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Autore: Agapanto Blu    06/04/2012    2 recensioni
William aspetta, da anni, che la sua amata Cathy ritorni, come gli ha promesso, non appena il treno a vapore sia completato...
Cathy e William, però, avevano solo cinque anni all'epoca di quella promessa...
Cathy ricorda ancora William? Lo ha aspettato come lui ha aspettato lei?
Il treno a vapore la porterà con sé tra le braccia del suo uomo oppure passerà oltre, ignaro di tutto?
William non lo sa.
Però aspetta.
***
Storia ambientata nel Vecchio West e, molto probabilmente, imprecisa dal punto di vista storico...
Perdonatemi per la mia ignoranza...
Spero che vi piaccia!
A presto!
Ciao ciao!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La nuvola che nuvola non fu…
 
“Un ottimo lavoro, come sempre William!” si congratulò Jededia osservando il proprio cavallo, perfettamente strigliato e ferrato.
“Per lei, sempre, sceriffo!” scherzò il giovane fabbro rialzandosi.
William, in piedi, superava di una testa buona lo sceriffo ed arrivava tranquillamente alle orecchie del suo destriero con le labbra. Era un ragazzone di costituzione robusta e spalle massicce, dovute soprattutto al sua lavoro che esercitava sin da quando aveva tredici anni, al fianco del padre.
William Senior era mancato tre anni prima ma William Junior aveva portato avanti la fucina da solo, senza l’aiuto di garzoni, con pochi problemi.
Nella piccola città di San Garcia, William era considerato quasi una benedizione in quanto l’unico fabbro nel raggio di cinque miglia che non si fosse dedicato alla ferrovia in costruzione ma che ancora si occupasse dei cavalli.
Aveva ventinove anni, era alto e grosso, con capelli neri che gli cadevano sugli occhi sopra al viso lungo e asciugato dal calore del fuoco.
Le sue iridi castane sapevano mostrare e celare ed erano in grado di regalare un briciolo di felicità a chiunque, senza un motivo apparente: forse era solo lui, forse era un dono di Dio, ma chi poteva dirlo?
San Garcia era un piccolo paese di cento anime in tutto, sperduto nel bel mezzo del vecchio West, ma, forse per fortuna o forse per sfortuna, sorgeva accanto al passaggio della nuova ferrovia e il treno a vapore minacciava di sconvolgere per sempre l’attività degli abitanti.
L’unico a non sembrare preoccupato dal cambiamento era proprio William.
“Cosa conti di fare quando il bisonte di ferro arriverà anche qui?” chiese Jededia mentre il ragazzo si ripuliva le mani sul grembiule marrone che portava addosso, “Voglio dire: per te ci sarà meno lavoro da fare…”
Il giovane alzò gli occhi al cielo senza farsi notare: il vecchio Jededia, lo sceriffo della città da quarant’anni almeno ma con altri venti sul groppone, gli ripeteva quella domanda ogni volta che passava da lui e, ogni volta, William gli dava la stessa risposta.
“Andrò al viaggio inaugurale e osserverò chi scende dai vagoni…” dichiarò con un sorriso mentre si accostava allo stallone appena ferrato e gli accarezzava il collo poderoso.
Jededia sospirò facendo danzare i capelli bianchi che gli arrivavano alle spalle sotto il cappello a testa larga.
Infilando i pollici nel cinturone, proprio in prossimità delle Colt che sempre lo aiutavano nel suo dovere, il vecchio sceriffo sbuffò.
“Ancora con i sogni a occhi aperti, William?” chiese.
Il ragazzo continuò a sorridere e alzò le spalle.
“Il West è la terra dei sogni degli uomini, no?” replicò piccato.
“I tuoi sono sogni impossibili!” borbottò il vecchio, “Da’ retta a me, Willy: quella ragazza non tornerà e, tanto meno, lo farà su quel treno…”
“Cathy me l’ha promesso:” ribadì lui senza offendersi per il nomignolo che, di norma, non sopportava, “non appena l’Express passerà di qui, lei lo prederà per tornare da me…”
“E il banchiere?” incalzò lo sceriffo, “Suo padre non le permetterà di frequentare un fabbro adesso, come non le ha permesso a cinque anni di giocare con il figlio del fabbro…”
William scosse la testa mentre batteva una mano sulla spalla del vecchio.
