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Autore: EvgeniaPsyche Rox    11/04/2012    10 recensioni
«Roxas...», mi chiamò dopo qualche minuto di silenzio, ottenendo la mia attenzione.«Perchè ti piacciono tanto?»
«Cosa?»
«I soffioni, dico.»
«Oh.», mi limitai ad esclamare, voltando lo sguardo verso l'ambiente circostante, come se la risposta potesse essere lì, da qualche parte: avevo sempre amato quei lunghi sentieri in cui mi portava Axel.Passavamo così i pomeriggi liberi; lui mi trascinava in qualche nuovo posto da esplorare, io mi guardavo attorno, infine trovavamo un posticino tranquillo dove sederci e lì mi riempiva di sussurrii, baci e carezze.
Mi accorsi che, effettivamente, era la prima volta che mi aveva posto una domanda del genere; solitamente non si interessava a certi dettagli, per questo rimasi piacevolmente stupito.
«Non saprei...», mormorai in un primo momento, mentre lui continuava a scrutarmi in attesa di una risposta più precisa.«Sai, io credo che mi piacciono perchè sono sospesi
«Sospesi?», ripetè lui con fare confuso, come se non conoscesse il significato di quella parola.
«Sì, sospesi.»
«Non riesco a seguirti, Roxas.»
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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*Note dell'autrice - per una volta le ho messe prima della storia.Stupiti, eh?- [Smettila di assumere sostanze stupefacenti, ti prego.n.d.a Altra me.]* No, va beh, anche perchè ho scritto prima le note della storia stessa, quindi.
Questa storia è nata in realtà il 01-04-12.Siccome ero particolarmente scazzata, ho deciso di uscire per farmi una bella passeggiata -Oh, cazzo, fa rima!- , notando così i soffioni.-Uhm, quei fiori (?) strani che si soffiano..Avete presente?- Ecco, li ho sempre amati e ho deciso di scriverci una storia su; e, ovviamente, non potevo non utilizzare Axel & Roxas [Olà, fantasia portami via '.'] come personaggi.
E' una One-shot con diversi scambi di dialoghi, il tutto è circondato da un'alone perennemente sospeso, con un pizzico di romanticismo, forse, e loro riflessioni.
Non saprei se Roxas sia un pò OOC; nelle fan fiction spesso viene descritto come un personaggio acido e freddo -Non che in questa storia non sia un pò acido, ovvio-, però io ho sempre pensato che lui sia anche molto riflessivo e melanconico, per certi lati.Diciamo che in questa storia emergono altri lati del suo carattere che solitamente vengono sotterratti dal suo orgoglio.
Va beh.
In realtà io ho sempre preferito scrivere in terza persona; probabilmente perchè questo mi permette di entrare nella psicologia di tutti i personaggi, ma, questa volta, ho deciso di cambiare un pò e scrivere in prima persona [Perchè cavolo continuo a scrivere in grassetto?Boh.], tanto per vedere cosa ne usciva fuori.
Che altro dire?Bah, spero solo che la storia sia di vostro gradimento.Non ha molto senso, alla fine, però ci tenevo particolarmente a postarla.E, mi raccomando, commentate, altrimenti...Uhm, vi lancerò dei soffioni in testa (?!).Soprattutto se postate la storia tra le ricordate e/o preferite; come ripeto sempre, mi irritano assai le persone che leggono senza commentare.
Alla prossima, e buona lettura, people (:
Ps.Ringrazio la musica di Aqua's Theme che mi ha accompagnata mentre scrivevo questa storia; io vi consiglio vivamente di ascoltarla durante la lettura, la trovo perfetta per il contesto, sul serio.http://www.youtube.com/watch?v=cTzYOM0bCUo&feature=related



                       Suspension: Taraxacum officinale.


Ho sempre pensato che ci fossero tre tipi di soffia-soffia; quelli troppo resistenti, quelli troppo deboli e, non meno importanti, quelli perfetti.
I primi sono appunto troppo resistenti; quando li prendi, nonostante ti sforzi di soffiare, i petali non volano via e così sei costretto a staccarli con le mani, perdendo tutto il divertimento.
Al contrario, quelli troppo deboli, non appena vengono colti, metà dei loro petali volano via, senza neanche darti il tempo di soffiare.
E infine ci sono i soffia-soffia perfetti: quelli in cui i petali volano via soltanto quando soffi, lasciandosi trasportare dalla lieve brezza.
