Fanfic su attori > Logan Lerman
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Autore: MouMollelingua    10/04/2012    9 recensioni
Bonnie Orlando, una normale adolescente di sedici anni, conosce Thomas, un nuovo compagno di classe.
I due faranno amicizia fino a che... Be' non vi resta che leggere!
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Dalla storia:
«Hai presente il tuo attore preferito? Quello di cui mi hai parlato quel giorno a Central Park, al nostro primo appuntamento?»chiese.
«Sì» confermai, dubbiosa.
«Ecco. E se fosse più vicino di quanto pensi?»
«Stai per caso cercando di illudermi?"
«No»
«E allora perchè mi fai queste domande? Logan Lerman è un attore, una piccola cotta che ho da sempre! Lui è una persona importante, in confronto io sono una merda»
«A dirla tutta, sei la sua ragazza»
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un attore per amico.

Chapter one.


Mi chiamo Bonnie. Bonnie Orlando.
Ho sedici anni e frequento la seconda superiore, in un piccolo quartiere di Manhattan.
Forse dal mio nome, si capisce che possiedo origini italiane.
Ho i capelli castani con riflessi rossi, occhi marroni, bassa di statura - ebbene sì, sono una nana da giardino - e magra.
La mia passione più grande è il nuoto, lo faccio da quando ero piccolina.
Adoro leggere libri fantasy-avventura perchè grazie a loro trovo la realtà dei miei sogni.
Ma il più bel sogno che mi sia mai capitato di vivere, ha avuto inizio in quel giorno di primavera.
Non amo questa stagione, ma quell'anno divenne la mia preferita.


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Marzo 2008.
Già, da poco era iniziato il secondo quadrimestre di scuola, e io ero incasinata da morire.
I compiti, i genitori, i compiti, il nuoto, i compiti, i professori, i compiti.
Ho citato i compiti?
Lasciamo perdere.
Stavo seduta davanti alla cattedra della professoressa più odiata di tutti: la signora Jhonson, la quale mi stava interrogando di letteratura americana.
Era una donna alta, magra, bionda con occhi azzurri. Le rughe di mezza età si notavano, ma non ostacolavano la 'bellezza' che gli adulti vedevano in lei.
Ed era la persona peggiore che io abbia mai conosciuto.
"Allora, parlami di Hermann Melville*" mi disse, con la sua vocetta stridula.
"Oh" fui colta di sopresa, ma per fortuna, gli ripetei tutta la biografia dell'autore, guadagnandomi un sorrisino compiaciuto da parte della megera.
Indossò i suoi occhiali bianchi a mezzaluna e sfogliò il mio quaderno, e ogni tanto con la sua penna rossa correggeva alcuni errori ortografici.
"Bene, hai studiato più del solito" mi fece notare, chiudendo la copertina e consegnandomela.
"Il voto è: C. Fatti interrogare la prossima volta, magari" mi consigliò, con espressione furbetta, sorridendomi freddamente.
Attenta donna, ridi poco, perchè ti ho già ucciso tre volte nella mia testa.
Lo ammetto: se la gente sapesse quello che penso, sarei già rinchiusa in un manicomio.
Mi alzai e tornai al mio posto, roteando gli occhi al cielo.
Una misera C, ma come?
Avevo detto tutto alla perfezione, ma cavolo!
Imprecai in silenzio.
Mi sedetti sulla sedia di fronte al mio banco con la finezza di un elefante.
Avete capito bene: la mia è una finezza molto rara; del tipo 'Muovi un minimo muscolo e distruggerai tutto'.
Improvvisamente qualcuno bussò alla porta.
La classe pronunciò un "Avanti" e la prof. andò ad aprire.
La bidella grassoccia dai capelli grigi e occhi brillanti e vivaci, fece il suo ingresso, e a bassa voce si rivolse all'insegnante.
"Signora Jhonson, è arrivato" disse, affrettata.
"Lo faccia entrare" rispose la donna.
Parvero due vecchie amiche che confabulavano su scoop ancora non scoperti da nessuno.
La collaboratrice si affacciò al corridoio, e esclamò: "Vieni giovanotto!"
Ormai io e i miei compagni ci scambiavamo sguardi perplessi e dubbiosi.
Mi voltai verso il mio migliore amico, dietro di me.
"Alex, tu ne sai qualcosa?" gli domandai.
Lui di rimando, negò con un movimento della testa.
Sbuffai di impazienza, ormai tutta la classe era eccitata di sapere.
Chi era arrivato?
Dopo cinque minuti di attesa e suspance, nell'aula accedette un ragazzo.
Era alto più o meno un metro e settanta, occhi azzurri, capelli castani, naso perfettamente perfetto, labbra carnose e...
Era il solito ragazzo figo americano, insomma.
E forse sarebbe stato anche il solito casanova di turno.
Con passo timido, si avvicinò alla cattedra e osservava con aria imbarazzata un punto impreciso della stanza, senza incrociare gli occhi di nessuno studente.
"Lui è Thomas Carter, il vostro nuovo compagno di classe" lo presentò la Jhonson, abbozzando uno dei suoi sorrisi falsi.

Note: *Hermann Melville (New York, 1º agosto 1819 – New York, 28 settembre 1891) è stato uno scrittore, poeta e critico letterario statunitense, autore nel 1851 del romanzo Moby Dick, considerato uno dei capolavori della letteratura americana.
Come tutti sapete in America i giudizi scolastici sono dati con le lettere, e mi pare che C, corrisponda al 7 in Italia, ma non ne sono sciura.
Perdonatemi per eventuali errori.
Se vi è piaciuta, recensite e fatemi sapere se questo schifo dovrebbe avere un secondo capitolo.
   
 
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