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Autore: _Trancy    09/04/2012    1 recensioni
" Senza un motivo preciso, si ritrovò a ridacchiare fra se' e se'.
Aveva trovato un ottimo compagno di giochi.
«Mi potrebbe correggere le frasi.... Professore?» "
Genere: Erotico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessun gioco
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Just Before You hit the Floor ;

 
 
 
 
«Axel, dai...»
Borbottò una voce scocciata, rompendo il monotono brusio che la tv produceva da un paio d'ore a quella parte in quel salotto.
Il suono si disperdeva tantissimo in quell'enorme stanza, dalla grandezza quasi equivalente ad una casa intera.
Quel salotto sembrava essere immenso, sterminato, grazie ai mobili e ai muri interamente bianchi.
Il bianco candido, secondo Roxas, rilassava. Strano, che un tipetto del genere amasse la tranquillità.
 
Roxas era un ragazzo -un bambino, data la sua altezza, un metro e cinquanta non di più- che dimostrava anni in meno di quelli che effettivamente aveva, 19. Molta gente gliene dava 14, 15 non di più, con reazioni immaginabili alla scoperta della sua effettiva età.
Roxas era lunatico, molto lunatico, il suo carattere era molto complesso. Alternava momenti apatici a momenti euforici, momenti felici ad altri malinconici.
Motivo per il quale era sempre stato solo, isolato. Chissà, magari perchè stava bene così, o più semplicemente perchè pensava di evitare un lavoro -inutile- agli altri.
I frequenti cambiamenti di stato d'animo l'avevano indotto persino a tingersi i capelli.
I suoi adorati capelli dorati, soffici, quasi angelici, di cui era gelosissimo, erano stati coperti da una tintura nera, facendo così risaltare la sua pelle candida.
La pelle di Roxas era così chiara e pallida da sembrare irreale, e contornava i suoi occhi azzurri, splendenti e chiari.
Roxas, oltre ad essere -tremendamente- basso, era anche magro. Il suo corpo era così esile che si era guadagnato l'invidia di tutte le ragazze della sua scuola, che spettegolavano su di lui come se fosse l'ultima cosa da fare prima di scomparire, come se sparlando del nanetto avessero ottenuto quel corpo perfetto.
"Nanetto", già, il nome che i ragazzi gli avevano affibiato per deriderlo, quegli stessi ragazzi che gli fissavano spudoratamente il culo negli spogliatoi, nelle ore di ginnastica.
Nessuno era mai riuscito ad aprirsi uno spiraglio nel piccolo cuore di Roxas. Tranne, forse, Axel.
 
«Eddai, Tigrotto
Rispose sottovoce il rosso accanto a Roxas, strusciando il naso a punta sul suo orecchio, posandoci poi un soffice bacio.
Il più piccolo gli spinse gentilmente via il viso, con un piccolo sorriso nascosto.
Axel, dopotutto, sapeva com'era fatto Roxas. Ogni sfaccettatura del suo carattere, ogni dettaglio della sua personalità.
Roxas e Axel si erano conosciuti a scuola -dove il più piccolo andava ancora, a causa delle sue molteplici bocciature-, quasi per caso.
 



 
    
«My name is Axel. Got it Memorized? Nice to meet, you, Rox-»
«EH?»
Il ragazzino si girò verso di lui, incrociando le braccia e sbuffando, con un espressione metà sullo scocciato e metà sull'interrogativo.
Roxas non riusciva a capire nulla d'inglese, motivo per il quale si ritrovava a fissare il vuoto in quella biblioteca,
mentre avrebbe dovuto ascoltare le spiegazioni del ragazzo accanto a lui, che ora lo fissava serio.
«Davvero non capisci ciò che dico, Roxas?», chiese Axel, tamburellando la penna sul tavolo in legno.
«Bhe, ho capito che ti chiami Axel, bellicapelli.», rispose noncurante Roxas, spiegazzando un foglio con il pollice e l'indice della mano destra.
"Bellicapelli?" ripensò subito il rosso, ridacchiando mentalmente.
    



 
 
Roxas si sistemò meglio sul divano bianco candido, alzando il volume della tv, nel tentativo di ignorare le proteste di Axel, desideroso di attenzioni.
Che poi, supponeva soltanto che fossero proteste, dato che il più grande si lamentava in inglese, e Roxas di conseguenza non capiva nulla.
 
Axel era decisamente più alto di Roxas: un metro e ottanta e poco più. Era un Tutor d'inglese, nonostante la sua giovane età, 25 anni, presso la scuola di Roxas, ed era un ragazzo piuttosto vivace. Anche se lo si capiva attraverso il suo look: capelli rossi -tinti- che parevano fiamme, che sfidavano ogni legge di gravità per la loro forma, piercing sul sopracciglio destro e sulla lingua, un trucco leggero -giusto l'eyeliner passato finemente- sugli occhi: la parte più bella di Axel. Verdi, brillanti e sottili, quasi con taglio felino.
 
