Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: louehs    06/04/2012    7 recensioni
Kurt ha perso tutto. Speranze,sogni,aspettative. Ora è solo,nei bassifondi di Lima,a fare lo stripper per pagare l'affitto. Blaine è uno psicologo,ha un fidanzato,la sua vita va alla grande,se non fosse peril suo bisogno patologico di aiutare le persone. Se le loro vite si incrociassero,per un attimo? Se Kurt necessitasse di essere salvato dalla sua stessa vita e se solo Blaine avesse il coraggio di fare un passo simile?
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Salve a tutti,sono Giuls,ma potete chiamarmi Hobbit. L'idea è principalmente del mio Beta,che devo ringraziare infinitamente per avere la forza di sopportarmi e di aiutarmi...Thank you Leo! Un ringraziamento speciale alla mia Lily. You're Amazing! <3
è stato un periodo un po' difficile e così mi sono buttata interamente in questa FanFiction...Spero sia venuto qualcosa di decente,perché non ho mai osato scrivere di queste due meraviglie quindi è un po'  "The First Time'...
Grazie mille,Love Giuls

Alla mia Gleek Family


   Capitolo Primo
 
Sentiva l'eyeliner sbavare. Faceva troppo caldo in quella stanza. Continuava a guardare prima lo specchio,poi l'orologio. Non aveva abbastanza tempo.
Sentiva la musica provenire dalla sala di fianco.
I ragazzi accanto a lui armeggiavano con costumi, gel e cosmetici. L'aria che si respirava era pesante e calda, quasi da togliere il fiato, le luci erano accecanti e aleggiava una marcata puzza di fumo.
Niente era vietato in quel luogo dimenticato da Dio. Vedeva ogni giorno i suoi colleghi drogarsi, fumare o imbottirsi di pastiglie, ma non aveva mai detto niente, non avrebbe potuto dire niente.
In fin dei conti non erano problemi suoi, che senso aveva parlare?
Era uno dei tanti, era rimpiazzabile, come tutti. Se c'era una regola, era quella. Erano lì per lavorare. Non per altro, ognuno era libero di fare quello che voleva con il proprio corpo, a patto che fosse fuori dall'orario lavorativo. Sempre che quello si potesse chiamare lavoro.
Sicuramente non era il sogno della sua vita, ma doveva pur sempre pagare l'affitto.
Era esilarante come fosse andata. Tutti i suoi anni di studio, tutto il suo impegno, buttati   nel cesso. Non aveva altre soluzioni. Tutti i suoi sogni si erano infranti quel giorno. Tutto il suo lavoro, le sue speranze, tutto il suo talento. Era stato come ricevere una secchiata d'acqua in piena faccia. Aveva sempre pensato di potercela fare, di poter contare su se stesso. Ma non era così. Era come chiunque altro, doveva aspettarselo. Eppure gli sembrava impossibile.  Non il fatto di non essere riuscito a sfondare, ma di essere finito lì, di essere diventato la feccia di Lima, di reincarnare tutto quello che aveva sempre ritenuto sbagliato.
Aveva pianto, tanto. L'aveva fatto perché si vergognava. Si vergognava di andare a casa di suo padre e Carol, si vergognava di guardare in faccia Rachel quando andava a trovarla a New York  e si vergognava ogni notte, quando tornava a casa e si guardava allo specchio.
"Ragazzi, si va in scena tra 3 minuti." Gli ricordò una voce alle sue spalle.
Kurt guardò un'ultima volta la sua immagine riflessa nello specchio.
Si andava in scena.

