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Autore: rora17    10/04/2012    5 recensioni
- ho una proposta da farti, anzi no… una specie di scommessa.-
Sherlock corrugò la fronte, sedendosi sulla poltrona di pelle nera, ora attento e concentrato.
- spiegati.-
- è molto semplice. Devi fare una cosa per me e documentarla. Se non lo farai sarai costretto ad accettare ciò che ti chiedo.-
- che genere di… cosa!- sibilò, sempre più attento. Le mani serrate sui braccioli.
- ripeto, una cosa banale. Banale per le persone normali.- sottolineò pesantemente l’ultima parola, guardandolo con gli occhi socchiusi.
Si sentiva padrone della situazione e si stava divertendo da morire.
- Mycroft, COSA!-
Cosa vorrà Mycroft dal suo geniale fratello??
Sherlock/ John story!
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Mycroft Holmes , Sherlock Holmes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Piccola nota: Le vicende sono ambientate dopo il ritorno di Sherlock (Post Rainbach) e tra Sherlock e John non c’è nessuna relazione in atto… per ora! xD

 
 
 
 
 

OH NO!

 
 

Don't do love, don't do friends
I'm only after success
Don't need a relationship
I'll never soften my grip…
 (Oh no- Marina and the diamonds)

 
 
Bip Bip.
 
Mycroft sbuffò infastidito lasciando cadere il Times sulla sua scrivania di mogano. Afferrò con rabbia il telefonino lampeggiante, cliccando sul messaggio appena ricevuto.
Per la regina, quanto odiava i messaggi.
Nessuno osava mai mandargli un messaggio. Preferivano tutti telefonargli anche solo per comunicargli che il cane aveva fatto i bisogni. Era matematico; Mycroft + messaggi uguale disastro totale.
Lo sapevano tutti e tutti se lo ricordavano, tranne uno. Questa persona più che non ricordarselo, amava indisporlo. Era l’unico scopo della sua vita abbinato anche alla risoluzione di casi intricati e potenzialmente pericolosi che mettevano in rischio la sua vita e quella del suo povero collega/ collaboratore/ amante, a seconda dei casi.
Questa persona non era altro se non Sherlock Holmes, l’uomo più intelligente della Gran Bretagna ma anche il più insolente e fastidioso fratello dell’intero sistema solare, che tra parentesi lui non conosceva neanche.
L’uomo, in attesa che comparisse il contenuto e il mittente del messaggio (Sherlock con assoluta certezza) tamburellò nervosamente con le dita della mano sinistra sul piano della scrivania.
La risposta comparì velocemente sotto lo sguardo frustato del maggiore degli Holmes, che sollevò un angolo delle labbra, in un sorriso tirato.
Era a conoscenza della risposta non appena il suo telefono si era messo a vibrare ma una piccolissima parte di lui si era illusa che la risposta fosse diversa, e che, almeno per questa volta, non avrebbe dovuto inventare nessuna strategia, nessun gioco per far si che suo fratello accettasse di fargli un favore…
Ovviamente aveva sperato in vano…
Infatti la sua risposta non lasciava adito a nessun tipo di interpretazione.
 
Assolutamente no.
SH
 
Lasciò andare il cellulare che cadde con un sonoro tonfo sul giornale aperto. Si appoggiò allo schienale rigido della sua sedia, studiando la situazione da tutti i lati possibili. Non sarebbe stato al suo gioco. Sherlock voleva indisporlo e lui non avrebbe raccolto la provocazione, non questa volta almeno.
Si sporse sulla scrivania e pigiò il tasto rosso dell’interfono.
- Anthea, fai venire qui la mia macchina. Pronta a partire tra dieci minuti. È di massima importanza-
- si signore, sarà fatto.-
Mycroft, soddisfatto dell’organizzazione del suo ufficio, si riadagiò sulla sedia, spostando con noncuranza il cellulare. Sollevò il giornale rimanendo a fissare le lettere stampate senza vederle davvero. La sua mente era in moto, alla ricerca di quel qualcosa che gli avrebbe fatto vincere la sfida con Sherlock e questo era davvero di massima importanza.
 