«Rrrrroxas...»
Il nero non lo degnò neanche di uno sguardo, cotninuando imperterrito a fissare la tv.
«Roxy...»
L'interpellato stavolta sbuffò, sistemando meglio la testa sul cuscino, e lanciando uno sguardo vuoto al rosso, che nel frattempo aveva allungato una mano sulla sua coscia scoperta, dato che Roxas indossava solamente delle culottes sottili e nere e una maglietta.
A Roxas piaceva mettersi in mostra, perchè con la sua corporatura poteva permettersi tutto. E ad Axel, di certo non dispiaceva.





 
 
  
«Bellicapelli? », chiese il rosso, appena divertito, mettendo l'indice sull'i-phone che Roxas nel frattempo aveva tirato fuori, e abbassandolo, per fargli distogliere lo sguardo e farlo rivolgere verso di lui.
«Mettiamo le cose in chiaro. Io non so nulla d'inglese, non mi troverei altrimenti qui, a fare ripetizione.» Iniziò a dire Roxas, con un improvviso scatto.
Di solito non parlava molto, era piuttosto taciturno.
«Ma allo stesso tempo, non ho intenzione di studiare nulla, mio caro Axel.», concluse, tenendo senza vergogna il mento del più grande fra le dita, con un sorriso beffardo.
Roxas amava giocare con le persone, sapeva che poteva ottenere tutto da tutti con uno schiocco di dita.
...peccato che aveva trovato la persona sbagliata con cui giocare.
 
«...Potremmo iniziare dal verbo essere e dal verbo avere.», sorrise in risposta Axel, abbassando lo sguardo su delle fotocopie, dopo aver gentilmente tolto l'i-phone dalle mani del ragazzino, che ora lo guardava con un sopracciglio alzato e l'espressione un pò sorpresa.
E così voleva sentire solo quello che voleva, eh...?
  




 
 
«Axel, ho fame.»
L'interpellato alzò il viso verso quello di Roxas, posando un bacio leggero sul suo collo.
«...Se ti porto da mangiare, dopo mi prometti che mi darai più attenzioni?», chiese poi con tono sinistro, e uno strano sorriso -ghigno?- stampato in viso.
Roxas lo guardò con un espressione quasi di sufficienza, e alla fine ridacchiò divertito, passando le dita sotto il mento del rosso, attirandolo appena a se' e sfiorando le labbra con le sue.
Axel, a quella mossa, perse letteralmente il controllo, afferrando il polso del più piccolo e stringendolo, portandosi in men che non si dica sopra di lui.
Il nero mugugnò qualcosa con tono dolorante, tentando di liberare il suo polso da quella morsa che lo stringeva.
«Mi fai... Male...», sussurrò tremante, fissando prima gli occhi del rosso, poi il polso fasciato e dolorante.
Axel sospirò pesantemente sul suo viso, prima di stringere le labbra e lasciar andare la presa sul polso ferito, rivolgendogli poi un sorriso compiaciuto.
Era stato lui a procurargli quella ferita. Oh, com'era fiero.
Strusciò le labbra schiuse sulle garze, mentre Roxas assisteva alla scenetta rapito dalle movenze del rosso, ma spaventato allo stesso tempo.


 
 
 
«Hai una scrittura così bella, Roxas.», Disse sovrappensiero, poggiando il viso sulla mano, con gli occhi assottigliati e fissi su quel foglio che il nero stava riempendo di frasi tradotte, per la maggior parte sbagliate.
 



 
 
Axel aprì lievemente le labbra, portando la punta della lingua ornata dalla pallina metallica del piercing sulle garze, inspirando profondamente e richiudendo il polso nella sua stretta. Roxas si lamentò subito, socchiudendo poi gli occhi e sospirando, appena il più grande decise di liberarlo.
«Allora Roxas, che vuoi da mangiare?»



 
 
Roxas smise di scrivere all'istante, fissando il foglio e sentendo quasi il peso dello sguardo del tutor su di lui.
Senza un motivo preciso, si ritrovò a ridacchiare fra se' e se'.
Aveva trovato un ottimo compagno di giochi.
«Mi potrebbe correggere le frasi.... Professore?»
 