Axel, invece, li detesta: appena ne vedo uno mi afferra per il polso, cercando in ogni modo di impedirmi di raccoglierlo e soffiarlo via.
Il fatto è che trova odioso quando qualche petalo va' ad infilarsi tra i suoi perfetti capelli.
«Roxas, ti prego!», mi implorò lui non appena riuscii a divincolarmi dalla sua forte presa, correndo verso il soffione che avevo intravisto.
Mi chinai lentamente, rimanendo per qualche secondo a scrutarlo con estrema attenzione, quasi fosse una bellezza superiore; allungai delicatamente la mano e lo raccolsi, per poi voltarmi verso Axel che mi aveva già raggiunto, sospirando e scuotendo la testa diverse volte.«Sei il solito bambino, Roxas.»
Lo guardai storto, tirando fuori la lingua per dispetto, per poi rialzarmi e soffiare contro la piccola piantina, assumendo poi un'espressione delusa: era di quelli troppo resistenti.
Arricciai le labbra, quasi offeso, limitandomi a lanciarlo sul terreno bagnato, infilandomi le mani in tasca prima di riprendere a camminare.
«Ehi, che ti prende?», la sua calda voce risuonò nelle mie orecchie, facendomi rallentare appena il passo, senza però voltarmi.«Niente, era un soffia-soffia resistente.», mi limitai a spiegare brevemente, sentendo poi le sue braccia avvolgere la mia vita.
«Ah', Roxas...», lo sentii sospirare appena con quel tono di voce quasi rimprovero, mentre sul suo volto si stampò un sorriso divertito.
Inizialmente, quando gli avevo spiegato la mia suddivisione di quei fiori che amavo tanto, mi aveva guardato stralunato, scoppiando poi in una grassa risata.Lo trovava divertente.Anzi, mi trovava divertente.Me l'aveva sempre detto, ma non sono mai riuscito a capire il perchè.
Dal canto mio lo ignorai, porgendogli l'ennesima domanda: «Perchè i soffia-soffia non possono essere tutti perfetti?»
«E' così e basta.», tagliò corto lui, facendo risalire la mano fino ai miei capelli, divertendosi ad arricciarli tra le proprie dita, com'era di sua abitudine fare.
«Che ingiustizia...», farfugliai io con una smorfia imbronciata, incrociando le braccia, sotto il suo sguardo perennemente divertito.
Sollevò un soppraciglio, smettendo improvvisamente di camminare e costringendomi a bloccarmi, guardando poi attentamente i miei occhi.«Secondo te esiste la perfezione?», la sua stramba domanda mi mandò in crisi e mi limitai a spostargli la mano dalla spalla, quasi infastidito dal quel contatto.
«No, certo che no.», risposi dopo una breve esitazione iniziale, mentre lui scoppiò a ridere, chinando la testa all'indietro e permettendo ai suoi fiammeggianti e lunghi capelli di essere carezzati dal vento.
«E adesso perchè stai ridendo?», lo osservai, irritato, senza riuscire a spiegare la sua improvvisa reazione.
«Sei così divertente, Roxas.» e, dopo aver detto ciò, accennò un raggiante sorriso che mi illuminò più di quanto stesse facendo il sole in quel momento; si chinò in modo da raggiungere la mia altezza, borbottando qualcosa su quanto fossi basso, per poi fiondarsi sulle mie labbra senza preavviso, appoggiando nuovamente la sua mano sulla mia spalla.
Fui scosso da un brivido, e cercai in ogni modo di spostarmi, senza grandi successi: sospirai nella sua bocca, venendo travolto dal suo sapore caldo e sensuale che ogni volta mi trascinava in un tornado di emozioni senza precedenti.
Dopo una decina di secondi riuscii finalmente a staccarmi dalle sue labbra, voltando lo sguardo altrove con le gote arrossate.«Non...Non mi hai ancora spiegato perchè sarei divertente.»
Mi scompigliò i capelli senza smettere di sorridere.«Perchè la perfezione esiste.»
«Davvero?»
«Certo.Basta che ti guardi allo specchio e la troverai.», quella sua risposta inizialmente mi lasciò perplesso e ci misi un pò a capirla; a quel punto sgranai un poco gli occhi, arrossendo ancor' di più, sforzandomi in ogni modo di non mostrare il mio imbarazzo già troppo evidente di fronte agli occhi di Axel.
