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Autore: Scar_    11/04/2012    3 recensioni
La mia vita ha cominciato a cambiare quando il ragazzo che frequentavo da qualche mese, ma di cui ero profondamente innamorata, mi fece l’elenco delle ragazze con cui mi aveva tradita. Non era un elenco molto corto, proprio no. E comprendeva alcune delle mie più… fidate amiche.
La storia delle corna che mi pendevano sulla testa fece il giro del mondo in poche ore, e così mi appiccicarono, metaforicamente parlando, sulla fronte un adesivo che recitava “scaricata da un cesso”. Sì, lui era brutto da far paura, io invece avevo perso tutta la mia autostima, visto che non riuscivo più ad entrare in una stanza senza scatenare un coro sommesso di risatine.
Poi un giorno incontrai Karl Lagerfeld.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi di nuovo qui!
Con una nuova, affascinante, spumeggiante! (o almeno spero) fan fiction :D
Allora, che c'è da dire... Tutti coloro che hanno letto quella appena terminata, sicuramente noteranno una certa differenza nel carattere dei personaggi, nel tipo di storia in sè... Per il resto, il protagonista maschile resta lui ;)
Cambiamo ambientazione, cambiamo "mondo", cambia un po' tutto... Va bene, sto divagando, non so nemmeno io che altro scrivere. Forse è il caso che la smetta xD
Prima di iniziare, il rating è arancione ma in qualche capitolo si sposterà sul rosso ma, essendo degli episodi isolati, ho reputato eccessivo metterlo per tutta la storia. Sarete avvisati, tranquilli xD
Le parti in corsivo sono Matt's POV.
Detto ciò, ci vediamo al prossimo capitolo!
Fatemi sapere cosa ne pensate! :D
Scar (L)


M i l l i o n

D o l l a r

B a b y


Prologo



Sono passati giorni. I giorni sono diventati settimane... e le settimane mesi.
E’ arrivato Natale, un altro Natale, e ancora una volta mi ritrovo a Parigi, sola, senza la voglia di tornare dalla mia chiassosa e meravigliosa famiglia, senza nemmeno la voglia di affogare sotto le coperte e guardare Miracolo sulla 24esima strada con l'unica compagnia di un paio di bottiglie di vino. Ho mandato una montagna di regali col corriere espresso, ho già consegnato a Karl il suo, ne ho comprato uno anche per Emma e l'ho abbandonato sul tavolino, indecisa sul da farsi.
- ci rivediamo ancora una volta, signor Bond - sussurro al sacchetto di D&G Jewels, non ricordo nemmeno da quanto tempo si trova lì. Continuo a fissarlo, e a pensare a tutto quello che è successo…



La mia vita ha cominciato a cambiare quando il ragazzo che frequentavo da qualche mese, ma di cui ero profondamente innamorata, mi fece l’elenco delle ragazze con cui mi aveva tradita. Non era un elenco molto corto, proprio no. E comprendeva alcune delle mie più… fidate amiche. La storia delle corna che mi pendevano sulla testa fece il giro del mondo in poche ore, e così mi appiccicarono, metaforicamente parlando, sulla fronte un adesivo che recitava “scaricata da un cesso”. Sì, lui era brutto da far paura, io invece avevo perso tutta la mia autostima, visto che non riuscivo più ad entrare in una stanza senza scatenare un coro sommesso di risatine.
Ero in cerca di lavoro in quel periodo, e decisi che lì o dall’altra parte d’Italia, non sarebbe poi cambiato molto. Mi appoggiai per qualche tempo da dei parenti, venni assunta in un piccolo studio fotografico.
Mi decisi a perdere quei chili di troppo, persi due taglie, mi ritrovai con un corpo tonico e molto sensuale e con un certo successo col sesso opposto, cose a cui non ero assolutamente abituata.