“Non siamo più ragazzi, Jededia…” dichiarò con decisione, “Non può più obbligarla così: tocca a lei fare le sue scelte…”
Jededia scosse la testa.
“Eravate bambini, Willy! Lei aveva cinque anni quando suo padre è passato qui per errore e tu ne avevi sette: davvero pensi che si ricordi di una promessa fatta da bambina? Non avete più avuto contatti da allora! Né una lettera né un telegramma, insomma!”
William non rispose ma lanciò allo sceriffo un’occhiata carica di significato che da sola bastava per la domanda del vecchio che sbuffò.
“Cocciuto come un mulo!” sbottò, “Fai cosa vuoi ma io ti avverto: finirai a fare come il toro in Spagna, che crede di combattere con onore e invece fa la parte dello zimbello di cui tutti ridono…”
William rise.
“E allora ridiamoci sopra pure noi, no?” scherzò.
Jededia scosse la testa ma pagò il giovane e rimontò in sella.
“Fai tanto il duro, William, ma io so che ci soffrirai come un cane quando la tua madamina di città ti spezzerà il cuore…” mormorò lo sceriffo prima di dare di sprone e far partire il cavallo al galoppo.
William lo guardò svanire all’angolo tra il saloon e l’ufficio del telegrafo poi si voltò e tornò ai cavalli che aspettavano i suoi servigi, gli unici che lo ascoltassero senza commentare.
 

Ho deciso Will: quando sarò grande, se costruiranno davvero il treno che passerà di qui, lascerò mamma e papà da soli e prenderò il cavallo a vapore per tornare da te…
E staremo insieme?
Sì, mi sposerai e avremo tanti bambini belli…
E se saranno brutti?
Non possono essere brutti: alle mamme e ai papà i propri figli piacciono lo stesso, anche se sono brutti… Mi sposerai, vero Will?
Certo, Cathy! Se potessi, ti sposerei anche adesso!
E allora perché non lo facciamo?
Non ho l’anello per te…
Ah… Già… Come facciamo senza l’anello? L’anello serve…
Aspetta! Guarda qui: c’è un fiore…
Un fiore con questo caldo? Oh! È una margherita: guarda che bella! Ma cosa fai? Perché l’hai strappata?
Perché adesso la piego e le faccio un nodo… Ecco! Tieni, Cathy…
Will! Hai fatto un anello!
Non è molto bello ma, quando sarò grande, te ne prenderò uno vero…
A me basta questo… Allora: William, ti vuoi sposare con Cathy?
Sì! E: Cathy, ti vuoi sposare con William?
Sì!
Allora posso darti un bacio?
Sì, ma piccolo sulla guancia perché se ti vede il mio papà lo andrà a dire al tuo babbo e lui ti sgriderà di nuovo con il bastone…
Papà è fatto così ma non è cattivo: solo non capisce che noi ci sposeremo…
Però non voglio che ti faccia di nuovo male, anche se è buono…
D’accordo… Smack… Cathy, sei tutta rossa!
Non è vero!
Sì che è vero!
Non è vero!
Sì che è vero!
No!
Sì!
No!
Sì!

 
William si accarezzò piano le labbra, dove ancora poteva sentire il tepore della guancia di Cathy.
Il padre di lei li aveva visti, quel giorno, e, come previsto da Cathy, era andato a raccontare tutto a suo padre e William Senior non aveva apprezzato la confidenza del figlio con la giovane figlia del banchiere più importante della zona.
William ricordava ancora le legnate di quel giorno ma, soprattutto, ricordava ancora la violenza con cui il padre di Cathy aveva fatto a pezzi l’anello di margherita della figlia.
La sua piccola innamorata aveva pianto e si era disperata per quel pegno d’amore infranto e aveva lanciato dietro al padre tutti gli anelli d’oro che lui le aveva mostrato per convincerla a dimenticare il giovane figlio del fabbro. Quella notte, poi, Cathy era scappata dalla stanza dove era alloggiata e, con la complicità della locandiera, aveva scritto un piccolo biglietto a Will in cui gli chiedeva scusa per tutto.
