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Autore: smoke_o    11/04/2012    2 recensioni
“Sai”, disse America entrando nel soggiorno col petto mezzo nudo mentre lottava disperatamente per entrare in una maglietta a mezze maniche “stavo pensando che sei proprio una donna.”
Inghilterra, interrotto mentre leggeva il giornale sul divano, rifletté con infinita letizia sul fatto che America lo portava sempre a superare i propri limiti: ogni volta lui pensava che non potesse essere più stupido di così e la volta successiva le sue certezze venivano distrutte con prove schiaccianti. Che convivenza stimolante.
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Caro ti amo
(Non tutti) gli uomini sono isole 

“Sai”, disse America entrando nel soggiorno col petto mezzo nudo mentre lottava disperatamente per entrare in una maglietta a mezze maniche “stavo pensando che sei proprio una donna.”
Inghilterra, interrotto mentre leggeva il giornale sul divano, rifletté con infinita letizia sul fatto che America lo portava sempre a superare i propri limiti: ogni volta lui pensava che non potesse essere più stupido di così e la volta successiva le sue certezze venivano distrutte con prove schiaccianti. Che convivenza stimolante.
“America, lungi da me offendere il tuo amor proprio, ma sei sicuro di aver frequentato le elementari? Perché ti assicuro che lì la spiegano la differenza tra maschi e femmine, e anche in modo abbastanza semplice e chiaro, quindi mi aspettavo che sapessi riconoscere …”
Sconfitta l’orrenda maglietta dotata di vita e volontà proprie, America era passato alla grande battaglia con i pantaloni, più aderenti del solito.
“Non fare il cretino, lo so che sei un maschio! Intendo che ti comporti proprio come una donna! Prima di tutto, hai il ciclo…”
“Ok, prima ero ironico, ma forse ci avevo preso. Allora, i maschietti hanno il…”
“Pensaci! Quando hai la sbronza ciclo hai tutti i sintomi che ho letto su una rivista per uomini in cui si parlava delle istruzioni per l’uso in quei giorni!”
Le sopracciglia di Inghilterra, già di per sé estremamente affascinanti, stavano ballando il boogie-woogie per i vari stati di sorpresa che stavano attraversando.
“Sbronza ciclo?”
America sentì l’impellente bisogno di interrompere la sacra vestizione e rimanere col sedere da fuori per mostrare il numero tre con le dita.
“Hai tre tipi di sbronza. Uno, la sbronza allegra da birra. Canti, balli, vai in giro nudo e parli con i folletti. Due, la sbronza ciclo da cocktail colorati. A qualsiasi ora torniamo dal bar vai lì a guardarti allo specchio e mi chiedi se ti trovo grasso, per poi cacciarmi comunque dalla stanza urlando e metterti a mangiare gelato al cioccolato dalla vaschetta da tre chili. Tre, la sbronza porca. Ti metti a gemere e…”
“Ho capito, ho capito, basta così. E copriti, per l’amor del cielo.”
“Poi”, si tirò il lato destro dei jeans, “vuoi sempre”, quello sinistro,” che sia io a fare il primo passo, ma quando cerco di fare il cavaliere fai l’orgogliosa del cazzo! Come quando ti sporchi le labbra col cappuccino: lo so che vuoi che ti baci, altrimenti non rinunceresti mai al tuo tè, ma poi fai anche segno di scacciarmi!
È inutile che ti chiudi nella tua aria di superiorità, io con te sono sempre onesto e cerco di fare tutto il possibile. Per convincerti a venire a vivere qui ho dovuto fare i salti mortali, lo sai. Anche quando ci siamo lasciati l’ultima volta è stato perché non mi avevi detto che avevi dei problemi con me e comunque sono dovuto tornare io. Non credere che non mi sia costato.”
Inghilterra si adombrò all’improvviso al sentire di quel ricordo spiacevole: non l’avrebbe mai ammesso, ma sapeva di avere una parte non indifferente della responsabilità e nel profondo aveva sempre, inconsciamente il terrore di fare un altro passo falso. America, pur nella sua totale idiozia, aveva toccato un nervo non solo scoperto, ma anche pulsante e doloroso.
“Non fare quella faccia, non ti sto dando la colpa, era solo un esempio per mostrarti dall’esterno che in realtà hai perennemente una scopa in culo.”
Inghilterra si trattenne, stupendosi del proprio autocontrollo. Non poteva rispondere a una cosa del genere, doveva farsi forza e ricominciare a ignorare l’altro, concentrandosi sul giornale. La sua mente era dilaniata tra rabbia repressa per il pippone che si stava sorbendo, desiderio di tornare al suo sacrosanto Times e distrazione dovuta all’indeclinabile esigenza  di America di dimenare le sue parti del corpo migliori (e no, non si trattava del cervello) nello svolgimento di un’azione semplice come la ricerca degli occhiali.
