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Autore: Hotaru_Tomoe    05/11/2006    13 recensioni
Due bambini, un incontro casuale, una promessa.
Se per Piccolo è solo un ricordo sbiadito dal tempo, per qualcun'altro quell'incontro rappresenta la salvezza e la speranza di cambiare un destino di morte.
Genere: Romantico, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gohan, Nuovo personaggio, Piccolo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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STORIA DI CRISTALLO E DI VERDE


Disclaimers: Dragonball e tutti i suoi personaggi appartengono ad Akira Toriyama.
Questa fanfic si colloca temporalmente circa un anno prima della saga di Majin-Buu ed ha come protagonista un personaggio di mia invenzione e Piccolo, in assoluto il mio personaggio preferito di DB.
La cosa che mi soddisfa meno della storia è il titolo, ma per quanto mi sono sforzata, non ho saputo fare di meglio ._.


PROLOGO: UN RICORDO LONTANISSIMO

“Piccolo-saaaan!” la squillante voce di Gohan rimbombò tra le stretti pareti della vallata alla vista del suo mentore, che levitava di fronte ad una spumeggiante cascata nella sua classica posa di meditazione.
Il namecciano non si mosse, continuando a restare a braccia conserte e con gli occhi chiusi.
Chiunque altro avrebbe pensato che non era di buon umore quel giorno, quindi era meglio fare un rapido dietrofront e dedicarsi a qualcos’altro. Ma Gohan conosceva bene il suo maestro, sapeva che non era il tipo da lasciarsi andare a manifestazioni di affetto, fosse anche un saluto fatto agitando le braccia. Semplicemente, lui era fatto così.
Quando il giovane saiyan gli fu di fronte, Piccolo si decise ad aprire gli occhi: “Sei in ritardo.” osservò asciutto.
Gohan si grattò la nuca imbarazzato “Eh-eh, lo so. Il fatto è che sto insegnando ad una ragazza la bukujutsu ma ancora non riesce a padroneggiarla bene, quindi la lezione di oggi è durata più del previsto: a un certo punto poco ci mancava che cascasse in terra. Poi ho dovuto riaccompagnare a casa Goten, perché se lo lascio girovagare da solo sulla nuvola kinto, mamma mi manda a far compagnia a papà all’altro mondo.”
Piccolo si concesse uno sbuffo ed una piccola piega delle labbra che avrebbe dovuto essere una risata divertita ed osservò il suo allievo di un tempo: dal torneo di Cell, Gohan era cambiato molto, era cresciuto in altezza, la muscolatura si era sviluppata in modo armonioso e il suo sguardo aveva assunto un’espressione più adulta. Ma in quel momento, mentre parlava della sua militaresca genitrice, un lieve rossore gli colorava le guance e lo faceva sembrare di diversi anni più piccolo, così simile al bambino di un tempo.
Piccolo era molto orgoglioso di Gohan, anche se raramente glielo dimostrava apertamente, ma di certo lo considerava come il suo erede, infatti a lui aveva tramandato tutte le sue conoscenze sulle arti marziali.
“Piccolo-san, vogliamo cominciare?”
“Sì, certo.” rispose, scuotendosi da quei pensieri.
Quel giorno Gohan era venuto per allenarsi. Nonostante la Terra fosse in pace da molti anni e dopo Cell nessun alieno né creatura terrestre aveva turbato la vita del pianeta, non si poteva abbassare la guardia completamente, perché i nemici non si facevano mai annunciare ed era il caso di tenersi in esercizio, come gli aveva caldamente suggerito qualche tempo prima Vegeta.
Gohan si trasformò in super saiyan e i due iniziarono a confrontarsi.
Conclusero diverse ore dopo, verso il tramonto. Prima di tornare a casa, Gohan chiese a Piccolo di dargli un vestito nuovo: se fosse tornato a casa così conciato, Chichi si sarebbe spaventata molto: lei restava ancora contraria a quei combattimenti sanguinari.
“La tua kamehameha è davvero incredibile, Gohan.”