Lo vidi ridere piano, mentre mi avvolse in un caldo abbraccio, cercando ogni più piccolo contatto fisico con me.«Beh, cosa rispondi a questo mio magnifico complimento, nanerottolo?»
Strinsi le labbra in una smorfia contrariata al suo appellativo, alzando appena lo sguardo verso di lui, incrociando così le sue iridi smeraldine che non facevano altro che scrutarmi.«Se ti aspetti che ti risponda con qualcosa del tipo 'Anche tu sei perfetto', allora, mi dispiace deluderti, ma non sentirai mai delle mie labbra uscire qualcosa del genere.»
«Ma come sei cattivo!», piagnucolò lui sciogliendomi dal suo abbraccio e volteggiando su se stesso, appoggiando così la mano sinistra sulla sua fronte in un gesto teatrale.«Ah', le tue parole mi feriscono così tanto!»
Abbassai lo sguardo verso il terriccio, osservandomi le scarpe a quadretti bianche e nere, sentendomi improvvisamente strano; mi stavo accorgendo sempre più del fatto che, ogni volta che Axel si allontanava da me, mi sentivo perso, in un certo senso.
La sua quotidiana presenza mi stava rissuchiando e lui stava diventando davvero qualcosa di essenziale, per me.
Ma non l'avrei ammesso.Almeno, non adesso.
«Ti senti bene?», scossi la testa, ritornando alla realtà, mentre lui continuava a guardarmi con un lieve cenno di preoccupazione.
Annuì, riprendendo dopo qualche secondo a parlare: «Non mi hai ancora detto perchè tutti i soffia-soffia non possono perfetti.»
«Roxas, quante volte te lo devo dire che non si chiamano soffia-soffia, ma Taraxacum officinale?T.A.R.A.X...Uh, è difficile fare lo spelling, accidenti'...», si interruppe improvvisamente, grattandosi la testa, per poi scrollarsi le spalle.«Va beh, puoi anche chiamarli soffioni, ma non soffia-soffia
«Io li chiamo come voglio.», mi limitai ad affermare schiettamente, roteando lo sguardo da una parte all'altra dell'ambiente circostante; ormai il sole era scomparso dietro i nuvoloni grigi che si avvicinavano numerosi sopra le nostre teste, preannunciando un futuro aquazzone.
«I tuoi amati soffia-soffia non possono essere tutti perfetti perchè non ci può essere troppa perfezione nel mondo.Ci sei già tu, non ti basta?», ritornai ad osservarlo; i suoi capelli rossi, scossi leggermente dal vento, furono sicuramente la cosa che più mi avevano colpito di lui.Inizialmente li avevo trovati stupidi, o da pagliaccio, ma ormai mi accorsi che Axel senza i suoi amati capelli non poteva più essere Axel.
I suoi occhi mi avevano sempre ricordato il colore lucente degli smeraldi; così intensi che sapevano lanciare e gridare emozioni solamente attraverso un'occhiata.
Non risposi.Semplicemente non trovai nulla da dire, limitandomi a riprendere la camminata, sfiorando la sua mano destra con l'indice: e lui sapeva perfettamente che era un mio invito implicito per stringermi la mano, che, infatti, colse immediatamente.
«Roxas...», mi chiamò dopo qualche minuto di silenzio, ottenendo la mia attenzione.«Perchè ti piacciono tanto?»
«Cosa?»
«I soffioni, dico.»
«Oh.», mi limitai ad esclamare, voltando lo sguardo verso l'ambiente circostante, come se la risposta potesse essere lì, da qualche parte: avevo sempre amato quei lunghi sentieri in cui mi portava Axel.Passavamo così i pomeriggi liberi; lui mi trascinava in qualche nuovo posto da esplorare, io mi guardavo attorno, infine trovavamo un posticino tranquillo dove sederci e lì mi riempiva di sussurrii, baci e carezze.
Mi accorsi che, effettivamente, era la prima volta che mi aveva posto una domanda del genere; solitamente non si interessava a certi dettagli, per questo rimasi piacevolmente stupito.
«Non saprei...», mormorai in un primo momento, mentre lui continuava a scrutarmi in attesa di una risposta più precisa.«Sai, io credo che mi piacciono perchè sono sospesi.»
«Sospesi?», ripetè lui con fare confuso, come se non conoscesse il significato di quella parola.
