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Autore: La Chiave di Do    06/04/2012    6 recensioni
Il corpo di Julia Drayton, 27 anni non è mai stato ritrovato, i suoi effetti personali, compreso il presente registratore, sono invece stati rinvenuti all'esterno della camera 1408, nel corridoio del piano.
Al primo ed unico ascolto, lo scrittore Micheal Enlsin, ultimo ospite della 1408 ed unico sopravvissuto all'interno di essa, non ha avuto altra reazione che la frase, ossessivamente ripetuta: “E' lei. E' colpa mia. Si è vendicata. E' lei. L'ha presa. L'ha presa.”

[ Racconto: 1408 ] [ Personaggi: Nuovo personaggio ]
Genere: Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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La nuova 1408




Dolphin Hotel (New York) - venerdi' 6 aprile 2012, 22.54
Entrare nella nuova 1408 risulta essere paragonabile unicamente all'emozione che un lettore di fantasy proverebbe ritrovandosi fra le mani un anello d'oro con rune fosforescenti: suggestivo, certo, ma persino lui si accorgerebbe a breve che probabilmente altro non si tratta che di un gingillo da merchandising.
Per chi non lo sapesse, giusto per informare anche chi non ha avuto la fortuna di nascere a New York o il cervello per interessarsi ai fatti di cronaca, a esattamente cent'anni dalla sua apertura il Dolphin Hotel ha letteralmente infiammato la sessantaseiesima strada con il rogo della sua piu' tristemente celebre stanza, la cosiddetta vecchia 1408 appunto, e ammetto non senza difficoltà che senza l'incantevole best seller “Dieci notti in dieci camere d'hotel infestate” e del suo fortunato piromane, l'altrettanto incantevole scrittore del brivido Mike Enslin, difficilmente mi troverei qui a raccontarvi come, ben dieci anni dopo da quello che stento a credere sia stato un incidente, il nuovo direttore del Dolphin abbia deliziosamente allestito la stanza in vece della ormai defunta camera del male.
Il buon gusto regna qui come in ogni altro angolo dell'albergo, ma come lo stesso Mr. Heitmann mi informa la vecchia abitudine di far sistemare la stanza da coppie di gemelli o parenti stretti -e con la porta rigorosamente aperta- è stata mantenuta come una sorta di superstizione, cosi' come in centodieci anni lo strano fenomeno magnetico che impedisce il funzionamento di qualsivoglia aggeggio elettronico all'interno non ha trovato modo di estinguersi. Buon gusto che decade unicamente nell'informarmi che a parte l'incursione lampo di qualche curioso la mia è la prima visita ufficiale alla neonata camera, ecco perchè, scherza, se la 1408 originale conta all'attivo ben cinquantasei decessi, la figlia è ancora innocente: umorismo yiddish probabilmente, troppo sottile per la mia grettezza di Newyorkese.
Tutto sommato mi piace, Heitmann ha voluto rompere gli schemi da clichè del thriller senza allontanarsi troppo dallo stile originario: ha sostituito l'originale carta da parati con una mano di vernice pesca pallido, la pessima moquette è ora parquet chiaro, ma il mobilio sembra ricalcare il finto antico descritto da Enslin. Tutto è pulito e ordinato, il divano comodo, il frigobar rifornito.
Non si notano finestre, forse le originali sono state chiuse in seguito ai tragici suicidi...

23.08
Beh, ammettere che l'attesa è snervante forse offenderebbe la pietosa entità che abita la stanza, forse sopita o alla quale potrei anche stare simpatica; sarebbe il primo caso in cui il non-merito di appartenere al gentil sesso mi varrebbe favori e, guarda il caso, proprio la volta in cui cercherei tutto ad esclusione della pietà.
Che dire, la calma è tutto cio' che di vagamente inquietante si possa cogliere nell'atmosfera dolciastra della 1408, il resto non sarebbe che bassa suggestione da casa degli orrori, a meno che la corrente d'aria da me medesima scelta per mitigare il clima bollente e l'odore di chiuso non possa essere considerato come un fenomeno paranormale.

23.12
Fa sempre caldo, ma non oso pensare all'aroma di spezie bruciate e cognac che aleggia nel salottino come ad un cattivo presagio o alla memoria dell'incendio: curioso stratagemma per impressionare gli ospiti, mi verrebbe da dire, ma seguendo la scia di quell'odore pungente ma non del tutto spiacevole mi ritrovo col naso appoggiato alla parete dietro il letto; è li', stando alle parole di Enslin, che la molotov avrebbe scatenato le fiamme.
Per berci sopra mi sembra opportuno saccheggiare il frigobar, costosissimo come dieci anni fa, optando per una
Corona. In sua preziosa compagnia mi getto sul letto -comodissimo a mio avviso- nella speranza di non cedere al sonno: chiamo il numero gratuito della reception per chiedere il supporto di un caffè...
Buonasera e buon soggiorno al Dolphin Hotel, posso esserle utile?
La fastidiosa vocetta di una giovane donna.
E' aperto anche a quest'ora il servizio in camera?
Certamente, dica pure.
Ho urgente bisogno di un caffè, nero.
Arriva in pochi minuti, camera?
1408.
Ha attaccato senza aggiungere un saluto, la stronza. Le palpebre mi si abbassano e spero sinceramente che il caffè arrivi a breve o potrei crollare, forse proprio a causa di quel particolare aroma speziato...

23.21
Nell'eventualità di addormentarmi... pochi minuti al Dolphin Hotel sono, considerato il mio sonno, una vera eternità... sono le undici, ventidue minuti e una quarantina di secondi, sul mio orologio da polso: in effetti il cellulare ha smesso di segnare l'orario giusto da quando sono entrata qui dentro.