“Anche nel sesso! No, cioè, non intendo che hai letteralmente una scopa in culo quando fai sesso… Cioè…”
Era per forza una candid camera. Oppure era stato drogato. O magari la sera prima aveva mangiato pesante - ma sì, quei maledetti hamburger onnipresenti – e stava facendo un brutto sogno.
“ No, ok, voglio dire che tu non prendi mai l’iniziativa e se io evito perché mi sembri stanco fai l’offesa e metti il broncio. È facile, basta chiedere! Scommetto che addirittura se ti dicessi «ti passo un cubetto di ghiaccio intinto di Cointreau sulla pancia dopodiché ti scopo bendato» risponderesti…”
“Credo che ci sia del rhum di là, è meglio del Cointreau. Tutto pur di non avere nulla di francese addosso.”
“Ok, secondo i miei calcoli dovevi dire «Non sono una troia!»…”
Inghilterra era alquanto spazientito da quella situazione surreale. America se n’era uscito con quel “ragionamento” assurdo e pretendeva anche di aver ragione, il tutto interrompendo il suo momento di ozio intellettuale, rituale che ovviamente un incivile come lui non poteva cogliere.
“Il che ti fa capire che il tuo discorso è inutile e senza senso. Le chiedo le cose, sei tu che sei troppo preso da te stesso per accorgertene.”
 “Ma non mi hai chiesto niente! Mi hai solo assecondato! Io per chiedere intendo qualcosa di questo genere!”
Inaspettatamente per Inghilterra, ancora sprofondato al suo posto, America si sedette a cavalcioni su di lui e iniziò a dire:
“Inghilterra, ti prego… Impalami… Inghilterra, ti supplico… scopami tutta la notte…”
Aveva le mani sul suo petto e a ogni pausa sottolineava il messaggio con una spinta del corpo verso il basso. Teneva la testa inclinata verso destra, gli sussurrava nell’orecchio con voce sempre più implorante e sofferente.
“Fammi tuo adesso, non ce la faccio più…”
Inghilterra nel frattempo stava patendo le pene dell’inferno. Non sapeva dove guardare e non era abituato a una richiesta così esplicita, era completamente rosso e stava decisamente reagendo alla mossa di America, ma non rinunciò a tentare di darsi un contegno.
“Mi stai dicendo che dovrei fare il superpassivo indifeso e piagnucoloso per piacerti? Non sapevo gradissi questo tipo di attenzioni…”
America, tornato normale, lo guardava con insistenza, nonostante l’altro avesse gli occhi puntati altrove.
“Veramente mi sembra che sei tu a gradire e ti assicuro che non sei affatto nella posizione di negare, in questo momento. Ma comunque no, stavo esagerando apposta! Era per farti capire che è bello sentirsi necessari, sapere che la persona che ami ha bisogno di te. Con te mi sembra sempre di essere inutile.  Mostri sempre di non volere nessun aiuto, anche se magari anche solo parlare con qualcuno alleggerirebbe il peso della tensione. È anche per questo che sei una donna: dicono che le donne si fanno mille giri mentali e cercano vie traverse per ottenere qualcosa che potrebbero avere semplicemente chiedendo, e tu fai esattamente la stessa cosa.”
Inghilterra si era voltato di nuovo verso di lui, ma teneva ancora gli occhi bassi.
“Guarda che anche tu fai la stessa cosa. Tu sei quello forte e spigliato che non perde tempo a pensare ma agisce e ha sempre quello che vuole. Quando usciamo ci provano tutti con te e non hai problemi a parlare con nessuno. Anzi, probabilmente ti divertiresti anche di più se non ci fossi.”
Che Inghilterra riuscisse ad ammettere una cosa del genere era già un miracolo, per non parlare del fatto che si trattava di America. Purtroppo per Inghilterra, però, quel particolare senso di risentimento non era colpa di America, quanto della nitida percezione della loro incancellabile differenza d’età e di carattere.
“Smettila di prendermi per il culo, perché non so dove vuoi andare a parare con questa storia.”concluse amareggiato.
 “Non ti sto prendendo per il culo! Guardami negli occhi.”
Nessuna risposta.
“Guardami negli occhi!”
Ancora niente.
Per fortuna un vero eroe ha sempre un asso nella manica.
America fece finta di cadere all’indietro: i suoi addominali glielo permettevano.
“Attento!”
America non perse tempo e intercettò lo sguardo dell’altro, che non poté più tirarsi indietro.
“Ehehe! Beccato!” Aveva il sorriso smagliante del bambino che ha appena fatto goal grazie a uno sgambetto. Inghilterra era il ragazzo steso nel fango che lanciava saette dagli occhi e bestemmiava mentalmente perché sua madre era abbastanza vicina da sentire.