L'insegna luminosa rosa lampeggiava sopra all'entrata del locale. La U di Queen ronzava e la G di Gracious era girata al contrario.
"Questo posto fa cagare" Sentenziò Sebastian.
Blaine lo fulminò con lo sguardo. Probabilmente Sebastian era la persona più spregevole,antipatica e perfida del mondo, oltre a essere il suo migliore amico.
"Neanche a me convince molto..." Ammise Thad.
Sebastian scoppiò a ridere, appoggiandosi alla spalla di Blaine per non cadere.
"Vuoi ancora farci credere alla storia dell'eterosessualità, Thad?"
Jeff li guardò stizzito, non resisteva più, portare in giro quei due era come avere a che fare con due bambini.
"Ragazzi, e se andassimo in un bar?" Propose Blaine.
Non aveva voglia di entrare in quel posto, soprattutto dopo il litigio con Derek di quella sera.
"Non se ne parla nemmeno!è il mio addio al celibato! Voglio fare una cazzata! Abbiamo scelto questo....questo.." Jeff cercò un termine appropriato per definirlo "Questo locale,e non ci tireremo indietro,quindi ora smuovete quei culi flaccidi e entrate." Ordinò.
I ragazzi lo guardarono sconvolti.
"Dovremmo santificare Nick." Borbottò Sebastian, entrando.
Da dentro il locale non era poi così male. Aveva un palco, dalla quale partivano due passerelle con due pali.
"Ne ho visti di peggiori. " Pensò Blaine, avvicinandosi al bancone.
Jeff li accompagnò ad un tavolo esattamente sotto al palco.
Blaine si guardò intorno, non erano soli. Nella penombra riusciva a scorgere qualche ragazzo seduto vicino alle pareti del locale. Rappresentavano il classico americano che al lavoro si riempiva la bocca di parolacce e insulti verso i gay, e poi la sera andava ad assistere ai loro spettacolini. Camicia a quadretti, giubbotto senza maniche e cappello con la visiera calato sugli occhi.
Ipocriti.
Blaine aveva avuto a che fare con persone simili per tutta la vita, persone che lo sfottevano,  che gli davano contro, che lo trattavano come se avesse una malattia contagiosa, persone che l'avevano costretto a cambiare, a nascondersi.
Fino a quando non era scappato. La Dalton era tutta un'altra cosa. Era accettato, era Blaine e non la checca che non veniva mai scelto per le partite di Football, che veniva gettato nei cassonetti e che le ragazze non invitavano mai a uscire. Solo Blaine.
Era alla Dalton che, gli piaceva pensare, era cresciuto; aveva conosciuto i suoi attuali amici, aveva preso coscienza della sua voce e conosciuto Sebastian.
Sebastian. Era stato il suo odioso e antipatico compagno di stanza per gli ultimi due anni alla Dalton. Non c'era molto da dire su di lui. Lo adorava. Riusciva sempre a farlo stare bene, lo tranquillizzava, era quello che lo faceva ridere quando si sentiva una merda, quello che prendeva a pugni i ragazzi che lo insultavano. Si potrebbe pensare che sia una persona forte,  ma non lo era.  Se c'era una cosa che Blaine sapeva fare, era il suo lavoro. Era uno psicologo, e per lui capire le persone era uno scherzo. Sebastian era il suo lavoro venuto meglio. Aveva passato due anni ascoltando le sue cazzate, le sue bugie, le sue crisi, era un libro aperto per lui. Aveva iniziato ad amare il suo lavoro principalmente grazie a lui, quando lo sentiva piangere la notte, quando iniziava a lanciare oggetti a caso  sul pavimento per sfogarsi o quando usciva e  non dava sue notizie per giorni.
