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Autore: Moriar tea    07/04/2012    3 recensioni
Si chiamava Lavi, o almeno così diceva. Il tono della sua voce mentre pronunciava quel nome, in realtà, non sembrava poi così convinto: come quello di un bambino che recita un'imbarazzata poesia imparata a memoria. Ma si chiamava Lavi, ed era un Bookman.
[ 99 missing moments della storia tra Lavi e Yu. ]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti, Yu Kanda
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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mare.
[ settembre, 8 anni. ]


Era un ragazzino. Anche se aveva addosso una giacca da uomo, era un ragazzino. Stava seduto a terra, con gli occhi che guardavano il mare, senza vederlo, peraltro, perchè erano occhi chiusi. Si tappava le orecchie con le mani.
- Ragazzo. -
Il ragazzino aprì gli occhi. Vide il mare e vide il vecchio, un vecchio piccolo e stanco, dall'aria severa, con pochi capelli e occhiaie profonde.
- Cosa ti è successo? -
Il vecchio si riferiva all'occhio, il ragazzino lo sapeva. L'occhio destro che sanguinava e pulsava, gli sporcava il viso del colore dei suoi capelli; ma aveva quasi smesso di fargli male. Non era l'occhio il problema.
Il vecchio non aveva pietà nello sguardo. Tristezza forse, di quella ce n'era tanta, e anche misericordia: ma non provava pena, era distante da tutto il suo dolore, lo guardava con imparzialità studiando ogni sfaccettatura delle sue ferite.
- Dove sono i tuoi genitori? -
Il ragazzino si era tolto le mani dalle orecchie, e il muto boccheggiare di labbra raggrinzite aveva preso suono. Non era un suono gradevole, una voce rauca e anziana che stonava del tutto col calmo brontolio del mare irlandese; ma era voce viva, reale, voce umana, niente a che vedere con strilli di gabbiani e fischi di bombe lanciate dal cielo.
- Dove sono? -
Aveva una giacca da uomo, il ragazzino. Nera. Non gli erano rimasti più bottoni, ma tanto era così grande che il ragazzino ci si avvolgeva dentro come una coperta.
- Quanti anni hai? -
Se ne stava seduto sugli scogli, a fissare un mare grigio, riflesso di un cielo ancor più grigio. L'Irlanda vedeva si e no una settimana di sole nell'arco di un intero anno: e sarebbe stato proprio ingiusto se il sole fosse arrivato proprio in giornate così tristi, insieme agli aerei stranieri e alle esplosioni.
- Come ti chiami? -
Il mare dell'Irlanda non era mai stato più malinconico. Perfino il vento pareva stanco di soffiare, e gli albatros non lottavano contro la sua furia, gironzolavano pigramente attorno al faro, come indecisi se compiere il proprio dovere o no in un giorno di lutto.
- Puoi venire con me, se lo desideri. -
Il vecchio aveva smesso di fare domande. Non perchè il ragazzino era rimasto in silenzio, ma perchè in fondo non gli interessavano le sue risposte. Conosceva abbastanza le guerre da sapere che i reduci non sono portati alle chiacchere; e non aveva bisogno di parole, quando quel bambino aveva la storia scritta in faccia.
Quella che una volta doveva essere una graziosa casetta di legno affacciata all'oceano, adesso appariva un cumulo di rottami bruciacchiati che prima o poi sarebbero diventati combustibile per i camini dei sopravvissuti. Forse i resti della famiglia del pescatore giacevano ancora lì; forse le bombe nemiche non avevano garantito loro neppure il diritto della decomposizione. Ma nella cenere qualcosa era rimasto, era rimasto un ragazzino, un ragazzino vivo che della vita non sapeva più che farsene; un ragazzino che aveva raccolto il mezzo alle macerie la giacca del padre, e non aveva pianto.
- Non avere paura, ragazzo. Il mio nome è Bookman, e mi prenderò cura di te. -
Il ragazzino si era alzato e gli aveva preso la mano. Aveva una manina piccola e soffice, che si perdeva nella sua mano grande e vecchia: ed era così forte, così calda e viva, che per un attimo l'anziano non ebbe più dubbi.
Si incamminarono insieme, lontano dal mare, e fu l'unica volta in cui Bookman non si pentì di aver avuto un po' di cuore.

  
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