 
 
Axel in cucina era un genio.
Ogni volta che preparava qualcosa, gli usciva tremendamente bene, a prescindere da cosa fosse.
«Magnifico.»
La voce di Roxas arrivò alle orecchie di Axel come una soave melodia.
Si sedette accanto a lui, guardandolo con gli occhi più assottigliati del solito, con il sorriso sghembo di chi guarda qualcuno assorto nei sogni.
«Axel, cucini davvero ben-»
«Oggi studiamo comunque un pò d'inglese, Roxy.», lo bloccò il rosso, con una risatina.
Pensava davvero di scamparsi le ore di studio con dei semplici complimenti sulla sua cucina?
«...'fanculo, Axel.»
«Buongiorno, Tigrotto.», rispose poi prontamente, sorridendogli.
Era riuscito, in qualche modo, a smuovere Roxas, che ora lo guardava storto, tentando di bere un sorso di the dalla tazza, facendola tremare a causa del polso ferito. Maledetto Axel.
«Me lo dai un bacio?» chiese il rosso all'improvviso, rompendo il silenzio che si era creato in quel paio di minuti.
Roxas lo fissò, sporgendo un labbro, appoggiando la tazza sul tavolo.
Un bacio avrebbe potuto darglielo, dopotutto. Se fosse successo qualcosa, lui sapeva come calmare Axel.
 
Si sporse verso di lui, inclinando il viso sulla sua spalla e guardandolo negli occhi. Quegli occhi verdi... Così belli e brillanti quanto vuoti e sinistri.
Portò un braccio intorno al collo del più grande, stringendolo debolmente a se', finchè non sentì il suo respiro piuttosto irregolare sulle proprie labbra.
Axel incominciò a fremere impercettibilmente sotto i suoi tocchi, e Roxas lo notò quasi subito.
«Calmo...», gli intimò sottovoce, carezzandolo, intrecciando poi le dita della mano con le sue, azzerando la distanza fra di loro, poggiando delicatamente le labbra su quelle del più grande, che si sciolse letteralmente a quel contatto.
Roxas gli carezzò i capelli, raccolti in una coda, non curandosi più di tanto della mano dell'altro che saliva verso il colletto della maglietta che indossava.
Axel fece una leggera pressione con la lingua sulle labbra del più piccolo, che, dopo una giocosa e breve resistenza, le schiuse, permettendo alla sua lingua di intrecciarsi con l'altra, con un piccolo ansimo.
Il rosso strinse con uno scatto il colletto della maglietta di Roxas, strattonandolo e guadagnandosi così un piccolo lamento di quest'ultimo.
 



 
 
Roxas alzò il viso, ansimando sottovoce e cercando con la mano qualche appiglio per reggersi.
Allacciò le gambe alla vita di Axel, che l'aveva preso in braccio, poggiando delicatamente la sua schiena alla libreria, reggendolo con le mani ben salde sul suo sedere.
«Sono tutte così le tue ripetizioni...?», chiese con tono sommesso il più piccolo, mettendogli le braccia sulle spalle e inclinando il viso sul collo dell'altro, leccandolo.
«Se vuoi», rispose senza pensarci troppo su Axel, sospirando pesantemente.
E lui che pensava che quel nanetto fosse alle prime armi.
Sbagliato, Axel.
Roxas ridacchiò divertito, unendo nuovamente le labbra a quelle del rosso, che ora lo trascinava verso il pavimento, tenendo una mano ancorata al tavolo.
Quando Roxas attirò a se' Axel con uno strattone, inevitabilmente, un plico di fotocopie cadde su di loro, seguito da un sonoro gemito del più piccolo, che riecheggiò per tutta la biblioteca.
 




 
 
«Axel... Fermo.», borbottò Roxas, con fare impacciato, staccando a malavoglia le labbra dalle sue, tenendo fra i denti la barretta metallica del piercing sulla lingua di Axel, che ora lasciava andare il colletto della maglia, fissando negli occhi il nero.
«Nh...», mugolò appena, non potendo muovere la lingua.
Sospirò malamente, tornando a se' stesso, e Roxas lasciò la presa, con un sorrisino pieno di carineria.
Axel ricambiò felice il sorriso, inarcando le labbra verso l'alto e scompigliando i capelli al più piccolo.
 
«Hai studiato, Tigrotto?»
 
 
 

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Note dell'autrice (?) : 
*Tossicch
Uhm, si, devo dire assolutamente qualcosa e_e Qualcosa!
No vabbè, ok. Questa è la mia prima fic seria (immaginatevi le altre che...cose potevano essere. E rabbrividite.)
Spero che vi sia piaciuta :3
 
Sì, Axel è uno pseudo malato mentale. O forse è più corretto definirlo 'scemo'. (la forza dell'amore, owww. ♥ )
Sì, Roxas è nero di capelli. 
No, non potete prendere le mazze chiodate e puntarle verso di me.
 
Detto questo, mi dileguo. 
E di corsa, anche. 
NOTHING TO DO HERE! *prende lo zaino-razzo e vola via*
  
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