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Autore: Chia_MARS    09/04/2012    5 recensioni
Justin è lì, a pochi passi da me. Ma non può vedermi.
Lo guardo mentre nel sonno si muove nel suo letto. Posso solo immaginare il dolore che sta provando. Un dolore che in parte ho vissuto anche io.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Kinney, Justin Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui. Davanti a questa vetrata, come ogni notte.
L'infermiera oramai non fa più caso alla mia presenza ed io non mi preoccupo di lei. Resto semplicemente in piedi, fingendo che vada tutto bene.
Nascondo il dolore dietro una parete, come quella attraverso la quale sto guardando.
Justin è lì, a pochi passi da me. Ma non può vedermi.
Lo guardo mentre nel sonno si muove nel suo letto. Posso solo immaginare il dolore che sta provando. Un dolore che in parte ho vissuto anche io.
Non dirò a nessuno queste parole. No, come sempre le terrò per me.
Rivivrò quel momento ogni giorno, fino alla disperazione.
E così ritorno a quel giorno, dove tutto accadde.
                                                                                                                                                                                   
"Tu sarai sempre giovane e sarai sempre bellissimo! Tu sei Brian Kinney, cazzo!!".
Le parole di Mikey mi avevano colpito. Me ne stavo lì, mezzo nudo, con la mia sciarpa di seta intorno al collo, mezzo fatto ad ascoltarlo. Per quanto provassi a fingere, le sue parole mi stavano toccando.
Come sempre era lui ad aiutarmi a fare quel balzo indietro prima di andare troppo in là.
Quelle parole mi avevano toccato talmente tanto che avevo deciso di presentarmi al ballo.
Non so perché lo feci. Per dimostrare ad un branco di ragazzini che le parole di Mikey erano vere? Per rivivere la mia perduta giovinezza? O forse perché, in fondo, per quanto non volessi ammetterlo o mostrarlo, tenevo a lui?
Appena arrivai davanti al St. James Accademy provai un istintivo senso di nausea. Ricordo di aver pensato "Che cazzo ci fai qui, Brian?!".
Ma oramai ero arrivato. Tanto valeva entrare.
Una musica orrenda arrivava fino ai corridoi. Chiesi ad un insegnante dove fosse il ballo e lui mi rispose guardandomi in modo strano. Probabilmente si chiedeva che cosa ci facesse un trentenne ad un ballo studentesco.
Quando mi trovai davanti alle porte spalancate della palestra, mi sembrò di rivivere il mio di ballo.
L'unica differenza consisteva nel fatto che, a quel tempo, con me c'era Michael. Adesso ero da solo.
Ma era troppo tardi per tornare indietro. Qualche passo dentro la sala e Daphne mi vide, indicandomi a Justin.
Sembrava non credere ai suoi occhi. Era fottutamente sorpreso.
E bellissimo.
Nel suo vestito nero, con i capelli portati un pò all'indietro, sembrava più grande di quanto non fosse.
"Non avevi detto che non saresti venuto ad una festa di ragazzini?" mi chiese.
"Ho deciso di rivivere la perduta gioventù...".
Distolsi lo sguardo da lui e guardai Daphne. Sembrava imbarazzata.
"Sei sexy Daphne!" ridacchiò innervosita. "Ti scoperei".
"Anch'io, Brian" mi rispose.
Mi piaceva quella ragazza.
"Posso rubarti il cavaliere?".
Afferrai Justin per una mano e lo portai al centro della sala.
No, non c'era più tempo per tornare indietro. Non c'era più tempo per fingere che non me ne importasse niente. Mi stavo mettendo completamente in gioco.
Tutti si voltarono verso di noi e la maggior parte di loro sembrava essere infastidita.
Justin voleva un addio al St. James. Bene, lo stava avendo.
La musica in sottofondo si faceva sempre più alta ed una volta individuata la canzone, capii come dovermi muovere.
Iniziammo a ballare, seguendo l'istinto. I nostri passi erano perfetti.
Sorridevamo tra noi, come se il resto di quei patetici ragazzini non esistesse.
Guardavamo le loro facce e ne ridevamo. Quel momento era di Justin e tutti si sarebbero ricordati quel giorno.
Mi resi conto in quel momento di voler essere lì, di ballare con lui, di poterlo baciare.
Inoltre vedere le espressione inorridite di tutti gli altri era un puro godimento.
Alla fine della canzone lo baciai.
Lo feci spinto dalla voglia di far inorridire ancora di più quel gruppo di ragazzini ma anche e soprattutto perché lo volevo.
La situazione era diventata irrimediabilmente romantica, perché non esagerare ancora un pò?
Ci allontanammo e uscimmo dalla scuola, fino al parcheggio. Continuavamo a cantare e ballare, spingendoci a vicenda per poi riavvicinarci.
"Hai visto le facce?!".
"Già... hanno avuto un ballo che non dimenticheranno mai".
Ci avvicinavamo alla jeep e continuavamo a fare gli stupidi.
"Neanch'io" disse, mentre io lo avvicinavo a me e gli mettevo intorno al collo la sciarpa. "Il più bello della mia vita...".
Vedevo nei suoi occhi una felicità immensa. Finalmente quello stronzo di Brian Kinney gli aveva dimostrato qualcosa. Finalmente aveva avuto quello che nessuno da lui era mai riuscito ad ottenere.
Quella notte poteva ancora migliorare?
Tutte cose che leggevo nel suo sguardo e che mi davano una strana carica.
"Anche se è stato ridicolo e romantico...".
Lo guardai negli occhi e lo baciai, di nuovo.
"A dopo" gli dissi e lui rispose in un sussurro. Iniziò a ridacchiare, ancora incredulo per quello che era appena successo. Sorrise e in quel momento sentii una fitta allo stomaco e mi resi conto del perché Debbie e tutti gli altri lo chiamano Raggio di Sole.
E poi... accadde.
 