“Ti giuro che ora sono serio. A me piaci come sei, un po’ ritroso, un po’ scontroso, un po’ troietta, ma non posso leggerti nel pensiero. Faccio sempre tutto il possibile per accontentarti, ma a volte sei così criptico che non capisco se stai fingendo o se ti sto davvero scocciando. Semplicemente, aiutami a renderti felice. Chiedere non è una debolezza, è segno che ti importa.”
La schiettezza di America era, come al solito, disarmante.
“Non mi ero accorto… Non mi ero reso conto di…” tentò di spiegare, sia ad America che a se stesso, Inghilterra, ma non ci riuscì.
Semplicemente non aveva tentato di mettersi nei panni dell’altro e di capire che effetto potevano avere le sue azioni. In effetti, aveva sempre avuto la tendenza a badare solo a sé, non tanto per egoismo quanto per necessità. Spesso si era trovato solo e isolato contro tutti: preoccuparsi dei sentimenti degli altri non era mai stata un’opzione.
L’unica eccezione era stato America; l’aveva cresciuto e amato e prima d’allora non si sarebbe mai aspettato di poter voler bene a qualcuno tanto da mettere i propri interessi in secondo piano, al punto da trovarsi brutalmente rimpiazzato al centro del proprio universo.
Ma poi era arrivata la prima, violenta separazione e si era rafforzata in lui la convinzione di doversi chiudere nella solitudine per non soffrire, o meglio per avere la granitica certezza di essere l’unico responsabile del proprio dolore.
Prendere lezioni di umanità da America poteva sembrare qualcosa di cui non andare orgogliosi, però
per una volta l’onore non c’entrava. Sapeva che, per quanto potesse sembrare stupido e superficiale, America credeva davvero di poter aiutare gli altri e che sottovalutare le sue parole sarebbe stato molto più sciocco di tentare di guarire qualcuno con un hamburger.
“Ora non montarti la testa e non provare nemmeno a gongolare, soprattutto in pubblico, altrimenti ti sevizio, ma… credo tu abbia ragione.  Cercherò di limitare i moti di repulsione a quando mi infastidisci a livelli celestiali, cosa che comunque non capita di rado” Si trattava pur sempre di America, insomma.
Alzò lo sguardo e trovò gli occhi azzurri che lo fissavano interrogativi e la bocca semiaperta dallo stupore, tuttavia velata da un’ombra di sorriso. Mantenendo il contatto visivo posò le labbra su quelle dell’altro, per poi chiudere gli occhi. Non lo baciava molto spesso di sua spontanea volontà, ma una volta ogni tanto non
poteva fare troppi danni.
Gemette piano, in fondo alla gola, prima di staccarsi lentamente.
“Che hai mangiato prima? Sai di…”
Fu il turno di America di imbarazzarsi.
“Ah, ahah, ah, no ecco... Scusa, se vuoi vado a lavarmi i denti, prima stavo mangiando gli Skittles – tra parentesi, se vuoi ti ho lasciato quelli viola – e poi sono andato a vestirmi…”
“Stavo dicendo che sai di caramelle e mi piace quando hai un sapore dolce… in particolare di cioccolato.”
Inghilterra ci aveva dovuto mettere tutte le sue scorte di faccia tosta per dire una cosa del genere al fidanzato, ma ce l’aveva fatta. Adesso poteva godersi lo sguardo spiazzato che ne derivava. Comunque America si riprese in fretta.
“Ok! Fantastico, una scusa per mangiare dolci!”
Ogni tanto Inghilterra credeva davvero di avere a che fare con una persona seria, si dimenticava che erano solo fortuiti sprazzi di coscienza.
“E senti… Stasera non mi va tanto di uscire, in tv danno Wanted, c’è un attore che mi piace…”
“Mi stai seriamente chiedendo di vedere un film  insieme? Un film d’azione? Non una di quelle terribili deliziose commedie inglesi che ogni tanto mi costringi a sorbire?”
America era sul filo di uno shock grande quanto l’America.
“E non fare quella faccia, cretino… Non è mica la prima volta…”
“Sì che lo è! Quando te lo propongo io dici che ti fanno schifo e sono da amebe decerebrate! Certo che rimaniamo a casa, è un evento epocale!”
“Potrei cambiare idea su quello che ti ho detto prima, ti avverto.”
“Sì, sì, come no!”
America si mise steso sul divano mentre Inghilterra accendeva il televisore e prendeva il telecomando, per poi sistemarsi davanti a lui, circondato dalle sue braccia.
Dopo che America ebbe cantato il jingle della pubblicità dei wurstel, Inghilterra poté mettere sul canale giusto, solo per scoprire che c’era ancora la pubblicità.
Per qualche secondo regnò il silenzio.
“Senti, ma… riguardo quelle cose che hai detto prima… davvero vuoi che io stia sopra?”
“Solo se ho la garanzia che un vecchio come te può soddisfare un giovane stallone come me!”
“Vaffanculo!”


