un altro giorno ad Ikebukuro. Shizuo guardò un’ultima volta lo schermo del cellulare, tanto per essere sicuro di non stare sognando, ma il testo era chiaro:
panchina del parco sud di Ikebukuro, 00.00.
Izaya “
 
Un invito esplicito non era lo stile di Izaya, un tipo prudente come lui, non avrebbe mai rischiato di rimanere solo con l’unica persona in grado di ucciderlo. Il biondo non riusciva proprio a capire quali fossero le sue intenzioni, dopotutto, però, dovette ammettere di non essere mai riuscito a decifrare quel fottuto bastardo. Sembrava sempre che ciò che faceva non avesse senso, quando invece lo aveva, era un maestro nel camuffare i suoi veri scopi e nessuno, che lui conoscesse, era mai riuscito a capirlo. Izaya  Orihara rimaneva un mistero per chiunque avesse la sfortuna di averci a che fare e lui, che purtroppo si era aggiudicato il titolo di “giocattolino anti-noia”, ci aveva a che vedere anche troppo spesso per i suoi gusti. Fatto sta che tra sbigottimento e perplessità decise di non rispondergli, ma di andare all’appuntamento lo stesso; se il moro avesse interpretato l’assenza di risposta come un rifiuto sarebbe stato meglio per lui, che se ne sarebbe tornato a casa a dormire. Ma quella, sfortunatamente, era una probabilità bassissima e Shizuo, si ritrovò a scartarla appena finito di pensarla.
 