“Mmh, però io continuo a preferire il masenko. E’ meno potente, ma è molto più maneggevole, la kamehameha richiede più tempo per concentrare l’energia.”
Piccolo incrociò le braccia sul petto: “Ricordo che ci volle quasi un mese per insegnarti quel colpo.”
La mente di Gohan tornò al periodo in cui Piccolo lo allenava in vista dell’arrivo dei saiyan “Hai ragione: ero un allievo terribile, dev’esserti costata molta fatica farmi da insegnante. Me ne sono reso conto in questi giorni con Videl, ci ho messo un sacco di tempo a spiegarle cos’è l’energia spirituale. Però è brava, sai? Ha già imparato a padroneggiarla piuttosto bene, penso che tra un po’ potrei insegnarle anche qualche colpo speciale… sì, certo, non avranno mai la potenza dei nostri, ma potranno esserle utili nel suo lavoro.”
“Videl? Lavoro?”
“Non te l’ho detto? Videl è la ragazza di cui ti parlavo prima. Indovina un po’, è la figlia di Mr. Satan. Ah, ma non ha nulla a che vedere con suo padre: è una ragazza molto coraggiosa, odia le ingiustizie e aiuta la polizia di Satan City ad arrestare i malviventi. Inoltre è molto gentile: anche se ha scoperto che ero Great Saiyaman, non l’ha detto a nessuno, non voleva che fossi costretto a nascondermi o a cambiare scuola. Sì, sì, è proprio una brava persona.” Gohan annuì con convinzione.
“Lei ti piace?” chiese Piccolo a bruciapelo.
“Eh… mah… non so… Tu – tu dici, Piccolo-san?” in quel momento Gohan era incredibilmente simile a suo padre, con un’espressione candida e ingenua sul volto.
“Io non mi intendo molto di queste cose, ma da come ne parli, direi che è piuttosto evidente.”
“Ecco… in effetti è molto in gamba ed è anche carina…”
“Terrestri…” disse Piccolo con un tono che una volta sarebbe stato di disprezzo, mentre ora esprimeva solo un pacato paternalismo.
Gohan pensò che, dato che erano in vena di confidenze, quello era il momento di fargli una domanda che lo incuriosiva da tanto tempo, ma che, per rispetto e pudore, non aveva mai osato porgli: “E tu, Piccolo-san, ti sei mai innamorato?”
La domanda fu abbastanza scioccante da distruggere la postura composta di Piccolo, che per la sorpresa quasi cadde a terra “Ma cosa ti salta in mente, Gohan?”
“Perché no, scusa?”
“Prima di tutto perché sono un namecciano e noi non abbiamo donne. Inoltre, come ti ho già detto una volta, il sentimento che voi chiamate ‘amore’, proprio non riesco a comprenderlo.”
“Uh... – Gohan sembrava perplesso e poco convinto da quella risposta, poi gli cadde l’occhio sull’orologio – waaah! E’ tardissimo, mia mamma mi ucciderà. Ci vediamo, Piccolo-san.”
“A presto, Gohan.”
“Ah, devo chiederti un favore. Se incontri mia mamma, potresti evitare di parlarle di Videl?”
Piccolo stava per chiedergli il motivo, poi nella sua mente prese forma l’immagine di Chichi che, sguardo torvo e mani sui fianchi, sottoponeva ad un fuoco di fila di domande la ragazza che aveva osato avvicinarsi al suo prezioso primogenito. Aveva dimenticato che quella donna era in grado di tener testa egregiamente al saiyan più potente dell’universo ed era sempre stata gelosissima di Gohan. “Sì, chiaro.”
Mentre volava a tutta velocità verso casa, Gohan rifletteva sulle ultime parole di Piccolo “Dice di non comprendere cosa sia l’amore, eppure è addirittura morto per salvarmi, è corso in mio aiuto non so quante volte, ha aiutato papà contro Freezer, ha dimostrato di volermi bene e anche questa può essere considerata una forma d’amore, in un certo senso. Io sono convinto che potrebbe anche innamorarsi di una ragazza, in fondo non comprendere un sentimento non significa che non si è in grado di provarlo.”
