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Autore: Beauty    08/04/2012    5 recensioni
E se Esmeralda avesse scelto Quasimodo?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Angolo Autrice: Ciao a tutti! Dunque, giusto un paio di precisazioni prima che leggiate. Questa è la prima storia che pubblico in questa sezione, ed è una specie di What if?. La storia è raccontata dal punto di vista di Esmeralda, e nasce a seguito di alcune riflessioni fatte insieme ad Ellyra su questo personaggio che io amo molto, riflessioni che hanno influito (negativamente? Positivamente?…A voi l’ardua sentenza J!) sulla mia mente bacata e mi ha portato a formulare questo pensiero (perché, tu pensi?! Nd Voi scioccati dalla notizia): e se Esmeralda avesse scelto Quasimodo?.

In questa frase si riassume l’intera shot, che si colloca dopo il finale ufficiale de Il Gobbo di Notre Dame. Non me ne vogliano i fan delle coppie Febo/Esmeralda e Frollo/Esmeralda, e spero che questa storia vi piaccia. I commenti, anche negativi, sono graditissimi.

Grazie e buona lettura.

 

E’ finita.

Santo cielo, ancora non mi sembra vero che sia finita. Ma Frollo è morto, io sono viva, sono salva, e Febo è accanto a me. Quasimodo, il mio Quasimodo, finalmente è felice, d’ora in poi non sarà più un emarginato.

Va tutto bene. Dovrei essere felice anch’io, giusto?

E allora perché adesso mi sento così? E’ come se fossi in qualche modo vuota, sento nel cuore un senso di malinconia che non riesco a spiegare, è come se ci fosse qualcosa che mi rende triste, così, senza un motivo preciso.

Io e Febo siamo ancora nelle vicinanze di Notre Dame; c’è un sacco di gente, tutte facce sconosciute che però ora vogliono vederci, vogliono vedere me, vogliono parlare con la zingara che è riuscita a far impazzire d’amore il perfido giudice. Non mi ero mai resa conto di quanto fosse difficile riuscire ad uscire dal mezzo di una folla di persone. Fino a neanche poche ore fa ero costretta ad evitare alcun contatto con le persone, mi nascondevo, come l’animale braccato che di fatto ero, e comunque è tutta una vita che passo inosservata.

Sono una zingara, questo non posso e non voglio dimenticarlo. Perché ora tutti mi cercano, se per tutto questo tempo non hanno fatto altro che evitarmi?

Sono una zingara. E me ne rendo conto ora più che mai, quando vedo tre nobildonne bionde ed eleganti a pochi passi da noi, che ridono come oche ammiccando in direzione del mio Febo.

E lui ricambia gli sguardi, e sorride anche! Non solo; sembra quasi imbarazzato nel trovarsi con me, povera, scarmigliata e con addosso questo straccio mezzo bruciacchiato. Non mi faccio prendere in giro, questo suo atteggiamento mi da sui nervi, e parecchio, avrei voglia di mollargli un pugno.

Insomma, so che teoricamente non sarei adatta a lui, so che non ho niente a che vedere con le donne di cui si circondava prima – perché io so che genere di ambienti frequenta, sarò anche una povera gitana, ma non sono una stupida – e so che una ballerina di strada non è esattamente la miglior consorte che uno come lui potrebbe avere, ma mi offende che tutto ciò mi venga sbattuto in faccia in maniera così palese e poco delicata.

Sto per farglielo notare, e senza astenermi da utilizzare un linguaggio che solo chi frequenta assiduamente la Corte dei Miracoli ha l’onore di imparare, ma mi trattengo.

Non perché ho paura che con la mia sfuriata potrei perderlo. Ma perché, realizzo solo adesso, se questa eventualità si verificasse, non mi farebbe né caldo né freddo.

Non me ne importerebbe niente.

Santo cielo…Ma che mi succede? Non credevo di poter essere così cinica…Eppure è la verità. Sono sempre stata schietta, con gli altri e con me stessa, e voglio esserlo anche ora. E’ inutile continuare a fingere, condannerei me e lui all’infelicità, se lo facessi. Però mi sento un mostro…che penserebbe Quasimodo di me, se lo sapesse?