Sebastian era seduto di fianco a lui, a gambe aperte su una delle sedie fucsia, battendo il   tempo sul tavolo, svogliato e annoiato, come suo solito. Non si era nemmeno cambiato, aveva ancora lo smoking da ufficio, era bello, doveva ammetterlo. Derek era tremendamente geloso di lui, cosa che il suo migliore amico amava rinfacciargli. Non era un segreto che quei due non si sopportassero. Derek era convinto che Sebastian avesse una cotta per Blaine e Sebastian era convinto che Derek fosse una testa di cazzo.
Di colpo le luci si abbassarono e quelle sul palco divennero intense e squillanti. Da due apparecchi ai lati del palco iniziò ad uscire del fumo grigiastro,e una voce metallica parlò dall'altoparlante, sovrastando la musica.
"Diamo un caloroso Benvenuto ai nostri ragazzi!" Gracchiò la voce.
Blaine si guardò intorno, nessuno stava dando un caloroso Benvenuto, gli uomini seduti nella penombra, in compenso, si drizzarono sulle sedie.
Le tende rosse che coprivano la parte posteriore del palco si aprirono facendo entrare alcuni ragazzi, che la voce annunciava prontamente.
"Severus The Piton...  Jonnie XY... Sweet P...."
Kurt sfilò sulla passerella, fino ad arrivare al palo di fronte al tavolo del festeggiato.
Michael gli aveva detto che erano lì per un addio al celibato. Erano in sei o sette, non riusciva a vederli a causa dei forti riflettori che illuminavano il palco.
Riusciva a distinguere un ragazzo con dei fini capelli biondi che gli ricadevano sugli occhi, un ragazzo alto, molto carino, in smoking nero, e un ragazzo con un ammasso di capelli neri.
Faceva caldo da morire. Sentiva la tutina di pelle stringergli il petto, fino a bloccargli il fiato.
Kurt afferrò il palo, iniziando a rotearvi intorno. I riflettori gli puntavano addosso i loro fari,  facendolo sudare. Le mani giravano intorno al palo metallico con precisione matematica. Quando la fatica iniziò a farsi sentire la mano sinistra scivolò, facendogli perdere l'equilibrio.
L'impatto contro il pavimento fu molto più lento e doloroso di quanto si fosse aspettato. Sentì la mandibola battere contro il parquet e un rivolo di sangue uscirgli dal naso. I suoi colleghi continuavano a ballare alle sue spalle, ignorandolo.
Di fronte a lui un paio di occhi di un verde intenso lo fissavano. Avevano un'aria così tenera, come se tutto il male del mondo non li avesse mai toccati minimamente, come se emanasse dolcezza da ogni poro.
Sebastian iniziò a ridacchiare, dando una gomitata nelle costole a Blaine.
Kurt si rimise in piedi in fretta e furia facendo leva sulle mani, si pulì in sangue con il polso e saltò giù dal palco, correndo fuori dal locale.
Sebastian iniziò a ridere sguaiatamente, battendo le mani sul tavolo. Blaine si alzò dalla sedia, facendola cadere alle sue spalle, e iniziò a correre dietro al ragazzo. Sentì Sebastian gridargli qualcosa che suonava molto come crocerossina. Almeno su una cosa Sebastian e Derek erano d'accordo. Blaine aveva la tipica sindrome della crocerossina. Non poteva accettare di vedere qualcuno piangere o soffrire, restando con le mani in mano. E quel ragazzo aveva bisogno di lui. Lo gridava con ogni cellula del suo corpo.