Qui, di fronte a questa vetrata mi chiedo che cosa sarebbe successo se io, invece di fermarmi a guardarlo mentre si allontanava, me ne fossi andato via subito.
Ma ancora peggio, ogni sera guardandolo dormire, mi chiedo: sarebbe successo se io non mi fossi presentato al St. James?
 
Lo osservavo dallo specchietto, mentre si allontanava e giocherellava con la mia sciarpa.
Anche se non potevo vederlo, ero certo che sul suo volto fosse stampato un sorriso enorme.
Mi ci volle qualche attimo per capire che cosa stava succedendo. Vidi qualcuno avvicinarsi a lui, teneva qualcosa in mano.
Sembrava una mazza ma, cavolo, chi mai avrebbe potuto farlo? Certo il mondo era pieno di omofobi, ma davvero qualcuno avrebbe avuto tanto coraggio?!
Accadde tutto in pochi secondi.
"Justin!" urlai. Lui si voltò e sorrise, convinto che lo stessi chiamando per chissà quale bel motivo.
Ma un secondo dopo era a terra.
Riuscii a fermare Chris Hobbs e rimasi accanto a Justin, paralizzato.
Il terrore dilagava dentro di me. Non potevo credere che una cosa simile fosse successa.
Io sarei dovuto andarmene, Justin sarebbe dovuto tornare alla festa e raccontare tutto a Daphne, continuare a ballare e godersi la sua serata. Invece no, era steso sull'asfalto di un parcheggio, con il suo sangue che bagnava tutto. Bagnava la mia sciarpa, il suo volto, le mie mani.
L' ambulanza arrivò e con loro la polizia. Non mi interessava minimamente di quello che stava succedendo a quel piccolo figlio di puttana di Chris Hobbs. Tutto quello a cui riuscivo a pensare era Justin.
Ce l'avrebbe fatta?
Avremmo più sentito di nuovo la sua risata o rivisto il suo sorriso?
Restai immobile mentre caricavano Justin sull'ambulanza.
Un'infermiera mi guardò piena di compassione.
"Vuole salire?".
Non me lo feci ripetere due volte e senza dire niente mi sedetti accanto a Justin.
I dottori sull'ambulanza continuavano a dire che era in grave pericolo, che lo stavano perdendo, che non era cosciente.
Io li ascoltavo e ad ogni loro parola mi sentivo peggio.
Istintivamente presi il telefono e chiamai Mikey.
"Brian che c'è?! Sto per prendere l'aereo non... dove diavolo sei?". Probabilmente aveva sentito la sirena dell'ambulanza.
"Justin... io... non so se ce la farà".
"Che gli è successo?".
"Lo hanno... aggredito".
"Va bene, arrivo" mi disse solamente.
Avevo bisogno del mio migliore amico. Avevo bisogno di un pò del suo coraggio.
La voce mi si stava spezzando dal pianto.
Quando entrammo in ospedale non mi permisero di stare con Justin.
Fui lasciato fuori ad aspettare che giungesse una risposta.
Quando Mikey arrivò non ci fu bisogno di parole. Probabilmente il mio volto esprimeva già tutto.
 
Tutti mi accusano. Tutti pensano che io sia uno stronzo e probabilmente in fondo mi danno un pò della colpa per ciò che è successo.
Li posso capire, ogni sera quando vengo a trovare Justin provo un senso di colpa immenso.
Se io non fossi andato a quel ballo probabilmente oggi starebbe bene. Invece è in un letto di ospedale, immerso nei suoi incubi e io sono troppo orgoglioso per mostrare apertamente che mi interessa, che sto soffrendo.
Nessuno di loro, a parte l'infermiera, sa che ogni notte, quando tutti pensano che io sia ancora nella Dark Room del Babylon, io sono qui ad aspettare che stia meglio.
Appoggio la testa contro la vetrata dalla quale riesco a vedere Justin.
Ma starà mai meglio?

 

 

  
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