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Autore: Carla Volturi    09/04/2012    3 recensioni
Protagonista, nonché voce narrante, è Tilde, una giovane ragazza. Di lei è perdutamente innamorato Antonio, suo migliore amico da otto anni.
Nel racconto verrà menzionato un terzo nome, Giacomo, ex fidanzato della ragazza.
STORIA SCRITTA PER POTER PARTECIPARE AL CONTEST "COME ROMEO E GIULIETTA...UN'AMICIZIA IMPOSSIBILE" DI DALI.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho scritto questo racconto per poter partecipare al contest  "Come Romeo e Giulietta...un'amicizia impossibile" di Dali.
Vi lascio una piccola introduzione: Protagonista, nonché voce narrante, è Tilde, una giovane ragazza. Di lei è perdutamente innamorato Antonio, suo migliore amico da otto anni. Nel racconto vi anche un terzo personaggio, Giacomo, ex fidanzato di Tilde.

Spero vi piaccia!



 
Arriverà il giorno in cui qualcuno, per pietà o per denaro, pulirà questo sentiero. Arriverà il giorno in cui, in pieno Ottobre, non dovrò calpestare le foglie secche ed ingiallite degli alberi di questo parco. Ci vengono pochi qui a correre. Davvero pochi. Lo schiacciare quel che resta delle foglioline verdi, spuntate in Primavera e maturate in Estate, mi fa tornare alla mente il passato, che con dolore ho chiuso in una scatola, piccola si, ma colma di foto, oggetti vari. Ed un anello di fidanzamento. Proprio uno di quei cerchietti d’oro bianco, con tanto di incisione…Tilde e Giacomo. Non è romantico?. In realtà lo è. E’ tanto romantico ricevere un regalo del genere il giorno del diciottesimo compleanno: un ragazzo ed una ragazza, chiusi in auto con aria condizionata e lei che tasta con le scarpette da ginnastica uno scatolino verde. Lui la guarda compiaciuto e scalpitante. E’ il suo, il loro regalo.                                                                                                                     
Lei porta l’anello all’anulare della mano sinistra e lo fissa per giorni, mesi, anni. Cinque anni per l’esattezza, finché, stanca di tutto, stanca di lui, sfila quel simbolo d’amore ed unione e lo lascia cadere al suolo. Il metallo produce un leggero suono a contatto con il pavimento di ceramica. Ma poco importa: meglio una piastrella scheggiata, che un cuore ferito. Questo l’obbiettivo, ma le conseguenze delle proprie azioni?. Soffre anche chi abbandona l’altro!.
Sarà trascorso un po’ di tempo?. Non lo so, mi è tutto cosi lontano. Poco ci penso. Eppure il passato, per quanto sia passato, per quanto mi sforzi, è sempre dietro l’angolo. E’proprio come una foglia secca: priva di vita, ma presente. La puoi calpestare, strappare, bagnare…si dividerà in tanti pezzi, tanti piccoli, minuscoli pezzi, che solo il tempo, solo i giorni porteranno via con sé.
E allora che fare?. Nulla, semplicemente nulla. Attendi. Aspetta che le stagioni cambino, che l’aria buona giunga da te. E non fare il passo più lungo della gamba, non serve a nulla. Arriverà la Primavera e l’Inverno andrà via. Ma nel frattempo vivi a pieno, riflettendo, i giorni che dividono questi due momenti dell’anno.
Correre mi rilassa. Correre mi aiuta a controllare i diversi centimetri del mio girovita. Difetto fisico: fianchi pronunciati e voglie sulle gambe. Piede destro, piede sinistro. Maglia a maniche lunghe bianca abbastanza sudata. Capelli sciolti, troppo corti per essere legati con uno dei tanti codini comprati in merceria.
La mia intera esistenza è un simbolo…sarà che con i simboli ci lavoro, ci studio. Quando osservo la stradina di terra battuta, che mi ritrovo a percorrere in questo preciso istante, medito sulla nostra amicizia. La mia e di Antonio. Certo che mi ricordo quando l’ho conosciuto, otto anni fa. Stessi hobby, stessa musica, stesse aspirazioni, stesso corso di laurea…stessa risata. A lui piace il nero, a me il bianco. A sua detta sono colori che uniti si completano.
E se ci completassimo, Tilde? Non sarebbe...insomma non sarebbe, Tilde…”. Non gli ho mai chiesto quale fosse la sua concezione d’amore. Non gli ho mai chiesto cosa pensasse dell’amore e soprattutto se l’avesse mai subito. Si perché l’amore si subisce. D’altronde che cos’è, se non il nome di colui al quale è destinato tale sentimento?. Di conseguenza se l’amore si chiama Luigi, Carlo, Chiara, Martina…devi mettere in conto che subirai le sue decisioni, qualunque esse siano. Questo Antonio l’ha sempre saputo. L’ha sperimentato e l’ha visto. Ha visto me. Ha visto me e Giacomo.
Sento ancora la sua mano sulla spalla, “Potrei amarti Tilde, se solo tu…”.
Il sole fa capolino dietro le nuvole. Talvolta i suoi raggi illuminano il sentiero e gli alberi, presenti sia a destra che sinistra. Cinguettii di uccelli.                                                                                                                      
Sarebbe stato bello farsi amare da Antonio. Attenderlo la sera, di ritorno dal suo lavoro part-time, massaggiargli i muscoli della schiena e chiedergli se non fosse troppo stanco per fare l’amore. Sarebbe stato bello rendersi conto che infondo la nostra non era che un amicizia impossibile, ma un amore concreto, reale. Sarebbe stato bello sorridergli e bere il caffè dalla sua stessa tazzina, scopiazzare i suoi appunti tra un bacio ed un altro. Sarebbe stato bello.
Ma il passato è una foglia secca. I suoi piccoli, minuscoli pezzi volano via dopo tempo. Dopo molto tempo. Ed Antonio questo lo sapeva e lo sa. Non si può cancellare immediatamente ciò che è stato. Ciò che si è provato. Ha chinato la testa e scuro in volto se ne è andato. La porta di casa chiusa dinanzi al mio silenzio. Le sue parole, il mio strazio. La vita si prende gioco di noi: ci si affida a chi non ci merita e chi realmente ci ama per ciò che siamo risulta invisibile ai nostri occhi. Al nostro cuore.
La mia intera esistenza è un simbolo. Quando osservo la stradina di terra battuta, che mi ritrovo a percorrere in questo preciso istante, medito sulla nostra amicizia. La mia e di Antonio. Sarebbe stato bello averlo ancora qui al mio fianco.
  
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