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Autore: Alessia NightOwl    11/04/2012    10 recensioni
"Non dire mai no all'amore fino a quando non sarai certa che non possa più farti battere il cuore."
Questa è una semplicissima storia, è la storia di una donna e i suoi problemi nella vita reale.
Riuscirà ad affrontare le nuove avventure che gli si presenteranno davanti, oppure deciderà di mollare tutto, ancora una volta?
Genere: Drammatico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Salve a tutti. Sono orrendamente in ritardo con questo aggiornamento e chiedo perdono, ho avuto problemi. Spero solo voi siate stati abbastanza pazienti da aspettarmi.

In questo capitolo ritroveremo di nuovo la forte amicizie fra le due donne, ma soprattutto un personaggio vi deluderà enormemente :)

Spero lo apprezzerete.
La canzone che ho scelto è della stessa artista che ho "usato" per il capitolo precedente. La sua voce scaturisce in me tantissime emozioni diverse.

Ah e prima che mi dimentichi. Ringrazio tutte le persone che lasciano un pensiero. Tutte quelle persone che mi spronano ad andare avanti. Non avrei mai pensato che una "semplice" storia come questa potesse piacere. Grazie di cuore!

Buona lettura e buon ascolto.



Capitolo 13. (Friendship comes First)

Ero rimasta sola alla caffetteria, avevo detto a Sean e Claire di andare a passare la loro bella serata; io mi sarei arrangiata, tanto quella sera il locale era abbastanza deserto.

Come sempre accesi la musica che mi riempì di energia e voglia di fare, decisi di dare una bella pulita a gli spogliatoi, troppo spesso lasciati da parte.

Stavo canticchiando in attesa che arrivasse Mark, mi aveva detto qualche ora prima che verso le undici sarebbe venuto a trovarmi; sentii il cellulare suonare nella tasca del mio giubbotto appeso all’anta dell’armadietto.

Il numero era di Clay, non capivo cosa volesse visto che era insieme alla sua nuova fiamma.

“Ehi piccola mia, non ti diverti? Non puoi fare a meno della tua migliore amica neanche in questi momenti?” Risposi ridendo pensando di prenderla un po’ in giro.

Dall’altra parte del telefono sentii solo dei singhiozzi. Il mio tono cambiò repentinamente, proprio come il mio respiro che si affannò subito.

“Clay, cosa succede? Dove sei? Parlami.”

“El-Elly…Sono in una…stanza di un hotel, penso a Dublino.” La voce della mia amica era spezzata dal pianto e facevo fatica a capirla dato che parlava in un sussurro.

“Ok, sei in una camera d’albergo, e? Cosa ti ha fatto Sean?” Ero sempre più in preda al panico, erano anni che non la sentivo così sconvolta.

“Abbiamo fatto sesso e poi lui è scomparso, mi ha lasciato qui da sola dicendomi che aveva ottenuto quello che voleva. Una serata carina in cui spassarsela con una bella donna.” Clay buttò fuori tutto in un fiato e poi precipitò ancora fra le lacrime disperate.

“Ma ti ha fatto del male?” Non potevo pensare che potesse essere successo qualcosa di brutto, la vista si annebbiò… Clay era parte di me, come una sorella gemella, non avrei sopportato niente, inoltre odiavo sentirla piangere.

“No, non mi ha fatto niente… Ero consenziente, ma non me lo aspettavo, ci sono rimasta di merda. Mi sembrava un uomo così buono e gentile…. Se ne è andato lasciandomi qui e non so come tornare a casa…” Di nuovo le lacrime.

“Ok, riesci a vedere il nome dell’hotel, vengo a prenderti io. Tu non muoverti di lì.”

Mentre parlavo buttai per terra la scopa e mi infilai il giubbotto, mi salvai il nome dell’hotel sul cellulare e corsi fuori spegnendo le luci; presi le chiavi e chiusi la porta del locale.

Sentii una mano che mi toccò la spalla e sobbalzai dallo spavento. “Ehi tesoro, calmati. Cosa succede?” Era Mark, ma non c’era tempo di spiegare.

“Mark mi dispiace per stasera non posso rimanere. Devo andare da Claire, ha bisogno di me.” Dissi mentre mi allontanavo, dovevo prendere il traghetto e quello che stava per partire era proprio l’ultimo tragitto della serata. Non mi interessai di fare il biglietto, mi diressi verso la macchina per imbarcarla.

