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Autore: Melardhoniel    10/04/2012    1 recensioni
Semplicemente una raccolta di storie sui Beatles. Tutto ciò che mi passa per la mente :)
"Se c’è stata una svolta nella loro carriera, una data precisa in cui sarebbe cambiato il loro futuro, fu il giorno in cui atterrarono al Kennedy International a New York, con un benvenuto che non ha quasi precedenti nella storia". Brian Epstein.
CAPITOLO QUATTORDICI:
-Johnny?-
-Eh?-
-Perché il cielo è blu??-
-PERCHE’ NON E’ ROSSO, MACCA, DORMI!!-
-Uffaaaaa-
Genere: Comico, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Let it Born, Let it BEatles;'
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Fotografia.

Now you're expecting me to live without you
But that's not something that I'm looking forward to

[Ringo Starr - Photograph]

11 aprile 1962.
 
 
Il treno si fermò stridendo nella caotica stazione di Amburgo. Poco lontano una ragazza minuta, con i capelli biondi corti e la frangia che ricade morbida sulla fronte era appoggiata ad una colonna, come se solamente questa potesse sostenerla.
-Ciao!- John la salutò cordiale, avvicinandosi.
Lei si sfilò delicatamente gli occhiali da sole e abbassò il volto per nascondere gli occhi rossi, porgendo la guancia al bacio del ragazzo.
-Dov’è Stu?- lui si guardò intorno e Astrid sorrise senza premurarsi di celare la tristezza ben visibile negli occhi.
-Come sei diverso…- John sorrise compiaciuto: -che te ne pare?-
-sei una star.- sussurrò lei malinconica.
John deglutì, capendo che qualcosa non tornava, e ripeté: -Dov’è Stu?-
Solo allora Astrid prese coraggio: -Se n’è andato. È morto.- concluse lei con la voce rotta da un pianto che non voleva uscire.
Fu un attimo: John la abbracciò con più tenerezza e forza possibile, e solo allora entrambi si sciolsero in lacrime.
 
-È permesso?- i visi di George e John spuntarono dalla porta.
-Prego, entrate pure.- Astrid stava soffiando pensierosa su una tazza di caffè già fredda da tempo.
-Siamo venuti a vedere come stavi.- George sorrise e tolse dalle mani della ragazza la tazza, per poi iniziare ad armeggiare con la caffettiera.
-Sto bene…sul serio. Oddio, sono distrutta, però vi giuro che non farò gesti avventati.-
John le sfiorò una mano premuroso e comprensivo.
Seguirono lunghi minuti di silenzio complice e triste, rotto soltanto dal fischio del caffè che saliva e dal “fanculo!” di George che non riusciva a tirare fuori le tazze dalla credenza.
Astrid si alzò dalla sedia e lo aiutò a portarle sul tavolo e a riempirle, poi riprese a soffiare sulla sua.
-Posso vedere dove dipingeva?- domandò John, sorseggiando il suo caffè.
-Certo che puoi.- annuì Astrid. -Un momento solo.- con movimenti sinuosi si avviò verso camera sua, e ritornò con una chiave e la sua macchina fotografica.
-Venite con me.- fece loro strada fino alla mansarda, che teneva chiusa dal giorno prima per paura che i ricordi ne fuoriuscissero: si era imposta di affrontare la faccenda poco per volta, ma forse quell’impatto brutale e definitivo era quello che ci voleva per scuotersi.
Girò la chiave e timorosa spinse la porta: nulla era mutato in ventiquattro ore. Riusciva ancora a vedere il corpo esanime di Stuart accasciato sul pavimento, e il suo flebile grido d’aiuto mentre chiamava il suo nome. Astrid. Aiuto.
Astrid scosse la testa per allontanare il pensiero, e sorrise accomodante a George e John, che erano entrati nella stanza in religioso silenzio.
John passò la mano sui rilievi di colore della sua ultima tela, alla quale stava lavorando poco prima di cadere, George rimase in disparte, sentendosi di troppo in quell’incontro di anime tra i suoi due amici.
Si spostò lievemente per far passare Astrid che trascinava al centro della stanza una sedia in legno con alte gambe bianche, e con un cenno faceva sedere John su questa.
Poi si allontanò e imbracciò la macchina fotografica, cominciando a girare l’obiettivo per regolare zoom e luce.
Socchiuse le tende e tornò al suo posto, pronta a scattare. Ma guardando John attraverso la macchina si accorse che non era giusto fotografarlo in quel modo.
George, accanto a lei, aveva inteso lo stato d’animo dell’amico, e fremeva di agitazione non sapendo se andargli vicino o rimanere al suo posto: aveva paura di rovinare la foto ed allo stesso tempo che John scoppiasse a piangere.
Astrid sollevò un sopracciglio. -Sta accanto a lui- disse dolcemente al ragazzo.
Molte espressioni passarono sul volto di George mentre lui assimilava le parole e si incamminava vicino alla sedia.
Click.
Quando Astrid scattò, il viso di John era un turbinio di emozioni e gli occhi di George erano colmi di protezione per il suo fragile fratello di spirito.
Aveva solo 18 anni.
 


-Perfetto.- la ragazza abbassò la macchina fotografica, e la mano di George strinse con tenerezza la spalla di John.
Per un attimo, forse per la poca luce o per l’emozione del momento, le fattezze di John mutarono in quelle di Stuart, che le sorrise con il suo sguardo misterioso.
-Era qui?- la voce calda del ragazzo la riportò alla realtà.
-Lui è sempre qui.-
George e John si scambiarono un’occhiata, e dolcemente accompagnarono Astrid al piano di sotto, dove l’aspettava l’ennesimo caffè raffreddato.
 
It’ getting better!
10 Aprile 1962 – 10 Aprile 2012: 50 anni senza Stuart. E potevo io non scrivere qualcosa sul “Quinto Beatle”? (prima di Pete, di Brian e di George Martin).
Ovviamente no.
Questo breve capitolo mi è stato ispirato dal film “Backbeat – tutti hanno bisogno di amore” del 1994, che tratta del primo viaggio dei Beatles ad Amburgo (1960) e del conseguente amore di Astrid e Stu e finisce con la morte del ragazzo, e da una frase detta dalla stessa Astrid nel documentario di Martin Scorsese dedicato a George Harrison, “Living in the Material World”:
«Dopo la morte di Stuart, John e George si preoccuparono per me. Venivano a trovarmi a casa e… fu veramente un’idea di John. John disse “posso vedere dove dipingeva?” e io risposi “certo che puoi.”
In quel momento volli fotografarli. Presi questa vecchia sedia e la misi lì. E John era molto emozionato, perché stava nella stanza dove il suo amico dipingeva, tanto che quasi piangeva. E George era unpo’ preoccupato. Allora dissi a George “sta’ accanto a lui.” Avreste dovuto vedere con che velocità George capì cosa stava accadendo: la vita e la morte insieme. Aveva appena 18 anni. E se guardi questa foto e osservi gli occhi, sono colmi di protezione per John. John stava quasi per crollare, e lo si vede nel suo viso.» Astrid Kircherr
© Martin Scorsese – Living in the Material World.
Spero vi sia piaciuta e vi abbia comunicato almeno un terzo di quello che mi ha trasmesso scrivendola! Adoro Stuart e la sua morte mi rattrista ancora adesso :(
[http://youtu.be/pfseu7Co7ak] <-- Backbeat

Baci,
Marty
  
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