Il parco era semi deserto fatta eccezione per qualche coppia di cicale e un ragazzo alto vestito da barista seduto sull’unica panchina agibile del parco; già, l’unica perché le altre o erano troppo sporche o erano rotte. A ben pensarci Izaya aveva scelto un buon posto, nessuno sano di mente avrebbe messo piede in quel parco, né di giorno –pieno di teppisti e brutta gente in generale- né di notte –pressoché senza illuminazione e completamente lasciato all’incuria. Il biondo volse uno sguardo all’orologio, pochi minuti a mezzanotte, stava decisamente riprendendo in considerazione l’idea di tornarsene a casa, ma alla fine decise di fargli il favore di aspettarlo ancora un po’. Si accese una sigaretta e volse gli occhi al cielo, quella notte la luna a braccetto con le stelle bastavano a dare la luce che l’elettricità non forniva, chiuse gli occhi lasciandosi cullare dal venticello della sera e si rilassò. Li riaprì esattamente 5 minuti dopo quando avvertì rumore di passi provenienti da est; mosse solo gli occhi notando il movimento sospinto dal vento di un cappotto che avrebbe riconosciuto fra mille: era arrivato.
Izaya si avvicinò lentamente con passo falsamente misurato, lo sguardo  rivolto verso il basso, cominciava a pentirsi di aver mandato quel messaggio, un senso di vergogna si appropriò del suo corpo, ma riuscì comunque  a darsi un contegno. Davanti a nessuno, davanti a Shizuo in particolare, non poteva mostrarsi debole; non lo aveva mai fatto e di certo non avrebbe cominciato ora. Si sedette accanto a lui, per la prima volta in vita sua non sapeva che fare, che dire; aveva sperato che non si presentasse, era plausibile, ma anche che si presentasse, voleva vederlo e al contempo stargli lontano, aveva bisogno di lui, ma al tempo stesso, non lo voleva. Era confuso, quei sentimenti contrastanti non li aveva mai provati, ma ora era lì anche se desiderava non esserci; non c’era bisogno  di voltarsi per capire che il biondo lo stava fissando in attesa di una, seppur minima, spiegazione.
Allo stesso modo, Shizuo non aveva bisogno della palla di cristallo per capire che Izaya era a disagio in quella situazione e la cosa lo rendeva felice, ma anche triste, ma soprattutto lo lasciava spiazzato. Così fece ciò che aveva fatto fino a poco prima: aspettò. Aspettò che fosse lui a parlare, dopotutto lo aveva invitato lui e se ne doveva prendere la responsabilità; per un motivo a lui sconosciuto, quella sera Izaya non gli dava sui nervi come sempre, forse perché lo vedeva … umano, in quel suo disagio provocato da chissà quale miracolo divino.
Il moro alzò finalmente lo sguardo per incontrare quello del biondo accanto a lui
- Sono stanco, Shizu-chan. Stanco di scappare, di fingere di amare, stanco di odiare. Tu Shizu-chan non sei stanco?-
Più che il discorso di Izaya, a Shizuo colpì più il tono e lo sguardo con cui pronunciò quelle parole. Il tono faceva trasparire tristezza infinita, lo sguardo era mesto e incredibilmente sincero, non poteva negargli una risposta, o anzi non vi riusciva
-Stanco … non ancora. Non sono stanco perché a differenza tua ho qualcosa per cui rigenero le mie energie, qualcosa o meglio qualcuno da proteggere. Essere stanchi di vivere è un lusso che al momento non posso permettermi-
Mentre pronunciava queste parole nel biondo si faceva strada una sensazione che aveva deciso di seppellire; è vero che fin dal primo momento Izaya gli era risultato odioso, l’aveva definito addirittura la sua nemesi, ma era altrettanto vero che non era stato l’unico sentimento che per lui aveva provato.
Izaya lo guardò fisso, come se cercasse di trovare un qualcosa tra le righe, poi rise, una risata breve e sommessa: non era lui quello delle citazioni nascoste, quello che non si lasciava sfuggire niente di personale, quello che gestiva i fili di tutto?
Non quella sera.
In quella notte a cavallo tra un giorno e l’altro i ruoli si erano invertiti ed entrambi ne erano a conoscenza. Era uno scambio che non sarebbe durato a lungo, come un sogno che arriva e sparisce in breve tempo, ma era qualcosa, che proprio come un sogno andava vissuta.
In un attimo Izaya dimenticò il pentimento dell’aver scritto quel messaggio e Shizuo si rese conto che era lì che ora doveva stare e non a casa a dormire, come sua ipotesi.
Il corpo di Izaya si mosse senza che lui se ne accorgesse, prese il biondo per il colletto e lo trascinò verso di se, baciandolo.
Shizuo lo lasciò fare, portando una mano dietro la nuca dell’altro per rendere ancora più profondo e sensuale quel bacio
- Shizu-chan, ti amo, anche se sei una pulce tutto muscoli e niente cervello- un sussurro ironico, ma il sussurro che il più alto voleva sentire e che ricambiò all’orecchio del moro
- Anch’io, Izaya, anche se se un fottuto bastardo di merda-
 
 
Il giorno dopo
 
- IZAYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA-
Distributore automatico di bibite volante, ovvia schivata di Izaya
- oh, Shizu-chan, è inutile tanto non mi prendi-
- E chi si vuole limitare a prenderti, io voglio ammazzarti, bastardo-
 
 
Angolino dell’autrice
Allora parere personale: fa schifo.
Parere vostro: voglio sentirlo, perciò commentate ed anche le critiche sono ben accette.
Dedicata a Akemi Matsumara che per quante volte la faccia arrabbiare e sia sempre sul punto di mandarmi a quel paese(scusate il termine) o meglio di uccidermi(tanto per rimanere in tema) mi supporta e mi incoraggia sempre, sorbendosi pure le mie fantasie, da malata irreversibile, yaoi. Grazie.
Che dimentico? Ah,già. Ovviamente i personaggi non sono miei ed io scrivo senza fini di lucro.
*si inchina a tutti quelli che arrivano alla fine senza minacce di morte all’autrice, che nel mentre prova a nascondersi da Shizuo e Izaya*
(questo potete anche non leggerlo)
Tanto per non perdere l’abitudine, scritta alle 0.25.
   
 
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