Mark mi fermò per un braccio. “Aspetta, ti accompagno, prendiamo la mia macchina è più veloce ed ha il navigatore.” Disse tirandomi verso la sua Mercedes.

Imbarcammo la macchina e rimanemmo seduti. Il percorso del traghetto era abbastanza veloce e sicuramente l’auto di Mark sarebbe stata d’aiuto a percorrere tutti quei chilometri che avrebbero separato Dublino da Portstewart; il porto in cui saremmo arrivati.

Io tremavo e Mark mi guardava, mi prese la mano e la strinse. “Cosa sta succedendo Elly? La tua amica è in pericolo?”

Mi girai a fissarlo, come fosse un fantasma, sobbalzai. “Oddio, no no non è in pericolo. Non deve essere in pericolo. Dobbiamo andarla a prendere in un hotel a Dublino. Quel bastardo di Sean l’ha lasciata lì senza dirle niente.”

Ero in preda al panico e stavolta nemmeno la presenza di Mark serviva a calmarmi.

“Ok, fammi vedere il nome dell’hotel, così lo impostiamo nel navigatore e vediamo di trovare la via più veloce.” Anche in questa situazione sapeva come comportarsi. Sapeva che niente avrebbe distolto la mia attenzione da Clay e così concentrò anche la sua, due menti erano meglio di una.

Guardando il navigatore non ci accorgemmo che eravamo quasi arrivati. Per fortuna avevamo trovato una via veloce per raggiungerlo ed eravamo ancora più fortunati perché nessuno si accorse che eravamo saliti senza biglietto.

Mark uscì dal porto e ingranò la marcia, la sua macchina sfrecciava fra le strade buie e trafficate.

Non parlavamo, non sarei stata in grado di affrontare nessun discorso, fissavo la strada e poi il navigatore e ancora la strada. Non vedevo l’ora che la voce metallica mi distogliesse dai pensieri per avvisarci che eravamo arrivati.

Presi il cellulare e provai a chiamare Claire, che non rispose. Ripresi a tremare e sudare. Perché non rispondeva? Cosa succedeva? Stava bene?

Continuai a chiamare e sentire squillare a vuoto mi stava facendo cadere in un buco nero. DOVEVO sentire la sua voce.

Finalmente dopo la quarta telefonata Clay rispose.

“Si può sapere dove cazzo eri finita? Sono quattro volte che ti chiamo, vuoi farmi venire un infarto per caso?” Avevo il fiatone ed ero terrorizzata dalla sua risposta.

“No, Elly ti prego calmati. Va tutto bene, ero solo in bagno che cercavo di ripulirmi il viso da tutto il trucco sbavato. Va tutto bene, sono qui che ti aspetto.” La voce di Clay era sicuramente più tranquilla della prima telefonata, ma sentivo comunque una piccola punta di disperazione nella sua voce, che lei cercava di nascondere con destrezza.

“Ok, scusami. Ho solo bisogno di vederti con i miei occhi, poi riuscirò a calmarmi anch’io. Comunque fra mezzora saremo lì, fatti trovare nella hall così ce ne andiamo subito.”

Quando infilai il cellulare in tasca sbuffai fuori tutta l’ansia che mi stava distruggendo i nervi. Volevo così tanto bene a Claire, lei era metà della mia anima, non avrei potuto stare senza di lei e non potevo nemmeno immaginare che fosse sola in una situazione potenzialmente pericolosa.

Forse a gli occhi di Mark sembravo esagerata, ma non era così. Tenevo a lei come fosse mia sorella, mia figlia, mia madre… Lei era tutte loro messe insieme. Lei era Claire.

“Tesoro, fai un bel respiro. Quando arriveremo dovrai sostenerla e farla sfogare, non puoi farti trovare in queste condizioni.”

Aveva perfettamente ragione, mi girai a guardarlo e gli sorrisi. “Grazie Mark.” Mi limitai a dire quelle parole, ma le sputai fuori insieme ad un pezzo del mio cuore.