Poi un giorno incontrai Karl Lagerfeld.
Ero in giro per il centro, e sapevo che lui si trovava in Italia, ma mai avrei pensato di trovarmelo davanti alla boutique di Chanel, con una sigaretta fra le labbra, come se fosse in posa e aspettasse semplicemente di essere fotografato.
Bè, l’ho fatto. Quando mai mi sarebbe ricapitato?
Se ne accorse, e uno degli scimmioni che lo accompagnavano mi raggiunse e mi disse che il signor Lagerfeld avrebbe gradito vedere la foto appena scattata. Mi ci vollero tre tentativi per capire cosa volesse, visto che lui parlava fluentemente francese, a differenza mia. La parola più lunga e difficile che conoscevo all’epoca era baguette.
La foto gli piacque, si presentò e mi disse che ero molto carina. Poi mi tolse gli occhiali da sole, guardò i miei occhi in controluce e decise che ero perfetta per la campagna pubblicitaria del suo nuovo profumo. Délicat et doux. Mi ci vollero cinque minuti per capire che mi aveva fatto un complimento, e che mi stava offrendo un lavoro strapagato.
Ce ne vollero altri quindici per convincermi che non mi stava prendendo per il culo.

Prima che me ne rendessi conto, mi ritrovai a Parigi, nella ville lumière, con un mega attico a St-Germain e un lavoro nella sede principale di Chanel. Come lui stesso era solito precisare, non ero semplicemente una modella di Karl Lagerfeld, anche perché le mie forme ancora molto pronunciate non me l’avrebbero mai permesso, ero stata un’illuminazione, una rivelazione, un’amica storica mai conosciuta. Tutto questo giro di parole, per dire che ero sostanzialmente la sua segretaria trattino tirapiedi, e che quando parlava con me si sentiva come se mi conoscesse da sempre.
Anche la stampa cominciò a conoscermi, visto che Karl ci teneva ad avermi a fianco ogni volta che metteva il naso fuori casa. I miei occhi, finemente e meravigliosamente truccati, finirono sulle riviste di tutto il mondo, talk show e giornalisti si contendevano la possibilità di fare quattro chiacchiere con la nuova beniamina di Lagerfeld, almeno per capire perché usava come testimonial una tipa che andava girando in jeans a sneakers, e che si occupava della sua agenda.
Ben presto scoprì i disegni che tenevo gelosamente custoditi, per non dire nascosti, in uno scatolone sul fondo del mio armadio, che avevo infilato lì dopo il trasferimento. Scarpe, montagne e montagne di scarpe, ma anche di abiti di presunta alta moda, che disegnavo da quando avevo 11 anni o poco più. Sognavo di essere una stilista ma, come spesso accade, col passare degli anni i sogni si fanno sempre più piccoli, fino ad essere scarabocchi a bordo pagina.
Mi disse che erano buoni, fattibili, e che era pronto ad investire nelle mie fantasie. Io lo ero un po’ meno. Fino alla fine, mi ha convinta a presentare un solo abito ed un solo paio di scarpe durante la London Fashion Week di Settembre. Abbiamo annunciato che un’attrice, probabilmente britannica, avrebbe indossato le mie “creazioni” durante il gala d’apertura. Ad essere onesti l’ha annunciato Karl, io ero dietro le quinte, in preda al panico, che sudavo come un tapiro condannato a morte.
La scelta è caduta su Emma Watson, ci sembrava l’ideale, visto che sono due anni che viene nominata, intervistata, premiata e ingaggiata ovunque. Ci serviva qualcuno che attirasse l’attenzione di tutti al suo arrivo, e lei, ne eravamo sicuri, ci sarebbe riuscita.

Esco dall’ingresso principale del Ritz facendo attenzione al vestito, per fortuna la mia auto è già qui, sorrido al portiere che mi aiuta con le borse, qualche paparazzo mi chiama da lontano ma non mi volto. Do l’indirizzo all’autista, mi appoggio allo schienale e mi godo il paesaggio londinese che scivola davanti ai miei occhi.
Siamo qui da qualche giorno, ci siamo messi a fare i turisti… abbiamo visto il cambio della guardia, siamo andati da Madame Tussauds, al Tower Bridge e sul London Eye. Sto portando l’abito e le scarpe ad Emma, ci siamo messe d’accordo per l’ultima prova costume, stasera c’è il gala. Devo dire che siamo entrate subito in sintonia, sin dalla prima volta in cui ci siamo incontrate per parlare della cosa e per presentarle qualche bozza… ogni volta che ci vediamo ci fermiamo a chiacchierare o a prenderci un caffè, addirittura mi è venuta a prendere all’aeroporto e ha insistito per farmi da guida e per portarmi a cena fuori. Probabilmente oggi non farà eccezione, entro a passo sicuro nel suo giardino, con un bel sorriso stampato in faccia.
- tesoro sei arrivata! – Emma mi apre la porta e si avvicina per abbracciarmi, mi fa strada fino al salotto – abbiamo compagnia, spero non ti dispiaccia -