Casa (New York) - giovedi' 5 aprile 2012, 23.23
Svegliarsi dopo meno di mezz'ora di sonno nel proprio letto quando si è convinti di essere in uno dei piu' prestigiosi hotel della città è piuttosto deludente; ricordare grazie a una cartolina sul comodino di avere una camera prenotata per la sera stessa proprio in quell'hotel invece sembra essere una spiegazione sufficiente al sogno appena vissuto. Una curiosità: addormentarsi nei sogni, ho scoperto, corrisponderebbe allo svegliarsi nella realtà; bizzaro, ma decisamente suggestivo. Suppongo che registrare le impressioni avute dal sogno stesso e confrontarle con quelle cui andro' effettivamente incontro stasera per confrontarle potrebbe risultare interessante, il sogno stesso potrebbe costituire un capitolo interessante.
Una tazza di camomilla e torno a dormire. Nel mio letto.

66esima strada (New York) - venerdi' 6 aprile 2012, 22.28
All'esterno il Dolphin sembra ricalcare le piu' banali fantasie di un adolescente che abbia visto New York solo in qualche vecchio film di spionaggio, ed esclusione del bianco e nero.

Dolphin Hotel (New York) - venerdi' 6 aprile 2012, 22.54
La nuova 1408 è incredibilmente simile a quella già visitata nel sogno, ad eccezione della quasi completa assenza di odori. La camera non ha finestre, ma è accogliente e spaziosa e francamente non mi sembra il caso di aggiungere nulla di nuovo rispetto a quanto già c'è nel mio taccuino sulla scrivania di casa, dove racconto della stanza come vista nella dimensione onirica: settimane di ricerche e documentazione al riguardo devono aver costruito un'immagine sufficientemente veritiera nel mio subconscio da ricrearla altrettanto relisticamente nel sonno.
E' piuttosto divertente ritrovarsi in un luogo già conosciuto nella mente ma non nella realtà, risulta come una sorta di dejavu, ma a cui si è perfettamente in rado di dare spiegazione; la noia, in realtà, è l'unico vero sentimento spiecevole che riesco a riscontrare qui dentro, insieme all'impossibilità di fumare in santa pace: la stanza infatti, alla sua riapertura, ha smesso di essere destinata ai fumatori per evitare il ripetersi di danni causati dal fuoco... come biasimare il Dolphin, per una decisione del genere, in effetti, non oso neppure immaginare la portata finanziaria dell'incendio, considerando che la colpa non è mai stata imputata a quello che considero il vero incendiario...

23.22
La poltrona è ormai diventata la mia postazione ed è sufficientemente comoda da lasciarmi desiderare un pisolino: punto la sveglia per l'una, giusto per non perdermi il gusto di raccontare qualcosa in piu' sul mio soggiorno nella ex-camera del male.

Dolphin Hotel (New York) - venerdi' 6 aprile 2012, 22.23
Bizzarro: svegliarsi, convincersi di aver sognato per poi risvegliarsi scoprendo che era quello a non essere altro che un sogno. Il mio sonno è stato interrotto dall'arrivo del mio caffè, portato tradizionalmente da una coppia di splendide gemelle. Il fatto piu' sconvolgente è come la mente umana possa sintetizzare in un solo minuto di sogno un'intera giornata, quasi identica a quella realmente vissuta dal dormiente.
Spalanco la finestra, fa ancora troppo caldo.
Il caffè è ottimo, bollente e forte.
Suona il telefono e la tazzina mi cade dalle mani macchiando il lenzuolo.

Sparisci.
E' la stessa voce di prima, ma ridotta ad un sibilo.
Prego?
Eri fuori. Potevi non tornare. Ti ho dato una possibilità. Sparisci.
E' uno scherzo?
Vattene, sparisci: ho paura di te.
Bello scherzo, davvero, suggestivo.
Con chi ho l'onore di parlare?
Attacca. L'educazione al Dolphin regna sovrana.
Tornata in camera da letto scopro che il letto è perfettamente asciutto e pulito, il caffè ancora nella tazzina elegantemente posata sul comodino.

23.37
Okay, ad esclusione dell'angosciante scherzo del caffè sembrerebbe tutto tranquillo, ma quel ho paura di te mi rimbomba nelle orecchie ad una potenza sconvolgente QUASI DA IMPEDIRMI DI SENTIRE QUELLO CHE STO DICENDO.

23.50
Di cosa hai paura, stronza?

23.54
Vattene.
Sparisci.
Ho paura di te.
Ho paura di te.
Voglio stare sola.
Sola, cosi'.
Restero' con te.

Sola.
Ho paura di te.
Ho paura del fuoco.
Ho paura di te.
Sola.
Paura.

Resta con me.

 

Le registrazioni cessano allo scattare della mezzanotte, alternando fino a quel momento la voce di Julia Drayton, 27 anni, e la sconosciuta voce riconoscibile anche precedentemente al telefono; attualmente non si è rivelata appartenere a nessun membro del personale del Dolphin Hotel. Il corpo della Drayton non è mai stato ritrovato, i suoi effetti personali, compreso il presente registratore, sono invece stati rinvenuti all'esterno della camera 1408, nel corridoio del piano. Le incoerenze interne alla narrazione evidenzierebbero un importante problema di carattere psichiatrico.
Al primo ed unico ascolto, lo scrittore Micheal Enlsin, ultimo ospite della 1408 ed unico sopravvissuto all'interno di essa, non ha avuto altra reazione che la frase, ossessivamente ripetuta:
“E' lei. E' colpa mia. Si è vendicata. E' lei. L'ha presa. L'ha presa.”

   
 
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