Lui mi attirò a se con un braccio e mi baciò la fronte sorridendo. “Andrà tutto bene Elly. Claire è fortunata ad avere un’amica come te che corre subito in suo aiuto. Riuscirete a superare questa situazione insieme.”

Né io né lui sapevamo chiaramente cosa fosse successo, ma nonostante questo le sue parole mi fecero calmare perché sapevo che era così. Sapevo che insieme avremmo superato tutto, era sempre stato così. Io e Clay eravamo fatte per superare i problemi.

Scesi dalla macchina e entrai nella hall dell’hotel come un treno in corsa. Clay era seduta su un divanetto con gli occhi chiusi.

Corsi da lei e l’abbracciai subito, senza nemmeno salutarla. Lei scoppiò a piangere fra le mie braccia, non servivano parole in quel momento, bastava il calore dell’amicizia.

L’aiutai ad alzarsi e tornammo in macchina, scambiando due veloci occhiate con Mark decisi di sedermi sui sedili posteriori insieme a lei.

Finalmente smise di piangere e iniziò a parlare senza che io le chiedessi niente.

“Sai, ieri sera eravamo stati così bene insieme, quando parlavamo mi sembrava già di conoscerlo da una vita. Era stato gentile e dolce e alla fine tutti e due ammettemmo di essere stati molto bene.” Fece una piccola pausa e si appoggiò al mio petto emettendo piccoli singhiozzi, io le accarezzavo i capelli in attesa che continuasse.

“Stasera invece mi sono lasciata andare, sono stata una stupida; mi sono fatta convincere dalle sue maniere da gentiluomo, mi sono fatta attirare dal suo comportamento così affabile… Ci sono cascata come una stupida, come fossi ancora un’adolescente.” Un’altra pausa, stavolta il suo tono di voce era di rimprovero, verso se stessa; certo non era stata attenta a lasciarsi andare così, ma la capivo e non mi andava di giudicarla per questa sua azione avventata.

“Mi ha portato in albergo perché doveva prendere delle sue cose, ha detto lui. Poi ci siamo lasciati andare, è successo tutto molto velocemente ed ero sinceramente contenta alla fine di tutto. Poi lui è cambiato repentinamente, il suo sguardo è diventato beffardo e duro. Dopo poco era vestito e pronto ad uscire. ‘E’ stato bello e troppo facile. Pensavo che essendo una donna così vissuta avresti opposto più resistenza. Beh comunque grazie per la scopata. Addio Claire.’ Ecco cosa mi ha detto prima di sbattere la porta. Io ero nuda e dopo essermi vestita sono corsa giù alla hall per vedere e capire se avesse lasciato un messaggio o una sua traccia, ma niente.”

La sua voce si spense e si raggomitolò addosso a me. La mia rabbia saliva prepotentemente e mi accorsi che anche Mark era decisamente nervoso. Guidava male e scuoteva la testa con vigore, le sue mani erano avvinghiate al volante e le sue nocche erano bianche da quanto era forte la presa.

“E’ stato un stronzo. Tu hai sbagliato a cadere nella sua trappola, ma di certo lui è stato un enorme e grosso stronzo.” Ero la sua migliore amica, ecco perché non diedi la colpa completa a Sean, non mi piaceva dare ragione a Clay solo perché era la mia migliore amica. Doveva capire che anche lei aveva fatto i suoi errori. Mi resi conto che ne era consapevole e che si era già ‘frustata’ abbastanza per l’errore commesso.

“Quando torniamo domattina andiamo in ufficio da Sean e gliene diciamo quattro.” Dissi tamburellando le dita sul vetro.

“Oh cazzo. Non avevo pensato al fatto che domattina me lo ritroverò davanti.” Un piccolo tremito di paura la percosse. La situazione non sarebbe certo stata facile e capivo il suo disagio.

“Se non ti va ci parlo solo io, certo non gliela faccio passare liscia.”

Il resto del viaggio continuò in silenzio, Mark accese la musica per alleviare il peso di quel mutismo.

Tutti ci rilassammo, addirittura Clay si addormentò fra le mie braccia.

L’accompagnammo a casa e le chiesi se voleva che le tenessi compagnia, ma la risposta fu un ‘no’ sorridente. Per fortuna stava un po’ meglio. Il resto dei problemi li avremmo affrontati insieme il giorno dopo.

   
 
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