Giudò fino al parco.
L'acqua del laghetto era ghiacciata, e gli alberi erano secchi. Le foglie cadevano una ad una.
Ci sedemmo su una panchina.
In pochi secondi la mia mente si affollò di ricordi.
Quando eravamo più piccoli, dopo scuola, Pattie e mia mamma ci portavano sempre qui. Eravamo così felici... Giocavamo ridevano scherzavamo, mentre ora era cambiato tutto.
Quando eravamo più piccoli, dopo scuola, Pattie e mia mamma ci portavano sempre qui. Eravamo così felici... Giocavamo ridevano scherzavamo, mentre ora era cambiato tutto.
Tutto da quella sera. Era la festa di Emily e non eravamo molto lucidi, non mi ricordo come ma ci baciammo. Una cosa però la ricordo, quel bacio fu la cosa più bella di un'intera vita. Le sue labbra sulle mie sembravano fatte per essere unite. Poi però la mente prese il controllo spazzando via il cuore ed allontando Justin.
-hai intenzione di restare in silenzio per tutto il tempo?- la voce di Justin suonò lontana nella mia mente, riportandomi sulla quella panchina.
-mi sembra che eri tu quello che doveva parlare...- dissi con un tono distratto.
-Ashley io...
Lo guardai dritto negli occhi. Non riuscii a trattenere le lacrime.
-ti voglio bene- furono le ultime parole che dissi prima ritrovarmi nella sue braccia.
Le lacrime mi rigavano il volto e cominciavo ad avere freddo.
Justin mi strinse ancora più a sè, forse si era accorto che tremavo.
-anche io e tanto- disse asciugandomi le lacrime- ora andiamo che fa freddo.
Mi accompagnò a casa e poi scomparve dietro l'angolo con la sua Range Rover.
Entrai a casa e appoggiai il giacca sul divano.
Corsi in camera e mi fiondai sul letto.
Rimasi il restante pomeriggio a fissare il muro bianco.
Non riuscivo a capire cosa realmente volevo. Che provavo qualcosa di più per lui era palese, ma allora perchè avevo così paura. Forse per la sua fama da Don Giovanni... Ma con me era diverso.
'è solo il mio migliore amico' queste parole rimbombarono più forte nella mia mente.
Justin's Part
Parcheggiai al lato della strada.
-mamma?
Casa era vuota. Lasciai le chiavi della macchina nel centro tavolo.
C'era un post-it di mamma. Impegni di lavoro.
Andai in camera e chiusi la porta.
Volevo piangere, ma i ragazzi non hanno questo privileggio. Sono troppo codardi per esternare i loro sentimenti.
Rimasi a fissare le goccie di pioggia che scorrevano lungo il vetro della mia finestra.
Il cielo aveva lo stesso colore dei suoi occhi. Era grigio, con qualche nuvola bianca a contrasto, e c'erano dei piccoli spazi di cielo azzurro.
Ad un tratto sentii vibrare il cellulare.
Era mamma.
-mamma dimmi..
-amore stasera non ci sono, la cena è nel micronde, basta che la riscaldi.
-okok
-justin.. tutto ok?
-si, ho solo sonno.
-ok tesoro, ora devo andare.
-ciao.- attaccai
Mi buttai sul letto.
Non avevo fame.