Già, Quasimodo. Passato il primo momento di euforia per la morte di Frollo, l’ho perso di vista. Immagino che si sia rifugiato nella sua amata Notre Dame, fra le sue campane e i suoi amici di pietra. Neanche lui è il tipo che ama stare troppo al centro dell’attenzione, proprio come me…

Nel periodo in cui la follia di Frollo aveva raggiunto l’apice, quando ero costretta a nascondermi, mi ero ritrovata a pensare a lui sempre più spesso. Era il mio primo pensiero ogni volta che assistevo a qualche atrocità, quando vedevo Parigi bruciare, mi chiedevo se lui stava bene, speravo con tutto il cuore che Frollo non avesse scoperto ciò che aveva fatto e che non avesse deciso di punirlo per questo; anche prima che le fiamme mi avvolgessero sul rogo, l’ultima cosa che ricordo è la speranza che lui si salvasse, che non fosse costretto a patire quello che stavo soffrendo io.

Era stato il primo ad essere gentile con me, dopo tanto tempo. All’inizio, quando l’ho conosciuto, avevo provato solo pietà per quel ragazzo deforme e maltrattato, ma con il tempo mi ero resa conto che non era solo quello. Gli voglio bene, ora lo so.

Lui è stato l’unico a starmi vicino, sempre. Mi ha consolata quando Frollo mi ha imprigionata nella cattedrale, mi ha aiutato a scappare, è stato disposto anche ad ascoltare le mie suppliche di nascondere questo imbecille che mi sta accanto adesso e che non la pianta di darsi arie con le ragazze dell’alta società, fregandosene altamente del fatto che io sono qui e non ho certo le fette di salame sugli occhi. Quasimodo c’è sempre stato, ha cercato di avvertirmi quando Frollo ha detto di voler tendere un’imboscata a noi zingari, e infine mi aveva salvato la vita, rischiando la propria per proteggermi.

Sapevo quello che provava per me, e non era semplice amicizia. Me ne ero accorta già da tempo, ma ero troppo presa da Febo. Solo ora mi rendevo conto che quella che provavo per il “mio” capitano non era altro che una semplice infatuazione, solo il sogno di una ragazza che, dopo essere rimasta povera e sola per tutta la vita, non attendeva altro che l’arrivo di un principe azzurro. E in questo momento mi accorgo che anch’io per Febo non conto niente, probabilmente, mi dico, per lui io sono solo una specie di strappo alla regola, perché sono una zingara, una nuova avventura un po’ diversa dalle altre con donne ricche e raffinate. Ma nient’altro. Lui non mi ama, e presto si stancherà di me.

Ma non m’importa. Non m’importa perché ora so che anch’io non lo amo, ora so chi c’è veramente nel mio cuore.

- Esmeralda, che cos’hai?- mi chiede lui, accorgendosi della tempesta emotiva che mi sta attanagliando.

E’ il momento, mi dico. Se voglio essere sincera, questo è il momento giusto per farlo.

- Febo, ascoltami - lo guardo negli occhi, così saprà che non sto mentendo.- Febo, io e te non possiamo stare insieme.

- Cosa?!- esclama, incredulo.

Probabilmente questo è il primo rifiuto che riceve in vita sua, ma lo supererà.

- Che stai dicendo, Esmeralda? Che significa che non possiamo stare insieme?

- Significa esattamente quello che ho detto, Febo. Sappiamo tutti e due che non potremmo mai essere felici - continuo, imperterrita.

- Perché no? Io ti amo - prova a dire, ma leggo nel suo sguardo che anche lui sta cominciando a capire. Sorrido, paziente, scuotendo il capo.

- No, Febo. Tu credi di amarmi. La tua è soltanto un’infatuazione, che presto svanirà.