La mattina dopo, il banchiere era ripartito per la città e si era portato via la sua famiglia lasciando a Will solo il ricordo indelebile del Vero Amore incontrato troppo presto.
Ma ora le cose sarebbero state diverse.
William alzò lo sguardo al cielo sereno e sorrise.
Attorno a lui, i curiosi cittadini di San Garcia si erano radunati per osservare l’arrivo dell’Express alla piccola stazione.
Erano tutti lì: quelli a favore e quelli contro, quelli felici della novità e quelli che la temevano.
Tutti a guardare apertamente i binari di ferro su cui sarebbe arrivato il bisonte di ferro e a lanciare occhiate discrete al fabbro.
Tutti ricordavano lo scalpore che fece la figlia del banchiere il giorno della partenza: la piccola Cathy aveva piantato i piedini a terra e, malgrado la giovane età e la forza scarsa, era riuscita a far penare molto il padre che, per costringerla a salire sulla diligenza, aveva dovuto chiedere l’aiuto del cocchiere e di due cowboy temerari mentre la gente osservava sbigottita quella bambina che urlava, mordeva e graffiava pur di aspettare che il suo innamorato la venisse a salutare prima della partenza.
Ci era voluta più di un ora e i quattro uomini erano usciti dalla rissa con le mani morse a sangue o graffiate così in profondità da rischiare di rimanere segnate a vita da cicatrici.
“Picchia duro la figlia del banchiere!” era stata la frase più riportata in città durante la settimana e successiva e, tuttavia, William, trattenuto dai genitori, non era riuscito ad arrivare in tempo per vedere la piccola Cathy partire.
Quel giorno, in piedi con gli altri alla stazione, William aspettava che Cathy mantenesse la sua promessa.
Quasi nessuno credeva che la figlia del banchiere avrebbe rinunciato ai suoi privilegi per seguire un amore risalente a ventidue anni prima.
Una nuvola, all’inizio piccola poi sempre più grande, iniziò a mostrarsi contro il profilo delle montagne, emergendo dai boschi.
La nuvola era candida, d’un bianco incredibile, e si allungava rapida sopra la foresta procedendo verso la città. I commenti iniziarono e furono in molti ad alzare il naso al cielo per cercare di capire se la nuvola stesse portando una tempesta ma, sopra San Garcia, splendeva il sole.
Sole, che pareva brillare anche sul viso di William.
Perché lui lo sapeva.
Sapeva che quella nuvola, nuvola non era.
Dalla foresta sbucò il muso arrotondato e allungato della locomotiva che procedeva spedita verso il paese.
Le voci si alzarono, i corpi si ammassarono e la visuale di William fu coperta ma lui non voleva vedere il treno.
Il mezzo si avvicinò più rapido di qualsiasi cavallo che in paese si fosse mai visto e, in pochi minuti, fu a San Garcia.
Quando la locomotiva si fermò con uno sbuffo sonoro, la folla si zittì, indecisa su come commentare.
Il capotreno chiamò la stazione di San Garcia e la dichiarò la penultima fermata della corsa.
Le porte dei vagoni si aprirono e scesero poche persone che vennero prontamente accolte dai parenti o dai locandieri.
La folla si disperse lentamente, mentre il treno faceva salire i passeggeri, lasciando William solo.
Attorno a lui si creò il vuoto mentre la gente lo guardava e si allontanava per non essere lì quando il treno sarebbe ripartito lasciando al giovane fabbro solo un mondo di speranze infrante.
William però continuava a sorridere.
Indossava gli stivali alti, e le brache di pelle dura e il pesante grembiule marrone che usava nella fucina per il lavoro, per il resto era a torso nudo e aveva la pelle sporca della fuliggine dovuta al fuoco con cui stava forgiando i ferri fino al momento in cui la notizia gli era arrivata: il bisonte di ferro era quasi a San Garcia.
Il bisonte di ferro, alla fine, era arrivato a San Garcia.
I pochi che partivano salirono sui vagoni.