 
Sherlock osservò annoiato la strada che correva sotto la finestra del 221/B di Baker street. Era un’anonima domenica di fine marzo, senza neanche un caso a fargli compagnia. La sua mente girava a vuoto, facendolo impazzire. Per ingannare la noia imbracciò il violino posizionandolo bene sotto il mento. Poggiò l’archetto sulle corde, cominciando a suonare stralci di brani a caso. Bach, Paganini, Mozart.
Non si curava delle note e delle melodia. Gli uscivano con la facilità con cui una persona normale cammina per strada.
Ed era frustrante perché anche la melodia più complessa non riusciva a distrarlo abbastanza.
Oltre alla noia c’era anche senso d’immenso fastidio dovuto all’ e-mail che aveva ricevuto ieri ma che si era degnato di leggere solo oggi dove Mycroft (la sua segretaria) lo stressava chiedendogli un favore che lui non aveva intenzione di soddisfare neanche dopo cent’anni.
Pensare a Mycroft lo stizziva oltre ogni misura. Lasciò perdere la musica, gettando l’archetto su un mucchio di fogli impilati e lanciando un’occhiata veloce all’orologio appeso sopra il caminetto. Le 2.30 p.m.
Erano passati dieci minuti e quattordici secondi da quando aveva risposto a suo fratello. Considerando il tempo di contattare la sua segretaria, trovare una macchina, sistemarsi e partire, era sicuro che tra quattordici minuti esatti si sarebbe fermato davanti alla casa, pronto a rovinare un pomeriggio che si prometteva ancor peggio di così.
Con uno scatto mollò il violino sulla sua poltrona, guardandosi attorno. C’era qualcosa che non tornava. Gli mancava qualcosa ma non riusciva a individuare che cosa.
Il teschio c’era, il suo microscopio pure, ben in vista sul tavolo della cucina, l’esperimento era in freezer…
Ma allora…
- John? John dove sei?- urlò con forza in modo da farsi sentire in ogni angolo della casa. Al piano di sotto la porta dell’appartamento della signora Hudson si aprì cigolando.
Non ottenne nessuna risposta, così riprovò, a voce più alta questa volta.
- JOHN JOHN!-
Indispettito dal fatto che il suo coinquilino lo ignorasse in quel modo, si gettò a peso morto sul divano, coprendosi alla ben e meglio con la sua vestaglia di seta blu e rimanendo in contemplazione del soffitto.
“Potrei mandargli un messaggio” rifletté ma scartò subito l’opzione quando si accorse della distanza che intercorreva tra lui e il suo cellulare: ben ventidue centimetri.
Rimase immobile con le mani unite sotto il mento, lasciando che i mille gorgoglii e scricchiolii vari gli riempissero le orecchie. Non passò inosservato il rumore di qualcuno che procedeva sulla scala di legno ma quando si accorse che era solo la signora Hudson, ritornò nel suo oblio personale.
- Sherlock caro…-
- non ho tempo signora Hudson, sto riflettendo.-
- ho sentito che chiamavi John. Era sicuro che non l’avessi ascoltato così mi ha detto che è uscito con… cielo non mi ricordo il nome della sua nuova ragazza…Janet, Johanna…-
La donna si portò una mano al viso, mortificata di essersi dimenticata il nome ma Sherlock le venne in aiuto, muovendo a mala pena le labbra.
- Julie.-
- ecco, grazie caro.- si mosse verso la cucina, tentando di sistemare un po’ il caos che ormai la faceva da padrone. – comunque mi ha detto che non tornerà per cena, vuoi che ti prepari qualcosa?- chiese affacciandosi al salotto e scrutando Sherlock, disteso immobile sul divano.
- non ho bisogno di nulla e di nessuno!- sputò con rabbia improvvisa, sedendosi di scatto e scompigliandosi i ricci ribelli; Un fastidioso senso di nausea lo assalì.
La donna, ormai abituata ai cambi di rotta improvvisi di Sherlock, non ci badò affatto, continuando a dare una sistemata al salotto.
- bene, come preferisci. Torno dopo con il the.- e senza aggiungere altro tornò, un po’ zoppicante a causa dell’anca, verso il suo appartamento salutando con un buffetto il maggiore degli Holmes fermo sulla scala.
- Mycroft non fare l’idiota, ti ho sentito.-
L’uomo spinse con la punta del suo immancabile ombrello la porta socchiusa dell’appartamento, entrando con passo misurato.
-mi sembra di aver capito che John ti ha lasciato qui tutto solo, immerso nella noia, in favore di una giornata con la sua nuova ragazza. Carino da parte sua non trovi?-
Per tutta risposta il Consultive Detective sollevò un sopracciglio, fulminando con i suoi occhi di ghiaccio il fratello maggiore che intanto, con nonchalance, aveva preso posto sulla poltrona ormai considerata di John.
- sei ingrassato Mycroft?-
- che cosa centra ora?-
- niente, così come la tua presenza qui.-
Scattò in piedi, afferrando il cellulare e componendo velocemente un messaggio. Poi l’infilò nella tasca della vestaglia, concentrando tutta la sua attenzione sull’uomo.