- Ma…

- No, ascoltami. Tu fingi di amarmi, e io non te ne faccio una colpa. Ma vorrei che entrambi guardassimo in faccia alla realtà. Io ho visto in te quello di cui avevo bisogno, il cavaliere senza macchia e senza paura che mi proteggesse; ma questa è solo un’illusione. Presto entrambi ci renderemo conto che il nostro amore non è nient’altro che un’illusione costruita su qualcosa di falso. Riesci a capirmi?

Lui non risponde; dopo un po’ annuisce, lentamente.

- Mi dispiace, Esmeralda - dice.- Non volevo ferirti, è solo che…che sin dal primo momento in cui ti ho vista, ti ho trovata bellissima. Questo, aggiunto anche al fatto che avevi bisogno di aiuto…non lo so, mi ha fatto credere che…

- Non preoccuparti - gli dico, cercando di evitargli spiegazioni che risulterebbero penose per entrambi.- Non preoccuparti. Non mi hai ferita. Volevo solo che entrambi capissimo quale fosse la verità, e ora io la so. So che, per quanto tu possa essere perfetto, non sarai mai l’uomo giusto per me.

Lui sorride, si scosta un po’ da me e mi tende la mano.

- Spero davvero che tu possa trovare chi ti renderà felice.

Io sorrido e ricambio la stretta di mano.

- Grazie. Forse l’ho già trovato…

Lo saluto, lo guardo allontanarsi, quindi mi volto e comincio a correre in direzione della cattedrale. Spalanco la porta, attraverso di corsa la navata. Comincio a salire in fretta gli interminabili gradini che conducono al campanile. Sono sicura che lo troverò là.

E infatti, eccolo. E’ voltato di spalle, guarda fuori da una finestra, probabilmente non mi ha sentita entrare.

Busso dolcemente contro una trave di legno, giusto per avvertirlo della mia presenza. Si volta, e quando mi vede mi viene incontro sorridendo.

- Esmeralda!- esclama, chiedendosi forse per quale arcano motivo mi trovo lì. E infatti…:- Che ci fai qui?

- Avevo voglia di vederti.

Lui sembra ancora più confuso, e tremendamente imbarazzato.

- A Febo non da fastidio, che tu sia qui?

- Io e Febo ci siamo lasciati - dico.

- Oh…- esclama lui, stupito.- Mi dispiace…

- A me no.

D’accordo, ora non sa proprio più che pensare.

- Quindi…non sei qui perché vuoi parlarne, giusto?

- Giusto?

- E allora…?

- Te l’ho detto, avevo voglia di vederti.

Lui abbassa lo sguardo, non mi crede, tutto quello che ha passato lo ha reso diffidente verso chiunque. Ma non voglio che lo sia anche con me.

- Non prendermi in giro, Esmeralda…- mormora.- Non lo sopporterei.

- Non ti sto prendendo in giro, Quasimodo, non lo farei mai - mi chino, in modo da poterlo guardare negli occhi.- Io sono venuta qui per dirti…per dirti che ti amo.

Lui mi guarda, rimane in silenzio per diversi secondi, finché nei suoi occhi non rivedo il velo di tristezza che avevo scorto la prima volta in cui ci siamo incontrati.

- Mi dispiace, Esmeralda, ma…ma io non ti credo…non ti posso credere…

- Perché no?- sorrido, accarezzandogli lievemente una guancia.- Cosa c’è che non va in questo?

- Io. Sono io il problema, Esmeralda - distoglie lo sguardo da me. - Io ti amo, Esmeralda, ma non è possibile che sia lo stesso anche per te. Tu sei così bella…e io…io sono un mostro…

Sorrido di nuovo, lo accarezzo sul viso finché non si decide a guardarmi.

- Tu non sei un mostro, Quasimodo - dico.- Tu per me sei bellissimo. Sei l’uomo più bello che io abbia mai incontrato, e ti amo.

Non gli lascio il tempo di replicare, e lo bacio. Lui ricambia il bacio, e finalmente ora so che con lui sarò felice, che insieme saremo felici per sempre.

 

FINE

  
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