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Autore: ClaireBlahblah    11/04/2012    4 recensioni
«Mi dispiace» ansimò l’angelo, tra un bacio e l’altro. «Mi dispiace».
«Mi dispiace» Ripetette Dean, quando il fiato glielo permetteva. «Mi dispiace».
Piangevano, i due uomini, chiusi in quella doccia di un metro per un metro, mentre l’acqua scorreva nello scarico, e il sapone lavava via il dolore, e gli slip cadevano, e un amore soffocato, finalmente, sbocciava.
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Introduzione modificata il 27-08-12 tratta dall'ottavo capitolo.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Settima stagione
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, non ricavo nulla da questo racconto.


BLOOD




“Non lo stai facendo davvero. Dean Winchester, tu non lo stai facendo davvero! DEAN!”
MEG, STANNE FUORI, CAZZO!”

Dean era furioso. Si era voltato di scatto ed aveva sputato quelle parole dritte in faccia alla giovane demone, che aveva cercato di raggiungerlo.
Lei lo aveva preso per un braccio “Dean, non puoi farlo”, aveva sibilato a denti stretti, cercando di farlo ragionare, ma lui l’aveva strattonata via.
“NON TI RIGUARDA. Niente di tutto questo ti riguarda. DEVI STARNE FUORI! E devi restare qui. Giuro - Cazzo, Meg, te lo giuro- che se ti scopro a seguirci, ti faccio il culo. Hai capito?”
Dean tremava. E Meg sapeva il perché.
Era rimasta a fissarlo per qualche secondo, con lo sguardo misto di pena e disprezzo, poi, scuotendo la testa, aveva risposto “Ho capito”, e aveva girato i tacchi, rassegnata.
Non le importava dei due Winchester, non particolarmente, almeno, ma era si quasi affezionata all’angioletto sexy che stavano scarrozzando, e non poteva accettare quel che Dean aveva in mente: era atroce - persino i demoni avevano una sorta di codice etico.
Nonostante questo, però, si era messa a sedere sulla panca di fianco all’Impala, si era accesa una sigaretta – Le sigarette erano una di quelle poche cose che apprezzava degli umani- e guardava Dean da lontano.
Era davvero troppo nervoso, ansimava, e stringeva i pugni fino a farsi male con le sue stesse unghie. Era un piano disumano. Lo era addirittura per una stronza come lei.
Eppure Dean era intenzionato a portarlo a termine.
Aveva fatto un cenno a Meg, per annunciarle che stava per partire, e lei si era avvicinata allo sportello di Castiel, che, evidentemente, non aveva ascoltato una parola della litigata furiosa tra lei e il cacciatore.
L’angelo l’aveva guardata, sorpreso con la testa leggermente inclinata e gli occhi un po' persi, mentre lei gli carezzava teneramente - e maliziosamente- la guancia, poi l’aveva vista allontanarsi, sempre con la sigaretta in mano, sussurrando tra sè “Oh, my poor Cass. My poor, little Cass.” in tono così grave, da fargli venire la pelle d’oca.
Poi, improvvisamente, l’auto era ripartita e Castiel si era abbandonato sul sedile, sfinito.
Curare la testa di Sam, ricostruire il muro, lo aveva sfinito. Tutti quei terribili ricordi lo avevano sfinito. Meg, con il suo sguardo dolce – inspiegabilmente dolce- , lo aveva sfinito. E più di tutti, lo sguardo duro di Dean lo aveva sfinito.
Dean stava fingendo, e lui lo sapeva, se ne rendeva conto. Lo conosceva troppo bene. Ma, in fondo, lo capiva.
Cass era sempre più convinto che meritasse la morte, e se tutto quello che doveva sopportare era lo sguardo disgustato di Dean, bhè, poteva accettarlo.
Proprio mentre Castiel stava per addormentarsi, stretto nella giacca davvero troppo leggera – si sentiva terribilmente umano, aveva sonno, freddo, sentiva addirittura la gola secca per la sete- l’auto frenò bruscamente. L’Angelo si guardò attorno preoccupato, ma non vide nulla di strano. Probabilmente erano in aperta campagna, su una strada deserta, perché non vedeva case, né i fari delle auto. Era tutto dannatamente buio e silenzioso. Dean aveva spento l’auto, aveva messaggiato qualcosa così velocemente che Cass vide a malapena la luce del display del cellulare, poi, fissando il nulla davanti a sè, aveva detto – o meglio, aveva sillabato - “SCENDI”.
Castiel si voltò a guardarlo, inclinando la testa di lato, come suo solito. Dean non lo guardava.
“Ti ho detto di scendere dalla macchina”, ripetette ancora più lentamente il cacciatore, in tono brusco.
Cass, ovviamente, aveva obbedito, senza proferire parola. Da quando aveva ricordato, non aveva mai aperto bocca.
Il freddo della notte lo aveva quasi frustato – odiava tutte quelle sensazioni così intense e dolorose - e tremante, si era messo ad aspettare Dean. E il cacciatore lo aveva ragiunto, ma solo dopo un paio di minuti. Stringeva una bottiglia di Whisky in mano, e le labbra erano ancora bagnate dall’alcol.
Aveva buttato giù un altro lungo sorso, per scaldarsi, per trovare la forza, poi, avvicinatosi barcollando all'angelo, aveva sferrato il primo, fortissimo pugno.


**** SPAZIO AUTRICE****
CIAOBELLI!!
Okay, questa è la mia prima fic, e mi girava in testa da un sacco di tempo, non siate troppo crudeli.
Come avrete già capito, temo che con questa fic ci andrò giù pesantina con il povero Cass, ma tutto solo e soltanto per far emergere dalla sua bocca la verità - Ah, il potere delle Angst!!!
BTW, io sono assolutamente Pro-Castiel, quindi non vi preoccupate troppo per la sorte dell'angioletto. :)
Non so proprio cosa anticiparvi a proposito dei prossimi capitoli, ho paura che saranno un po'.. forti, ma ben presto la storia prenderà una piega più serena.
Spero davvero di ritrovarvi nei prossimi capitoli, e, mi raccomando, le recensioni sono apprezzatissime! :)
  
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