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Autore: Pluma    07/11/2006    1 recensioni
E se il dramma di Boromir non riguardasse l'anello, ma un amore tanto insensato quanto irresistibile? Tanto irresistibile da non lasciargli via d'uscita? RIVISTA E CORRETTA. Spero anche migliorata, ditemi voi con tante tante recensioni.
Genere: Triste, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Boromir, Nuovo personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Incompiuta
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LA FIGLIA DEL NEMICO

 

I rappresentanti di tutte le razze della terra di mezzo, erano occupati litigare su cosa era più giusto fare con l’anello. Esasperato Frodo si alzò dalla sua seggiola di legno scuro proveniente dagli alberi sempre verdi di Gran Burrone e urlò:

“Lo porterò io!” L’eco delle sue parole risuonò per tutta la valle.

Gandalf ammutolì, imitato dagli altri, che abbassarono i loro occhi  per guardare il giovane hobbit.

“Porterò io l’anello a Mordor, solo non conosco la strada.” Finì la frase con un po’ di timidezza, vergognandosi per la sua ignoranza, che non gli permetteva di essere credibile.

La strada non era un problema. Erano tutti uomini di mondo, abituati a viaggiare, dormire la notte all’aperto. Si offrirono otto persone per accompagnare e proteggere Frodo nella sua missione.

Il re degli elfi prese la parola:

“Nove compagni. Voi sarete la compagnia dell’anello, ma avrete bisogno di un decimo componente.  Lillith” chiamò il re.

Le teste dei presenti si voltarono e videro, con sorpresa, una lupa fulva dal pelo arruffato, incedere con passo superbo. Essa s’infilò tra le sedie disposte in cerchio per i membri del consiglio; si fermò davanti a Elrond, salutandolo con un lieve cenno del capo.

“Vi presento Lillith.”

Gimli il nano, diede voce all’incredulità dei presenti

“Sarà solo un peso per noi, è una bestia come un’altra ed è pure una femmina, così avremo tutti i lupi della Terra di Mezzo alle calcagna.”

Lillith fissò con i suoi occhi verdi il nano. Il suo era uno sguardo strano, sarebbe potuto sembrare umano se non fosse stato freddo come il ghiaccio. Elrond portò dolorante le mani alla fronte, barcollando.

“Cos’è successo?” chiese Gandalf avvicinatosi al re per sorreggerlo.

Dopo aver ripreso fiato l’elfo rispose:

“E’ stata lei. Ha voluto comunicare con me… mi ha dato il permesso di dirvi chi è.”

“Siamo tutti curiosi.”

“Lillith non è una semplice lupa, questo non è nemmeno il suo vero aspetto. Può comunicare attraverso la mente, anche se la sua voce è più dolorosa come la lama di una spada piantata nel ventre. Non vi sarà d’alcun peso, al contrario se incontraste il custode dell’anello, la prima creatura di Sauron, Alphard, lei sarà la vostra unica speranza.”

“Come può una femmina proteggerci da Alphard?”chiese Gimli indignato e irritato, tanto quanto lo sarebbe stato se un elfo gli avesse salvato la vita.

Elrond sospirò, chiuse gli occhi sperando che ciò che stava per dire non avrebbe generato una situazione irrimediabile.

“Perché lei è sua sorella, è l’ultimogenita dell’Oscuro Signore.”

Senza pensare alle conseguenze, Gimli strappò dalle mani del nano più vicino a lui l’ascia e senza pensarci si scagliò contro la lupa che rimase immobile indifferente a ciò che sarebbe successo. Questo era quello che appariva in superficie, perché in realtà, sotto la pelle i muscoli stavano cominciando a irrigidirsi, pronti per schivare il colpo e riattaccare a sua volta, provocando probabilmente la morte del nano…pazienza.

L’arma del nano, però, non riuscì a sfiorare Lillith perché qualcuno si mise in mezzo, bloccando l’ascia con la spada: Boromir. Senza un vero motivo, come per istinto, aveva sfoderato la spada dall’elsa, andando in soccorso della figlia del suo nemico.

Elrond prese in mano la situazione prima che degenerasse ulteriormente, cosa molto probabile perché i due stavano già cominciando ad insultarsi a vicenda.

La prima ascia distrutta dall’anello non ti era bastata, Gimli? Non si possono sconfiggere le tre creature di Sauron così facilmente! Non saresti mai riuscito a colpirla, anche se Boromir non si fosse messo in mezzo. Al contrario non avresti nemmeno avuto il tempo per stupirti della sua velocità, che saresti già morto. E questo vale anche per Alphard. Avete bisogno di lei!”

La voce di Gandalf risuonò chiara e decisa:

“Ti crediamo, Elrond, e ringraziamo.”

Il suo tono e il suo sguardo rivolto a Gimli non permettevano repliche né per il nano né per nessun altro. Il nano e l’uomo allontanarono le proprie armi, con lentezza e circospezione per essere pronti nel caso all’altro fosse venuto un colpo di testa. Cosa che non avvenne.

Decisosi sul da farsi, ognuno si avviò verso la propria camera, stanco per la giornata trascorsa a discutere e litigare. Boromir salutò i suoi accompagnatori che dovettero ripartire subito per Gondor. C’era necessità di uomini, per proteggere il territorio dalle orde di orchi che avevano cominciato a infestare la Terra di Mezzo.

Prima di andare a coricarsi decise di passeggiare per Gran Burrone. Il paesaggio era bello esattamente come se l’era immaginato. Dal singolo filo d’erba alla più grande montagna, ogni cosa aveva la sua poesia; gli effetti dell’imminente guerra sembrava non avessero toccato, nemmeno sfiorato questa terra. Ma era solo questione di tempo, e prima o poi le foglie sarebbero appassite sotto i gas velenosi che precedevano gli eserciti di orchi, le acque si sarebbero mischiate con il sangue, i cieli sarebbero diventati grigi e il sole sarebbe stato un vago ricordo. Lo sapeva bene Boromir. La sua città, Gondor, era splendente, certo non come quel territorio paradisiaco, una terra d’uomini non avrebbe mai potuto competere con una elfica; ma era bella, per le strade i bambini correvano veloci giocando lungo le strade sicure…ora non c’era rimasto alcun bimbo. O erano morti, o avevano imbracciato le armi e questo significava praticamente morire.

Erano queste le immagini del figlio di Gondor, mentre le sue gambe lo riportavano verso il palazzo del re Elrond. Appena superata una curva, però, i suoi pensieri vennero disturbati da una presenza. Sul sentiero Lillith, seduta in mezzo la strada lo fissava. Gli occhi verdi stavano studiando l’uomo con attenzione. Boromir non era propriamente a suo agio, la lupa aveva uno sguardo strano troppo umano perché appartenesse ad un animale, ma anche troppo freddo nemmeno gli elfi più fieri e orgogliosi ci si avvicinavano alla glacialità del suo sguardo. Eppure il suo verde era scuro caldo e calmo, forse per questo il disagio lo abbandonò lievemente.

Stava cominciando a studiarla anche lui quando una voce risuonò nella sua testa, una voce di donna un po’ roca, come se non l’avesse usata per molto molto tempo. Non capì subito a chi apparteneva considerando che, al contrario di quanto gli era stato detto, non gli provocò nessun dolore.

“Nonostante le parole di Elrond, ti ringrazio per quello che hai  fatto.”

Senza aggiungere altro si allontanò.

   
 
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