Kurt era seduto su una cassa di legno nel retro del locale. Aveva la testa tra le mani e le lacrime gli rigavano il volto. Era un'idiota. Non sapeva nemmeno fare il suo lavoro. Era distrutto, odiava piangere, sentirsi debole e vulnerabile, era tremendo.
Dalla porta di fronte a lui uscì un ragazzo. Era quello con gli occhi verdi e i riccioli neri.
Kurt alzò lo sguardo per squadrarlo. Era lì per ridere di lui?
Blaine arrossì all'istante, doveva sembrare uno stalker. Voleva solo assicurarsi che il ragazzo stesse bene. Aveva fatto una brutta caduta e poteva essersi rotto la mandibola. Sembrava stare bene. Forse non proprio bene. Tremava. Per le lacrime,per il freddo ,per la vergogna.
Blaine notò che indossava solo una tutina aderente di pelle nera, non doveva riscaldarlo molto.
Fece un gesto innato. Come quando nei film la ragazza andava a piangere in riva al mare di sera e il ragazzo le porgeva la giacca.
Kurt non era abituato a cose simili. Nessuno si era mai preoccupato di riservargliele. Il ragazzo gli passò un cappotto Burberry dall' aria calda e ospitale. Per quanto ospitale potesse essere un cappotto.
"Devi avere freddo." Sorrise il ragazzo dai ricci neri, porgendoglielo.
Kurt fissò il cappotto, titubante. Avrebbe voluto alzarsi e andarsene, mantenendo quello che rimaneva del suo orgoglio intatto, ma faceva troppo freddo.
"Grazie" Mormorò, prendendolo.
Il ragazzo rimase in piedi davanti a lui.
"Stai bene?" Chiese.
Kurt cercò di cacciare indietro le lacrime mentre annuiva.
Blaine si morse il labbro,chiedendosi cosa fare. Non voleva fargli pressione ma aiutarlo.
"Come ti chiami?"
Kurt sembrò confuso. In fin dei conti era un cliente, doveva mantenere il distacco professionale, inoltre poteva essere pericoloso dire il suo vero nome. Ma quel ragazzo sembrava così buono, ingenuo, era impossibile collegare qualcosa di malvagio ad un faccino simile.
"Kurt" Rispose semplicemente.
Blaine annuì.
"Io sono Blaine Anderson." Disse a sua volta.
Blaine Anderson,Blaine Anderson. Kurt lo ripeté mentalmente per evitare di dimenticarlo.
"Posso sedermi?" Blaine indicò la cassa sulla quale Kurt era seduto.
Il ragazzo si spostò di qualche centimetro. Blaine lo prese per un sì.
Stava soppesando le parole da usare. Non voleva sembrare invadente ne dare un'impressione sbagliata. Ma a parlare fu Kurt.
"Hai veramente un bel cappotto."
Blaine sorrise.
"Grazie. Pensavo fosse un po' troppo pensante per questo periodo dell'anno."
Kurt accarezzò il tessuto.
"No, è perfetto."
"Ti intendi di moda?" Chiese Blaine, stupito.
Gli occhi di Kurt s'illuminarono. Blaine capì di aver toccato il tasto giusto.
"Amo la moda. Ho iniziato a desiderare un completo di Marc Jacobs quando avevo tre anni."
Kurt s'interruppe e sfiorò la maglietta di Blaine. Era di un azzurrino celestiale.
"è Prada?" Chiese  spalancando gli occhi.
"Sì..."
Kurt assunse l'espressione di un bambino in una fabbrica di giocattoli.
"Lo sapevo! " Esclamò "Ne avevo anche io una simile!"
"è una delle mie preferite." Ridacchiò Blaine.
"Anche una delle mie! La misi alla mia audizione alla NYADA..."
Il sorriso sul volto di Kurt si spense all'improvviso. Blaine sembrò turbato dal cambiamento.  Kurt aveva un così bel sorriso...
Stava per incitarlo a parlare quando la testa di Sebastian fece capolino dalla porta.
"Oh, eccoti Anderson, ti conviene muovere quelle tue belle chiappette, Jeff vuole   andare a bere una birra al pub quindi se non vuoi vederlo scler... Ho interrotto qualcosa?" Chiese infine, lanciando un'occhiata maliziosa ai due.
Kurt scosse la testa e porse il cappotto a Blaine,con aria distaccata. Blaine lanciò un'occhiataccia a Sebastian. Aveva una carenza di tatto profonda quanto la Depressione Carspica.
Blaine si infilò una mano in tasca e ne tirò fuori un cartoncino.
"Se vuoi..." Disse infilandoglielo in mano.
Sebastian alzò le spalle, e tornò indietro.
Blaine sorrise un'ultima volta a Kurt,per poi seguire l'amico.
Kurt rimase da solo, in quel vicolo. Solo con la sua vergogna. La sua vergogna e un cartoncino con sopra stampate un numero di telefono e tre parole.
Dottor Blaine Anderson.

La canzone ideale per il capitolo è Express dal Musical/Film Burlesque,suggerita dal mio Beta.
Grazie ancora.
Love,Hobbit

  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: louehs