Anche Piccolo stava pensando alle parole di Gohan. Una ragazza… che assurdità! Lui era un guerriero, non aveva tempo da perdere dietro a simili sciocchezze. E poi amava la solitudine: a parte quando si era riunito con gli altri guerrieri per i combattimenti e per salvare la Terra da qualche pericolo, era sempre vissuto da solo, fin dal giorno in cui il suo uovo si era schiuso. Ci era abituato e gli andava bene così. Una donna al suo fianco non avrebbe fatto altro che strepitare, lamentarsi o parlare di cose inutili per tutto il giorno, distraendolo dalle sue meditazioni. Aveva sotto gli occhi gli esempi di Chichi, Bulma e C18: quando una donna apriva bocca, era impossibile fermarla. E tuttavia Goku, Krilin e persino l’orgoglioso principe dei Saiyan Vegeta avevano messo su famiglia.
E sembravano tutti felici: Krilin idolatrava letteralmente C18, sapeva che Goku continuava a vegliare sulla sua amata famiglia anche dall’aldilà e Vegeta dopo il torneo con Cell, si era stabilito definitivamente in casa Brief, segno che avere una famiglia perlomeno era una cosa che non gli dava fastidio.
E adesso anche Gohan aveva trovato una compagna con la quale avrebbe probabilmente diviso la vita.
Quel sentimento, che pareva calamitare le persone di sesso opposto l’una verso l’altro gli era del tutto sconosciuto, ma in fondo era comprensibile: non aveva mai avuto modo di rapportarsi da vicino con una ragazza…
“No –si disse – a dire il vero non è del tutto esatto…”
Molti anni addietro c’era stato un breve incontro con una bambina. Una bambina strana, della quale non riusciva a ricordare chiaramente il viso, ma solo qualche dettaglio: due occhi di cristallo, pelle lattea, un nome buffo che al momento gli sfuggiva. Una piccola seccatrice, che per qualche ora aveva rivoluzionato la sua routine quotidiana, prima di sparire. Come e dove, non riusciva a ricordarlo.
E poi si erano anche scambiati un bacio… oh beh… qualcosa di simile…
Gohan sarebbe rimasto a bocca aperta se lo avesse saputo.
Ma quell’avvenimento apparteneva al tempo in cui lui era il Grande Mago Piccolo e la sola cosa che gli interessava era diventare più forte di Son Goku, batterlo al torneo Tenkaichi per vendicare suo padre e diventare il re del mondo. I terrestri, a quel tempo, li divideva in due categorie: le insignificanti nullità (costituenti il 99,99% della popolazione) e gli ostacoli al suo piano di conquista, rappresentati solo dal suddetto Son Goku. Una bambina non era contemplata nel progetto che aveva in mente, gli era del tutto indifferente e rientrava tranquillamente nella prima categoria di persone. Perciò non aveva fatto nulla quando era scomparsa nel nulla e non se ne era più interessato.
“Eh-eh. Essere stato un membro della famiglia demoniaca ti rende un buon bugiardo, vero Piccolo?” lo canzonò una vocina maliziosa: Nail, o più probabilmente quel vecchio impiccione di Kami.
Sì, forse non gli era stata del tutto indifferente la partenza di quella bambina, forse le aveva portato rancore per essersene andata, nonostante gli avesse gridato disperata:
“Allora diventerò forte e tornerò da te.” la voce assolutamente sincera, i piccoli pugni chiusi e le braccia rigide lungo i fianchi.
“Menti. E poi non mi interessa!” aveva risposto brusco.
Eppure in cuor suo, Piccolo aveva creduto a quella promessa.
A volte si domandava cosa sarebbe accaduto se quella bambina fosse riapparsa nella sua vita.
Però erano trascorsi anni, ed ella non era più tornata. Il tempo era un formidabile alleato dell’oblio ed egli aveva dimenticato.
D’altronde molte cose erano gli accadute nel frattempo e probabilmente lo stesso discorso valeva per quella bambina.
Oramai lei era soltanto un ricordo lontanissimo.


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Questo capitolo introduttivo è breve, da semplicemente un'idea generale di quello che sarà la fic, ma gli altri capitoli saranno più lunghi.
   
 
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