«Sì, sospesi.»
«Non riesco a seguirti, Roxas.», affermò lui con un lungo sospiro, aspettando una mia spiegazione dettagliata che, infatti, non tardò ad arrivare:
«Sospesi, Axel.Sospesi.I soffia-soffia sono sospesi.Attendono di essere colti per poi volare via, liberi.Ognuno di quei petali avrà una meta diversa, sconosciuta; si lasceranno cullare soavemente dal vento prima di acasciarsi sul pavimento o su qualche prato.Ma il momento più emozionante, per loro, è proprio il volo, perchè sono sospesi.Si chiedono dove andranno a finire, sperano e chiacchierano con il vento.Si lasciano trasportare perchè hanno fiducia in lui.»
Mi bloccai un momento, accorgendomi del mio fiume di parole; era imbarazzante, non solo perchè non ero abituato a parlare molto, ma soprattutto per il significato delle mie frasi.
Immaginai che Axel sarebbe scoppiato a ridere, come al solito, ma si limito a guardarmi, spalancando un poco la bocca, prima di sorridere dolcemente e allungare la mano libera per strofinare il suo dito sulla mia guancia.«Hai detto delle cose bellissime, lo sai?»
«Non ho detto nulla di che...», mi limitai a borbottare impacciatamente, storcendo il naso, continuando a sentire il suo sguardo addosso.«Anche se poi i soffia-soffia mi piacciono per un altro motivo...»
«E quale sarebbe?», mi chiese lui, particolarmente e insolitamente curioso.
«C'erano tanti soffia-soffia...Il giorno in cui ci siamo conosciuti.», spiegai dopo essere rimasto qualche minuto in silenzio, sentendomi sempre più in imbarazzo a causa di quella rivelazione.
Mantenni lo sguardo basso, tremendamente in soggezione dal fatto che si era creato un improvviso silenzio, finchè, improvvisamente, non mi sentii sollevare in aria.
«A-Axel, ma che fai?!», trillai cercando di aggrapparmi al suo collo per evitare di cadere nonostante lui mi reggesse con forza.«Lasciami, accidenti!»
«Non hai appena detto che i soffioni si lasciano trasportare dal vento?Lasciati trasportare da me, andiamo!», mi incitò lui con un enorme sorriso a trentadue denti, facendomi zittire immediatamente.
Rimasi così, aggrappato al suo collo per più di cinque minuti, avvolto nel silenzio più totale; era talmente strano che lui non stesse parlando, che, alla fine, gli chiesi: «Axel, si può sapere dove stiamo andando?»
Lui, dal canto suo, non rispose, limitandosi ad indicare con la testa di fronte a sè; sgranai gli occhi, stupito.
Di fronte a noi si ergeva un'enorme distesa di prato e, al suo interno, spiccavano almeno un centinaio di soffia-soffia che sembravano chiamarmi.
«Ma...Come...?», mi limitai a balbettare, senza riuscire a costruire una domanda sensata, facendo così ridere Axel mentre mi faceva scendere, spingendomi appena.«Avanti, va' a divertirti!»
Ma io mi voltai nuovamente verso di lui, buttandomi tra le sue braccia, sentendo subito il contatto della sua mano tra i miei capelli.«Di niente, Roxas.», sussurrò, intuendo il mio ringraziamento, prima che io mi allontanassi dalle sue braccia, pronto a correre verso il prato.
«Adoro i Taraxacum officinale!», affermai allegramente, fiero di aver finalmente imparato il nome.
Axel assunse un'espressione contrariata, schioccando la lingua e scuotendo così il suo cespuglio rosso: «Si chiamano soffia-soffia, Roxas!S.O.F.F.I.A-S.O.F.F.I.A.L'hai memorizzato?», e si picchiettò la testa, mentre io accennai una risata, sentendo le prime gocce di pioggia che si posavano sui nostri capelli.
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*Rox' vuole rompere ancora un pò.*

Ehm, sì, insomma.Un pò fiera lo sono, suvvìa.Non è uscita così male come temevo...Almeno spero.
Ps.Ma sono l'unica che ha fatto questa suddivisione dei soffioni -Eh, sì, perchè io l'ho sempre fatta davvero- o è una cosa normale?Ditemi che è normale, vi prego D:
Anyway, adesso posso sparire di scena.
Alla prossima, e questa volta per davvero!
E.P.R.

 

   
 
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