Via il dente, via il dolore.
- sapevo che saresti venuto di persona. Ciò che mi sfugge è il perché. La mia risposta non cambia.-
Mycroft accavallò le gambe, sorridendo tranquillo, cosa che mandò letteralmente in bestia il detective.
Che cosa aveva da ridere?!
- ho una proposta da farti, anzi no… una specie di scommessa.-
Sherlock corrugò la fronte, sedendosi sulla poltrona di pelle nera, ora attento e concentrato.
- spiegati.-
- è molto semplice. Devi fare una cosa per me e documentarla. Se non lo farai sarai costretto ad accettare ciò che ti chiedo.-
- che genere di… cosa!- sibilò, sempre più attento. Le mani serrate sui braccioli.
- ripeto, una cosa banale. Banale per le persone normali.- sottolineò pesantemente l’ultima parola, guardandolo con gli occhi socchiusi.
Si sentiva padrone della situazione e si stava divertendo da morire.
- Mycroft, COSA!-
Quasi urlò, sporgendosi verso di lui. Gli occhi spalancati e un po’ folli.
- un bacio.-
Il silenzio che scese fu dei più pesanti mai avvertito in Baker street. Sherlock era a bocca semi- aperta. Completamente allibito. Aveva lasciato cadere la sua solita maschera, troppo scosso da una semplice e banale parola.
- un bacio alla persona a te più vicina. A te la scelta.-
- stai… stai scherzando? Per quale motivo? No!-
Panico. Panico più assoluto. Mai visto in Sherlock Holmes. L’uomo più impassibile e più freddo del ghiaccio stesso.
Mycroft si trattenne, con immensa difficoltà, dal ridere apertamente. Passò una mano sulle labbra, mascherando il sorriso.
- consideralo un gioco alla scoperta dei sentimenti. Non hai nulla da fare, nessun caso tra le mani. Consideralo un regalo da parte del tuo fratello maggiore per ammazzare la noia.-
Sherlock a poco a poco, si riprese abbastanza da serrare la mandibola in un’espressione furiosa. Dopo avergli dato l’input, era arrivato facilmente alla conclusione.
Holmes grande fece un sorriso e si alzò, rassettandosi il suo completo elegante.
- hai ventiquattr’ore di tempo. Voglio che m’invii una foto del momento. Ah non solo a me… anche Greg è informato della scommessa e ne è entusiasta.-
Si alzò in piedi, puntandogli l’indice contro il petto.
- non lo farò mai.-
- allora accetta quello che ti ho chiesto per e- mail.-
- neanche morto.- sbottò, cominciando a camminare in tondo, come un animale in gabbia.
L’uomo scosse la testa.
- no no, devi scegliere. O una o l’altra. Per una volta che puoi… fallo!-
Sherlock bloccò il suo andirivieni, passandosi una mano sulla fronte.
- non abbiamo più due anni…-
-TU si!-
Mycroft nel paese dei balocchi. Così si sentiva. Poteva vedere, sotto la matassa di ricci gli ingranaggi del suo cervello lavorare febbrilmente.
- Tu insulti la mia intelligenza.-
- uh uh…-
La risposta piccata da parte di Holmes grande non venne mai sentita a causa di Mrs. Hudson che entrò in quel momento con due tazze di Earl grey tea fumanti.
- ho portato il the.-
Mycroft declinò l’offerta con un sorriso dicendo di avere un impegno urgente.
- dovrà andare a propinare una scommessa al presidente degli stati uniti, o direttamente alla regina.- disse Sherlock, soffiando sulla sua tazza di the e scrutandolo con gli occhi pieni di fastidio.
- Sherlock.- lo redarguì la padrona di casa, dandogli uno schiaffetto sulla spalla.
- mi dispiace che tu non possa rimanere, sarà per la prossima volta.-
- molto volentieri signora Hudson. Bene, ora vado. Sherlock?-
Holmes poggiò la sua tazza, con studiata lentezza. Le lunghe dita accarezzarono il bordo di ceramica, soppesando la risposta.
- accetto.-
- cosa?- domandò la padrona di casa, curiosa, spostando lo sguardo tra i due fratelli.
- niente signora. È tutto a posto.-
Si avviò verso l’uscita, sventolando una mano.
- ventiquattr’ore. Non dimenticarlo.-
Holmes non rispose, riprendendo a sorseggiare il suo the. Era stato raggirato da Mycroft, in un modo inconcepibile per lui. Dare un bacio a qualcuno. Non poteva farlo, andava contro ogni logica e soprattutto contro ogni suo bisogno. Non aveva necessità d’affetto ma solo di ragionamenti ben calcolati, puzzle e enigmi di ogni genere.
Era frustrante.
“Un bacio, intendeva a John ovviamente.”
- cosa state architettando?-
- niente signora Hudson, niente davvero!-
 
 
 

Angolo autrice:
Quando ho visto due immagini riguardanti Sherlock e John ( che non pubblico in questo capitolo ma nel prossimo per non rovinarmi la sorpresa) ho pensato “Dio, devo scriverci su, non c’è storia!”
Bene, eccomi qui… saranno solo due capitoli! ^_^
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate… un grosso bacio!
Rora 

  
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