All’improvviso, il dottor Wimbley, che sarebbe dovuto tornare in città per comprare alcune medicine, si fermò sulla scaletta.
A occhi sgranati, scese all’indietro i gradini e, tornato a terra, si fece da parte.
Sulla porta comparve una giovane donna.
L’abito viola chiaro che indossava era molto elaborato, con la gonna larga sostenuta da altre sottogonne che le davano più volume, le maniche della giacchetta coordinata legate sopra il gomito e sopra al polso con nastri scuri, la camicetta candida e un fazzolettino di trina e pizzo annodato attorno alla gola e fermato da una spilla sul davanti. Un cappellino viola con fiori sulla tesa larga e spessi nastri per legarlo sotto il mento e l’ombrellino parasole viola con i bordi bianchi completavano la mise della perfetta dama di città.
La ragazza guardava con attenzione i gradini, per evitare di cadere, ma scendendo mise in mostra un paio di scarpe di cuoio, stivali da donna, che stonavano molto con il resto dell’abbigliamento.
William sorrise ancora di più ma rimase immobile, in piedi a braccia conserte.
La ragazza arrivò a terra, ringraziò il dottore con un mezzo inchino poi si girò e guardò dritto davanti a sé, esattamente negli occhi del fabbro.
Sorrise dolcemente poi sul suo viso comparve un’espressione maliziosa.
Un colpo di vento portò via il parasole senza che la giovane si preoccupasse di fermarlo, senza neanche degnarlo di uno sguardo.
Le mani della ragazza scivolarono sotto il mento e slacciarono il cappello che seguì l’ombrellino lasciando libera di svolazzare anche una cascata di capelli rossi a malapena spazzolati.
Con uno sguardo che esprimeva la sua soddisfazione crescente, la giovane si sbarazzò anche del fazzoletto alla gola e della giacchetta viola restando con l’anonima e usuale camicetta bianca poi sciolse anche un inconsueto laccio sul fianco della gonna che fece precipitare lo strato viola e un altro paio di sottogonne.
A quel punto, la ragazza indossava soltanto una lunga gonna che, a differenza delle altre, era di una semplice tonalità marrone.
Della ragazza di città scesa del treno non restava praticamente nulla e la giovane che adesso sorrideva a William sembrava una comunissima abitante di San Garcia.
“Sei tornata…” commentò sorridendo il fabbro.
“Te l’avevo promesso…” rispose tranquillamente la figlia del banchiere.
Un istante dopo, erano l’uno tra le braccia dell’altra a scambiarsi il bacio più atteso che il Vecchio West avesse mai visto.
 
… Cathy e William vissero molti anni ancora, si sposarono ed ebbero tanti bambini. Il figlio del fabbro regalò alla figlia del banchiere un anello di ferro che fu però ricevuto con gioia infinita per la sua forma: una margherita.
Cathy era fuggita di casa per tornare da Will e suo padre si presentò a San Garcia due anni dopo la scomparsa della giovane, quando si ricordò dello spasimante bambino della figlia, ma al suo arrivo trovò la ragazza già sposata e con un bambino in braccio senza contare il fatto che il figlio del fabbro su cui si era rivalso anni prima era diventato un uomo grande e grosso di cui avere paura.
Il banchiere lasciò la città diseredando la figlia che, però, non fece una piega alla minaccia ma scoppiò a ridere davanti allo sguardo supplichevole di sua madre.
William non disse nulla ma strinse a sé la moglie riprendendo il sorriso che tanto lo contraddistingueva in paese.
Sorriso che i suoi figli ereditarono.
E, per finire come finiscono gli abitanti di San Garcia quando raccontano questa storia davanti a un bicchiere di whisky in un saloon, ancora oggi i discendenti di quell’amore puro benedicono quella nuvola che nuvola non fu… 
 

Che dire?
Mi piace, mi è venuta come la immaginavo e spero che vi abbia fatto sorridere come ha fatto a me...
La scelta del nome di lei, Cathy, è puramente casuale perchè l'ho sorteggiato tra un mucchieto di nomi fatti assieme a delle mie amiche...
Se mi lasciate un commentino, non mi offendo ;)...
A presto!
Ciao ciao!
  
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