~ ~ ~



Note dell’autrice e ringraziamenti
Grazie per aver letto la fanfiction, spero vi sia piaciuta.

Innanzitutto devo dire che la dedico a Patatella, perché lei mi ha regalato il bellissimo disegno del bellissimo Yukio del tutto spontaneamente: ti chiedo scusa perché io sto solo ricambiando (vorrei averci pensato da sola a farti un regalo) e perché non sono poetica come te. Se ti è piaciuta anche solo un po’ potrò ritenermi soddisfatta.

Un grazie alla Patata di cui sopra, che sta ad ascoltarmi e per cui vorrei fare molto di più, al maiale che ha betato la storia ma ancora non lo sa, alla mia celestiale bff Gheje che mi ricordato delle fyccyne con il loro linguaggio improbabile, a Sara che odia Hetalia e che mi ha distratto col gioco degli Allobrogi, alla mia piantina ciolina che mi stupra ogni volta che può.
Un grazie artistico soprattutto a Elio e le storie tese e in particolare alla loro canzone Cara ti amo, che mi ha ispirato la storia e che ho citato direttamente con “ti passo un cubetto di ghiaccio intinto di Cointreau sulla pancia dopodiché ti scopo bendato”, poi all’eterno e incrollabile amore dei coniugi Simpson,  a Robin di How I Met Your Mother, purtroppo a quella troia di Nathan di Queer as Folk UK (Vince <3) e a James McAvoy, l’attore di Wanted di cui parla Inghilterra, il quale, per pura coincidenza, sembra avere i miei stessi gusti in fatti di uomini.

Rispetto all’altra mia fiction UsUk, Lavastoviglie, ho fatto America decisamente più calato nella realtà. Scemo è scemo, lo so, però qui è meno con la testa fra le nuvole.
Su Inghilterra non posso dire niente se non che è davvero un’acidona, ma tanto gli vogliamo bene lo stesso.
Non so perché non ho usato i nomi propri, non mi sembravano adatti in questa storia. Vammi a capire.
Spero di non aver brutalizzato i personaggi con l’OOC, mia personale ossessione.

Per quanto riguarda la “grammatica”, so perfettamente che in certi punti dei discorsi di America sarebbe stato più corretto usare dei congiuntivi (il mio cuore di grammar nazi è tentato ogni volta di correggere quelle frasi), ma ho cercato di riprodurre stilisticamente quello che per me è il suo carattere semplificando il più possibile il parlato.

Il sottotitolo deriva questo brano di American Gods di Neil Gaiman:
Nessun uomo, dichiarò Donne, è un’isola, e si sbagliava. Se non fossimo isole andremmo alla deriva, coleremmo a picco nelle altrui tragedie. Siamo isolati (non bisogna dimenticare che “isolare” viene da isola) dai drammi delle vite altrui grazie alla nostra natura insulare e alla ripetitività delle storie”.
In realtà io ho dato un significato leggermente diverso alla frase, perché io mi sono soffermata solo sul concetto del pensare ognuno al proprio dolore invece che a quello delle persone che letteralmente ci circondano, dei nostri cari o comunque dei nostri conoscenti, più che sul rischio di farsi fatalmente coinvolgere dal dolore di tutte le persone che soffrono al mondo. Poi ho giocato sul fatto che Inghilterra è quello “chiuso in se stesso” mentre America tende a prodigarsi, pur se a modo suo, per gli altri e quindi in sostanza Inghilterra è “un’isola” e America no. Perché è un continente. Ahah. Mamma mia, che brutto fare riferimenti così intricati da dover spiegare i giochi di parole.

Trivia: Ho copiato pari pari una frase tratta da una mia vecchissima fanfiction House/Cuddy. Chi la trova vince un milione di banane.

Love,
smoke-o~
  
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