Una ragazza entra dietro Emma, reggendo un copriabito ed una scatola di scarpe, rimane imbarazzata non appena ci vede ma immediatamente si apre in un sorriso e si presenta.
- salve… io sono Amelia -
Fa un cenno con la mano libera, subito dopo rimette in ordine una ciocca di capelli rossicci, sicuramente tinti, sistemandosela dietro l’orecchio. La nostra amica ci ha detto che stava arrivando un “astro nascente dell’alta moda” a consegnarle qualcosa, ma non mi aspettavo di certo una ragazza del genere. Ha l’aria abbastanza comune, cardigan verde bottiglia, jeans chiari e occhiali da sole sulla testa. Tutte le altre assistenti stiliste o modelle che ho conosciuto avrebbero preferito il suicidio ad una passeggiata senza tacco 12 e borsa di Hermès.
- loro sono Rupert, Daniel, Tom e Matt – ci presenta uno ad uno, rispondiamo con un cenno della mano o della testa
- ehm… sì, vi conosco di fama, insomma… -
- è una fan – Emma interviene e la salva dall’imbarazzo in cui è sprofondata, arrossisce e annuisce, senza smettere di sorridere
- l’avevamo intuito dalla maglietta… - accenna Rupert con un sorriso, lei si guarda e mi lancia un’occhiata veloce, forse si sta pentendo di aver messo una maglia con su scritto “Keep Calm and join Dumbledore’s Army”
- oh l’altro giorno ne aveva una divertentissima! Com’è che faceva? – Emma si volta verso di lei, che avvampa fino alla punta dei capelli
- “Keep Calm cause Neville got sexy”... o... qualcosa del genere, insomma… - mentre lo pronuncia si fa piccola piccola
- bè anche noi conosciamo te – Tom si mette in mezzo al discorso, lo guardiamo dubbioso – forza ragazzi, non ditemi che non l’avete mai vista! È su tutti i giornali! -
- davvero? -
- oh cristo, quella della nuova pubblicità di Chanel! Su! – si volta verso di me – scommetto che soprattutto tu te la ricordi benissimo quella pubblicità, Matt… -
- cosss? Oh! Sei tu?! Sei… completamente diversa… -
- scusalo – si rivolge ad Amelia – ma con le gambe coperte non ti riconosce -
- Tom! Mi fai sembrare un depravato! – ribatto mentre lei scoppia in un risolino imbarazzato
- Matt, tu sei un depravato – mi fa notare Rup con un sorriso dolce e comprensivo
- ehm… Emma, io vado – Amelia indica la porta
- ma no dai aspetta! Non fare caso a loro! Dopo un po’ ti abitui ai continui doppi sensi -
- no veramente, non è per quello… devo ancora decidere cosa mettere stasera, sono davvero in ritardo! – recupera la borsa dalla poltrona
- potrebbe aiutarti Matt… - Rupert non perde occasione per stuzzicarmi, tra un po’ gli arriverà una tazza dritta sui denti
- ci vediamo stasera, Em – ci ignora completamente e da un bacio alla ragazza – è stato un piacere conoscervi -
- anche per Matt! Ops, volevo dire anche per me, scusami… - e con questa brillante battuta Tom ha appena firmato la sua condanna a morte
- mi avete fatto fare una figura di merda! – sbotto non appena rimaniamo soli
- naaah… ok, forse sì. Ma dov’è il problema? – Rup scrolla le spalle e prende un altro biscotto
- che Matt è innamoraaaato – Daniel sbatte gli occhioni e si porta le mani sul viso, fingendosi emozionato – il suo cuore lo prega di andarla a prendere! -
- si. Il cuore. Proprio quello. – Tom ammicca e gli altri due scoppiano a ridere – dai Matt, tranquillo! Stasera vai lì, le fai vedere il basilisco ed è tuuuutto sistemato – mi da una pacca sulla spalla mentre gli altri due si rotolano dalle risate
- ragazzi come siete volgari! – Emma ci fissa disgustata e scuote la testa, soffiando sul the bollente
- a volte mi chiedo perché mi sono trovato degli amici come voi… -
- come noi come? Intelligenti? Belli? Simpatici? -
- coglioni? - 
  
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